'La Val Tidone nell'Antichità. Contributi di Archeologia per la Storia di un territorio di confine' Giornata di Studi, 29 Settembre 2018, ore 9.30 Teatro Comunale, Pianello V.T. (PC) (original) (raw)
Related papers
Il Vallo di Diano rappresenta un prezioso osservatorio per lo studio delle comunità indigene della Lucania antica, per la presenza, lungo le sue pendici orientali, di insediamenti culturalmente consolidati, di cui si conserva un’ampia documentazione archeologica, costituita quasi esclusivamente da necropoli. In tal senso, si presenteranno i primi risultati di uno studio basato sull’analisi di contesti funerari, databili tra VII e V sec. a.C., relativi ai due insediamenti principali del Vallo, Atena Lucana e Sala Consilina, che ha consentito il recupero di dati interessanti, sia per un inquadramento più puntuale della cultura materiale e delle produzioni ceramiche sia per una lettura più specifica del profilo culturale di questo comprensorio.
La pubblicazione propone una serie di affondi sollecitati dai restauri di alcune parti della rocca di Sestola, fra i quali spicca l’Oratorio di San Nicolò. In quest’ultimo edificio, infatti, i lavori hanno riportato alla luce alcuni pregevoli affreschi risalenti al XV secolo, già noti ma in parte celati da ridipinture, ora restaurati insieme a tutte le decorazioni pittoriche della piccola chiesa. Gli studi che qui si presentano gettano nuova luce sul forte di Sestola, che non appare solo come elemento identitario della cultura locale, bensì è anche un luogo al centro di percorsi e comunicazioni tra persone, idee e culture non solo da un versante all'altro dell'Appennino, ma anche attraverso tutto il ducato estense, tra l'Adriatico e la Garfagnana. Questi proficui scambi hanno coinvolto non solo artisti e personalità di spicco della cultura dell'epoca, ma anche le persone che qui vivevano e operavano, contribuendo a costruire le basi del patrimonio locale. Il volume è corredato di un ricco atlante fotografico fatto eseguire per l’occasione, con immagini del forte e degli affreschi dell'Oratorio San Nicolò e del ciclo già nella chiesa di Roncoscaglia.
La storia del territorio di Poggio Mirteto. Un racconto con il contributo di varie discipline Atti della giornata di studi “La storia del territorio di Poggio Mirteto". Un racconto tra archeologia, architettura, economia, geologia, storia dell'arte e urbanistica, Poggio Mirteto 29 novembre 2014, 2018
2024
La pubblicazione propone una serie di affondi sollecitati dai restauri di alcune parti della rocca di Sestola, fra i quali spicca l’Oratorio di San Nicolò. In quest’ultimo edificio, infatti, i lavori hanno riportato alla luce alcuni pregevoli affreschi risalenti al XV secolo, già noti ma in parte celati da ridipinture, ora restaurati insieme a tutte le decorazioni pittoriche della piccola chiesa. Gli studi che qui si presentano gettano nuova luce sul forte di Sestola, che non appare solo come elemento identitario della cultura locale, bensì è anche un luogo al centro di percorsi e comunicazioni tra persone, idee e culture non solo da un versante all'altro dell'Appennino, ma anche attraverso tutto il ducato estense, tra l'Adriatico e la Garfagnana. Questi proficui scambi hanno coinvolto non solo artisti e personalità di spicco della cultura dell'epoca, ma anche le persone che qui vivevano e operavano, contribuendo a costruire le basi del patrimonio locale. Il volume è corredato di un ricco atlante fotografico fatto eseguire per l’occasione, con immagini del forte e degli affreschi dell'Oratorio San Nicolò e del ciclo già nella chiesa di Roncoscaglia.
Antonio Palladino (1881-1926) fu parroco nella chiesa di San Domenico a Cerignola dal 1909 al 1926, anno della sua prematura scomparsa. Sulla scia del magistero di papa Leone XIII (1878-1903) – che, con la Rerum novarum, aveva suggerito un impegno più evidente e incisivo dei cattolici per contrastare il diffuso anticlericalismo – fu un prete “fuori di sacrestia”, operando tra le vie dei quartieri contraddistinti dai significativi toponimi dei Senza Cristo, Pozzo Carrozza, La Cittadella, sede – quest’ultimo – della Pia Opera del Buon Consiglio, l’istituzione che, del giovane sacerdote, raccolse e perpetuò dallo ieri all’oggi con la spiritualità, il carisma sociale del giovane presbitero a difesa delle fasce più deboli della società. Rientrò nel progetto palladiniano anche la salvaguardia e la tutela della donna: non fu, quindi, un caso se fu una sua figlia spirituale, Tarcisia Vasciaveo, a raccoglierne l’eredità e a promuovere, in accordo con le locali autorità ecclesiastiche, l’avvio della causa di beatificazione già nel periodo immediatamente successivo la sua scomparsa, nella convinzione che la via per l’affiliazione della nascente congregazione delle suore del Santissimo Sacramento all’ordine domenicano avrebbe costituito la via per il riconoscimento della santità del Palladino.