IL PENSIERO FILOSOFICO IN TEILHARD DE CHARDIN (original) (raw)

PIERRE TEILHARD DE CHARDIN NELLA CRITICA CONTEMPORANEA

An introducing study about the reception of Teilhard de Chardin's thought in The actual critic view, with a short description of his life and writings, it's try to show the different approach of the most important critics in front of a thought that yet has so much to say at the contemporary life, culture and religion.

FILOSOFIA TEORETICA

17.02.16 lez 1 fine corso 6 maggio lettura discussa e commentata di testi: 1) "percezione" -Husserl → disponibile SOLO a marzo 2) "vedere le cose come sono" -Saerle → disponibile SOLO a maggio (c'è solo in inglese) 3) a scelta tra alcuni, hume, austin etc.. problemi filosofici hanno la forma di domande a cui non ci si raccapezza: non si cerca una risposta, ma una dissolvenza della domanda. Esempio: i numeri negativi: finché non sai cosa sono ti chiedi cosa sono, ma una volta che li capisci le tue domande si dissolvono. Le domande filosofiche sono su argomenti di cui non si è ancora capito, quando si capiscono queste si dissolvono. I filosofi "sollevano dotta polvere" → ossessività dei problemi, non ci si vede bene con la polvere ma bisogna saperlo sollevare. Problemi filosofici come le crosticine.

Il credo di Teilhard de Chardin.pdf

2015

«Credo che l’universo sia un’Evoluzione. Credo che l’Evoluzione vada verso lo Spirito. Credo che lo Spirito si compia in un qualche Personale. Credo che il Personale supremo sia il Cristo-universale». Con questa sintetica espressione, Teilhard de Chardin ha tentato di sintetizzare l'idea che è maturata durante tutta la sua vita, secondo la quale tutto l'universo si trova inserito in un processo "evolutivo", non inteso in senso darwiniano, che, guidato "naturalmente" dalla provvidenza divina, approderà alla fine dei tempi, quando Dio sarà tutto in tutti (1Cor 15,28). In questo articolo si è offerto un approfondimento del "credo teilhardiano", per offrire delle linee guida utili a comprendere il pensiero teilhardiano, e quindi diventare la base per ulteriori ricerche sul suo pensiero.

LA DIMENSIONE FILOSOFICA DELLA TEOLOGIA DI

Quando si studiano le opere di Karl Rahner non è possibile sottovalutare la grande importanza che assume nel suo pensiero la formazione e l'ispirazione filosofica, perché, come dichiara lo stesso Rahner «non è possibile fare teologia scientifica senza un contenuto filosofico […]. La teologia implica necessariamente una filosofia, e lì per lì è indifferente di quale filosofia si tratti. L'importante è che la filosofia si renda conto della propria riflessione e si inserisca nella teologia dopo tale riflessione filosofica» 1 . K. H. Neufeld osserva inoltre che «se Karl Rahner è teologo, ciò non è accaduto contro la filosofia. Questa venne da lui considerata e stimata come una componente irrinunciabile della teologia e per essa egli sempre rivendicò e difese questa funzione» 2 .

LA FENOMENOLOGIA DEL DESIDERIO TRA FILOSOFIA

Why an article on the desire for love? Because, from time immemorial, love is the only area in which the individual can truly express oneself, outside the roles human beings are forced to assume in an high technologically organized society, and sometimes deeply alienating. Different perspectives from which the two editors analyze the issue in question. It starts from the phenomenology of desire in Sartre, according to which love and sexuality attract every human being, but ultimately always disappoint them, because one can never find what he/she really seeks, which is some justification for their unjustifiable presence in the world. Subsequently, the dialectic of intersubjectivity according to Irigaray's point of view is analyzed, based on sexual difference, without which there seems to be no thought, no love, no life in common. Then Baumann's outlook is examined, for whom love is kind of mortgage loan made on an uncertain and inscrutable future. Finally, the theme of desire is analyzed from the perspective of neuroscience and through the words of Fisher, according to whom love is the result of chemical reactions in the brain that produce it.

LA PHILOSOPHIA NATURALIS DI THEOPHRAST VON HOHENHEIN MEGLIO NOTO COME PARACELSO

Una delle personalità più complesse e affascinanti del panorama filosofico del Rinascimento è senz'altro quella di Teofrasto Paracelso. Nacque a Einsiedeln in Svizzera nel 1493 o 1494, forse il 10 novembre o forse il primo maggio. Figlio di un medico, Guglielmo di Hohenheim, Paracelso visse una vita all'insegna dell'irrequietezza e della critica aggressiva nei confronti della medicina tradizionale, quella galenica insegnata nelle università del suo tempo. Al di là delle scarse notizie che incontriamo negli scritti dello stesso Paracelso, nulla sappiamo della prima parte della sua vita e della sua educazione, sennonché ricevette i primi rudimenti della scienza medica dal proprio padre. Tra i numerosi maestri che contribuirono alla sua formazione, Paracelso ne ricorda per nome cinque: quattro vescovi e un abate, quest'ultimo il famoso arcimago Tritemio di Sponheim, chiamato il Pansophiae splendor magnus. L'abate di Sponhein, l'ideatore della steganografia per intenderci, mirava a raggiungere una «conoscenza universale» attraverso la decifrazione dei simboli che legavano assieme macro e micro cosmo, e la sua influenza riguardo alla riforma della medicina tentata da Teofrasto pare evidente; una riforma che, se da un lato gli procurò l'odio e le persecuzioni dei colleghi medici, dall'altro gli permise, a quanto si diceva, di operare miracolose guarigioni.

LA FUNZIONE-FRIEDRICH NELLA POETOLOGIA ANTILIRICA DI PAUL CELAN

La lirica moderna, a cura di F. Brugnolo et. al, Esedra, Padova 2013

Abbiamo più di un motivo -amaro -di mettere tra virgolette quanto di notevole è stato fatto attorno a noi e ha raggiunto rango e nome; la poesia è il luogo dove tutto ciò, senza menare vanto di una presunta originalità così ottenuta, gravato piuttosto anche di questo peso, spera di trovare ancora una volta sistemazione in parole. -Viviamo in un tempo dove ci si legittima ovunque all'esterno, per non doversi giustificare davanti a se stessi. In questo senso la lirica conserva a sé, nella sua foggia odierna, l'oscurità dell'«illegittimo»; si presenta senza referenze, senza indicazioni, dunque senza virgolette. P. Celan, Microliti 1 «poeta statico» 4 dell'emigrazione interna, auto-stilizzato nel personaggio del vecchio saggio illusionista, fuori e al di sopra degli accidenti dell'oggi, in volo sugli eoni, trapiantatore di sillabe e fonemi, incantatore mitico, teso tra costruzione della forma e abbandoni primordiali verso affascinanti dimensioni del profondo. Bertolt Brecht, tra i primi ad aver preso la via dell'emigrazione vera, portatore di un'idea di letteratura engagée, dentro la storia, intrisa e compromessa col mondo fino al più cinico ma strategico dolo, oltre che al più poetico, acuto, sentimentale dolore. A entrambi guardava, alla fine degli anni Cinquanta, la generazione dei poeti nati negli anni Venti. Per molti di loro si trattava di trovare una mediazione tra i poli dell'impegno politico e di una sperimentazione formale che non diventasse formalismo. Autore esemplare di questa mediazione è Hans Magnus Enzensberger, indubbiamente influenzato sia dallo sperimentalismo benniano sia dall'impegno brechtiano.