Danza e pantomima: modelli interpretativi e chiavi di lettura (original) (raw)

Elementi di drammaturgia pantomima. Il ballo della Didone e la riforma italiana della danza

2014

Il 26 dicembre 1772 al teatro S. Benedetto di Venezia, il pubblico veneziano assiste alla rappresentazione di un ballo pantomimo considerato come uno dei capolavori di Gasparo Angiolini, La partenza di Enea o Didone Abbandonata. La breve descrizione del ballo, inserita nel libretto d’opera che lo accoglie, ne precisa il genere, la struttura e la fonte: si tratta di un «Ballo tragico pantomimo, diviso in cinque atti e tratto dai primi quattro libri di Virgilio e dall’opera di Didone del celebre sig. abate Metastasio». Le musiche del ballo, composte dallo stesso Angiolini, sono pubblicate in un volumetto di nove parti musicali distinte, l’anno seguente da Marescalchi a Napoli. Raro esemplare della relazione tra musica e danza, lo spartito per il primo violino presenta le tracce di una sincronizzazione tra le note e il gesto: si tratta di una serie di brevi didascalie inserite sul rigo musicale che, grazie a un sistema di rimandi, dettagliano l’azione e precisano il momento musicale in...

Dalla pantomima classica al Ballet d'action

2020

In the eighteenth century the neoclassical reflection on the artwork as an imitation of nature translates into the necessity of a radical reform for the choreutical art, which must recover a dramaturgical meaning. The practical model to follow for an imitative reconsideration of the dance is the ancient pantomime, the perfect example of the union between poetry, dance and music, aspiring to represent on scene a complete story and the emotions of the characters; the philosophical model which stands at the basis of the debate is the dialogical treatise on dance by Luciano di Samosata. The ancient reflection on the saltatio represents the start point for the neoclassical re-elaboration of the ballet d'action codified by Franz Anton Hilverding, Gasparo Angiolini and Jean-Georges Noverre.

«Elementi di drammaturgia: il Ballo della Didone e la riforma razionale della danza di Gasparo Angiolini», in Rivista di Letteratura Teatrale, Fabrizio Serra editore, 2015, p. 42-60.

On December 26th, 1772 to the theatre S. Benedetto in Venice, the Venetian audience attends the performance of a ballet pantomime considered one of the masterpieces of Gasparo Angiolini, La partenza di Enea o Didone Abbandonata (The departure of Aeneas or Dido abandoned). The short description of the ballet, inserted in the opera’s libretto, specifies the type, the structure and the source: it is about a «tragic pantomime ballet, divided in five acts and taken from the first four books of Virgil and from the opera of Dido of the famous Mr. abbot Metastasio». The music of the ballet, composed by Angiolini himself, was published by Marescalchi in a small volume of nine scores, the following year in Naples. Rare sample of the relation between music and dance, the first violin musical score shows the traces of synchronization between notes and gesture: it is a series of short captions inserted in the stave that, thanks to a system of cross references, detailing the action and specifying the musical moment in which it occurs. Based on literary and musical sources and with a special attention to strategies of intersemiotic transposition and to the modalities of the pantomime expression, this article develops a dramaturgic analysis that highlights the pragmatic value of the Angiolinian creation in the context of the cultural rivalry between Italy and France. This ballet that, on the whole, reveals the theoretical discourse of its inventor and expresses its dramaturgic choices, conveys a specifically Italian poetics, situated in the Arcadia's reform plan between Metastasio and Goldoni, and defends the idea of an Italian reform of the art of the dance. Animated by the desire to act in the cultural environment in which it moves, to show and to demonstrate the classical principles of a new poetics of dance, Angiolini advocates, in fact, with its Dance of Dido, the rational re-foundation of the Italian pantomime-ballet.

Fantasmata: l’astanza della danza?

2017

The word fantasmata , used by Domenico di Piacenza in De arte et saltandi choreas ducendi , has been investigated by many scholars and raised many debates. We could summarize the concept of fantasmata in that moment of suspension, full of energy and emotion, between movement and stasis, between the power and the act, which has many references to classical culture. Another word extremely complex is created by Cesare Brandi to describe an aesthetic phase of the perception of the work of art: the astanza . When the art is manifested to consciousness, condenses it into an image, it create a suspension of existence. Investigating the different meanings and connotations of the concepts of fantasmata and astanza , there are three issues that return strongly: image (with deep connections to the memory), time and space.

Lo spettatore in ballo. Parole e idee su pubblico e danza

2000

Riedizione 2014 in ebook (pdf) degli atti del convegno omonimo (2000), organizzato da Teatri di Vita, con la collaborazione del Centro Regionale della Danza e il patrocinio del Dipartimento di Musica e Spettacolo dell’Università di Bologna, in occasione del festival internazionale Vita nel Parco 2 – Trans Danse Europe 2000 nell’ambito di Bologna 2000 Città Europea della Cultura. Al convegno hanno preso parte critiche e studiose come Elisa Vaccarino, Eugenia Casini Ropa e Elena Cervellati; organizzatori come Bruno Francisci e Federico Grilli (che ha coordinato i lavori); coreografi e danzatori come Nicole Mossoux, Patrick Bonté, Paula Tuovinen, Enzo Pezzella e Aline Nari; e uno spettatore, Nedo Merendi. In appendice, è riproposto un articolo su Formazione o sperimentazione dello spettatore?

Improvvisazione in danza come spazio liminale

Improvvisazione in danza. l'arte di scegliere, 2012

Attraverso un esperimento svolto nel 2011, riprendendo la teoria di Turner sui fenomeni liminoidi in relazione ai drammi sociali, sono andata alla ricerca del dramma sociale rappresentato attraverso le performance di improvvisazione in danza. L’esperimento ha quindi coinvolto 6 performer in un workshop dando vita a un ciclo di 12 performance all’aperto nel centro storico di Firenze, durante le quali è stato intervistato il pubblico di passaggio sulle impressioni e parole chiave che le performance suscitavano in loro. Dalla ricorrenza di alcuni termini è stato evidente il collegamento con il concetto postmoderno di libertà. Secondo Bauman viviamo in una società in cui è stato guadagnato in libertà individuale perdendo però quella sicurezza che teneva insieme la società moderna. Nel mondo postmoderno vige la frammentazione e la mancanza di un quadro, sembrano mancare gli strumenti concettuali per esaminare la situazione in modo coerente e integrato. La vita individuale è concepita più che altro come un opera o come un’impresa, come qualcosa che va sviluppata, perfezionata e rielaborata fino a raggiungere il massimo potenziale. Al giorno d’oggi sembra che anche semplici scelte, come quale detersivo comprare, ci mettano di fronte a una crescente incapacità di scegliere. Nel gioco di specchi dell’improvvisazione come fenomeno liminoide possiamo quindi vedere chiaramente quali sono i nessi tra questa pratica performativa e la società postmoderna: il performer, improvvisando, si definisce nel presente della performance, compiendo le sue scelte passo dopo passo sulla scena. Si pone in una situazione di “precarietà creativa”, di “crisi volontaria”, come se avesse riprodotto una “scenografia postmoderna”. Sembra che l’arte abbia proposto uno spazio protetto in cui potersi liberare dall’ansia della scelta, in cui le parole chiave sono accettazione, ascolto e mancanza di giudizio. Sembra inoltre aver riportato l’attenzione su un nodo cruciale: la scelta non è quasi mai razionale, è intuitiva e sociale.

I "poteri" del corpo che danza. Spunti filosofici sulla dimensione simbolica della danza a partire da Susanne Langer e Daniel Stern

2020

In Feeling and Form (1953) philosopher Susanne K. Langer elaborated one of the most interesting philosophical reflections on the symbolic nature of dance. The present article further elaborates on these reflections and integrates them into the analyses by Daniel Stern and Rudolf von Laban. The final aim is understanding how the symbolic character of dance can be concretely articulated through body, movement and space. The main argument of the essay is that dance is able to express awareness of life as a whole. Originally, the ecological dimension (being part of nature), the political dimension (belonging to a community) and the ecstatic dimension (being part of a whole) would all be intimately bonded. This bond would be represented by dance, which may be called «the most serious intellectual activity of primitive life ».