Critica del testo», rivista quadrimestrale (original) (raw)

Critica del testo e critica letteraria

A cura di Lucia Castaldi, Antonella Degl’Innocenti, Enrico Menestò e Francesco Santi. Con un saggio di Claudio Leonardi 🔗 https://bit.ly/3kDXxcT Premessa. M. De Lazzer, In margine a una nuova edizione critica delle favole della recensio vetus del Romulus - V. Fravventura, Varianti redazionali nella tradizione manoscritta del De rerum naturis di Rabano Mauro: il gruppo y - R. Macchioro, Un prosimetro agiografico inedito dal ms. Vat., Arch. S. Pietro A.4: un’opera sconosciuta di Bruno di Querfurt? - V. Mattaloni, Un commento pseudo-gregoriano ai salmi penitenziali, attribuibile a Eriberto di Reggio Emilia - M. Giani, Un nuovo testimone e una nuova redazione della Visio Alberici - G. S. Saiani, L’edizione di una compilazione francescana da testimone unico - A. Grisafi, Critica del testo e letteratura nelle tragedie umanistiche: l’esempio del De casu Caesenae di Ludovico Romani. EDIZIONE E INTERPRETAZIONE. C. Leonardi, Poesia e agiografia. L’innario umbro-romano. Indici.

La critica testuale in Italia

Quaderns d’Italià, 1996

Potremmo magari cominciare con una formula consacrata: in principio era l'originale, anzi l'archetipo… Infatti, per tutti i primi sessant'anni circa dei suoi sviluppi, certo inseparabili dal nome del grande classicista (ma anche editore del Nibelungenlied) Karl Lachmann, che fu, tra il secondo e il quinto decennio del secolo scorso, il razionalizzatore se non propriamente l'inventore del metodo ecdotico che porta il suo nome, la filologia testuale-in Europa come in Italia-ha privilegiato la ricerca di questa particolare entità, l'archetipo, appunto. Per chi non era strettamente addetto ai lavori, questa ricerca doveva presentare qualche tratto surreale, visto che ci si proponeva di individuare una realtà inattingibile per sua stessa definizione: ricordo infatti che, stando all'interpretazione più diffusa presso i seguaci di Lachmann, il termine archetipo indica un codice perduto, ma che nella sua più o meno lunga vita si era contraddistinto come portatore di errori contagiosi al punto da essersi attaccati-quasi una malattia infettiva-a tutta la tradizione superstite. Poi, se volessimo continuare con la parafrasi del Vangelo di Giovanni, dovremmo dire che non venne un solo uomo, ma ne vennero almeno tre: Joseph Bédier-francese, filologo romanzo-, Giorgio Pasquali-italiano, filologo classico-, Gianfranco Contini-ancora italiano, filologo romanzo. Con loro, l'arte dell'edizione critica ha perduto, almeno in parte, l'astrattezza quasi metafisica che l'aveva caratterizzata durante la fase del predominio della scuola lachmanniana. I manoscritti, e non il testo (men che meno il Testo, con la t maiuscola)-diceva Bédier-sono «notre bien»: alle loro lezioni dobbiamo assegnare la giusta fiducia, e non a quelle ipoteticamente ricostruite dai filologi e messe a carico di un archetipo che non rappresenta altro che «le lieu géométrique de leurs ignorances». Di una determinata tradizione, diceva per parte sua Pasquali, non va scartato o valutato superficialmente nessun testimone, in quanto ciascuno di essi è caratterizzato da una sua specifica fisionomia culturale e ci può illuminare su snodi cruciali della storia della cultura; in particolare, poi, non vanno trascurati quei testimoni tardivi che potrebbero rivelarsi fedeli latori di lezioni anche più corrette di quelle attestate in manoscritti di maggior antichità: la bella formula «recentiores non deteriores» la dobbiamo proprio a lui. «La critica testuale non scopre il "vero" se non in quanto caccia il "falso" o innovazione», affermava poi Contini, rifiutando la meccanicità della ricostruzione lachmanniana nonché l'ottimismo fideistico che ne sta alla base,

Il tormento del testo. Le commedie in tripla redazione

E radicata opinione che studiare la variantistica goldoniana sia impresa «rischiosa e poco assennata», stanti la presunta indifferenza dell' autore nei confronti dei suoi testi, la proverbiale assenza dei manoscritti e la gran confusione dei rifacimenti editoriali a piu mani a cui essi furono continuamente sottoposti, lungo un arco di tempo addirittura quarantennale. Lo pensava Giovanni Da Pozzo in un articolo dedicate nel 1957 alIa questione, in cui concludeva che «non si puo ne eutile pretendere di dipanare completamente it filo della trama delle correzioni» giacche Goldoni guardava al proprio lavoro in maniera tutto sommato pin empirica e strumentale che genuinamente 'artistica' e la sua strategia editoriale era vistosamente determinata da contingenze occasionali e dunque, alla fine, di secondario interesse 1.

La redazione definitiva della "Bassvilliana" e il suo testo critico

2016

Giovanni Antonio Maggi, stretto collaboratore di Vincenzo Monti, ha avuto un ruolo chiave nella redazione definitiva della Bassvilliana , come testimoniano i carteggi che lo stesso Maggi aveva conservato in qualita di revisore e autore del commento a corredo dell’opera. Per la pubblicazione del testo critico dell’opera, e stato necessario non solo ricostruire i legami fra Monti, Maggi e gli editori, ma anche stabilire se – e in che misura – Maggi sia intervenuto nell’opera montiana, sebbene ‘su licenza’ dell’autore.

Tanatologia della critica. Le riviste nell'epoca della valutazione

Laboratorio dell'ISPF, 2013

Thanatology of critics. The journals in the age of evaluation. This article deals with the issue of the transformation of the role of the journals induced by the new mechanisms of evaluation of research, focusing on the humanities journals as a specific form of critical culture. The thesis is that the standardization processes in progress – a policy of digitalisation which is primarily a digitization of politics – lead to the extinction of the journal as a place for the discussion of the "Fragwürdige" and to the extinction of the essay as form.

[rec] G. Britonio, Gelosia del Sole, a c. di Mauro Marrocco, in «Studi e problemi di critica testuale», 96, aprile 2018, pp. 300-304

La Gelosia del Sole pubblicata a cura di Marrocco colma una lacuna editoriale di non poco conto nel panorama delle edizioni concernenti la poesia dei primi decenni del Cinquecento. Il canzoniere di Britonio infatti, come già riconosciuto dai fondamentali studi di Dionisotti e di Raimondi, si pone in una posizione di cerniera fra l'esperienza lirica del Quattrocento e il maturo 'petrarchismo meridionale', rivestendo un ruolo essenziale nella definizione della 'maniera' meridionale, tra la ricerca della 'locuzione artificiosa' e lo sviluppo del 'sonetto-epigramma'.

Sinestesieonline PERIODICO QUADRIMESTRALE DI STUDI SULLA LETTERATURA E LE ARTI SUPPLEMENTO DELLA RIVISTA «SINESTESIE

Similarly to the relationship between myth and logos, the link between lietrature and myth has a retroactive nature. The two terms start, together, a hermeneutic circle. Therefore, myth is the Alpha and the Omega of every literary fact; it is both the raw material and the finished product of literature. This paper muses on the relationships between literature and myth in the light of the contemporary hermeneutics, proposing a challenging dialogue between the systemic thought and the complex one

Tanatologia della critica. Le riviste nell’epoca della valutazione (ISPF-LAB, X, 2013)

1. «La vera destinazione di una rivista è rendere noto lo spirito della sua epoca. L'attualità di questo spirito è per essa più importante della sua stessa unità o chiarezza e perciò una rivista sarebbe condannata -al pari di un giornale -all'inessenzialità, qualora non si configurasse in essa una vita abbastanza potente da salvare, col suo assenso, anche ciò che è problematico [Fragwürdige]. Infatti: una rivista, la cui attualità non abbia pretese storiche, non ha ragione di esistere». Con queste parole Walter Benjamin annunciava, nel 1922, il progetto della rivista «Angelus Novus» 1 . A quasi un secolo di distanza è possibile, anzi direi più che possibile, che le riviste non abbiano più in generale ragione di esistere. Al pari di molte altre cose scomparse dal paesaggio quotidiano, esse potrebbero ben essere destinate a divenire pezzi di modernariato, come le macchine da scrivere, le cabine telefoniche e le lampadine a incandescenza. O anche, potrebbero essere destinate a sopravvivere sotto la forma di un oggetto di culto, al modo come sopravvivono i dischi in vinile per quei pochi raffinati che colgono nella pulizia del suono digitale una perdita della qualità e complessità della musica, coloro ai quali cioè quella chiarezza si manifesta per ciò che effettivamente anche è, vale a dire come un (efficacissimo) impoverimento. Se pure così fosse, però, ci sarebbe comunque qualcosa da osservare. Il modo in cui qualcosa muore, se di morte naturale o traumatica, se per incidente fortuito o per delitto (doloso o colposo), non è privo di interesse. Anzi, a ben vedere, non è un aspetto meno importante per la comprensione di qualcosa di quanto non lo sia la sua genealogia, il sapere intorno alla sua nascita.

Recensione a Montale e pseudo-Montale. Autopsia del «Diario postumo», a cura di Federico Condello, Valentina Garulli, Francesca Tomasi, in «Studi e problemi di critica testuale», XCIV, 1, 2017.

diretti da alfredo cottignoli, emilio pasquini, vittorio roda, gino ruozzi e paola vecchi galli fondati e già diretti da r. raffaele spongano 94 a p r i l e 2 01 7 i s e m e s t r e 2 01 7 p i s a · r o m a f a b r i z i o s e r r a e d i t o r e m m x v i i