Margini. Pratiche, politiche e immaginari. Introduzione in Giacomo Pozzi (a cura di) Margini. Pratiche, politiche e immaginari, TU Tracce Urbane. Italian Journal of Urban Studies, 5: 6-24. (original) (raw)
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Tracce Urbane, 2019
The paper reflects on the notion of “margin” as an analytical category. It shows the ambivalence and the derogatory connotations of the word in both the scientific and common uses. Then, it reflects on the semantic inaccuracy of the term, insofar that, within the city, the margin and the center coincide and sustain each other reciprocally. It is therefore suggested that the dialectic among the two is inscribed within regimes of visibility determined by the political phases in given moments. Finally, the margin is seen as the place of a politicization, often involuntary, that generates poetics whose sign and validity are opposed, but are equally at risk of producing forms of orientalism. Il saggio riflette sulla nozione di margine come categoria analitica. Mostra le ambivalenze e il carattere moralista dell’espressione negli usi scientifici e comuni. Riflette inoltre sull’imprecisione semantica, nella misura in cui, nella realtà urbana, margine e centro collimano e si alimentano reciprocamente. Si suggerisce, dunque, che la dialettica tra i due punti sia iscritta entro regimi di visibilità determinati dalla fase politica complessiva. Il margine viene infine analizzato come luogo di una politicizzazione, spesso involontaria, che suscita poetiche di segno e validità opposti, che non devono però dare luogo a forme di orientalismo.
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Margini. Pratiche, politiche e immaginari, 2019
Simone met Ananya on the morning of July 13, 2018, during the Congress of AESOP, the Association of European Schools of Planning, where Ananya gave the opening keynote speech, titled “Plans for freedom: Borders, cities and the struggle for justice in the age of Trumpism”. The conversation lasted approximately 40 minutes and was based on, but at moments diverged from, a number of questions jointly prepared by Simone and Giacomo. Starting from the double nature of the margin in Ananya’s work – margin as method and as object of study – the conversation then touched issues of race in the making of the contemporary city, mostly in the USA and the Global South. We also discussed representations of urban margins as places of resistance and creativity; and then questioned the return of the nation state in producing, and enforcing, (racial, gendered, class...) margins. Inspired by the topic of the AESOP congress, “Making space for hope”, we concluded by reflecting on the paths for building alternatives to the status quo, reflecting on activist and engaged research practices. By questioning the frequent romanticizing of the local, Ananya reflected on the need for a global scale in thinking change. The following is a transcription of the conversation, lightly edited for clarity, consistence and style.
Nel volume vengono presi in esame in modo sistematico i ‘marginalia’ figurati presenti nei manoscritti della biblioteca petrarchesca, vergati da Petrarca stesso, da intellettuali della sua cerchia e da altri lettori (anteriori e posteriori). Nella prima parte sono analizzati i segni di attenzione più caratteristici del sistema di annotazione petrarchesco. Altre pagine sono dedicate a interventi di dubbia autografia o riferibili ad intellettuali con cui Petrarca era in stretto contatto (Landolfo Colonna, Ildebrandino Conti, Giovanni Boccaccio) e ad anonimi lettori trecenteschi. La seconda parte è riservata ai disegni marginali, riesaminati alla luce di nuovi elementi, con particolare attenzione al rapporto tra testo e figure e ai delicati problemi di attribuzione, risolti – almeno in due casi – in favore di Boccaccio. Chiudono due appendici con approfondimenti di carattere paleografico e filologico (con riferimenti puntuali anche a opere di Petrarca, Boccaccio o a testi di altri autori) su questioni strettamente collegate ai disegni: 1) il problema dell’erronea attribuzione a Claudiano di un’origine fiorentina; 2) la paternità boccacciana di postille e disegni vergati in un codice cassinese con le 'Antiquitates Iudaicae' di Giuseppe Flavio (di cui viene confermata l'attribuzione a Boccaccio). Il libro è corredato da 66 figure (fuori testo) con riproduzioni dei manoscritti esaminati.