ANALISI DEL SERVIZIO ECOSISTEMICO DELLE ACQUE (WATER REGULATION) PER L'AREA URBANA DI DOLO (original) (raw)
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La memoria affronta il problema della gestione delle acque meteoriche di dilavamento al fine di ridurre il rilevante impatto inquinante esercitato dagli scarichi di tempo di pioggia sui corpi idrici ricettori. Con riferimento ai dati acquisiti nel bacino sperimentale di Cascina Scala a Pavia, alcune simulazioni condotte mediante il modello SWMM hanno consentito di quantificare il beneficio in termini di massa inquinante intercettata e inviata al trattamento mediante l'inserimento di una vasca di prima pioggia a valle di uno scarico di piena. In particolare, l'efficacia è stata stimata al variare della tipologia di sistema fognario, dello schema impiantistico di inserimento nella rete fognaria e del dimensionamento dello scaricatore di piena associato. Successivamente, l'attenzione è stata focalizzata sui problemi indotti dalle acque meteoriche di dilavamento sugli impianti di depurazione urbani. A partire dalle caratteristiche quali-quantitative delle acque meteoriche di dilavamento desunte dalle indagini sperimentali di Cascina Scala, sono state condotte delle simulazioni per differenti configurazioni in testa all'impianto di trattamento, corrispondenti a differenti portate e volumi di origine meteorica conferiti alla depurazione. Queste simulazioni hanno consentito una valutazione orientativa della massa annua di inquinanti riversati nei ricettori per differenti criteri progettuali e gestionali degli impianti di depurazione urbani e, quindi, l'individuazione dei criteri più incisivi per il controllo della qualità degli scarichi di tempo di pioggia.
LA GIUSTIZIA AMBIENTALE E DANILO DOLCI
The present article is retrieved from my doctoral dissertation entitled " A Theory of Justice for Environmental Justice. A Comparative Analysis between Italy and Germany ". The main goal of this paper is to shed a light on the EJ discourse in Italy, its evolutionary scheme, and historical roots. To this end, a systematic survey of the literature, as well as a portrait of the major strengths and key features of the EJ in Italy are provided. By looking at the rise of the EJ movements in Italy, a particular attention is devoted to Danilo Dolci's social commitment during the postwar period. Indeed, an expanded reading of Dolci not only as an anti-mafia and non-violent activist but also as the father of EJ in Italy is provided.
LE ARCHITETTURE D'ACQUA DELL'ORETO. Adduzioni idriche, mulini e cartiere
Il primo agglomerato urbano punico della città si è sviluppato non sulla foce deltizia dell’Oreto, come sarebbe stato naturale attenderselo dal punto di vista idrografico e orografico, ma allo sbocco di un vicino modesto corso d’acqua a regime torrentizio privo di un nome antico, cui si darà solo nel medioevo la denominazione di “Fiume d’inverno” o del “Maltempo”, poi Kemonia. La canalizzazione di una zona depressa e paludosa, che prendeva il nome dal papiro che vi cresceva spontaneo, ha consentito in seguito la creazione artificiale di un altro rivo, il Papireto, che drenava le acque sino al piccolo approdo dell’attuale Cala dando maggiore sicurezza e difendibilità all’entroterra, destinato cosi ad accogliere la Panormos dell’antichità. La città da allora, dopo i primi mille anni di “città murata”, si è sviluppata a macchia di leopardo e in tutte le direzioni tranne che verso la valle dell’Oreto, che ha raggiunto solamente nel XX secolo con i nuovi quartieri residenziali costruiti ...
12, 2003
Agli Amministratori del Consorzio è sembrato doveroso non dimenticare il carattere essenzialmente transitorio della loro gestione, e la durata sempre breve di questa rispetto a quella dell’ente collettivo loro temporaneamente affidato. In futuro più o meno prossimo altre persone prenderanno il loro posto e le loro responsabilità: a queste persone è necessario e doveroso agevolare il compito, lasciando ad esse precise notizie dell’opera dei loro predecessori, delle esperienze attraverso le quali questi hanno avviato e condotto le attività dell’ente, nella fiducia che notizie ed esperienze agevolino l’ulteriore sviluppo di tali attività........
LE ARCHITETTURE D'ACQUA DELL'ORETO. Adduzioni idriche, mulini ad acqua e cartiere
Il primo agglomerato urbano punico della città si è sviluppato non sulla foce deltizia dell’Oreto, come sarebbe stato naturale attenderselo dal punto di vista idrografico e orografico, ma allo sbocco di un vicino modesto corso d’acqua a regime torrentizio privo di un nome antico, cui si darà solo nel medioevo la denominazione di “Fiume d’inverno” o del “Maltempo”, poi Kemonia. La canalizzazione di una zona depressa e paludosa, che prendeva il nome dal papiro che vi cresceva spontaneo, ha consentito in seguito la creazione artificiale di un altro rivo, il Papireto, che drenava le acque sino al piccolo approdo dell’attuale Cala dando maggiore sicurezza e difendibilità all’entroterra, destinato cosi ad accogliere la Panormos dell’antichità. La città da allora, dopo i primi mille anni di “città murata”, si è sviluppata a macchia di leopardo e in tutte le direzioni tranne che verso la valle dell’Oreto, che ha raggiunto solamente nel XX secolo con i nuovi quartieri residenziali costruiti dopo la seconda guerra mondiale. Dimenticata anche dagli urbanisti dell’Ottocento che predilessero l’espansione Nord, verso la piana dei Colli e Mondello, oggi la valle dell’Oreto attende il “consulto” innovativo dei nuovi urbanisti impegnati nell’aggiornamento del Piano Regolatore della città.
La politica delle acque urbane nell'Italia comunale
1992
Arrigo Solmi aveva probabilmente ragione quando, nei suoi studi all'inizio del nostro secolo, sosteneva che il diritto romano l'aveva avuta vinta su quello longobardo perpetuando, anche in eta precomunale, un concetto di pubblicita delle acque che su altri soggetti era andato pill 0 meno definitivamente perduto I.
La gestione delle zone umide secondo la Direttiva Quadro sulle Acque 2000/60
Riassunto. -La Direttiva Quadro sulle Acque stabilisce le basi di un nuovo panorama normativo per la gestione delle acque che riguarda direttamente le zone umide, no ad oggi viste unicamente come habitat marginali, aventi un ruolo specico nella tutela di specie rare e protette. I principi stabiliti dalla Direttiva per la valutazione dello stato ecologico dei corpi idrici signicativi citano espressamente la rilevanza degli elementi idromorfologici che ne fanno parte e quindi di habitat ecotonali, riparali ed habitat umidi connessi al reticolo principale. Con il riconoscimento della funzione di moderazione delle zone umide riguardo agli impatti gravanti sul bacino versante si apre un'interessante opportunità per una gestione attenta alla qualità delle aree riparali, dei piccoli stagni ed a tutte quelle situazioni che offrono spunti per il restauro di processi naturali di moderazione delle portate e dei carichi di inquinanti. Parole chiave: zone umide, normativa europea, aree pr...