Mappatura partecipativa di siti produttivi e contesti di rinvenimento: la Terra Sigillata Italica di produzione pisana tra Toscana e Sardegna. Un esempio riutilizzabile (original) (raw)
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Producing Italy. Territori della nuova produzione
2020
Citt\ue0 e produzione sono parole che hanno perso la chiarezza e la forza di passate stagioni. Nella seconda met\ue0 del Novecento \ue8 un tema pi\uf9 volte indagato all\u2019interno delle discipline urbane. Ricerche come La Citt\ue0 Fabbrica o quelle del Ilses o il LASET fondate sul concetto di \u201cuso capitalistico del territorio\u201d che indagavano il rapporto tra economia e territorio, narrazioni come quelle di \u201cIl caso italiano\u201d di Cavazza e Graubard o \u201cLe Tre Italie\u201d di Bagnasco e grandi immagini territoriali come Progetto \u201980 e il progetto finalizzato Cnr coordinato da Giorgio Fu\ue0, segnano i decenni \u201960 e \u201970. Nei decenni successivi, \u201980 e \u201990, l\u2019attenzione si sposta verso la citt\ue0 diffusa, verso la dispersione sul territorio di tutte le funzioni urbane, compresa la produzione. In questi anni vengono prodotti grandi quadri territoriali come It.Urb \u201980 o Itaten dove i temi della produzione sono tutt\u2019altro che...
The excavation undertaken in Ariano Ferrarese (Mesola, Ferrara) between 1994 and 1995 led to individuate a deposit containing ceramics of different groups: Schwarze Sigillata, Terra Sigillata (especially Padana and Late Padana), black glazed pottery, gray ware, thin walled pottery vessels, amphorae, coarse ware and lamps. The rural settlement was found near Via Popilllia and an ancient navigable river. The archaeologist hypotesized initially for the site a circumscribed dating from the I st century BC and the beginning of the I st century AD, the subsequent discusson of the findings made it possible to extend up to the middle ages. Among the archaeological finds, it's possible to distinguish several artefacts on the basis of the decorations: a lamp derivated from Hellenistic Herzblattlampen, a fragment with tragic masks on relief and mould made decorations of Sarius cups similar with objects found in Bologna, Adria, Verona, Iulia Concordia, Noricum and Liburnia. The inspiration to wall painting motives and to decorative friezes that compare on public monument, as Ara Pacis Augustae, seem to demonstrate a will diffusion of ideas, as underlined by Kraus and Borker, by the distribution of ceramic artefacts. Floral elements with ovoid elements take a part of celebration of saeculum aureum, predict by Virgilio (Eneide and Egloga IV). The relief with tragic masks represent an allusion to celebration for Dionisos/ Liber Pater.
Avvicinarsi oggi allo studio di quelle che generalmente definiamo zone o aree industriali, si ritiene debba implicare adeguate riflessioni e approfondimenti rispetto alle dinamiche territoriali che hanno caratterizzato la loro formazione e tipologia. Alla luce di queste considerazioni si ritiene utile un riallineamento disciplinare del tema, sia rispetto ai quadri territoriali in cui tali attività s’inseriscono, sia rispetto all’organizzazione del loro metabolismo (scambi e flussi materiali ed energetici) che ne ha guidato alcuni recenti sviluppi (eco-industrial parks, individuabili in Italia nell’esperienza delle APEA). All’interno dei diversi approcci individuati nel presente contributo, così come in genere e fino a ora condotti, è possibile rintracciare talune criticità, su cui questa disamina vorrebbe soffermarsi al fine di sollecitare riflessioni per evidenziare limiti e nuove potenzialità.
2018
Abstract I modi con cui si studiano le produzioni antiche non sono ovunque uguali ed è abbastanza facile distinguere più tradizioni disciplinari che, talvolta, sono diventate vere e proprie scuole. Fra queste sono universalmente note la scuola francese e quella anglosassone, mentre la situazione italiana sembra più complessa e mutevole. Trenta e più anni fa, il paradigma marxista era così forte da subordinare l’analisi della produzione all’interpretazione socio economica e di ciò è esempio la definizione del modo di produzione schiavistico, ma anche quella della signoria mineraria medievale. Più che ai prodotti si guardava alle merci. Con la crisi del marxismo, rapidamente, si sono, però, persi molti riferimenti interpretativi e l’analisi della cultura materiale è divenuta spaesata elencazione dell’equipaggiamento in uso nei diversi contesti. A interpretazioni talvolta discutibili si sono sostituite descrizioni ipotizzate migliori solo perché supportate da analisi archeometriche. Il bambino non è però stato gettato con l’acqua sporca e, con il tempo, sono state condotte molte ricerche che hanno aperto nuove prospettive. Tali ricerche, oltre ad avere valenza locale, sono significative perché dimostrano che si può legare l’analisi tecnica della produzione - i cicli – allo studio delle condizioni materiali della medesima, dei rapporti sociali, del territorio. I reperti sono così stati studiati in quanto prodotti e al tempo stesso, oltre che come merci, come indicatori ambientali e di status sociale. In tal senso gli archeologi hanno evitato i più banali percorsi di ricerca messi a punto dagli storici della tecnica, ma anche le discussioni inutilmente teoriche, per confrontarsi con gli storici, gli etnografi, i geografi. In tal modo crediamo si sia costituita una via italiana all’archeologia della produzione, e, forse, all’archeologia tout court. Una via non istituzionalizzata o riconosciuta, ma capace di affrontare campi di ricerca disparati e mettere in valore indicatori eterogenei, ognuno con un proprio specifico potenziale informativo: dalle frecce litiche alla ceramica, all’edilizia, ai frantoi, alle scorie, al pentolame di pietra ollare, alle campane, alle fornaci vetrarie, alle macchine per torcere la seta. Lo studio della produzione si è così visto non separabile dall’indagine dei meccanismi di scambio e dalle logiche del consumo, mentre la cultura materiale di ogni gruppo si è compreso essere funzione, nel medesimo tempo, dei comportamenti pratici e delle idee socialmente condivise.
La produzione di terra sigillata in Campania
J. Poblome, P. Talloen, R. Brulet, M. Waelkens (eds.), Early Italian Sigillata. The chronological framework and trade patterns. Proceedings of the First International ROCT-Congress, 2004
The discovery of moulds and kiln waste materials, the results of chemical analyses and the distribution patterns of the products of particular workshops allowed the location of new ateliers in the Campania region. These ateIiers were active between the middle of the first century BC and the end of the first century AD, and produced both plain and decorated vessels. As a result, it is now possible to offer a generai overview of the production which is now much better studied compared to a few years ago. Mainly two areas involved in producing terra sigillata can now be located and dated : the flrst one is situated in northem Campania at Cales, already a flourishing centre of production of black gloss tablewares; the second one is located in the region of the bay of Naples, with Pozzuoli and probably also Naples as foci. The latter was already a centre producing black-glaze vessels between the end of the third into the first half of the first century Be. For both places, an important hiatus between the end of the production of black-glaze wares and the beginning of the production of terra sigillata could not be observed. On the contrary, it was actually within some of these workshops producing black gloss ware that, in the years around the middle of the first century BC, the production of red gloss tableware was initiated.
Fabbrica e Territorio - CGIL Archivio Storico della Campania - Quaderno n. 3
2009
All’inizio degli anni Ottanta del Novecento, Cgil Cisl Uil attuarono una riforma organizzativa diretta a rafforzare la presenza sindacale sul territorio; nacquero così i comprensori sindacali. Rocco Civitelli, segretario della Camera del Lavoro di Pomigliano d’Arco dal 1980 al 1986, ripercorre, con documenti dell’Archivio Storico della Cgil Campania, la nascita, l’affermarsi e la fine di quella esperienza sindacale nella più importane realtà industriale del Mezzogiorno con l’Alfasud, l’Alfaromeo, L’Aeritalia, la Montefibre e tante altre medie e piccole fabbriche. L’iniziativa sindacale si sviluppò, con vittorie e sconfitte, su alcune grandi questioni: la politica industriale, iniziava in quegli anni quella ristrutturazione che avrebbe travolto la struttura industriale del Mezzogiorno; la lotta alla camorra, negli anni in cui in quel territorio c’era l’egemonia della Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo; la lotta per il lavoro, in particolare per affermare, in un’epoca in cui dominava l’ideologia dei “disoccupati organizzati” un diverso modo di avviamento al lavoro, attraverso le liste di collocamento, per le qualifiche basse del pubblico impiego.