GUSTAVO GIOVANNONI E I RESTAURI DI “LIBERAZIONE” NELL’OSPEDALE DI S. GIOVANNI AL LATERANO (original) (raw)

PAVIMENTI COSMATESCHI DI ROMA: BASILICA DI SAN GIOVANNI IN LATERANO

Dorothy Glass non ha incluso nel suo volume Studies on Cosmatesque Pavements del 1980, uno studio riguardante San Giovanni in Laterano, probabilmente perché era noto che il pavimento generalmente definito "cosmatesco", è in realtà un rifacimento del XV secolo. In questa sede ho preferito darne una breve descrizione, cercando di ricostruirne l'oscura vicenda storica, se non altro per sfatare un luogo comune che viene oggi erroneamente divulgato soprattutto in molti siti web di internet. Siccome tali siti sono visitati da migliaia di persone mensilmente, è opportuno riconsiderare alcune affermazioni per una corretta interpretazione dei dati e della realtà. Già in Wikipedia, per esempio, si legge a più riprese che "oltre ai portici, altre parti delle costruzioni più antiche ancora sopravvivevano, fra esse la pavimentazione cosmatesca"; "nel 1421 la chiesa venne arricchita da un nuovo pavimento cosmatesco"; "della basilica medioevale restarono solo il pavimento, il ciborio ed il mosaico absidale"; "la pavimentazione è quella cosmatesca della basilica medioevale"… Da "romaspqr.it" si legge, similmente: "della basilica medioevale restano il pavimento di opera cosmatesca, il tabernacolo ed il mosaico dell'abside"; "il pavimento è un bellissimo mosaico del XIII sec., opera del Vassalletto e di suo figlio, pulito e ricollocato nel XVI sec."… Bastano questi pochi passi per capire che le notizie intorno al pavimento della basilica lateranense, divulgate su guide turistiche e studi non specializzati, sono tuttora confuse e contraddittorie. Il pavimento di questa chiesa, diciamolo subito, non è un litostrato originale cosmatesco, ma andiamo con ordine e cerchiamo di stabilire una possibile cronologia delle vicende che lo hanno modificato fino all'attuale stato. Le poche notizie che sono riuscito a trovare, senza effettuare lunghe e penose ricerche documentali nelle biblioteche fisiche, ma solo grazie a quanto si può vedere nei documenti digitali in internet, riconducono tutta la storia del pavimento della basilica Lateranense a due periodi ben distinti. Il primo è quello della chiesa romanica in cui si può presumere che esistesse un pavimento Basilica di San Giovanni in Laterano da una incisione settecentesca di Giovanni Battista Piranesi

PAVIMENTI COSMATESCHI DI ROMA: BASILICA DI SAN GIOVANNI A PORTA LATINA

"Lasciata la Passeggiata Archeologica, chi segua a sinistra la Via di Porta Latina, invece di quella più nota e frequentata di Porta San Sebastiano, si troverà in un mondo nuovo e lontano, chiuso alle infiltrazioni della vita moderna. Una strada silenziosa, dove il rumore dei carretti, dei camions, degli auto non giunge: una strada in cui lo svolgersi dei secoli ha lasciato traccie visibili e profonde e dove il viandante non disattento alle parole delle cose, saprà evocare le visioni del passato così piene di fascino e di poesia". Così inizia un grazioso articoletto dedicato alla basilica di San Giovanni a Porta Latina, pubblicato su un numero di Capitolium del 1928 a firma di A. Dardano. Questa introduzione mi ha molto colpito perché è l'identica e vera sensazione che io stesso provai quando percorsi la stradina di Porta Latina per raggiungere la chiesa, allontanandomi dal caotico svincolo di Piazzale Numa Pompilio e la trafficata strada di Via delle Terme di Caracalla. E se il rumore dei "carretti e dei camions" era avvertibile già nel 1928, si può immaginare la differenza con il caos del traffico moderno! La pubblicazione di Dardano, oltre alle enfatiche descrizioni dei monumenti, offre anche un breve excursus storico della chiesa di cui alcune notizie che qui riporto in brevi stralci sono interessanti per la nostra indagine. "Nessuna notizia si ha di questa chiesa primitiva, se non che fu grande e magnifica. Nel 722 Adriano I, come attesta il Liber Pontificalis, la ricostruì rinnovandone l'aspetto. Le notizie storiche sulla chiesa scarseggiano e le poche si susseguono dopo lunghi periodi di tempo. Nel 1144 Lucio II la riunì al Capitolo Lateranense; Celestino III nel 1190 la consacrò, come si legge da un'epigrafe tuttora esistente. Non si conosce però se l'uno o l'altro di questi papi fece eseguire dei restauri; un cenno sopra lavori del genere si ha soltanto a partire dal 1400…La facciata della chiesa, come si presenta ora, ben poco mantiene dell'antica maestà e bellezza. Dall'Historia di S. Giovanni a Porta Latina dell'Abate Crescimbeni, si può apprendere che nel 1700, il portico, anticamente a cinque archi, era ridotto a tre; ora, soltanto un arco rimane nella parte centrale; degli altri esistono tracce sul muro interno e due colonne antiche…Il Crescimbeni riteneva, da quanto risulta dal suo scritto, che l'opera quale a lui appariva, fosse in gran parte una ricostruzione dovuta ad Adriano I; ma dall'attuale stato dell'edificio risulta pur chiaro che oltre i restauri del 1400 di cui si ha notizia, la Chiesa e il campanile ebbero a subirne altri e assai notevoli tra il 772 e quest'ultima data. La decorazione del campanile eseguita con formelle, con piatti colorati di maiolica e con marmi preziosi, le cornici a denti e beccatelli che dividono un ordine dall'altro, il materiale stesso sono propri della scuola romana che sorse verso il 1000. Un'uguale cornice a beccatelli ricorre sulla facciata del portico: e i marmorari romani che ne avevano tratta ispirazione dai monumenti pagani usarono largamente di tale forma di decorazione nella stessa epoca. La porta d'ingresso alla chiesa è semplice, con una cornice a mosaico che sottolinea le forme architettoniche… Interessanti appariscono gli elementi antichi dell'abside. Forse una schola cantorum esisteva davanti l'altare maggiore e, a detta del Crescimbeni, questo era ricoperto da un ciborio sostenuto da quattro colonne preziose; tre di porfido e una di serpentino…Alla scuola cosmatesca deve assegnarsi la decorazione a mosaico del pavimento dell'abside e della parte mediana del secondo gradino della porta d'ingresso e dell'altare. Tanto i bassorilievi che i mosaici dimostrano per l'esecuzione accurata e per i materiali adoperati, che già gli artefici dovevano essere esperti in tali opere. Inoltre le tessere a vivaci colori di smalto e d'oro comparvero nell'arte cosmatesca verso la fine del XII secolo e le troviamo infatti datate nella prima opera di Lorenzo, padre di Cosma, a Civita castellana nel 1205". Un disegno della basilica che mostra come era nel XVI secolo.

GUSTAVO GIOVANNONI TRA STORIA E PROGETTO

GUSTAVO GIOVANNONI TRA STORIA E PROGETTO, 2018

Il volume raccoglie i materiali espo¬sti alla mostra “Gustavo Giovannoni tra Storia e Pro¬getto”, svoltasi a Roma presso gli ambienti delle Terme di Diocleziano del Museo Nazionale Romano tra il 5 febbraio e il 15 marzo 2016. L’idea della Mostra, maturata nell’ambito del “Cen¬tro di Studi per la Storia dell’Architettura” fondato da Giovannoni nel 1939 e da lui diretto sino alla sua morte nel 1947, intendeva inserirsi nell’ambito di una serie di iniziative volte a ricordare la figura di studioso, teorico e progettista in prossimità della ricor¬renza del 70° anno dalla scomparsa. Curata dal “Centro di Studi per la Storia dell’Archi¬tettura”, la mostra è stata realizzata in collaborazione con la Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Na¬zionale Romano e l’Area Archeologica di Roma. L’articolazione in sezioni già presente alla mostra si riflet¬te nell’articolazione di questo volume e sono le seguenti: “Formazione e didattica” a cura di Marina Docci e Ma¬rina Magnani Cianetti, “Storia dell’architettura” a cura di Piero Cimbolli Spagnesi e Augusto Roca De Amicis, “Architettura” a cura di Simona Benedetti, Ilaria Delsere e Fabrizio Di Marco, “Città, ambiente, paesaggio: tra vec¬chio e nuovo” a cura di Maria Piera Sette e Andrea Pane, “Restauro” a cura di Maria Grazia Turco e Claudio Varagnoli.

IL RESTAURO DELLA CHIESA DI SAN GIOVANNI A MARE IN NAPOLI

La fondazione del complesso di San Giovanni a mare si fa risalire al XII secolo. L'esigenza di edificare un "ospedale" viene dettata dalla necessità di offrire cura e accoglienza al rientro delle navi dalle crociate in Terrasanta. La posizione del complesso, al quale è annessa anche la chiesa, è, quindi, in prossimità della spiaggia, anzi fonda in pratica su di essa, e appena fuori della murazione urbana.

SANTA GIUSTINA E LA BATTAGLIA DI LEPANTO

STORIA VENETA, n.50 , 2019

Nella millenaria storia della "Serenissima" Repubblica di Venezia la battaglia di Lepanto (7 ottobre 1571) costituisce uno degli eventi più conosciuti e celebrati. Meno nota oggigiorno è, invece, la tradizione che lega la vittoria di Lepanto a santa Giustina di Padova. La battaglia avvenne, infatti, nel giorno che la liturgia veneziana dedica alla protomartire padovana.

TASSIDERMIA E RESTAURO. L'ELEFANTE DI VILLA SAVOIA A ROMA E ALTRI ANIMALI

L'intervento di restauro effettuato sui 121 trofei venatori di casa Savoia a Roma è stata l'occasione per addentrarci in un ambito alquanto interessante e poco noto ai non addetti, ricco di storia, di storie, di metodologie codificate in testi specialistici che accompagnano un mestiere artigianale tramandato di padre in figlio. Villa Savoia oggi non è più territorio italiano, ma della Repubblica Araba d'Egitto. Nel 2009 è iniziata una campagna complessiva di recupero e restauro dell'intero edificio e degli arredi, tuttora in corso d'opera; ufficialmente lo Stato Italiano non ne ha più la tutela. Il nostro contributo diventa, così, la memoria degli interventi eseguiti.

IL BATTISTERO DI SAN GIOVANNI, E L'ETERNO FONTE BATTESIMALE DEL MEDIOEVO ASCOLANO

in Aa. Vv., Guida alle chiese romaniche di Ascoli Piceno, città di travertino, Ascoli Piceno 2006, pp. 28-39, 158-161, 2006

Il Battistero ascolano di San Giovanni sorge in posizione isolata di fianco alla Cattedrale. La sua autonomia architettonica e spaziale è determinata da una specifica funzione liturgica, ricca di significati e di correlazioni. Questo edificio compatto e al tempo stesso leggiadro, reso inespugnabile dalla sua solida muratura in travertino, accoglie il fonte dove il vescovo della città celebra il rito dell'iniziazione. Insieme alla Cattedrale, il Battistero chiude lo scenario di Piazza Arringo sul lato orientale. Il palazzo di origini trecentesche che si trova al suo fianco delimita uno spazio di rispetto in cui sorgeva la chiesa di San Biagio, già esistente in età romanica in funzione del complesso episcopale ascolano. Demolita nel 1883, la piccola chiesa mantiene una memoria di sé grazie al perimetro delle fondamenta evidenziato dalla nuova pavimentazione della piazza. Anche il Battistero è stato sfiorato da un simile destino, dal momento che non sono mancate sin dall'Ottocento costernanti proposte di demolizione o di trasferimento dell'edificio in quanto "inutile" e "ingombrante". Può sembrare un paradosso, ma solo la letteratura critica mostra un costante interessamento verso questo monumento-simbolo, sostanzialmente assente dalla mappa dei momenti e dei luoghi che delineano la dimensione di vita e di cultura degli abitanti della città. Caduto in disuso e lasciato in disparte da qualsiasi cerimonia pur trovandosi nella piazza per eccellenza delle celebrazioni religiose e civiche, prima fra tutte la festa in onore del patrono ascolano sant'Emidio, sia pure privo di problemi di assetto statico, il Battistero di Ascoli ha versato fino a pochi anni fa in cattive condizioni ambientali. Oltre ad essere sostanzialmente abbandonato, l'edificio risultava segregato anche visivamente, soprattutto per il fatto che fungeva da spartitraffico con tanto di rotatoria nel mezzo di una intensa direttrice viaria. La situazione a dir poco incresciosa ha creato un diffuso sentimento di insofferenza verso questa

L'ORDINE DEGLI OSPEDALIERI DI SAN GIOVANNI DI GERUSALEMME A MOTTOLA E LA CHIESA RUPESTRE DI SAN NICOLA DI LAMADERCHIA

2021

Tra la fine del XIII e il XV secolo Mottola è stata sede di insediamenti dell’ordine cavalleresco degli Ospedalieri di San Giovanni di Gerusalemme I cavalieri gerosolimitani giungono a Mottola nel 1297, grazie al passaggio nelle loro mani delle proprietà del monastero benedettino della SS.ma Trinità di Venosa, che a Mottola possedeva una chiesa di donazione normanna già dall’XI secolo. I documenti custoditi nell’Archivio Segreto Vaticano e nell’Archivio dell’Ordine di Malta documentano l’esistenza a Mottola di una chiesa dedicata a Santo Stefano nel 1373, e di una vera e propria domus ospitaliera, almeno fino al 1412, di cui si erano persi successivamente memoria e tracce. Il saggio, attraverso indizi e collegamenti storici, documentari e iconografici, individua il sito che presenta le maggiori probabilità di averli ospitati nella celebre chiesa rupestre di San Nicola di Lamaderchia, la "Cappella Sistina della civiltà rupestre"