GUSTAVO GIOVANNONI TRA STORIA E PROGETTO (original) (raw)
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Il giovane favoloso inizia con la visione di tre bambini che giocano dietro una siepe, nel giardino di una casa austera. Sono i fratelli Leopardi, e la siepe è una di quelle oltre le quali Giacomo cercherà di gettare lo sguardo, trattenuto nel suo anelito di vita e di poesia da un padre severo e convinto che il destino dei figli fosse quello di dedicarsi allo "studio matto e disperatissimo" nella biblioteca di famiglia, senza mai confrontarsi con il mondo esterno.
IL PROGETTO DEL SILENZIO. GIOVANNONI E LA ZONA DANTESCA DI RAVENNA
Nella complessiva carriera di Gustavo Giovannoni, l’insieme degli studi del 1927-28, in larga parte inediti, per la sistemazione della zona dantesca a Ravenna non rappresenta certo un caposaldo. Il suo lavoro non si colloca tra gli esiti più fecondi della sua ricerca sulla riconfigurazione della città storica, né tra i migliori esempi di applicazione delle sue teorie. Alla fine il suo impegno è coronato da un sonoro insuccesso. Tuttavia suo complesso la questione della zona dantesca negli anni del fascismo rappresenta un episodio di grandissimo interesse; nella vicenda si confrontano plurime questioni ideologiche e culturali, si misurano personalità di primissimo piano del mondo dell’arte e dell’architettura, si scontrano esigenze cittadine e prospettive politiche centrali. Emerge con questi progetti un tema urbano di straordinario valore simbolico, interpretabile tanto in chiave locale quanto in chiave nazionale
STORIOGRAFIA COME STORIA: GIOACCHINO VOLPE (E DINTORNI)
Historiography as history. Gioacchino Volpe (and his surroundings) In this contribution an interpretation of Enzo Cervelli's investigation into the figure of historian Gioacchino Volpe is advanced. Cervelli’s Volpe, it is argued, is seen as a prism through which to reconstruct the history of Italian culture between the nineteenth and twentieth centuries, notably in its ideological aspects of anticipation of Fascism. Cervelli was able to discern, across the whole of Volpe’s historiography, a number of topics, such as nation and nationalism, the generational discourse, the missed encounter with Marxism, the historiographic irrationalism, the autobiographical subjectivity, some of which elaborated decades before the maistream research did. By leveraging on these issues, Cervelli traced a complex and labyrinthine fresco of Italian and European culture during the late liberal age and Fascism, which took its cue from a historical question of an essentially political nature. In questo contributo si propone una interpretazione dell’indagine di Enzo Cervelli sulla figura di Gioacchino Volpe, vista come un prisma attraverso il quale ricostruire la storia della cultura italiana tra Otto e Novecento nei suoi aspetti ideologici di anticipazione del fascismo. Attraverso l’individuazione, nell’analisi della produzione volpiana, dei temi della nazione, del discorso generazionale nel mancato incontro con il marxismo, dell’irrazionalismo storiografico, della soggettività autobiografica – alcuni dei quali elaborati con decenni di anticipo rispetto ai tempi della ricerca – Cervelli tracciava un complesso e labirintico affresco della cultura italiana ed europea fra età liberale e fascismo, che prendeva le mosse da un problema storico di natura essenzialmente politica.
a Bisanzio 65 Antonino Pittà «Dum sit avis rara mulier pauper nec avara». Ugo Primate fra Orazio e Giovenale Francesco Ursini Aspetti della presenza di Giovenale nella Commedia Silvia Fiaschi Quadri giovenaliani (e non solo) nella satira latina dell'Umanesimo: alcuni esempi per una proposta di metodo
GIOVANNI FONTANA. LA MIA VITA PER IMMAGINI
STEVE, n.49, primavera/estate, 2017, 2017
«Fine direi, tanto per cominciare. Quando la prima elementare accorciò le ore del sonno facendo scivolare un freddo fastidioso nella schiena attraverso il colletto bianco inamidato. La fine di un'infanzia corta. L'odore dei lumini coprì improv-visamente i profumi di vaniglia delle confetture quando mia madre perse suo fra-tello Glauco, poeta. E fu subito scuola ché, già padrone di alfabeti materni, una suora in prima battuta mi chiese di copiare una pagina dal libro di lettura. Proprio così come la vedi. Proprio così? Le chiesi. Sì, così. E fu che ricopiai irreprensi-bilmente in bodoni perfetto, cercando di minimizzare i caratteri per non varcare i margini del foglio. Ovviamente fu la delusione della suora-maestra e fu la delu-sione mia. Che continuavo a chiedermi senza risposta perché avesse voluto ob-bligarmi a quell'esercizio tanto strano, quando avrei potuto scrivere tranquilla-mente in corsivo corrente. Un impatto deludente. E perdente. Nei confronti di quella signora bacucca così strana che si era senz'altro fatta un'idea sbagliata delle mie capacità scrittorie. In realtà ero abituato ad osservare tutto nei detta-gli. E mi interessavano le grazie dei ca-ratteri di stampa. Li vedevo cordiali e sorridenti. In particolare m'intrigava la "e", simpaticamente, che aveva deciso di porsi di profilo per esaltare il taglio della sua risata sganasciata. Abituato a scrivere sotto dettatura, capii, lì, che non dovevo prendere tutto alla lettera. Ma, in effetti, il gran finale fuor di bam-bagia c'era già stato quando scappai dall'infantile ostello. Un alto cancello. Un giardino. Un pino. Altre monache. Altro tipo di cuffia. Fu la mia prima performance. Una fuga in solitario di cui mi restano nella mente certi curiosi 1. Mio padre Adalberto.
I GIOVANI E LA STORIA: UN'INDAGINE TRA GLI STUDENTI DELLE SCUOLE SUPERIORI DEL VENETO
Italia Contemporanea, 2018
Elaborazione dei dati a cura di Massimo Baldo Didattica e mutazioni generazionali: che cosa è cambiato nell'insegnamento della storia L'idea di elaborare un questionario sul senso della storia e di somministrarlo a un campione significativo di studenti della scuola superiore nasce dall'esigenza di testare i cambiamenti avvenuti nell'insegnamento di questa disciplina negli ultimi vent'anni sia a livello didattico che generazionale. Era nostra convinzione che, in assenza di dati empirici raccolti direttamente nelle classi, fosse impossibile stabilire quali e quanti cambiamenti fossero intercorsi nel modo di accostarsi alla storia da parte delle nuove generazioni, in relazione anche ai possibili nuovi metodi di insegnamento introdotti dagli insegnanti. Non solo: ci interessava anche capire in che modo i nuovi linguaggi digitali avessero interferito e condizionato la percezione del passato ricostruito storicamente e conoscere i diversi criteri di indagine che i nuovi strumenti tecnologici possono suggerire agli studenti. Dopo una stagione, iniziata alla fine degli anni '80 e maturata con la Riforma Berlinguer del 1996, di dibattiti pubblici sull'urgenza, avvertita da storici e insegnanti, di svecchiare l'insegnamento della storia, negli ultimi anni questo intento innovativo è venuto meno. Sul ruolo formativo ed educativo della storia è calato il silenzio: si è investito poco o nulla a livello ministeriale e anche l'impegno degli storici si è molto affievolito. Al di fuori delle celebrazioni imposte dagli anniversari della storia nazionale, anche il dibattito pubblico ha tralasciato una seria riflessione sulla trasmissione del sapere storico, preferendo ignorare le reali difficoltà che sempre di più incontra ogni tentativo di proiettare nel passato la prospettiva temporale delle nuove generazioni. Difficoltà, questa, spesso imputata all'assenza di possibilità future che affligge gli studenti e quasi li costringe a vivere e pensare in un eterno presente. Ma, in assenza di nuove indagini, la storia è veramente percepita come una materia "morta" che non suscita più curiosità e interesse, di cui ci si deve stancamente occupare per rimediare un voto sufficiente? Dove sono finite le innovazioni didattiche proposte e messe in atto non più di una decina di anni fa? Ci sono stati dei cambiamenti nel modo di rendere la storia più vicina al vissuto degli studenti, come giustamente recitavano le indicazioni metodologiche dei programmi degli Istituti Professionali della fine degli anni Novanta? La cosiddetta "didattica per competenze " delle Nuove Indicazioni Nazionali è conosciuta e messa in atto dagli insegnanti? Con quali risultati? Tenuto conto del turn over generazionale, nella scuola dovrebbero ormai essere quasi stabilmente inseriti quegli insegnanti che hanno avuto un training formativo anche nelle didattiche disciplinari e quindi una preparazione specifica, non solo di tipo epistemologico, ma anche didattico e metodologico. Il loro inserimento avrà indubbiamente influito anche sull'apprendimento delle discipline da parte degli studenti e quindi sulla percezione delle stesse in termini di utilità e motivazione. Per valutare i risultati, di fronte a un quadro generale in continua evoluzione e caratterizzato da molteplici variabili, è importante partire da dati concreti, evitando il ricorso ad astratti modelli teorici che potrebbero nascondere la reale portata dei processi in atto nel mondo della scuola.
GUSTAVO GIOVANNONI E I RESTAURI DI “LIBERAZIONE” NELL’OSPEDALE DI S. GIOVANNI AL LATERANO
BOLLETTINO DEL CENTRO DI STUDI PER LA STORIA DELL'ARCHITETTURA, 2021
Gustavo Giovannoni and the restoration works for the “liberation” of the medieval structures in San Giovanni al Laterano hospital By the Commission for the Study of the Medieval Churches of Rome, established by the Ministry of Education, the works on the medieval structures of San Giovanni Hospital were promoted. The works, carried on between 1927 and 1930, were directed by Gustavo Giovannoni. Illustrating the works carried out in some writings, Giovannoni defined the taken actions as a ‘restoration’, describing them as a typical case of the so-called “liberation” category, he formerly theorized. The consideration of the published and archival documents – today stored among the Centro di Studi per la Storia dell’Architettura Archive, the Archivio Centrale dello Stato and the Archivio Capitolino – allows to outline the premises, the design process, the operating procedures and the outcomes, as well as to specify the cultural scene, institutions and figures involved, among which major architectural and political personalities emerge.