IL MISTERO DEL "LUNATICO BARBUTO" UNA NUOVA CONTROMARCA SICELIOTA (original) (raw)

SIRONI, IL "NOVECENTO", LA PITTURA MURALE

Parol, 2018

E. Janulardo -Sironi, il "Novecento", la pittura murale EttorE JAnulArdo SIRONI, IL "NOVECENTO", LA PITTURA MURALE Nel clima successivo alla grande guerra -in un contesto storico del tutto particolare -sembra delinearsi una possibile convergenza fra due prospettive di ricerca artistica, quella di origine futurista e l'altra, di matrice metafisica.

LA "SCOPERTA" NEGRIANA DEL CONCETTO DI MULTITUDO

Quaderni materialisti, 2023

Ad Alessandro che, in un lontano pomeriggio di settembre, mi ha parlato della potenza della moltitudine * (Università Milano-Bicocca). 1 In Spinoza sovversivo Negri scrive: "In realtà la vera politica moderna, nell'epoca dell'ascesa della borghesia, è la metafisica-su questo terreno deve lavorare la storia del pensiero politico" (A. Negri, Spinoza sovversivo. Variazioni (in)attuali, Pellicani, Milano 1992, pp. 23-24).

LA MERIDIANA "TASCONE" NEL MONASTERO DI S. SCOLASTICA A SUBIACO

Durante la mia sesta o settima visita ai luoghi santi e meravigliosi costituiti dal complesso monastico di S. Scolastica a Subiaco (Roma) fondati da S. Benedetto ancor prima di giungere a Montecassino, ho fatto una nuova piacevole scoperta: una meridiana orizzontale portatile, denominata "Tascone" dal cognome del suo "inventore-costruttore", conservata nella sezione di strumentaria meteorologica antica del Museo Ceselli, scoprendo inoltre che il complesso monastico era dotato nei secoli scorsi anche di un piccolo osservatorio meteorologico. Detto Museo Ceselli incorpora una vasta ed importante sezione di paleontologia e di antichità romane raccolte nel XIX secolo da Luigi Ceselli, Capitano dello Stato Pontificio, archeologo e paleontologo di fama mondiale. Reperti risalenti alla preistoria e alla protostoria del territorio della campagna romana e del Lazio

FANTASIA, SIMBOLI E INSEGNE? Un inedito oggetto da Verucchio.

La ripresa degli scavi a Verucchio nella necropoli Lippi deve molto a Maria Bonghi: il suo sostegno e la sua amicizia sono stati determinanti quando ho iniziato a occuparmi di Verucchio. L'edizione completa della Tomba del Trono (Lippi 89/1972) aveva dimostrato quanto lavoro fosse necessario per documentare adeguatamente una sola tomba. Senza il sostegno di Maria Bonghi e di Renato Peroni non avrei avuto il coraggio di affrontare l'enorme mole dei materiali di Verucchio.

SUBIACO MONASTERO DI SANTA SCOLASTICA

In un cenobio benedettino di tale importanza non poteva mancare l'opera dei magistri romani. Cronologicamente si ha quasi la certezza che i lavori siano stati realizzati negli anni immediatamente successivi, forse a più riprese per un lungo arco di tempo che copre circa un decennio, ai primi incarichi commissionati sempre dal papa Innocenzo III. Anche qui abbiamo addirittura due firme dei maestri, di più maestri della bottega di Lorenzo: una di Iacopo e l'altra dei due figli Cosma e Luca, tutte per i lavori del chiostro poi denominato "cosmatesco". Così anche in questo caso, visto che non ne parla nessuno, ci domandiamo: è possibile che Iacopo, Cosma e Luca abbiano lavorato per anni in questo luogo senza produrre nulla per abbellire la chiesa medievale? Nessuno potrebbe rispondere a questa domanda se non le poche testimonianze stesse che ci parlano certamente di lavori riguardanti gli arredi della chiesa che un tempo dovevano essere sontuosi. E come pensare che essa non fosse anche dotata di un adeguato pavimento cosmatesco? Le vicende architettoniche dell'intero complesso di edifici sono talmente tante e poco dettagliate dalle cronache storiche che ci è impossibile poter dire qualcosa di preciso di come doveva essere la situazione delle opere cosmatesche nel primo decennio del XIII secolo. Allo stato attuale, nel giro della guida turistica di turno, viene presentato con un certo orgoglio il "chiostro cosmatesco", ma si snobbano totalmente alcuni reperti molto significativi dell'operato dei Cosmati in quel luogo. Essi vengono ignorati, nonostante si trovino sotto i colonnati del chiostro stesso! Lasciando da parte le vicende costruttive del monastero, per le quali il lettore può documentarsi facilmente già in internet e sulla vasta bibliografia prodotta nei secoli, diremo solo che il luogo è stato dotato nel tempo di tre chiostri: uno cosmatesco, uno gotico e uno rinascimentale, come per far fronte alle mode architettoniche che andavano cambiando. Il chiostro di nostro interesse, che confina a nord con la chiesa, ha la strana forma di un quadrilatero irregolare con i quattro lati che hanno misure diverse tra loro. Su ogni lato furono realizzate una serie di piccole arcate sorrette da colonnine di diversa tipologia, con capitelli a motivi vegetali. Per una dettagliata descrizione architettonica del chiostro si può leggere il competente lavoro di Luca Creti, citato in precedenza, alle pagg. 95-106. Le due iscrizioni con le firme degli artisti si trovano una sull'archivolto dell'ingresso sul lato meridionale, l'altra sul fregio del lato ovest e recitano: † MAGISTER IACOBVS ROMAN' FECIT HOC OP † COSMAS • ET FILII • LUC • ET IAC • ALT • ROMANI CIVES • IN MARMORIS ARTE PERITI • HOC OPUS EXPLERVT ABBIS TPE LANDI dove mancano gli accenti di abbreviazione, ma l'iscrizione è quella. Secondo gli studiosi, queste firme dimostrano che il chiostro cosmatesco è il risultato di due distinte campagne di lavori in cui si distinsero artisti diversi, sebbene appartenenti alla stessa famiglia. Se ciò è verosimile, è invece frutto di sole ipotesi e congetture, l'attribuzione delle singole parti del chiostro. Creti suggerisce che a realizzare il solo lato meridionale sia stato Iacopo da solo, ma avendolo lasciato incompiuto, esso fu terminato dai figli Cosma e Luca e dal figlio di Cosma, Iacopo II, con qualche decennio di ritardo. Le date ante quem e post quem proposte da Creti per il periodo ipotizzato di lavoro di Iacopo al chiostro di Subiaco, comprendono il periodo che va dal 1202 al 1210, considerando anche che egli presumibilmente si recò a Ferentino per realizzare il pavimento della cattedrale attorno al 1204-1205, che nel 1205 si trovava a Roma per realizzare il portale della chiesa di San 275

UN COLLOQUIO ININTERROTTO E UN'ISPIRAZIONE PREZIOSA: BARBARA SPARTI, IL «SALTARELLO» E LA «CANZONE A BALLO

Il saggio intende porre in luce, in chiave autobiografica, l'importanza di Barbara Sparti nella ricerca degli intrecci tra mondo colto e tradizionale, in particolare in relazione alle danze oggi ancora vive, ma pure utilizzate nei secoli passati da quei maestri di danza, coreografi e musicisti che hanno lasciato traccia in trattati e manuali di danza, in notazioni coreografiche e musicali. Come esemplificazione della rilevanza di tale approccio, si analizzano il saltarello e la canzone a ballo. Si mette in evidenza anche il contatto di Barbara Sparti con studiosi di Etnocoreologia e col mondo delle danze tradizionali per quanto riguarda l'improvvisazione, lo stile, l'ornamentazione nella performance delle danze antiche. Viene altresì affrontato il problema dell'oralità insita nei trattati di danza aulici da Barbara messa in luce in più di una occasione.

LA NUOVA DIASPORA CURDA

Limes, 2013

L'IRAN TORNA IN CAMPO 193 Dal Kurdistan siriano, un flusso costante di rifugiati varca il confine con l'Iraq e approda nel campo profughi di Domiz. Il business dei peshmerga. Le mire inconfessabili di Barzani. L'emergenza umanitaria rischia di sabotare i fragili equilibri iracheni.