Letteratura di pietà e censura ecclesiastica (original) (raw)

Letteratura di pietà eucaristica in Italia nel XVI secolo

Paper presentato al convegno dei dottorandi SISEM 2024.

Paper presentato al convegno dei dottorandi della Società italiana degli storici dell'Età Moderna, tenutosi all'Università di Roma Tor Vergata il 18-19 marzo 2024. Il contributo presenta alcuni aspetti che sono emersi nei primi mesi della mia ricerca dottorale, prendendo in considerazione tre autori di testi di pietà eucaristica destinati ad ampia circolazione nel XVI secolo: Tommaso da Kempis, Girolamo Sirino e Tullio Crispoldi. I tre autori, interpreti in tempi diversi del bisogno di una riforma in membris della Chiesa, raccolsero le istanze di una vita spirituale più radicata intimamente, invitando i fedeli ad alimentare tale vita con una frequentazione assidua del sacramento dell'Eucarestia. Il successo di questi scritti raggiunse il suo apice proprio quando le istituzioni ecclesiastiche si rafforzarono in senso repressivo, testimonianza della sopravvivenza di antiche aspirazioni al rinnovamento interiore.

La pietà negata. Il romanzo come forma della disempatia

Comparatismi, 2023

Negli ultimi decenni studiosi di teoria letteraria e neuroscienze hanno confermato il legame tra finzioni narrative e sollecitazione empatica, segnalandone anche aspetti paradossali e controversi (Keen, Hoffman e Gottschall), come il pericolo della sovrattivazione empatica e delle reazioni negative alle tecniche letterarie empatizzanti. A partire da queste osservazioni, si avanza la proposta di leggere il genere romanzesco come spazio per la rinegoziazione e la disattivazione selettiva dei rapporti empatici e di cura reciproca precedentemente sanciti dalla norma cristiana, e diventati insostenibili con la fusione delle secolari comunità locali in una sconfinata comunità globale.

La censura ecclesiastica in Italia: volgarizzamenti biblici e letteratura all'Indice. Bilanzio degli studi e prospettive di ricerca

Studia Aurea: Revista de Literatura Española y Teoría Literaria del Renacimiento y Siglo de Oro, 2010

Dei molteplici settori culturali che vennero investiti nella prima età moderna dai rigori della censura ecclesiastica mi limiterò in questa sede a prenderne in considerazione soltanto due: la letteratura devozionale di contenuto biblico e la letteratura d'intrattenimento con particolare riguardo ai romanzi cavallereschi. Questa scelta può sembrare alquanto peregrina solo se non si tiene presente che si trattava dei settori trainanti della produzione editoriale italiana in volgare e che i divieti colpirono testi di larghissimo consumo da parte di uomini e donne di ogni condizione sociale che da secoli li avevano posseduti, letti, ascoltati, memorizzati, cantati e recitati. Diversamente dalle proibizioni concernenti opere filosofiche, scientifiche, teologiche, storiografiche, giuridiche, politiche, che si abbatterono, non senza gravi conseguenze, su una minoranza di uomini di cultura e di professionisti delle arti liberali, la rimozione di queste due categorie di libri che, grazie all'invenzione della stampa e al crescente uso del volgare, avevano favorito un avvicinamento alla parola scritta da parte di chi ne era stato a lungo estraneo, veniva a incidere su un pubblico di lettori e di uditori assai più vasto e a condizionare in maniera assai più estesa la cultura e la religiosità degli italiani. Appare, quindi, opportuno cominciare con l'esaminare i provvedimenti presi dagli organi censori romani nel corso della seconda metà del Cinquecento per ostacolare la circolazione e la fruizione di queste categorie di opere.

La censura ecclesiastica in Italia: volgarizzamenti biblici e letteratura all'Indice. Bilancio degli studi e prospettive di ricerca

Studia Aurea Revista De Literatura Espanola Y Teoria Literaria Del Renacimiento Y Siglo De Oro, 2010

Dei molteplici settori culturali che vennero investiti nella prima età moderna dai rigori della censura ecclesiastica mi limiterò in questa sede a prenderne in considerazione soltanto due: la letteratura devozionale di contenuto biblico e la letteratura d'intrattenimento con particolare riguardo ai romanzi cavallereschi. Questa scelta può sembrare alquanto peregrina solo se non si tiene presente che si trattava dei settori trainanti della produzione editoriale italiana in volgare e che i divieti colpirono testi di larghissimo consumo da parte di uomini e donne di ogni condizione sociale che da secoli li avevano posseduti, letti, ascoltati, memorizzati, cantati e recitati. Diversamente dalle proibizioni concernenti opere filosofiche, scientifiche, teologiche, storiografiche, giuridiche, politiche, che si abbatterono, non senza gravi conseguenze, su una minoranza di uomini di cultura e di professionisti delle arti liberali, la rimozione di queste due categorie di libri che, grazie all'invenzione della stampa e al crescente uso del volgare, avevano favorito un avvicinamento alla parola scritta da parte di chi ne era stato a lungo estraneo, veniva a incidere su un pubblico di lettori e di uditori assai più vasto e a condizionare in maniera assai più estesa la cultura e la religiosità degli italiani. Appare, quindi, opportuno cominciare con l'esaminare i provvedimenti presi dagli organi censori romani nel corso della seconda metà del Cinquecento per ostacolare la circolazione e la fruizione di queste categorie di opere.

Il crimine proibito: Appunti sulla censura ecclesiastica delle opere di Enrico Ferri, l'omicidio-suicidio e il canone letterario italiano tra Ottocento e Novecento

Letteratura e Scienze Atti delle sessioni parallele del XXIII Congresso dell’ADI (Associazione degli Italianisti) Pisa, 12-14 settembre 2019 a cura di Alberto Casadei, Francesca Fedi, Annalisa Nacinovich, Andrea Torre. Roma: Adi editore: 1-11, 2021

Questo contributo intende dimostrare, attraverso l'analisi comparata delle carte vaticane inedite relative alla censura delle opere del criminologo positivista Enrico Ferri e di alcuni stralci da 'processi' esemplari dell'Indice e del Sant'Uffizio (Gabriele d'Annunzio e Guido da Verona), come le strategie censorie della Santa Sede rispetto al tema del suicidio nella produzione 'decadente' del primo Novecento mirassero all'espurgazione dei persistenti resti ideologici della scienza positiva dalla letteratura coeva.

«Se Giove, ch’è verace, ed infallibile, / Voi date per autor dei vostri oracoli». La censura ecclesiastica e Gravina

2017

Presso l’Archivio della Congregazione della Dottrina della Fede sono conservati gli atti di un’istruttoria che la Congregazione dell’Indice tenne negli anni 1719-20 sulle Tragedie cinque di Gianvincenzo Gravina. Grazie a questi documenti, la vicenda redazionale delle Tragedie, dei rispettivi Prologhi e dei 19 versi dell'Andromeda sui quali si concentrano le relazioni dei due consultori dell'Indice viene a gettare una luce nuova sugli scontri del Roggianese con Sergardi (che, a seguito di indagini collaterali, risulta essere quasi certamente il delatore delle Tragedie) e con potenti personaggi della Curia legati a quest'ultimo, sulla crisi d'Arcadia e sulle polemiche ideologico-politiche e letterarie che videro Gravina tra i principali protagonisti.

Sacre piaghe, sacri petti. La visione mistica e la letteratura secentesca alla prova dell'incredulità, in "Archivio italiano per la storia della pietà", XXIX, 2016, pp. 343-363.

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Il lettore al servizio della "sacrametalità della Parola"

Ecclesia Orans, 2022

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