L’antica Grecia vista dal Giappone: l’ “Occidentalismo” di Go Nagai (original) (raw)

Enkomi e l’estetica "orientalizzante". In F. Longo, R. Di Cesare, S. Privitera (eds.) DROMOI. Studi sul mondo antico offerti a Emanuele Greco dagli allievi della Scuola Archeologica Italiana di Atene

This paper illustrates the central role played by Enkomi in the changes that occurred during the Late Bronze Age in Cypriot society. These changes resulted in the rise of a number of regional polities characterized by a high degree of socio-political, administrative and religious organization. Enkomi is often considered to be the first state-like entity on Cyprus and is sometimes identified as Alashiya, mentioned in textual sources referring to Cypriot copper as the principal export of the island. The resulting wealth of local élites boosted the demand for foreign luxury objects imported from or imitating Near Eastern, Egyptian or Aegean prestige items. Such artifacts, which occur in local rich funerary assemblages, frequently carry symbols linked with the royal power of Oriental dynasts and accordingly hint at the ways in which Cypriote élites legitimized their social and political-ideological status. By highlighting this behavior and comparing it with what was going on in the Mediterranean area as a whole between the Geometric and the Archaic age, this paper intends to contribute to the ongoing debate about the ambiguous concepts of ‘Orientalizing’ and ‘Orientalization’.

La Grecia moderna fra Occidente e Oriente: schematismi dualistici e necessità di visioni ibride, in S.A.Brioschi, M.De Pietri (eds.), Visioni d’Oriente. Stereotipi, impressioni, rappresentazioni dall’antichità ad oggi, Pavia University Press, Pavia 2021, pp.197-209

Pavia University Press, 2021

Modern Greece is often situated along the imaginary dividing line between Western civilization and Oriental barbarity. Are Greeks really Europeans or do they belong to the irreducible Others? This binary logic, due to prejudices and orientalistic visions, seems too rigid but attests deeply rooted narratives. The Greeks themselves, in a continuous fluctuation, struggle to build their identity according to a model oriented in a western or national sense. The aim of this paper is to explore some old and new debates, competing views and their effects on Greek self-perception. Finally, two literary examples (Alexandros Papadiamantis and Nikos Kazantzakis) propose a way to overcome the East/West dichotomy. Greek culture, like any culture, is a hybrid construct that emerges by the tensions of opposites.

Il Giappone non esiste: riscritture parodiche dell’immaginario orientalista (COMPALIT 2015)

Convegno annuale Associazione di Teoria e Storia Comparata della Letteratura (COMPALIT) “Chi ride ultimo: parodia, satira, umorismi”, Università Federico II Napoli. Panel - Riso d’Asia. Nel 1984, Eco ammonisce sulla difficoltà di “inquadrare” la commedia e l’ironia che siano prodotte fuori dai contesti di cui si possano ricostituire le cornice intertestuali di riferimento: “We are absolutely impermeable to non-western comedy, while we are able to understand eastern tragedies (we understand that there is something tragic or dramatic in the story of Rashomon, but we do not really understand the reason behind why or when Japanese or Chinese laugh unless we are endowed with some ethnographic information)” (in Carnival!, Mouton, p. 3). Nell’odierno scenario globale, le culture e letterature dell’Asia sono probabilmente meno distanti (e distinte) da quelle euro-americane, ma il “secondo grado” implicato da queste particolari forme di scrittura resta problematico per la circolazione di questo genere di testi nella Repubblica mondiale della letteratura. Le prospettive di ricerca che sottendono al panel proposto si concentrano attorno ad un asse tematico che apre la dimensione letteraria asiatica al dibattito critico internazionale: ci proponiamo infatti, attraverso la messa in relazione di un corpus di testi esemplari, di riconsiderare la supposta specificità dell’esperienza della riscrittura parodica, satirica o ironica nelle letterature contemporanee dell’Asia, cercando al contempo di mostrarne il peculiare sviluppo nei diversi contesti di provenienza. È in questo senso, inoltre, che intendiamo considerare l’uso strategico della parodia da parte di scrittori asiatici (e non) che scelgono di servirsi ironicamente dei più diffusi stereotipi “orientalisti” per decostruire – attraverso la loro riscrittura – i concetti di identità culturale o nazionale. Il Giappone non esiste: riscritture parodiche dell’immaginario orientalista Caterina Mazza, Università Ca’ Foscari Venezia Nel 2008 lo scrittore Dany Laferrière, nato ad Haiti, residente a Montreal e recentemente eletto membro dell’Academie française, pubblica un romanzo dal titolo Je suis un écrivain japonais: il protagonista, uno scrittore di origini caraibiche, che vive in Canada, legge Mishima e Bashō, propone al suo editore il titolo eponimo che suscita – senza che del libro esista neppure una riga – reazioni entusiastiche al di là del Pacifico. Laferrière non è nuovo al tema “Giappone” (già alla fine degli anni Ottanta pubblica Eroshima, testo che riprende la brevità dello haiku e i temi di erotismo e morte, sotto il segno dell’atomica) e non è certo l’unico ad averlo scelto come metafora dell’identità labile delle costruzioni dell’immaginario nell’era globale; lontano dalle rielaborazioni filosofiche di un Philippe Forest (e diametralmente distante dall’esotismo di scrittori come Maxence Fermine), Laferrière al contempo sfrutta e decostruisce l’immagine del Giappone come quintessenza dell’alterità, per liberare la scrittura dalle “étiquettes trop faciles” dell’identità nazionale e culturale. In questa presentazione cercheremo di mostrare come il discorso costruito da Laferrière attraverso l’uso di riferimenti intertestuali alla letteratura giapponese - in anni in cui la parodia e l’ironia sono chiavi di volta della letteratura internazionale – possa aiutare a comprendere il ruolo assunto da quest’ultima nel campo letterario globale. Se per sua natura, la parodia al contempo crea e distrugge, e allo stesso tempo inevitabilmente trasmette, sarà dunque interessante dare evidenza a ciò che “resta” e “resiste”, per comprendere - attraverso la sua decostruzione – come l’immaginario orientalista ancora parzialmente influenzi la ricezione della letteratura giapponese fuori dai confini nazionali.

La grecità dell’Italia settentrionale: qualche riflessione sull’area occidentale

Pratiques du grec dans l’épigraphie de l’Occident: contextes, origines et pratiques culturelles Actes de la XXIIe Rencontre franco-italienne sur l’épigraphie du monde romain (Autun, 22-24 juin 2017) sous la direction de François Chausson, Antony Hostein et Benoît Rossignol, Bordeaux, 2022

Il presente contributo esamina le iscrizioni greche dell’Italia settentrionale in un’area corrispondente, in termini di moderna geografia amministrativa, all’ambito della regione Piemonte. Tale scelta non corrisponde ai criteri di ripartizione proposti in CIL, V e neppure in IG, XIV, ma è dettata da una precisa opzione metodologica: quella cioè di presentare la documentazione epigrafica già rivista, al momento, in autopsia oppure su fac-simile, in una fase di lavoro ancora in itinere, ma che s’intende ampliare fino a comprendere per intero la XI Regio – Transpadana e la IX Regio – Liguria.

Occidentalismi. La narrativa storica giapponese (Occidentalisms: Historical Narrative in Japan)

Perché l’idea di “Occidente” è egemone nel Giappone moderno e contemporaneo? Perché l’Italia vi riscuote da due decenni una popolarità forse senza eguali nel mondo? Se è vero che parlare degli altri significa anche parlare di se stessi, allora indagare l’altro occidentale e italiano in Giappone ci può aiutare a esplorare l’identità culturale giapponese in modo inconsueto e critico, ripensando sia il Giappone che l’Italia. In questo libro l’autore studia una grande varietà di esempi di questo intreccio di identità, tra i quali la narrativa storica ambientata in Italia di una scrittrice notissima in Giappone, Shiono Nanami, impiegando metodi e strumenti dell’imagologia e degli studi culturali e postcoloniali. Il risultato è un decentramento prospettico: uno spazio aperto all’interrogativo infinito circa la propria identità mediata dallo specchio (s)confinante dell’altro

Domenico Musti e l'Occidente greco (con alcune considerazioni intorno a Hipp. FGRHIST 554 fr. 5)

Mediterraneo antico 17, 2014

The paper, in his first part, considers briefly the writings which Domenico Musti has devoted to Sicily and Magna Graecia. Particularly it focuses on Musti’s thoughts about the culture of the Western Greeks and the role which historiography and Pythagoreanism have played in it. Thus, in the second part of the paper, some general remarks are made on a fragment by Hippys of Rhegium, perhaps the oldest historian of Magna Graecia. This fragment outlines the cosmological theory of the otherwise completely unknown philosopher Petron of Himera. The most distinctive aspects of this theory (number of worlds and their arrangement in space) do reaffirm her Pythagorean connotation which large part of the criticism has already recognized.