L’uso educativo dei sogni da parte di don Bosco: contesti, processi, intenzioni in A. Bozzolo (Ed.), I sogni di don Bosco: Esperienza spirituale e sapienza educativa, LAS, Roma 2017, 471-496 [Don Bosco's Educational Use of Dreams: Contexts, Processes, Intentions] (original) (raw)
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L'articolo esplora la proposta educativa di don Bosco, evidenziando come i suoi sogni si integrino con la sua esperienza di vita e approccio educativo. Don Bosco utilizza un metodo narrativo ed educativo in cinque passaggi, che inizia con la situazione concreta dei giovani, interpretando poi questa realtà per stimolare un cambiamento. Il testo sottolinea il ruolo dei sogni nell'educazione, visti come strumenti che riflettono l'interazione con la comunità e la vita spirituale. Si analizza anche come don Bosco abbia usato i suoi sogni per influenzare positivamente la vita dei giovani, promuovendo trasformazione morale e scelta vocazionale, e collegando i sogni a un sistema educativo più ampio basato sulla prevenzione, l'affetto e la guida spirituale.
Salesianum, 2020
La “cronachetta” di Cesare Chiala conservata nell’ASC contiene cinque discorsi di “buona notte” tenuti da don Bosco alla comunità giovanile di Torino-Valdocco tra il 30 maggio e il 6 agosto 1862. Tre di essi sono racconti di esperienze personali recenti, che il santo presenta ai giovani con intenti edificanti e didascalici. Le altre due invece rivestono un’importanza particolare come documento della sensibilità dei cattolici in quella situazione storica ed espressione di una mentalità e di una percezione. Si tratta dell’apologo o similitudine delle due colonne e del sogno del “cavallo rufo”. Rivelano la visione ecclesiologica di don Bosco in quelle particolari contingenze. Di questa cro naca viene offerta l’edizione critica e il confronto con alcuni testi paralleli. L’edizione critica è preceduta dalla contestualizzazione storica e dal profilo dell’autore, che in quel momento non era ancora salesiano, ma impiegato nelle Regie Poste e collaboratore di don Bosco nella redazione delle Letture cattoliche e nella catechesi agli oratoriani. The “diary” of Cesare Chiala preserved in the ASC contains five talks given in “good nights” by Don Bosco to the boys in Turin-Valdocco between the 30th May and the 6th August 1862. Among them are accounts of some recent personal experiences that the saint gives to the boys to edify and instruct them. Two others, however, are of particular importance since they record the sensitivities of the Catholics of that par ticular historical period and are an expression of their way of thinking and appreciation of the situation. These are the ‘parable or allegory’ of the two columns and the dream of the “red horse”. They demonstrate Don Bosco’s view regarding the Church in those particular circumstances. A critical edition of this diary is presented and a comparison made with some parallel texts. The critical edition is preceded by its historical background and by an account of the author who at the time was not yet a Salesian but employed in the Postal Service and a collaborator of Don Bosco in the editing of the Letture cattoliche and in teaching catechism to the oratory boys.
Lo stato degli studi sui "sogni" di don Bosco e prospettive di ricerca
in Andrea Bozzolo (ed.), I sogni di don Bosco. Esperienza spirituale e sapienza educativa, Roma, LAS 2017, pp. 125-142
Lo studio ripercorre la lezione dei più autorevoli studiosi salesiani che si sono cimentati con i problemi storico interpretativi posti dai “sogni” di don Bosco: F. Desramaut, P. Stella, P. Braido, F. Jiménez, A. J. Lenti, identificando la peculiarità del loro approccio al tema e riproponendo opportunamente le preziose indicazioni metodologiche che si possono apprendere dalla loro indagine, per accostare il fenomeno con rigore storiografico e attenzione critica.
At the beginning of the XIV century when Dante undertook his visionary journey through the afterworld, one of the most resounding expressions of the thaumaturgical power of the saints was still their oneiric intervention as therapists to the benefit of worshipers who fell asleep on their tombs or had simply asked for their help by making vows to them. This paper is not a contribution to Dantean exegesis but an analysis of the hagiographical sources (lives of saints, collection of miracles and processes of canonisation) which demonstrate the spread of the practice of incubation and its possible transformations between the mid XIII and mid XIV century, above all in Mediterranean countries. The Divine Comedy is the transcription of a dream vision that was actually experienced and reformulated in a literary way. However, Dante’s work is not restricted to the sum total of his sources, which also include dream visions or experiences that cannot be directly analysed on the basis of the poet’s erudite reading. On the other hand, dreams are also always constructed using the historical and literary materials available to the dreamer. If there is a link between the religious imaginary of the historical world in which Dante lived and worked, and the literary imaginary that interacted with it, a systematic study of the most common forms of dream divination documented by hagiography can help us to gain a better understanding of certain ritual threads underlying Dante’s vision, which also seem to emerge from his unique oneiric autobiography, the Vita Nuova.
Studi sul Boccaccio, 2014
In MS Vaticano Rossiano 947, Boccaccio’s Decameron is followed by the Dream-book of Daniel (Somniale Danielis), a manual of the interpretation of the most common dream symbols in the Middle Ages. The copyist of this codex, Domenico Caronelli da Conegliano was educated in a domestic and cultural environment that placed importance on the oneirocritic theories circulating in fourteenth century Italy, the same theories that inspired Dante and Boccaccio for the oneiric episodes of their masterpieces. The transcription of the dream-book in the codex Vaticano Rossiano 947 closes this essay, and includes a critical apparatus bearing variants belonging to two other versions of the Dream-book of Daniel in vernacular Italian which appear in MS Laurenziano Martelli 12 and MS Laurenziano Tempi 2. These dream manuals lend a key to decipher the visions and dreams taking place in Boccaccio’s novelle. Within the same Vatican manuscript, the material association of the texts – Decameron and the Somniale Danielis – confirms the existence of a fruitful link between dream and literature. Il cod. Vaticano Rossiano 947 contiene il Decameron e il Libro dei sogni di Daniele, un prontuario di interpretazione dei più comuni simboli onirici. Il copista, Domenico Caronelli da Conegliano, si forma in un ambiente familiare e culturale interessato alle teorie onirocritiche in circolazione nel Trecento, le stesse usate da Dante come da Boccaccio per la costruzione degli episodi onirici. In appendice al saggio è trascritto il libro dei sogni presente nel cod. Rossiano 947 con un apparato critico costituito dalle varianti contenute negli altri due mss. trecenteschi che contengono il Libro dei sogni di Daniele in volgare, i Laurenziani cod. Martelli 12 e cod. Tempi 2. Consultando questi prontuari è possibile interpretare le visioni che hanno luogo nelle novelle, confermando anche a livello materiale l’associazione tra sogno e letteratura.
L’esercizio della “buona morte” nell’esperienza educativa di don Bosco
in GARCÍA GUTIÉRREZ Jesus Manuel – FRENI Cristina - ZAS FRIZ DE COL Rossano (edd.), Contemplare l'alba oltre il tramonto. Morte e vita nella prospettiva della Teologia Spirituale, Roma, LAS 2017, pp. 253-280
L’esercizio mensile della buona morte è una pratica di pietà diffusa a partire dal Seicento, fiorita sul ceppo delle antiche "praeparationes ad mortem". Don Bosco l’assunse e lo rese funzionale al suo modello formativo. Proponeva ai giovani di collocarsi spiritualmente nel momento della propria morte per aiutarli ad apprezzare più obiettivamente la preziosità della vita e li invitava ad un accurato esame di coscienza e a una buona confessione, “come se fosse l’ultima della vita”, feconda di propositi concreti e operativi. Lo scopo era triplice: tenere desta l’attenzione sui Novissimi e sul “grande affare dell’eterna salvezza”; educare al senso cristiano della morte e della vita; creare le condizioni per un costante monitoraggio di sé, funzionale alla riforma dei costumi e alla crescita virtuosa in tensione perfettiva e gaudiosa. La sua pratica è connotata da una marcata preoccupazione educativa, per questo accentua la revisione di vita, il rendiconto sincero al confessore-direttore spirituale, l’invito a tenersi in stato di costante conversione, riconfermare il dono di sé a Dio e formulare proponimenti operativi per un incessante miglioramento di sé. D’altra parte, l’espressione formale obsoleta ed alcune accentuazioni care alla cultura romantica, oggi la rendono del tutto estranea alla nostra sensibilità.
2013
Abstract The earliest stories about Constantine’s dream and vision before the Battle of the Milvian Bridge (312) have always been one of those most popular research topics among scholars of Late Antiquity. After distancing itself from recent attempts to explain these famous episodes by reducing them to mere astronomical events, this study proposes a thorough interpretation of the sources. First of all it analyses mnemo-historical relations between Constantine, Lactantius, Eusebius and the Latin Panegyrics, thus overcoming the opposition between facts and representations throughout the history of memory. Finally, a historical-semantic analysis of the oneiric-visionary lexicon of the same sources shows that in order to understand the meaning of Constantine’s dream and vision it is necessary to contextualize the sources within the pagan-Christian polemic on oracular divination and, in particular, look at the fourth-century process which led first to the domestication and then to the Christian appropriation of the ancient ritual of incubation. Thus, the review of the written record of the most famous of the dreams of history can provide a proper key to understanding the history of dreams.