"La genesi del Parthenio. Gli influssi della propaganda gesuitica nella drammaturgia confessionale di area veneta", in "Allegoria e teatro tra Cinque e Settecento: da principio compositivo a strumento esegetico" (Padova, 11-12 Dicembre 2014) (original) (raw)
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Nel gennaio del 1823 una preoccupata Costanza Monti scriveva da Milano al "raro e vero amico" Antaldo Antaldi una lettera in cui si diceva sommamente in pena per le sorti delle carte di lavoro del suo defunto marito, Giulio Perticari. Tra i tanti materiali per i quali la vedova esprimeva premura spiccavano una edizione delle Opere di Dante (Venezia, Giambattista Pasquali, 1741, 2 voll.) annotata dal consorte e una copia del Convivio stampato a Venezia dal Sessa nel 1531 contente le postille di Torquato Tasso, che, a suo dire, i suoi ormai dichiarati nemiciil conte Francesco Cassi e il di lei cognato Gordiano Perticariavevano in progetto di fare sparire. 1 La storia di questo libro, anche se incompleta, è in realtà già nota agli studiosi. Nel luglio del 1578 Torquato Tasso andò a soggiornare a Pesaro presso la dimora di Giulio Giordani, segretario e consigliere del duca di Urbino Francesco Maria II Della Rovere. La permanenza pesarese del poeta, occorsa in seguito alla caduta in disgrazia presso il duca di Ferrara Alfonso II d'Este, si protrasse per alcuni mesi. In questo periodo di relativa tranquillità, l'autore della Liberata poté dedicarsi alle «nobili e attente letture» delle opere di Dante e Petrarca. La quiete durò poco e Tasso, lasciò casa Giordani nel settembre di quell'anno, partendo in fretta e furia alla volta di Torino. Nell'urgenza di andarsene, tuttavia, egli abbandonò nella dimora del suo ospite tre dei volumi letti durante il soggiorno marchigiano. A dare notizia della presenza di questi libri a Pesaro fu per primo il gesuita Tasso. Anche ciò cammina in regola. Mi spiace però tanto più la perdita di quello postillato da Giulio, quanto più m'è a cuore la gloria del mio povero marito che quella di tutti i grandi che furono e che mai saranno". Francesco Antonio Zaccaria, che a metà del Settecento visitò nella un tempo città malatestiana la biblioteca della famiglia Abati-Olivieri, erede del casato dei Giordani: Qualche prezioso libro evvi ancora in casa de' Signori Giordani. Tal è un Petrarca dell'edizione del Giolito 1560 a piedi di cui vi è scritto: Questo Petrarca fu di Torquato Tasso: restò in casa del Giordani nel 1578 dove alloggiò per alcuni giorni. […] Tale l'amoroso Convivio di Dante stampato pure in Vinegia l'anno 1531 per Melchior Sessa colle postille del Tasso. Nella prima carta si legge scritto: Fu postillato dal Tasso ne 1578.
Mantichora, 2019
Questo articolo tenta di gettare le basi metodologiche preliminari per una serie di indagini sistematiche sulla performatività della poesia di Dante all'interno di due aree generali: la prima, che definiamo "Performatività della Commedia", riguarda l'analisi di semantica, retorica, fonica, prosodica, elementi musicali e narratologici per capire se il poema sacro risponde a una "finalité performancielle". Il secondo, che chiamiamo "Performatività nella Commedia", riguarda la ricerca di elementi attribuibili all'ampio spettro della performance nel Medioevo e, in particolare, tracce apprezzabili delle categorie di spettacolarità e teatralità. A questo proposito, il filtro metodologico di Performance Studies sarà applicato allo studio del poema di Dante. ___ This article attempts to lay the preliminary methodological foundations for a series of systematic surveys on the performativity of Dante's poetry within two general areas: the first, which we define "Performativity of the Comedy", concerns the analysis of semantic, rhetorical, phonic, prosodic, musical, and narratological elements in order to understand if the sacred Poem responds to a finalité performancielle. The second, which we call "Performa-tivity in the Comedy", concerns the search for elements attributable to the broad spectrum of performing in the Middle Ages and, in particular, for appreciable traces of the categories of spectacularity and theatricality. In this regard, the methodological filter of Performance Studies will be applied to the study of Dante's poem.
The article aims to describe the employment of the pastoral tragicomedy in the Arcadian literary theory, paying specific attention to Giovan Mario Crescimbeni’s and Gian Vincenzo Gravina’s critical works. The recourse to the bucolic fiction, rather than testifying the inclination for the sober Renaissance literary model, seems to be the proof of a still ongoing fascination with the Baroque cultural season. Several theatric works and poetic treatises of this period, produced by men of letters and dramatists linked to the Arcadian circle, show indeed the presence of typical Baroque elements, both in style – as the abuse of the technique of hybridization confirms –, and in the development of the subject, as well as in the passions represented.
Preparando l'edizione critica della commedia Betia (d'ora in poi B.) di Ruzante (d'ora in poi R.) 1 -che spero di pubblicare al più presto -, mi sono reso conto che l'attuale edizione di riferimento, quella di Ludovico Zorzi 2 basata sulla redazione del ms. Morosini-Grimani n. 4 del Museo Correr 3 , costituisce una preziosa e tuttavia migliorabile base di partenza non solo dal punto di vista filologico-testuale ma anche per lo studio delle fonti: i meritori richiami intertestuali dello studioso, almeno per i testi pavani, si prestano a ulteriori approfondimenti. Pertanto in questo contributo cercherò di evidenziare il più possibile le affinità tra B. e i testi pavani (non ruzantiani) precedenti e successivi segnalati da Zorzi nelle sue note. Questa selezione si rende necessaria perché altrimenti l'operazione potrebbe allargarsi a dismisura 4 e soprattutto perché il mio obiettivo non è "smascherare" 1 Queste abbreviazioni mirano ad evitare continue ripetizioni; diversamente dal titolo della commedia, il personaggio Betia sarà sempre citato per intero. 2 ruzante, Teatro, a cura di L. Zorzi, Torino, Einaudi, 1967, pp. 143-509, 1310-1360, 1612-1615 L'altra redazione è quella lacunosa del codice Marciano Italiano xi 66, da cui è tratta l'edizione di e. lovarini, Antichi testi di letteratura pavana, rist. anast. Bologna, Commissione per i testi di lingua, 1969, pp. 209-362 (ed. or. Bologna, Romagnoli dall'Acqua, 1894. 4 Sono molti i testi pavani non segnalati da Zorzi che denotano elementi in comune con B. Un esempio per tutti: il sonetto di Leonardo Trevisan, edito da M. milani, Antiche rime venete, Padova, Esedra, 1997, pp. 415-417. Su questioni PACCAGNELLA_Atti convegno.indd 79
The article deals with the narrative and the theatrical production of the Accademia degli Intronati in Siena, particularly in the fifty years between 1537 and 1587, that’s to say between the publishing of Gl’Ingannati and that of I trattenimenti by Scipione Bargagli. In order to show how theatre and narrative tradition are strictly intertwined, it’s emphasized the role of the female public, which is to be perceived in the Dialogo deʼ giuochi by Girolamo Bargagli (printed in 1572), a text which confirms the centrality of that specific public of readers, particularly with regard to the compassionate and adventurous stories with female characters.
2020
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Published in A. Camerotto – S. Maso (ed.), La Satira del Successo. La spettacolarizzazione della cultura nel mondo antico (tra retorica, filosofia, religione e potere), Milano - Udine 2017, 155-174.