Ontologia o Metafisica dei Costumi? I nomi della filosofia prima tra Wolff e Kant (original) (raw)
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Con-textos Kantianos: International Journal of Philosophy, 2016
Nel suo Zur Bedeutung des Begriffs Ontologie bei Kant, Gabriel Rivero affronta con ricchezza di fonti e profondità di interpretazione uno tra i nodi più spinosi e rilevanti della filosofia trascendentale kantiana. Intendendosi, cioè, quello rappresentato dallo statuto ontologico della stessa impresa critica e del suo esito trascendentale, nonché dal valore da attribuirsi alla sua pretesa veritativa. E d'altra parte, ancora in apertura del volume, l'Autore segnala come si dia, tra le più influenti linee della Kant-Forschung, un considerevole spazio d'agibilità per una indagine che tematizzi la relazione tra filosofia trascendentale e ontologia. Né, infatti, l'interpretazione neokantiana ascrivibile alla scuola di Marburg, né quella cosiddetta "metafisica" proposta da Wundt e Heimsoeth, né, infine, la più attenta verso la considerazione della portata ontologica della filosofia critica, quella introdotta, pur con i dovuti distinguo, da Hartmann e Heidegger, si sono adoperate in una indagine sulla questione ontologica anzidetta che ne seguisse il filo a partire dallo svolgimento propriamente kantiano del problema. E certo va rilevato che gli ultimi anni hanno fornito una abbonante messe di lavori critici che hanno proposto, pur non unanimemente quanto agli esiti, interpretazioni ontologiche della prima Critica. Altrettanto chiaramente, però, va detto che per Rivero non soddisfa del tutto la dimenticanza protrattasi nella Kant-Forschung una impostazione rigidamente storica (cfr. N. Hinske,
Capire la " Fondazione della metafisica dei costumi " di Immanuel Kant
L’etica di Immanuel Kant è giustamente considerata ancora oggi uno dei fondamenti della filosofia morale e uno dei vertici dell’intera storia della filosofia. Si tratta indubbiamente di uno degli apici supremi della storia del pensiero. In questo articolo, ci limiteremo a considerare quanto Kant scrive nella Fondazione della metafisica dei costumi, testo edito per la prima volta nel 1785, ovvero tra la prima e la seconda edizione della Critica della ragion pura (1781, 1787) e considerabile come primo testo di una “trilogia”, insieme alla Critica della ragion pratica (1788) e alla Metafisica dei costumi (1797), uno degli ultimi testi pubblicati prima che la ragione e l’intelletto del filosofo di Königsberg cedessero ad una malat-tia neurodegenerativa che gli impedì ogni attività non solo filosofica (per questo si veda la bellissima biografia di Manfred Kuehn). Per chi volesse approfondire la posizione morale kantiana rimandiamo al testo di Sonia Cosio, Il rispetto in Kant (2016) e alla voce della Stanford Encyclopedia of Philosophy.
Si ricostruisce in breve un percorso filosofico che Franca D'Agostini ha tracciato in due testi: "Introduzione alla verità" e "Realismo? Una questione non controversa". Emerge la polemica contro una interpretazione della filosofia kantiana, che parte da Nietzsche e arriva fino a Maurizio Ferraris, in base alla quale ci si vuole sbarazzare della metafisica o si vuole rendere irrilevante la scienza. La metafisica è rinata invece dallo spirito della logica e vive oggi nell'ontologia analitica, ma rimane un grande lavoro da fare perché possa rispondere alle domande metafisiche più profonde che appartengono da sempre alla filosofia e che richiedono anche un proficuo rapporto con la scienza.
2011
Il termine "ontologia" viene quasi a identificarsi con l'opera di Christian Wolff, ma \ue8 stato utilizzato dallo stesso Wolff con significati diversi: nel saggio si ricostruisce la genesi del suo utilizzo e soprattutto le incertezze di Wolff al riguardo, con riferimento a quella che veniva indicata piuttosto come "Grundwissenschaft" in polemica con l'ontologia della tradizione scolastica
Kant e la monadologia leibniziana. Dall'"anfibolia" all'"apologia"
2013
I. Leibniz nei testi del criticismo: tra 1781 e 1790 1 L'intera ricerca metafisica di Kant, fin dai suoi primi passi, fece i conti con l'eredità problematica della monadologia leibniziana. Tuttavia, Kant non presentò un esame sistematico della metafisica di Leibniz fino ai tempi della Critica della ragion pura, nell'Anfibolia dei concetti della riflessione e, anche in quest'ultimo caso, non si addentrò in un'analisi particolareggiata dei testi leibniziani. Nelle pagine dell'Estetica trascendentale, del resto, Kant censurava i difetti della «filosofia leibniziano-wolffiana», concentrandosi sul contrasto tra la vecchia e la nuova dottrina della sensibilità, senza lamentare la mancanza di più sottili distinzioni filologiche e filosofiche. Sullo sfondo di queste circostanze, che sono ben note ai lettori delle opere di Kant, sorprende il netto cambiamento di posizione che interviene negli anni successivi (tra il 1781 e il 1786), quando Kant introduce una netta distinzione tra Leibniz e i suoi interpreti, affermando che questi ultimi avrebbero «capito male» la monadologia e, di conseguenza, anche la dottrina leibniziana dello spazio. Di questo netto _____________ * Fortcoming in "Fogli di filosofia. Materiali di ricerca della Scuola Superiore di Studi in Filosofia". Università di Tor Vergata, Roma 2013. http://www.scuoladifilosofia.it/fogli-di-filosofia 1 Le opere di Kant sono citate come di consueto dall'edizione critica Kants gesammelte Schriften, De Gruyter, Berlin 1900-, con l'abbreviazione KgS seguita dal numero di volume e di pagina. Nel caso della Critica della ragion pura (abbreviazione: KrV) viene fornita anche la paginazione della prima (A) e della seconda edizione (B) originali. Quando non altrimenti indicato, le traduzioni saranno mie. Kant e la monadologia leibniziana: dall'anfibolia all'apologia