Del epigrama satírico griego al soneto áureo (original) (raw)
Related papers
Lo studio anagrammatico del verso dantesco "Pape Satàn, pape Satàn aleppe!" (2016)
PREMESSA La stesura di questo scritto sull'interpretazione del famoso verso di Dante " Pape Satàn, pape Satàn aleppe! " risale a circa quattro anni fa, ed è stata letta da diversi studiosi a conoscenza delle mie ricerche sull'anagramma (Cesare Segre, Nicolò Pase-ro, Giuseppe Sertoli, Rita Caprini). Non l'ho pubblicata volendo approfondirne alcuni aspetti della vicenda storica delle lotte fiorentine che emerge da questa analisi, e poi ho finito per lasciarla in sospeso tra i molti lavori che attendono da tempo una revi-sione. Ma la recente pubblicazione del libro di Eco, Pape Satàn Aleppe. Cronache di una società liquida, ha evidenziato il tema teorico sotteso dal particolare metodo di studio che sto mettendo a punto, cioè la sua specificità nel dirimere questioni interpre-tative altrimenti senza soluzione. Eco ha adottato questo titolo perché, spiega nella prefazione, " com'è noto, ben-ché schiere di commentatori abbiano cercato di trovare un senso a questo verso, la maggior parte di essi ritiene che esso non abbia alcun significato preciso. In ogni ca-so, pronunciate da Pluto, queste parole confondono le idee, e possono prestarsi a qua-lunque diavoleria ". 1 Un titolo che perciò esemplifica in senso ironico le difficoltà in-terpretative della nostra " società liquida " e le categorie concettuali che cercano di darne una soluzione, ma anche l'impossibilità degli studiosi a decifrare il vero signifi-cato del verso. È interessante anche notare che Eco aveva già proposto in termini icastici la irri-solvibilità di questo verso dantesco, insieme a un altro verso altrettanto famoso di Mallarmé, " Le vierge, le vivace et le bel aujourd'hui ". Infatti, in un passo del suo se-condo romanzo, Il pendolo di Foucault, così si esprime uno dei personaggi: " Compor-tati da stupido e diventerai impenetrabile per l'eternità. Abracadabra, Manel Tekel Phares, Pape Satan Pape Satan Aleppe, le vierge le vivace et le bel aujourd'hui, ogni volta che un poeta, un predicatore, un capo, un mago hanno espresso borborigmi insi-gnificanti, l'umanità spende secoli a decifrare il loro messaggio. " 2 Il lettore può trovare in diversi miei lavori lo studio anagrammatico del verso di Mallarmé, 3 che ne spiega accuratamente l'importante significato strutturale a soste-gno dell'intero sviluppo dell'omonimo sonetto. Qui di seguito viene invece illustrato il significato dell'enigmatico verso dantesco, di cui l'analisi anagrammatica fornisce una interpretazione molto dettagliata, la cui cornice storica è rappresentata dalle vi-cende fiorentine e dall'interferenza politica che vi ha avuto papa Bonifacio VIII, cui appunto si indirizza il verso.
Verso un'ermeneutica del canto gregoriano
VII Ciclo di Studi Medievali. Atti del Convegno, 2021
Il canto gregoriano, in quanto categoria storica, musicale ed epistemologica, è diventata una manifestazione performativa in cui l’interpretazione – intesa come tradizione e ricezione – si è evoluta in modi assai diversi sin dalle origini medievali fino ad oggi. La moderna opera di studio e restaurazione gregoriana – ovvero l’intenzione intellettuale di riportare la prassi esecutiva al suo stato primordiale – portata avanti da personaggi come Guéranguer o Cardine, si è fondamentata su un approccio semiologico che potrebbe considerarsi una forma di medievalismo esegetico in cui la grammatica gregoriana, intesa come la memoria e il significato di un segno, va oltre qualsivoglia possibilità espressiva e comunicativa della notazione musicale moderna. Sebbene molti manuali e trattati siano stati scritti sulla teoria notazionale di questo repertorio, sulla sua pedagogia, analisi e interpretazione, la semiologia in quanto disciplina medievalistica è in grado di rivelare solo parzialmente ciò che il canto gregoriano ha da dire, poiché i diversi modi in cui ha da dirlo, in cui può dirlo, e il perché di essi, va oltre i suoi confini naturali. Allora l’ermeneutica viene nel suo ausilio. Rampi e De Lillo (2019) nella loro opera “Nella mente del notatore. Semiologia gregoriana a ritroso” hanno fatto un grande tentativo di ricostruzione e approccio alla semiografia gregoriana non soltanto dallo studio della ricezione semiologica, ma elaborando una teoria innovativa di retroversione attraverso non di un trattato grammaticale in senso tradizionale, bensì dello sviluppo graduale del pensiero primordiale del trascrittore medievale. Una sorta di esercizio pratico-filosofico alla base dell’espressione semiologica gregoriana. Quindi, il presente studio cerca di capire i suddetti presupposti nell’opera di Rampi e De Lillo (2019) e comprendere in quale modo questi funzionino come base di una dimensione ermeneutica superiore negli studi sul canto gregoriano.
La collana presenta testi e studi, frutto di rigore filologico e di accurati approfondimenti sul versante storico-letterario. L'ambito di indagine copre l'intero arco della tradizione italiana: i testi spaziano dal Duecento al Novecento, riguardano classici e opere da valorizzare, testi in latino e in volgare, pertinenti a diversi generi (dalla poesia al romanzo, al teatro, all'epistolografia), accogliendo in serie autonome anche edizioni complete di singoli autori. Le edizioni critiche e i saggi sono resi disponibili attraverso tre diversi canali: l'edizione cartacea, pubblicata dalle Edizioni di Storia e Letteratura; il formato digitale e l'edizione on line, entrambi liberamente consultabili nel sito www.bitesonline.it. Tutti i volumi della collana sono sottoposti a peer review Comitato Scientifico Satire a cura di Emilio Russo ROMA 2019 EDIZIONI DI STORIA E LETTERATURA Quest'opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione -Non commerciale -Non opere derivate 3.
Un epigramma greco di età ellenistica attribuito a Puteoli
un'iscrizione greca conservata nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli 2 . Incisa su una lastra di marmo a grana cristallina (32,5 × 33,5 × 5,5; lettere 0,7-1,5), sulla quale è ancor oggi ben visibile la rubricatura delle ll. 2, 4, 6, l'epigrafe 3 risulta databile, su base paleografi ca, in epoca ellenistica 4 . Il testo è un epigramma funerario in tre distici elegiaci per una fanciulla morta prematuramente, Theodora. Qui si segue l'edizione di W. Peek, GVI 868.
Una glossa aristofanea nel lessico di Eroziano
2021
In explaining the glosses κ 9 κορδίνημα and σ 5 σκορδίνημα the lexicographer Erotian refers to Aristophanes’ Acharnians 30 and states a striking and obscure relation between (σ)κορδίνημα and the notion of ‘head heaviness’ (καρηβαρία). Neither Hippocrates nor Hippocratic ancient commentators, such as Galen, support Erotian’s explanation. The link between (σ)κορδίνημα and καρηβαρία seems to rely indeed on a now lost source, variously attested by extant lexicographic witnesses, and, in its most complete form, in Orus.