Il tramonto del corpo nella politica del risentimento. Intervista a Marco Belpoliti (original) (raw)

A. Boschi, La politica del corpo maledetto: per una ricostruzione del significato civico della sepoltura tragica

A. Giannotti (ed.), Il teatro della 'polis' tra intrattenimento e politica. Nuove interpretazioni del dramma greco antico - Atti del convegno internazionale, Pisa 21-22 Ottobre 2019 [Frammenti sulla scena (online) 1(2) (2020 Special Issue)]., 2020

One of the most enlightening situations to recognize the link between the theatre and the πόλις is when the latter decides to accept or expel the remains of a tragic hero who lived his last days as a cursed or persecuted man. For instance, the Theban law which provides the burial of Eteocles’ body, but not of Polinices’ one, derives from the necessity to show that the city treats its friends and enemies differently. Similarly, in the Athenian historical reality of the months following the fall of the Four Hundred, a decree provided that the dead Phrynichus should be tried for treason, and that his bones should be dug up and removed from Attica. However, the tragic Athens appears to be hospitable to contaminated and dangerous beings, even admitting their burial within its own borders. This is the case of the Sophoclean Oedipus, who gives his body to Athens as a gift that brings strength and protection. The miserable body of a cityless man like Oedipus becomes the sacred bulwark of Athens, precisely when Theseus makes his guest a dweller in the city. In the same way, at the end of the "Children of Heracles" by Euripides, after having been an enemy, Eurystheus has become a saving metic, informing that, if his body is buried at Athena’s shrine, it will be a guarantee of protection of the πόλις. Bearing in mind the textual and contextual peculiarities of the various passages which will be analysed, the purpose of my contribution is to throw more light upon the political and civic significance of the tragic burial.

"Tumulto" in Conflitti. Filosofia e Politica (Castelli, Giardini, Raparelli)

Conflitti. Filosofia e Politica, 2020

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Politiche del sentirsi in vita: “Tecniche di basso livello” di Gherardo Bortolotti

Politiche del sentirsi in vita: “Tecniche di basso livello” di Gherardo Bortolotti, in «il verri», n. 46, giugno 2011, pp. 76-81

Politiche del sentirsi in vita Tecniche di basso livello di Gherardo Bortolotti C'è la rappresentazione dell'infra-ordinario al centro di Tecniche di basso livello (Lavieri, Caserta 2009) di Gherardo Bortolotti, senza dubbio uno degli oggetti letterari -tra quelli dell'ultimo decennio -destinati a suscitare un interesse più duraturo per novità sostanziale e capacità di mettere in figure il proprio tempo. Ma non si pensi di trovare in questa raccolta di brevi prose numerate in modo non progressivo -impaginate a coppie binarie -un'antropologia o una fenomenologia dell'infra-ordinario, e nemmeno un'ontologia del quotidiano: semmai una politica del sensibile. Di una condizione politica generazionale si parla anche al livello tematico più esteriore. Ma questa rassegna dell'evenemenziale non è rappresentata -come è avvenuto in tanta letteratura recentecome una fenomenologia dell'esperienza sensibile, e prima di tutto della corporalità: bensì viene descritta nei termini di una ratio che è già ideologica: «197. Ci riunivamo di frequente attorno ai concetti di "sabato sera", di "locale alla moda", e ci spiegavamo gli eventi della vita sulla base di tradizioni narrative di genere, ereditate dalla programmazione televisiva, dai dipendenti delle agenzie pubblicitarie. Davamo ascolto a chi amavamo, cercavamo di capire l'altro lato delle cose, ci inoltravamo sempre più a fondo in un esterno che non aveva fine, che non potevamo consumare né con lo sguardo né con le parole» (p. 28). A essere rappresentata è appunto una politica della percezione e dell'interpretazione del reale, quindi della costruzione del discorso ideologico: «73. Mentre, al di sopra delle nostre interpretazioni incongruenti, alcune questioni economiche di larga scala rimanevano ignote alle masse, uscivamo in serate infrasettimanali, trovandoci tra amici a fare qualche punto della situazione, a collaborare nella stesura di una qualche morale. Era usuale che le nostre conversazioni si perdessero in regioni di frasi generiche, schemi ipotetici, espressioni approssimative dello stato delle cose e ripiegassero, dopo una breve pausa, verso ricordi condivisi, citazioni televisive, giudizi di gusto sulle ultime proposte dell'industria musicale e cinematografica» (p. 29). Il lessico è freddo e concettuale; l'indulgenza per il tema, in particolare quella speciosa e deprecabile verso una nostalgia per conte-

Le intermittenze del lavoro: resistenza e rassegnazione in Francesco Targhetta e Danilo Masotti

2019

In a recent paper, Romano Luperini claimed that contemporary Italy is currently undergoing a transition from a literature about the crisis (the literature of the first postmodernist generation of Eco and Tabucchi) to a crisis of literature. According to the critic, the causes of this phenomenon reside in several factors: globalisation, the contamination of Italian literature with other types of media (cinema, television, journalism and advertising), the weakening of literature's own identity, the lack of a true political and social engagement and the disappearing of a "literary civilization based on the value and the sacrality of literature" (Luperini 2015). If this is true, how should we interpret the rise of a new Italian literary production that aims at recounting the economic crisis from the 2000s onwards? From Michela Murgia to Aldo Nove, from Giuseppe Falco to Mario Desiati, in the last twenty years Italian fiction has tried to retell the nation's economic cr...

Polegato Il corpo come metafora politica nel primo Machiavelli

Corpus/Corpora. Tra materialità e astrazione, 2021

L’analogia tra corpo e stato è molto comune nella letteratura politica occidentale. Da questo punto di vista, Niccolò Machiavelli non fa certo eccezione. Mentre le metafore organologiche e, più in generale, mediche sono state ampiamente studiate nelle opere machiavelliane della maturità proprio per sottolineare l’originalità del pensiero del segretario, in particolare relativamente alla ben nota “teoria degli umori” di matrice ippocratico–galenica, una attenzione paragonabile non è stata ancora dedicata ai primi scritti amministrativi. Questo intervento si propone pertanto di analizzare i riferimenti al corpo come metafora della politica all’altezza delle missive amministrative, specialmente nel momento in cui Machiavelli inizia la sua attività di segretario e, come è ragionevole supporre, assorbe e rielabora il linguaggio tecnico-politico in uso presso l’ambiente cancelleresco fiorentino, ivi incluso l’uso della metafora organologica.