Giuliano Volpe, Il bene nostro. Un impegno per il patrimonio culturale, Edipuglia 2019 (original) (raw)

Il bene nostro. Un impegno per il patrimonio culturale

Il bene nostro. Un impegno per il patrimonio culturale, 2019

Prendendo le mosse dalla sua esperienza, tra il 2014 e il 2018, di Presidente del Consiglio superiore ‘Beni culturali e paesaggistici’ del MiBACT, organo al quale ha attribuito un ruolo particolarmente attivo nella recente fase della radicali riforme del patrimonio culturale, Giuliano Volpe affronta una serie di temi, sui quali è intervenuto in vario modo negli scorsi anni e continua a fare sentire la sua autorevole voce: le soprintendenze uniche, i musei autonomi e il sistema museale nazionale, il paesaggio e il turismo culturale, la Convenzione di Faro e la partecipazione dei cittadini, la formazione e la ricerca, le professioni dei beni culturali e il lavoro, l’archeologia pubblica e la gestione dal basso, l’accesso ai dati e la liberalizzazione delle immagini, e molti altri temi ancora dell’articolato e complesso mondo del patrimonio culturale Questo libro è, soprattutto, la testimonianza viva di un ininterrotto impegno militante e di una forte passione culturale e civile da parte di un archeologo che ha sempre associato la didattica e la ricerca universitaria alla politica culturale.

Giovanni Volpato e il suo ambiente culturale

I trionfi di Volpato, 2003

Nato a Bassano nel borgo di Angarano tra 11 1732 e il1735 da Paolo Trevisan e Angela Dal Bellor, adottò, secondo quanto riportato dai suoi biografi a lui contemporanei o di poco successivi, il cognome della nonna materna Francesca Volpato2. Della sua iniziale attività poco sappiamo tranne che fece il suo ingresso nel mondo del lavoro nella città natale come ricamatore per aiutare la madre, rimasta vedova precocemente, a mantenere la famiglia3. Fu proprio lei a spingerlo verso l'arte incisoria, "che quasi da per se solo apprese", probabilmente ben conscia delle possibilità che la città di Bassano ofFriva agli intagliatori in rame. Le sue modeste incisioni yennero infatti notate da Giuseppe Remondini il quale lo accolse nella sua celebre calcografiaa dove entrò in contatto con un ambiente culturale ed economico che influenzerà in maniera determinante la sua attività futura.

Caterina Ingoglia (a cura di), Il patrimonio culturale di tutti, per tutti (Le vie maestre 7), Edipuglia 2018

Il volume raccoglie e amplia le riflessioni dell’incontro-confronto tenuto a Messina il 31 marzo 2017 tra specialisti attivi, a livello regionale e nazionale, in diversi settori (archeologia, storia dell’arte, antropologia, numismatica, museologia, comunicazione, economia della cultura, etc.), incentrato sul tema della tutela, della valorizzazione, della comunicazione e gestione, affrontando sia questioni di carattere metodologico generale sia casi specifici.

Giuliano Volpe (a cura di), "Storia e Archeologia Globale - I", Insulae Diomedeae 25, Edipuglia 2015

2015

Storia, archeologia e globalità di Giuliano Volpe 5 Considerazioni sull'abitato di Aecae alla luce delle fonti letterarie antiche di Rosario Biasco 9 La Puglia centrale in età tardoantica: nuove acquisizioni e prospettive di ricerca di Marco Campese 17 Montecorvino. Il contributo dell'antracologia per la ricostruzione dei paesaggi naturali e dell'interazione uomo-ambiente di Cinzia Corvino 35 La valle del Carapelle in età altomedievale: dati archeologici e fonti documentarie di Vincenzo Ficco 43 L'archeografia delle architetture: modelli e percorsi per la progettazione concettuale dell'ArchiDb di Nunzia Maria Mangialardi 55 Il ciclo edilizio dell'argilla a Lucera tra XIII e XIV secolo attraverso l'analisi mensiocronologica dei laterizi di Nunzia Maria Mangialardi 89 Metalli per l'edilizia. Elementi strutturali e pertinenti all'arredo da un contesto sigillato: la basilica A di San Giusto (Lucera, FG) di Marco Maruotti 103 Il «Trappeto Maratea» di Vico del Gargano (FG): analisi archeologica e topografica di un complesso rupestre urbano di tipo produttivo di Francesco Monaco 115 Archeologia, restauro e conservazione: alcune riflessioni per un'integrazione dei metodi di Velia Polito 125 Nuovi dati da un sito dell'entroterra di Capitanata. La ceramica medievale di Corleto di Vincenzo Valenzano 137 INDICE STORIA, ARCHEOLOGIA E GLOBALITÀ di Giuliano Volpe

Da bene culturale ad attrattore il decadimento del nostro patrimonio culturale

Alessandro De Marco, 2024

Dal 2010, il Ministero della Cultura in Francia affida a INRAP, l'Istituto nazionale di ricerca archeologica preventiva, il coordinamento e la promozione delle Giornate nazionali dell'archeologia Nel 2019, le JNA (Journées nationales de l'archéologie, ovvero giornate nazionali dell'archeologia) hanno aperto le porte all'Europa. Vi hanno partecipato per la prima volta diciotto paesi. Dal 2020, le Giornate nazionali dell'archeologia prendono il nome di Giornate europee dell'archeologia (Journées européennes de l'archéologie o JEA). Con oltre 1.400 iniziative in Europa e la partecipazione di 26 Paesi europei, le JEA 2021 hanno riscosso un grande successo! Ancora una volta, i Paesi europei hanno partecipato con grande entusiasmo a questa edizione, proponendo oltre 830 iniziative e decretando il successo di queste giornate. Con oltre 1.500 iniziative in Europa e la partecipazione di 30 paesi europei, le JEA 2022 hanno continuato il loro sviluppo. Obiettivi: Sensibilizzare i cittadini europei alla ricchezza e alla diversità culturale dell'Europa; Rendere l'archeologia più visibile alle varie audience e ai media; Sensibilizzare il grande pubblico e le autorità politiche sulla necessità di tutelare il patrimonio archeologico; Consentire al pubblico di comprendere il mosaico delle culture europee; Attrarre nuovo pubblico che non sia abituato a visitare i luoghi in cui si fa archeologia; Valorizzare presso il pubblico l'intera catena operativa dell'archeologia, "dallo scavo al museo"; Favorire la condivisione delle conoscenze tra i professionisti dell'archeologia e i cittadini europei. A tal fine, le JEA si svolgono ogni anno il terzo fine settimana di giugno in tutti gli Stati membri del Consiglio d'Europa.

Carlo Volpe e il Rinascimento bolognese

ricostruire in maniera puntuale la vicenda pittorica bolognese del sesto e settimo decennio del Quattrocento è impresa ardua e forse perfino proibitiva. i testi pittorici superstiti, relativi a questo specifico arco temporale, costituiscono infatti un tessuto frammentario e per molti versi contraddittorio, che appare ancora ostinatamente refrattario ad ogni tentativo di lettura coerente. le difficoltà ed il rammarico di chiunque si cimenti in questa impresa sono aggravati dall'assenza di alcuni «monumenti fondamentali» 1 , opere documentate e spesso celebrate dalle fonti che, se fossero scampate alle ingiurie della sorte, avrebbero di certo gettato una luce chiarificatrice su uno snodo tanto cruciale della cultura figurativa felsinea. Si tratta di una situazione ben nota agli studi e certamente lamentevole, non fosse altro perché cagione di duraturi malintesi. Se in generale tutto il Quattrocento bolognese ha spesso sofferto della diffidenza frettolosa e ingiusta della critica, soprattutto di quella ottocentesca, addirittura imbarazzante appare il giudizio solitamente espresso, salvo rare eccezioni, nei confronti della produzione pittorica locale della seconda metà del secolo. per citare un esempio illustre, adolfo venturi, in un articolo dedicato alla pittura bolognese nel secolo Xv, scrisse che «Bologna nel rinascimento non ha una propria, varia e ricca fioritura artistica» 2 e, ancor più impietosamente, «quanto resta oggidì dell'arte bolognese del Quattrocento, prima del Francia, se si eccettuino le tavole di Marco zoppo, merita appena uno sguardo» 3 . a seguito di un'impostazione critica così svilente, si è spesso teso a ridimensionare, se non addirittura negare, il contributo reso dall'arte bolognese allo sviluppo del rinascimento padano. Tuttalpiù, ad essa è stato riservato il ruolo di ricettacolo passivo di linguaggi originali ma integralmente allogeni rispetto alla ritardataria cultura locale. in questa prospettiva, la desolata landa bolognese è a lungo apparsa facile "terra di conquista" di maestri stranieri, in primis dei grandi ferraresi. luogo comune irriducibile che, ad un dato momento della vicenda critica, ha seriamente rischiato di trasformarsi in incrollabile dogma anche a causa di un'interpretazione fin troppo letterale dell'Officina Ferrarese di roberto longhi 4 . Come ha fatto notare Mauro lucco, «costituisce certo uno 110

“Il patrimonio culturale fra paure e speranze”, in Il patrimonio culturale di tutti, per tutti, Atti della Giornata di studio (Messina, 31 marzo 2017), a cura di C.Ingoglia, Bari, Edipuglia 2018, pp. 53-67

Bari 2018 LE VIE MAESTRE dibattiti, idee, racconti 7 © 2018 Edipuglia srl, via Dalmazia 22/B -70127 Bari-S. Spirito tel. 080 5333056-5333057 (fax) -http://www.edipuglia.it -L'autore ha il diritto di stampare o diffondere copie di questo PDF esclusivamente per uso scientifico o didattico. Edipuglia si riserva di mettere in vendita il PDF, oltre alla versione cartacea. L'autore ha diritto di pubblicare in internet il PDF originale allo scadere di 24 mesi.

Enza Zullo (a cura di), "Restauro e terremoto. I beni culturali della Capitanata", Atti del Convegno (Foggia 2 febbraio 2017), Insulae Diomedeae 31, Edipuglia 2018

Il volume raccoglie saggi di esperti provenienti da diverse istituzioni di importanza nazionale e professori universitari intorno al tema del terremoto, con le conseguenti riflessioni sulla vulnerabilità del patrimonio architettonico ed archeologico della Capitanata, sulla sua fragilità – che è poi comune a tanta parte di Italia – e sull’efficacia delle tecniche di consolidamento di cui disponiamo. Un rischio sismico che deve fare i conti oggi anche con problemi di sottoutilizzo, abbandono e carenza di manutenzione che minano il patrimonio e lo espongono a danni ancora maggiori. Tre gli obiettivi che il lavoro si è posto: capire meglio i fenomeni in atto nell’Italia centrale e approfondire i temi della struttura geologica e sismica della Capitanata; valutare con esperti e professionisti il livello della vulnerabilità del patrimonio archeologico e monumentale di questa parte della Puglia; approfondire metodi e tecniche di restauro che ci consentano di esercitare la prevenzione, che resta l’unico sistema per difendersi da eventi sismici.