" 'Mille monadi sigillate'. Le coppie aggettivali allotrie ne 'I sommersi e i salvati' di Primo Levi", in "2: ricerche e riflessioni sul tema della coppia" a cura di Fabrizio Bondi, Paolo Gervasi, Serena Pezzini, Martyna Urbaniak, Lucca, Maria Pacini Fazzi Editore, 2016, pp. 185-198. (original) (raw)
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La discussione intorno a "I sommersi e i salvati" di Primo Levi
Il presente elaborato intende rendere conto del dibattito sviluppatosi in Italia intorno ai Sommersi e i salvati, l'ultimo libro di Primo Levi pubblicato da Einaudi nel 1986. L'obiettivo vuole essere quello di approfondire alcuni temi trattati da Levi nel libro, per come questi sono stati recepiti e interpretati dalla critica. Oltre alle informazioni principali relative alla struttura dei Ses, si discutono i suoi obiettivi e ci si sofferma su alcuni temi: la testimonianza, la vergogna, la responsabilità; ci si concentra poi su casi di attualità, situati nel 1986, anno di pubblicazione dei Ses; si ricostruiscono le possibili relazioni fra la discussione sulla zona grigia proposta da Levi e quella sulla banalità del male introdotta da Hannah Arendt; e con l'ultimo capitolo si entra nel merito della delicata questione di un possibile rapporto fra Ses e il suicidio di Primo Levi.
Allegoria, 2019
Il saggio affronta la genesi ventennale de I sommersi e i salvati di Primo Levi, le sue radici nei carteggi con gli interlocutori tedeschi e nella loro rielaborazione letteraria negli anni settanta, mettendone in luce le implicazioni critico-interpretative. The essay retraces the development of Primo Levi’s last book, The drowned and the saved (1986), discussing the impact of 1960s corrispondence between Levi and his German readers and their literary transfiguration during the Seventies. The study aims to underline the critical and interpretive consequences of this historical and genetic approach.
Primo Levi, I sommersi e i salvati
"Allegoria", n. 79: Canone contemporaneo, a cura di Anna Baldini e Martina Mengoni. Articoli di Martina Mengoni, Domenico Scarpa, Marco Belpoliti, Niccolò Scaffai
Nel corso degli anni, durante le ore della sera e della notte, Sancho Panza, che però non se ne è mai vantato, procurò al suo diavolo, cui diede in seguito il nome di don Chisciotte, una quantità di romanzi di cavalleria e di brigantaggio e riuscì ad allontanarlo da sé in maniera che questi, privo di controllo, compì le sue matte gesta, le quali però, in mancanza d'ogni oggetto prestabilito -che avrebbe dovuto essere appunto Sancho Panza -, non fecero del male a nessuno. da uomo libero Sancho, imperturbabile e forse animato da un certo senso di responsabilità, seguì don Chisciotte nelle sue scorribande e ne ricavò, sino alla sua fine, un grande e utile divertimento.
* «…quos neque disiungat foedere summa dies». A Marco, questa piccola collana di abbracci vegetali, duettando ancora con lui sulle note del suo amato Rossini. 1. Demetz 1958, che prendeva le mosse dall'allora recente opera di Curtius, uscita nel 1948 (Curtius 1992). 2. Una «specie di ossimoro figurale», secondo Pozzi 1974, p. 70. L'olmo e la vite: metamorfosi di un'immagine coniugale tra Rinascimento ed età moderna * gabriele bucchi
F. MANZI, Se l’amore è Amore. Le sette perle del fidanzamento e del matrimonio (= Parola di Dio; Seconda Serie, 38), Cinisello Balsamo (Milano), San Paolo, 2011, 286 pp., 2011
Tempi ambigui per l’AMORE! Tutti ne parlano o ne scrivono, ne cantano o ne rappresentano aspetti profondi e fasulli. Crollati gli antichi tabù sulla sessualità, l’erotismo è diventato coinvolgente e… travolgente. Non c’è film che non presenti, in maniera più o meno diretta, almeno una storia d’amore. Spesso, l’abilità del regista si gioca nel metterne in scena più d’una. E quanto più inestricabile è l’intreccio affettivo, tanto più realista pare la vicenda. Il mercato editoriale è letteralmente invaso dal tema: dai consigli estivi dei settimanali femminili per trasformarsi in acrobati del sesso, ai romanzi da sorseggiare, senza impegno, nei tempi morti; dai saggi impegnativi e di certo meno letti di psicologia, filosofia e sociologia, a un’intrigante letteratura new age, che ricama con cura sull’argomento, cesellando anime ed offrendo ricette esistenziali, non sempre così superficiali e innocue: «L’amore è sempre nuovo spiega con sussiego lo scrittore brasiliano Paulo Coelho, un’autorità in materia, le cui citazioni adornano i blog degli adolescenti . Non importa che amiamo una, due, dieci volte nella vita: ci troviamo sempre davanti a una situazione che non conosciamo. L’amore può condurci all’inferno o in paradiso, comunque ci porta sempre in qualche luogo. È necessario accettarlo, perché esso è ciò che alimenta la nostra esistenza. Se non lo accettiamo, moriremo di fame pur vedendo i rami dell’albero della vita carichi di frutti: non avremo il coraggio di tendere la mano e di coglierli» (Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto, 1994). Mah! Tempi ambigui per l’AMORE! Lo ripetono sociologi e psicologi, da decenni venuti alla ribalta, come nuovi guru dell’epoca postmoderna. Quanti segreti conoscono dell’amore queste eminenze grigie della psiche e della società! Fa male al cuore rendersi conto di quanti siano in fila, con un matrimonio in frantumi alle spalle, per accedere alle dispendiose sedute di psicologi e psichiatri. Parcelle a parte, non sono d’accordo con chi s’accanisce indistintamente con la loro categoria: tra loro sono in molti a operare con competenza, onestà e compassione ammirevoli. Ma proprio tra costoro, i più seri confessano di saper diagnosticare le patologie e di riuscire a raddrizzare i passi tortuosi di chi è ancora in cammino. Purtroppo però non riescono a guarire “dentro”, se non in minima parte, chi ormai giace paralizzato o chi è stato ferito gravemente. «La psicanalisi è una confessione senza assoluzione»!: dicono che avrebbe sentenziato, con la sua consueta ironia, Gilbert Keith Chesterton. E invece, folle di persone anelano a qualcuno che possa sussurrare loro “semplicemente” le parole d’incondizionata riabilitazione dal male, ascoltate, duemila anni or sono, da quella donna scoperta in flagrante adulterio e salvata per un soffio dalla lapidazione: «Donna, [...] io non ti condanno. Va’ e d’ora in poi non peccare più!» (Vangelo secondo Giovanni 8,10-11).
1992
NB Questo pdf proviene da un file word anteriore alla stampa in volune; può perciò contenere refusi e varianti, e l'impaginazione non coincide con quiella del volume. Pietro Gibellini LE PICCOLE DONNE DEI «PROMESSI SPOSI» Le "piccole donne" dei Promessi sposi: credevo, con la scelta di questo tema "minore", di parare il colpo dell'affettuoso ma quasi repentino invito di Umberto Colombo, e di cavarmela con una manovra diversiva; girando alla larga, insomma, da personaggi cruciali come Lucia e la Signora di Monza, e magari tenendo le distanze anche da figure meno abissali ma ampiamente costruite come Agnese e Perpetua. Così ho rivolto lo sguardo alle «piccole donne» in senso biologico, le Little Women che, come nel celebre romanzo di Louise Mary Alcott, aspettano fra impazienza e trepidazione di diventar grandi; ho osservato anche le «piccole donne» in senso lato, i personaggi femminili nominati qua e là nel romanzo come di sfuggita, spesso in gruppo, raramente con un nome. Ma Manzoni ha castigato il mio tentativo di elusione: e mentre pensavo di cogliere due o tre fiori di campo, mi sono trovato in una vigna lussureggiante e tutt'altro che incolta. E mi sono dovuto confermare nell'idea che per i Promessi sposi non basta l'anamnesi: ogni rilettura riserva qualche sorpresa. Cominciamo dalle piccole donne in senso biologico. Di bambine che nascono, nel romanzo, ce ne sono due sole, ma ben importanti. Una è Maria Tramaglino, la primogenita di Renzo e Lucia che fa il suo discreto ma luminoso capolino nell'ultima pagina del romanzo: «Prima che finisse l'anno del matrimonio, venne alla luce una bella creatura; e, come se fosse fatto apposta per dar subito opportunità a Renzo d'adempire quella sua magnanima promessa, fu una bambina; e potete credere che le fu messo nome Maria».
Gli autori che vogliono proporre la pubblicazione di un lavoro all'interno della collana lo devono inviare, in formato elettronico, a progedit@progedit.com e, in formato cartaceo, all'indirizzo della casa editrice. I lavori verranno sottoposti al Direttore scientifico della collana che li inoltrerà a due referee esperti sul tema oggetto dell'opera e che ne daranno una valutazione, seguendo le modalità proprie del «doppio cieco». Tale valutazione sarà inviata al Direttore scientifico e all'autore del lavoro.
C'è in Arsenio qualcosa che continua a vorticare intorno alla questione delle traduzioni 1 . In due lettere del 1928, distanti pochi giorni l'una dall'altra, Montale suggerisce a Nino Frank, per rendere il "ritornello di castagnette", la formula soudaine éclat e gli spiega che quel suono di nacchere è il primo segno che il tempo esce di squadra 2 . Si è trattato, probabilmente, anche in quel caso, di un gioco, uno dei tanti, con le parole che saltano da una lingua all'altra, al quale Montale non era certo insensibile 3 . Perché proprio les castagnettes nella Carmen di Bizet hanno esattamente questo compito, mandare qualcosa fuori di squadra, i cuori, le vite, le anime 4 . Quando mancano le parole, Tra la, la la la... Ta ra ta ta... Dioniso irrompe e non c'è più modo di fermarsi, si discende sotto una tromba di piombo, fino alla fine, fino alla morte.