IL CREDITO NELLE MARCHE (original) (raw)

CREDITO FONDIARIO E CREDITO MOBILIARE AL TEMPO DI CAVOUR

Studi Storici, 2015

Nel 1852, quando Cavour divenne Presidente del Consiglio del regno di Sardegna, alcuni banchieri gli proposero l'istituzione di banche di credito fondiario. La competenza e l'esperienza di Cavour in ambito finanziario era già conosciuta negli ambienti internazionali, perciò era ragionevole aspettarsi notevoli novità nel panorama bancario piemontese. Purtroppo, i vari progetti presentati da banchieri francesi, italiani e svizzeri vennero respinti, perché la legislazione piemontese era lacunosa in questo campo e l'economia locale non poteva sostenere istituti che necessitavano di credito a lungo termine. Le banche di credito fondiario sarebbero sorte soltanto dopo l'unificazione italiana. Cavour si occupò anche di un'altra branca del credito, cambiando gli statuti della Cassa del Commercio e dell'Industria di Torino con il sostegno di James Rothschild e lanciando nel 1856 il primo Credito mobiliare. Questo istituto ebbe un'esistenza tormentata: l'improvvisa morte di Luigi Bolmida, suo direttore, alcuni investimenti azzardati, risoltisi in immobilizzazioni, condussero il Credito Mobiliare sull'orlo della bancarotta. Una pesante riduzione di capitale da 40 a 10 milioni di lire si rese inevitabile. Le difficoltà incontrate, mostrarono la vitalità e i limiti della finanza subalpina, che sarà comunque protagonista delle prime imprese creditizie nel regno d'Italia.

Il credito

in (a cura di P. Malanima e N. Ostuni) "Il Mezzogiorno prima dell'Unità. Fonti, dati, storiografia", 2013

Negli Stati settentrionali le maggiori novità vennero dal settore privato e spesso furono di origine straniera: novità, tutt'altro che irrilevanti, soprattutto se si esaminano alcune iniziative destinate ad essere rinnovate ed ampliate significativamente all'indomani dell'Unità. Ma, almeno fino all'Unità, quelle poche iniziative ebbero breve esistenza o furono sostenute dal governo come le banche di sconto a Firenze, Genova, Livorno, o rimasero solo allo stato progettuale come accadde a Milano e a Roma. Sicuramente molta più fortuna ebbero le casse di risparmio che si diffusero negli Stati settentrionali a partire dagli anni Trenta. Anche il sistema bancario meridionale non rimase estraneo ad una serie di tentativi di rinnovamento creditizio come casse di sconto private, casse di risparmio e banche di emissione, che invece si diffusero solo dopo l'Unità2. La forte presenza di un banco a carattere pubblico come il Banco delle Due Sicilie è sempre stata vista come limitativa di iniziative a carattere privato che non riuscirono a decollare. Tuttavia, l'azione del Banco, pur se controllata dal governo, con il suo sistema di circolazione delle fedi di credito e delle polizze, unico nel suo genere, e con le operazioni di sconto svolte dall'annessa Cassa di Sconto, sembrava rispondere alle esigenze di sviluppo di quell'economia, anche se, evidentemente, non era riuscita a generare stimoli. Si può, dunque, continuare a parlare e a scrivere di un sistema bancario arretrato per il Mezzogiorno al momento dell'Unità? Carlo De Cesare - fortemente critico nei confronti della piemontesizzazione, ovvero della sudditanza al Piemonte, delle province italiane - alla vigilia dell'applicazione del corso forzoso nel 1866 presenta un'analisi imparziale delle condizioni del credito in Italia. Sottolinea che "le vere condizioni del credito in Italia" non potevano reputarsi "né liete, né soddisfacenti rispetto al loro concorso nella produzione nazionale, e soprattutto per alcuni rami di produzione che po[teva]no dirsi principali". Nel lavoro in questione si tratterà dell'organizzazione del credito nel Mezzogiorno preunitario, con la prospettiva di dimostrare che al momento dell'Unità tale organizzazione non si discostava molto dalla visione complessiva che De Cesare aveva per l'Italia sei anni dopo l'unificazione. Si analizzeranno tre diverse tipologie di istituzioni che offrivano servizi creditizi: quella sostenuta dal governo e con una lunga tradizione alle spalle (banco pubblico); quelle a carattere privato (società di assicurazione) che affiancarono alle loro attività principali anche quelle creditizie; quelle che in qualche modo cercarono di combattere la piaga dell'usura in provincia (casse di risparmio, monti di pietà e frumentari).

La menzogna nel credito

I Contratti, 2023

Sia il Truth in Lending Act che le direttive sul credito al consumo si propongono di garantire una elevata protezione dei diritti dei consumatori e a tal fine dispongono imperativamente che la formula dell'APR (TAEG nella versione italiana) siano espressione di tutti i costi di un credito. Invece, in patente violazione di tale comando imperativo, le formule adottate per calcolare l'APR si informano al regime dell'interesse composto che, attraverso la capitalizzazione degli interessi, li moltiplicano in progressione geometrica. Questo rappresenta un costo, il più rilevante, che evidentemente non può essere quantificato da una formula che lo genera. L'Autore passa in rassegna documenti inediti per stabilire come si sia giunti a tale falsificazione. Il caso somiglia a quel medico che ordina un prodotto galenico avente certe caratteristiche al farmacista che invece gli fornisce un farmaco con proprietà assai diverse che nuocciono alla salute del paziente e, per giustificarsi, adduce infondate argomentazioni scientifiche. Neppure Dio può far sì che due per due non faccia quattro... Ugo Grozio, De iure belli ac pacis.