Problemi semantici nei «testi per musica» della liturgia in Italia (original) (raw)
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Una 'piccola valle' tra la grammatica e i testi sacri
Vetera Christianorum 48,2, 2011
Tra le rarità lessicali che si leggono nel commento di Servio a virgilio compare il termine vallecula. esso occorre nel commento ad Aen. 11,522 laddove Servio difende la lezione di valles al posto di vallis appellandosi alla regola generale secondo cui dalla forma del suo diminutivo si capisce se un nomen primae positionis esce in es o in is usurpative o naturaliter. e infatti, come vulpecula si forma da vulpes, di cui conserva la e tematica e, per lo stesso principio, turricula da turris, di cui conserva la i, così il diminutivo vallecula non può che essersi formato da valles, non certamente da vallis 1 .
Sulla diatopicità del repertorio lessicale degli antichi testi italiani
Atti del LIV Congresso SLI "Corpora e Studi Linguistici" , 2022
È possibile utilizzare un corpus diacronico tipologicamente eterogeneo e linguisticamente sfaccettato (anche se fatalmente sproporzionato nella rappresentazione del multilinguismo soggiacente) come il Corpus TLIO per verificare il ruolo della variazione diatopica nell’assetto complessivo del repertorio lessicale o si deve assumere come dato strutturale la tendenziale omogeneità linguistica di tale risorsa? L’articolo discute del peso della diatopicità nel lessico degli antichi testi di area italiana presenti nel corpus utilizzando valutazioni di ordine qualitativo e quantitativo.
Tra oralità e scrittura. Qualche riflessione sulla natura dell’inventio nella musica liturgica
atti del Congresso internazionale di musica sacra in occasione del centenario di fondazione del PIMS, Roma 26 maggio – 1 giugno 2011, a cura di Antonio Addamiano e Ferdinando Luisi, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 2013, vol. II, 2013
Tra oralità e scrittura. Qualche riflessione sulla natura dell'inventio nella musica liturgica, tra Cinque e Seicento 1. In qualità di semplice abbozzo di un tema così costitutivo dell'esperienza musicale occidentale, seppur qui delimitato dalla prospettiva diacronica e contestuale, questo scritto rischia di essere, da un lato, imperdonabilmente decifitario, e, dall'altro, imperdonabilmente idiosincratico.
Il linguaggio performativo in liturgia
Lo studio si propone di analizzare il guadagno degli studi di J. Austin sul linguaggio performativo applicato al linguaggio liturgico della celebrazione eucaristica, attraverso il lavoro del prof. A.N. Terrin. Se il performativo è la dimensione fondamentale su cui si distende il linguaggio liturgico della celebrazione eucaristica cattolica e il perlocutorio è l’obiettivo principale di tale linguaggio, allora creare competenze linguistico-liturgiche significa portare a sempre maggiore efficacia la liturgia e il linguaggio liturgico e rituale, dal momento che il perlocutorio non è altro che la proclamazione espressa e vissuta della propria fede, che è stata smossa, animata, vivificata tramite l’illocutorio. Questi studi portando a una dimensione pastorale nuova ed efficace: la competenza linguistico-liturgica. Una dimensione immessa nel cuore stesso della liturgia.
Revista de literatura medieval, 2023
Nella rappresentazione dell'oltremondo dantesco, fin dai canti d'esordio, il Purgatorio si configura come il regno della monodia liturgica per eccellenza 1. Al suo interno le anime, sorprese dallo sguardo indagatore del protagonista, intonano sempre un versetto appartenente al repertorio salmodico o innodico che conferma-nel contenuto letterario del brano citato e nelle modalità dell'intonazione descritte dall'autore-la cornice morale dei singoli luoghi (Ardissino 2020: 55-79). Le intonazioni liturgiche, usate in funzione di contrappasso, non costituiscono, però, l'unica espressione musicale del secondo regno 2. L'organizzazione, crediamo, sia invece più complessa: la musica partecipa della creazione architettonica dei diversi spazi purgatoriali e li dispone e relaziona tra loro in una prospettiva progressiva e ascensionale 3. L'edificazione sonora del regno che «'l mal amor de l'anime disusa» si sorregge sui seguenti elementi: il rapporto di continuità e alternanza tra le diverse voci che risuonano nei luoghi attraversati dal protagonista, le altezze sonore, i loro timbri, le modalità espressive che le caratterizzano, il carattere dei
Testo e liturgia nel centone "De ecclesia"
L'esegeta appassionato. Studi in onore di Crescenzo Formicola, Milano-Udine 2019, pp. 23-37
Tabula graTulaToria 7 PrefaZione 9 servio e la Poesia elegiaca di Giancarlo Abbamonte 13 testo e liturgia nel centone De ecclesia di Sergio Audano 23 note Di lettura all'eneiDe: su una moDalità Dell'uso Di aT in virgilio di Antonella Borgo 39 un caso Di allusività metrica: oviDio e catullo di Lucio Ceccarelli 57 la catabasi Di orfeo Dalla narraZione tragica Delle bassariDi al culex di Olga Cirillo 73 stesure Provvisorie e coPie Definitive nella biblioteca Della villa Dei PaPiri Di ercolano di Gianluca Del Mastro 91 breve nota a cicerone, acaDemica posTeriora, 8, 32-9, 33 (Varro) di Daniele Di Rienzo 103 a ProPosito Di braTTeaTus in seneca di Paolo Esposito 111 il riuso Dei classici nella Poesia Di manilio cabacio rallo di Giuseppe Germano 121 niTiDum VelabaT purpura pecTus. la vestiZione Di aDone nel De horTis hesperiDum Di Pontano di Antonietta Iacono 139 lettere Di Pascal, giarratano, terZaghi, lenchantin De gubernatis aD achille vogliano di Giovanni Indelli, Francesca Longo Auricchio 153 l'assenZa che brilla. una nota a tacito, annales, 3, 76 di Mario Lentano 173 ancient greek musicology at vittorino Da feltre's school di Angelo Meriani 189 realtà e utoPia negli uccelli Di aristofane di Michele Napolitano 207 lucreZio in coPernico. Per il lessico tra geocentrismo eD eliocentrismo di Mariantonietta Paladini 227 latinisti a naPoli fra cinque e seicento di Giovanni Polara 251 bellorum ciVilium fax: un'immagine Della storiografia Di floro di Chiara Renda 261 animali e numeri nel liber abaci Di leonarDo fibonacci di Nicoletta Rozza 273 talia e i burgunDi: rifraZioni classiche e meccanismi Di intertestualità in siDonio aPollinare, carmina, 12 di Stefania Santelia 285 bibliografia selettiva Di crescenZo formicola 309 sergio auDano TESTO E LITURGIA NEL CENTONE DE ECCLESIA Nel 2017 sono trascorsi, alquanto silenziosamente, 150 anni da quando il filologo olandese Willem Suringar, nel 1867, pubblicò a Rotterdam, per la prima volta nella sua interezza, il centone De ecclesia, che, tra tutti i Vergiliocentones cristiani, si distingue per l'ampio spazio riservato alla dimensione liturgica 1 .
Il problema delle traduzioni liturgiche dopo il concilio di Trento
Rivista liturgica p.244-261, 2005
L' articolo indica quali siano stati i problemi che a lungo hanno impedito la traduzione dei testi liturgici nelle lingue parlate. Queste traduzioni infatti coinvolgevano non solo problemi linguistici, ma più latamente teologici ed ecclesiologici
VII Ciclo di Studi Medievali, Atti del Convegno (7- 10 giugno 2021, Firenze), a cura di NUME, Gruppo di ricerca sul Medioevo Latino, Monza, EBS Print, pp. 619-622, 2021
La liturgia nel Medioevo è luogo sinestesico per eccellenza. Profumi, suoni, gesti, azioni e sapori si uniscono per rendere esperibile nell'ora il già (la Rivelazione) e il non ancora (la gloria futura). Dove la sola mente non riesce a cogliere la complessità del Mistero, ecco che la liturgia medioevale (ma non solo) fa breccia nel fedele tramite il corpo e i sensi; è grazie ad essi che è possibile fare esperienza del Mistero. Tra le diverse strategie adottate dalla liturgia per raggiungere tal fine, vi è anche l'ampio uso dell'elemento musicale. Tutto nella liturgia medioevale è cantato; tutto è posto, quindi, in un piano diverso da quello della parola semplicemente pronunciata. L'elemento musicale trova massima espressione nel cosiddetto canto gregoriano, ovvero il repertorio ufficiale della Chiesa di Roma, il cui tratto fondante è l'unità inscindibile tra musica e parola. L'elemento musicale, tuttavia, supera il piano del canto gregoriano in sensu stricto e in chiave mistagogica diventa espressione dell'armonia celeste che proprio nella liturgia l'uomo può esperire. Il presente contributo vorrebbe mettere in luce l'importanza della dimensione sensoriale all'interno dell'azione liturgica medioevale e in particolar modo dell'elemento musicale. Prendendo in considerazione sia la messa sia l'ufficio delle ore, si vogliono enucleare i momenti più significativi in cui emerge con chiarezza l'importanza dell'elemento musicale. Analizzando alcuni esempi, si intende mostrare quali fossero gli elementi musicali concreti di cui la liturgia si serviva affinché l'uomo del Medioevo potesse addentrarsi nel Mistero.
La liturgia di Francesco: un'ipotesi sul Cantico di frate Sole e la sua musica
Studi Musicali 11/1 (2020), pp. 7-30, 2020
Abstract This essay explores a hypothesis for the lost music of Francis of Assisi’s Canticle of Brother Sun, one of the very first texts of Italian literature. Previous assumptions, for example of a strophic musical form, are refused on the basis of new paleographical evidence. The analysis of the poem’s structure and models, instead, suggests a musical rendition modeled on the recitation of the Divine Office, i.e. as antiphon (for the first four verses) and psalm (for the eight following stanzas). The melodic models for the Canticle could be antiphons for Lauds used in Italy around 1200, and a test of such a possibility can be heard at https://www.youtube.com/watch?v=1vPIX7Whk3g. The strong link (textual and musical) to the Office supports the idea that the Canticle was part of an original liturgy – possibly in the vernacular – that Francis had created for his early lay congregation, in particular for Lauds. This liturgy, which we call ‘Francis’ liturgy’, had to be abandoned with the 1223 official approval of the Franciscan Order, and substituted by a more standardized one (the ‘Franciscan liturgy’). Therefore, the customary dating of the Canticle (1224-26) could be pushed back to a time of experimentation, in which the vernacular, memory, and oral transmission were an important part of Francis’ primitive community.
Convivium Assisiense, 2002
sono stati rivolti ai monaci, per cui l'autore stesso fin dalf inizio sottolinea che ai monaci "si devono dire cose diverse da quelle che si dicono agli altri (comuni cristiani), o per 1o meno in modo diverso". Infatti evidenzia che "agli uomini spiritualidebbano somministrarsi cose piu solide [...] con un linguaggio suggerito dallo spirito, esprimendo cose spirituali in termini spirituali"t. Per poter comprendere il senso spirituale e non fraintendere cio che viene espresso Bernardo richiama che d essen ziale "aver lavorato a purificare i propri sensi [...] preparando la bocca non al latte, ma al pane". Questa purificazione deve awenire leggendo prima il libro dell'Ecclesiaste, che insegna il distacco dalle vanita del mondo, e poi quello dei Proverbi che mostra la via per vivere moralmente in modo retto. Solo .dopo aver gustato questi due pani [...] ci si puo accostare a questo terzo pane"2.