I verbi reflessivi (original) (raw)
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Clara Loiacono, che vive e lavora in Grecia dal 2001, vuole tornare in Italia e per questo sta cercando lavoro. Ha letto su Internet l'annuncio di un'agenzia di viaggi di Roma che cerca un responsabile per l'area del Mediterraneo.
Riprendiamo con queste lettere l'idea che il volto degli uomini e delle donne, oltre che il volto di tutte le cose, sia il segno più bello e significativo del mistero di Dio annunciato da Gesù.
mercoledì 10 gennaio 2024 O' TEMPU DI' CANONICI 'I LIGNU (Vita smarrita di paese) (II PARTE) di Rocco Liberti Una seconda parte di ricordi davvero impetuosa. Una carrellata inedita di personaggi oppidesi rimasti proverbiali, tutti accomunati in vario modo dalla disabilità soprattutto mentale inevitabilmente associata alla povertà. Intorno a loro una società in buona parte malata che non li aiutava ieri e che non li aiuta nemmeno oggi, se è vero che, cambiati i tempi e le piazze-teatri delle esibizioni e della persecuzione di questa gente, si continua ancora ad additare in qualche modo sui social i veri disperati di ogni situazione paesana posta fuori dai canoni del perbenismo o di una presunta " normalità". Rocco Liberti in questo pezzo supera se stesso, non solo riportando in vita persone sconosciute ai più, sebbene scolpite nella memoria antropologica locale, ma dipingendo in maniera effervescente e affettuosa una serie di categorie sociali e di situazioni. Tra esse, appunto, la Piazza, quale vetrina privilegiata di tutto il Male e di tutto il Bene imperanti nel paese, e "i piazzaioli", gli irriducibili curiosi di tutto e di tutti, gli arbitri spasmodici della vita di ognuno. Un affresco davvero imponente della nostra civiltà perduta che solo attraverso questi freschissimi ricordi di prima mano potevamo recuperare. (Bruno Demasi
Con un excursus sulla tradizione dell'egloga maggiore di Paolo da Castello * Vittorio Formentin (Università di Udine) Ricordiamo tutti il rimprovero d'insufficienza filologica mosso a Salvioni da Contini, appena temperato dal pieno e pur scontato riconoscimento della somma competenza del dialettologo: il discorso verteva sull'egloga di Paolo da Castello «in lingua rusticana», pubblicata nel volume 16 dell'«Archivio glottologico italiano» (Salvioni 1901), e dunque sul saggio che, assieme al commento alle rime del bellunese Cavassico, nell'ambito degli studi filologici veneti di Salvioni costituisce, secondo un altro giudizio di Contini, il contributo più significativo e nucleare, tanto importante quanto, per l'area lombarda e padana occidentale, le Annotazioni sistematiche al Grisostomo e alle Antiche scritture lombarde comparse nella stessa sede qualche anno prima. 1 I rilievi di Contini riguardano due aspetti: la diplomaticità della riproduzione («particolarmente traumatica nella fedeltà al punto di valore prosodico-sintattico e nell'indistinzione di v da u») e il disinteresse dimostrato dall'editore per i delicati e complessi problemi, di forma e sostanza testuale, posti da un'attestazione plurima. Per comprendere la ragione del secondo appunto, dobbiamo richiamare alla mente che Salvioni, nel tempo intercorso tra l'una e l'altra puntata del suo lavoro (Salvioni 1901 e 1904), era stato informato dell'esistenza di un secondo manoscritto relatore dell'egloga (Padova, Biblioteca del Seminario vescovile, 91 = P), 2 che veniva ad aggiungersi al codice di proprietà di Cesare Buzzati (= B), ora irreperibile, su cui si era esclusivamente fondata la sua edizione; 3 più tardi la tradizione dell'egloga si è ulteriormente ar-* Ringrazio Nello Bertoletti e Alfredo Stussi per gli utili suggerimenti. 1 Contini (1985b: 663-4 e 1961b: 331). 2 Sul manoscritto padovano, che di Paolo da Castello contiene soltanto l'egloga di Trotol e Mengola, v. da ultimo la scheda di Donnini (2008: 617-8), con bibliografia complessiva. 3 In B all'egloga seguono 27 sonetti caudati (o 26, se non si conta l'ultimo, che ripete il num. 15), anch'essi pubblicati da Salvioni con plausibile attribuzione allo stesso Paolo da Castello. Quanto all'irreperibilità del manoscritto, v. Stussi (2004: 15) che riferisce delle ricerche proprie e di Nello Bertoletti: «Esso doveva far parte della biblioteca del nonno di Dino, Augusto Buzzati, nella villa di San Pellegrino alle porte di Belluno: tale biblioteca fu gravemente danneggiata e saccheggiata durante la prima guerra mondiale; in parte portata a Vienna e poi restituita alla famiglia che la donò alla Biblioteca Civica di Belluno, dove tuttavia le ricerche finora non hanno dato risultato».
Volume pubblicato con il contributo del Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università di Roma «Tor Vergata» (fondo PRIN 2009) 000_pag.edit._000_pag.edit. 14/11/13 15.22 Pagina 6 Servio e la metempsicosi 167 ficate possono liberarsi definitivamente del corpo: merito displicuit hoc Porphyrio, quoniam re vera credere stultum est ex illa vita quae beatissima esse non poterit nisi de sua fuerit aeternitate certissima, desiderare animas corruptibilium corporum labem et inde ad ista remeare, tamquam hoc agat summa purgatio, ut inquinatio requiratur (civ. 10, 30 = Porph. de regressu animae frg. 11, 1 Bidez = 13C Madec -Goulet) 5 . È da notare che l'adozione della posizione di Porfirio, da parte di Agostino, non comporta una diversa interpretazione del brano virgiliano, che anche in altri passi del De civitate dei è criticato in quanto "platonico" (cfr. 13, 19: quod Vergilius ex Platonico dogmate dixisse laudatur; 22, 26: posuit ex Platone Vergilius). Anche Porfirio, così sembra suggerire Agostino 6 , avrebbe adottato l'episodio virgiliano come esemplificazione poetica della tesi per cui le anime si reincarnerebbero in perpetuo, senza postularne una diversa interpretazione.
A cura di Andrea Padovan e Nicoletta Penello Progetto ASIt, Padova. http://asis-cnr.unipd.it/
L'affissazione valutativa nei verbi dell'italiano
grandionline.net
L'affissazione valutativa si distingue da altri processi morfologici per il fatto di poter essere realizzata all'interno di una stessa lingua sia da prefissi che da suffissi. Questo contributo dedicato all'affissazione valutativa del verbo dell'italiano dimostra come i prefissi e i suffissi operino restrizioni simili (di tipo prevalentemente azionale) sulle basi verbali: gli affissi valutativi si uniscono di norma a verbi caratterizzati dai tratti [+durativo] [+dinamico ] [ telico], cioè a verbi continuativi, marginalmente a verbi risultativi o stativi, non è invece possibile usare valutativi con verbi con tratto [ durativo]. L'analisi, condotta su un ampio corpus, ha il fine descrittivo di fornire una panoramica (basata su dati quantitativi) delle proprietà formali e semantiche degli affissi valutativi verbali (un argomento finora trascurato nella morfologia dell'italiano). Dal punto di vista teorico si cerca di dare ragione dello scarto fra l'affissazione valutativa nominale e quella verbale mettendo in risalto le caratteristiche semantico-azionali che prefissi e suffissi operano sulle basi verbali (la cui modificazione valutativa è molto meno frequente rispetto a qulla nominale). La considerazione comparativa dei due tipi di affissi mostra la loro sostanziale convergenza fuunzionale (e in entrambi i casi una larga identità con i rispettivi affissi nominali), le principali differenze riguardano l'impiego pragmatico.
LA LAVA DEI VERGINI E LA LAVA DEL VESUVIO
VesuvioWeb, 2023
THE VERGINI’S LAVA AND THE VESUVIUS’S ONE As reported in a recent article on the history and causes of flood disasters in Casamicciola Terme (Ischia), in the sixteenth century the stream that crossed the country was called “Rio della Lava”: it originated from many occasional creeks that flowed inside artificial gullies called “cave”. The propre name of the stream, still remembered in popular tradition, is omitted in the numerous publications dealing with Casamicciola and its thermal baths, evidently because the authors were convinced that the lava was only volcanic. But it is remembered that until a few decades ago was very famous a torrential moudy flow that invaded a Neaples’s borough during exceptional rains: the “lava dei Vergini”. And some other are mentioned in the Naples historical toponymy. And they are also remembered the “Cavoni”, the torrential gorges that crossed the city, in which the torrential lava flowed. The etymology of the torrential lava is outlined in some old authors and is taken up by important English etymological dictionaries, but it is completely ignored by the most important Italian dictionaries, which report only the volcanic lava. According to the latter, one could believe that the etymology of our torrential lava derives from the volcanic one, but it is exactly the opposite. In fact, the very first name of "lava" for the volcanic product, then universally accepted, was written in 1738 by Francesco Serao, in the description of the Vesuvius eruption of the previous year; and the same author specifies that he has taken the old term used by the local population.