Gli immigrati nei sistemi locali del lavoro italiani: caratteristiche e prospettive di un modello di insediamento (original) (raw)
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Percorsi di lavoro autonomo e integrazione degli immigrati
(2015) Percorsi di lavoro autonomo e integrazione degli immigrati, in "Sociologia del Lavoro", n. 138
Percorsi di lavoro autonomo e integrazione degli immigrati Il presente saggio analizza la connessione fra attività autonoma e integrazione degli immigrati, concentrandosi in particolare sugli aspetti maggiormente sociali di quest’ultima. Presentando i risultati di una ricerca condotta a Genova, l’articolo mette in evidenza che il fatto di sviluppare un’attività imprenditoriale contribuisce a portare a un miglioramento dell’integrazione sociale degli immigrati e di come essi percepiscono di essere inseriti nella realtà sociale del contesto di immigrazione. Grazie all’attività e il fatto di mostrare le proprie competenze, gli immigrati imprenditori sentono di essere maggiormente considerati dai nativi e di aver migliorato il proprio prestigio sociale. Questo emerge principalmente in riferimento a coloro che hanno una clientela mista e non offrono solamente prodotti legati al paese di origine. Parole chiave: imprenditoria; immigrazione; immigrati; integrazione; Italy; lavoro autonomo The article analyses the connection between entrepreneurship and immigrants’ integration, especially from a social point of view, a connection frequently not analysed in depth. Starting from a research carried out in Genova, the article illustrates that having a business is strictly connected to an increasing perception of being accepted from the receiving society. Showing their skills, immigrant entrepreneurs perceive to be more considered by the natives, and they start to be seen as people with particular competences and not only as immigrants. This emerges mainly for those having a business not related to their country of origin and/or not mainly for a clientele of other immigrants. Key words: entrepreneurship; immigration; immigrants; integration, Italy; self-employment Link: https://www.francoangeli.it/riviste/sommario.asp?IDRivista=83
Il lavoratore extracomunitario in Italia. Legittimità del soggiorno e modalità di inserimento, in «Economia & Lavoro», Roma: Carocci, n. 02/2009, pp. 25-40, (ISBN 9788843051977).
Il lavoro sta indubbiamente attraversando una delle fasi più delicate ed incerte della sua storia. Le asimmetrie che scaturiscono dalle varie legislazioni e gli effetti dell'attuale congiuntura economica sembrano rappresentare due degne cause di questa situazione. In questo quadro, il saggio si inserisce nel dibattito con un'analisi della condizione giuridica dello straniero extracomunitario regolare e sulle relative modalità di inserimento nel mercato del lavoro italiano. Da questa prospettiva emerge, con chiarezza, una concezione eccessivamente utilitaristica di queste persone. Il rischio è, infatti, quello di "gettare", con troppa rapidità, migliaia di questi lavoratori in una condizione di clandestinità; migliaia da aggiungere alla già significativa porzione di persone che vivono in uno stato di esclusione giuridica. Anche in questo contesto, quindi, il nesso tra democrazia e lavoro appare sempre più come un miraggio lontano.
Immigrazione e lavoro domestico e di cura in Italia
In affluent societies a growing number of families employ foreign women for their increased housekeeping and caregiving needs, in front of an inadequate offer of local workforce and of national welfare services. The affirmation of this globalized labour market has been interpreted quite differently. On the one hand, there are those praising it as a win-win situation for all countries and actors involved, allowing both local and foreign women to experience a new personal autonomy. Others, on the other hand, denounce the morally objectionable nature of a market based on the exchange of intimate relations with money as well as on a servile working relationship. This article confronts the two interpretations in the case of foreign labour in the domestic sector in Italy. The first part considers national statistics to identify the main quantitative aspects of the issue, while the second part explores its qualitative features. The analysis of biographical interviews with foreign women working in the domestic sector in Sardinia (confronted with the results of other recent research done in Italy) shows their gradual integration within the Italian society, despite complications related to the contradictions of national migration policies. This multidimensional process of integration (allowing a gradual emancipation of foreign women in economic, social and cultural terms) is however constrained by the socio-cultural limits of the Italian labour market with regards to regular, feminine, or immigrant work. desidera ringraziare Giuliana Mandich, Marco Zurru e Sabrina Perra per le utili indicazioni ricevute su una precedente versione del quaderno, già presentata al convegno "Donne immigrate lavoratrici in Sardegna", organizzato dalla Consigliera di Parità della Provincia di Nuoro (Novembre 2010). La ricerca empirica cui si fa riferimento nella seconda parte del quaderno è stata realizzata in collaborazione con le Dott. sse Silvia Piras e Mariantonietta Ferrante, le quali hanno svolto e trascritto le interviste nell'ambito di un più ampio lavoro di tesi di cui l'autrice è stata relatrice. La Dott. ssa Ferrante (che ha studiato le lavoratrici rumene) si è laureata con il massimo dei voti e la lode presso la Facoltà di Scienze Politiche, Corso di laurea triennale in Amministrazione, sviluppo e governo locale, sede di Nuoro (dove insegna presso il liceo classico Asproni); la Dott. ssa Piras (che si è occupata delle lavoratrici filippine e ucraine) si è laureata con il massimo dei voti e la lode presso la Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di laurea specialistica in Psicologia (nel 2010 la sua tesi è stata premiata dalla Consigliera di Parità della Provincia di Cagliari). Sociologia@DRES Quaderni di ricerca N.1 /2011 2
Lavoratori immigrati nel welfare regionale: politiche e nodi regolativi
Mondi Migranti
Gli immigrati residenti nel nostro Paese rappresentano oggi il 5% della popolazione, secondo quanto indicato dall'Istat (2007a). Sempre secondo la stessa fonte , essi incidono in maniera anche più consistente sull'insieme della forza lavoro (5,9%). Il presente articolo ne analizza le politiche che ne regolano l'inserimento nelle professioni e nel mercato del lavoro in un particolare comparto, quello socio-assistenziale, sociosanitario e sanitario. Un'analisi siffatta è utile per una serie di motivi. Permette di osservare più da vicino le caratteristiche di un mercato del lavoro di fondamentale importanza, vista la rilevanza numerica, per gli immigrati, ed in particolare le donne straniere, tenendo presenti anche i processi di femminilizzazione dei flussi (le donne nel 2006 hanno costituito circa la metà della popolazione straniera). Tale tipo di analisi consente, inoltre, di svolgere riflessioni sul rapporto fra lavoratori stranieri e sistemi di welfare in Italia in un'ottica che va "oltre il badantato" : la presenza e la regolazione degli immigrati nel mercato del lavoro della cura è, infatti, un fenomeno di portata ben più ampia, dato che riguarda l'intero arco del welfare e delle professioni sociali e socioassistenziali, iniziando ad interessare anche ambiti spazi di lavoro finora presidiati esclusivamente da lavoratori italiani, come ad esempio, gli operatori socio-sanitari e gli infermieri professionali. Un terzo motivo di interesse risiede nel fatto che la regolazione della presenza di lavoratori stranieri nel welfare territoriale può far luce sul rapporto fra politiche di welfare e politiche per gli immigrati e per l'immigrazione anche in un'ottica multilevel (nei rapporti Stato-Regioni-Province-Comuni) ed intersettoriale (inter- * .
Le migrazione in Italia: tra lavoro e irregolarità
Fino alla metà degli anni '70 l'Italia era considerata un paese esclusivamente di emigrazioni, nel quale si incrociavano due differenti flussi, uno in direzione dei paesi dell'Europa centrale e l'altro all'interno dei confini stessi della nazione verso le regioni del nord-ovest. Nei trent'anni che vanno dalla fine della seconda guerra mondiale alle crisi petrolifere di metà anni '70, per lo più sono state le aree industriali 1 con il crescente bisogno di manodopera a determinare i movimenti di migranti in cerca di lavoro. L'anno storico che segna per la prima volta l'inversione di tendenza è il 1973 2 , anno in cui il numero degli arrivi supera quello delle partenze, un dato influenzato da due fattori principali: da una parte la drastica riduzione dei flussi in uscita, dall'altra l'aumento del numero di ritorni. Un cambiamento provocato in buona parte dalle trasformazioni sociali allora ancora agli albori: le ristrutturazioni delle imprese industriali hanno causato la contrazione del numero di addetti nel settore e la contemporanea affermazione del terziario nel numero di occupati. Un cambiamento di questa portata provocò ripercussioni anche nei flussi migratori. Per la prima volta anche i paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo sono diventati luoghi di destinazione. Tuttavia, tale nuova ondata migratoria si afferma compiutamente molti anni dopo. Tale problematica è infatti entrata pienamente nel dibattito politico e legislativo solo a partire dalla fine degli anni '80 e dai primi del decennio successivo.
IMMIGRAZIONE CRISI LAVORO, 2012
(a cura di V. CARBONE-M. CATARCI-M. FIORUCCI) Il volume nasce dalla collaborazione tra i ricercatori del CREIFOS (Centro di Ricerca sul-l'Educazione Interculturale e la Formazione allo Sviluppo) dell'Università degli Studi Roma Tre e l'Osservatorio Mercato del lavoro della Provincia di Roma ed è l'esito del Progetto "Lavoro in Movimento. Indagine sul fenomeno migratorio di supporto alle attività dell'Osservatorio sul mercato del lavoro della provincia di Roma" (P.O.R. Lazio 2007-2013 Asse IV Capitale Umano annualità 2010). Dopo aver definito lo scenario delle migrazioni contemporanee e delle condizioni occupazionali nei Paesi dell'area OCSE, vengono esaminate le ripercussioni della crisi economica sulla condizione lavorativa, sociale ed esistenziale dei migranti in Italia. Viene successivamente proposta un'analisi puntuale delle "iscrizioni", degli "avviamenti" e delle "cessazioni" pervenute ai Centri per l'Impiego della Provincia di Roma considerando alcune variabili quali il genere, la distribuzione in classi di età, la cittadinanza, la tipologia contrattuale e la classificazione per sezioni di attività economica. L'analisi condotta evidenzia che, sebbene estremamente segmentato e frammentato, il mercato del lavoro della Provincia continua ad offrire ai lavoratori immigrati opportunità occupazionali anche durante l'attuale fase di recessione, soprattutto in ragione della domanda in alcuni com-parti del cosiddetto "basso-terziario": servizio domestico, ristorazione, settore alberghiero, facchinaggio, imprese di pulizia, commercio, trasporti e magazzinaggio. Le dimensioni legate al genere ed al welfare domestico, quelle connesse alla dequalificazione del lavoro svolto dagli stranieri, alle condizioni di ricattabilità legate allo status giuridico, sono indagate problematizzando, anche, la nozione di etnicizzazione del lavoro migrante. Vengono infine proposti alcuni approfondimenti su temi che toccano solo tangenzialmente il mercato del lavoro, ma che non possono essere ignorati per le loro ricadute sulla società e sui servizi: il caso dell'afflusso dei migranti dal Nord Africa in conseguenza della cosiddetta "primavera araba", le scuole di italiano della Rete "Scuolemigranti", gli allievi con cittadinanza non italiana e le cosiddette "seconde generazioni". Vincenzo Carbone è ricercatore e docente in Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso il Dipartimento di Studi dei Processi Formativi, Culturali e Interculturali nella Società Contemporanea, Università degli Studi Roma Tre, dove collabora alle attività del CREIFOS. I suoi interessi di ricerca e le sue pubblicazioni vertono sui temi del volontariato, delle migrazioni, delle transizioni scuola-lavoro, della precarietà. Marco Catarci è ricercatore e docente di Pedagogia sociale presso il Dipartimento di Studi dei Processi Formativi, Culturali e Interculturali nella Società Contemporanea, Università degli Studi Roma Tre, dove collabora alle attività del CREIFOS. Ha partecipato a numerose ricerche in campo educativo e sociale. È autore di volumi, saggi e articoli sui temi dell'immigrazione, della formazione e dell'inclusione sociale dei rifugiati. Massimiliano Fiorucci è Professore Associato presso il Dipartimento di Studi dei Pro-cessi Formativi, Culturali e Interculturali nella Società Contemporanea, Università degli Studi Roma Tre, dove insegna Pedagogia sociale e interculturale e collabora alle attività del CREIFOS. I suoi interessi di ricerca vertono principalmente sull'educazione interculturale. Si occupa, inoltre, di pedagogia sociale, di educazione degli adulti e di analisi dei bisogni formativi. È autore di numerosi saggi, articoli e volumi su questi temi.
Rom immigrati in Italia: pratiche locali di inclusione
EU INCLUSIVE - trasferimento dati e esperienze per l’integrazione nel mercato del lavoro dei Rom in Romania, Bulgaria, Italia e Spagna, 2012, 2012
Uno studio sulle buone pratiche locali per (e con) i rom immigrati in Italia, pubblicato nel “Rapporto Nazionale sulle Buone Pratiche di Inclusione Sociale e Lavorativa dei Rom in Italia”. La ricerca è stata svolta nell’ambito del progetto europeo “EU INCLUSIVE - trasferimento dati e esperienze per l’integrazione nel mercato del lavoro dei Rom in Romania, Bulgaria, Italia e Spagna”. Responsabile per la ricerca per l’Italia: Fondazione Casa della Carità Angelo Abriani