Recensione di D. Perrotta, Vite in cantiere. Migrazione e lavoro dei rumeni in Italia (original) (raw)
Related papers
In Italia i rumeni sono circa un milione, quasi un quarto degli immigrati complessivi. Nonostante siano cittadini comunitari, sono spesso oggetto di ostilità da parte degli italiani: un dato paradossale se si pensa che a migrare sono soprattutto lavoratori che trovano occupazione nel settore edile. Una realtà esplorata in modo approfondito da questa ricerca, che si avvale di interviste con immigrati rumeni nelle loro abitazioni, in centri di accoglienza, roulotte, baracche; di materiali raccolti in occasione di festività religiose, matrimoni e alcuni soggiorni in Romania; ma soprattutto di un periodo di "osservazione partecipante coperta". Lavorando per alcuni mesi, senza svelare la propria identità di ricercatore, in un cantiere edile assieme a muratori e manovali rumeni e di altre nazionalità (pakistani, tunisini, italiani), l'autore ha potuto osservare senza filtri i rapporti (tra connazionali, con gli altri colleghi, con gli imprenditori) e la disposizione dei rumeni verso il lavoro e la vita in Italia.
Perrotta - Recensione di "Polizia della frontiera" di G. Campesi (2015) - Lo straniero, giugno 2016
Recensione di Polizia della frontiera. Frontex e la produzione dello spazio europeo, di Giuseppe Campesi, Roma, DeriveApprodi 2015 Pubblicata in Lo straniero, n. 192, giugno 2016 In questi mesi l'Unione Europea sta vivendo il periodo di crisi più profonda e pericolosa della propria storia. Alla perdurante crisi economica e all'aumento delle disuguaglianze sociali si aggiungono la più grave "crisi migratoria" (o meglio, "crisi delle politiche migratorie") mai vissuta dall'UE -a seguito dei drammatici conflitti e dell'instabilità politica in paesi come la Siria e la Libia -e la crisi della sicurezza legata agli attentati terroristici in Francia e Belgio. Queste ultime due "crisi" vengono da molti ritenute -erroneamente -come processi collegati e paralleli. Per leggere in maniera lucida e approfondita queste vicende, è utilissimo il libro Polizia della frontiera. Frontex e la produzione dello spazio europeo, di Giuseppe Campesi (DeriveApprodi, 2015). Campesi è un sociologo rigoroso, che da anni studia il diritto, le migrazioni, le polizie, i confini. Per scrivere questo denso testo, ha studiato i documenti redatti dalle istituzioni europee in materia di mobilità e sicurezza, dal Trattato di Schengen in poi (passando per Maastricht, il trattato di Amsterdam del 1997, quello di Lisbona del 2009), nonché i report della Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europea, ovvero Frontex, che nel 2005 avviava le proprie attività. Questo libro ci dà un quadro estremamente complesso, da un lato, della storia delle politiche dell'UE sulla mobilità e sul "regime confinario europeo" -in una continua tensione tra progressiva liberalizzazione dei confini interni e securitarizzazione dei confini esterni -e, dall'altro lato, delle pratiche e delle retoriche degli attori della sicurezza europea in merito alle migrazioni internazionali e ai "rischi" ad esse collegati. E lo fa nel momento in cui -a dieci anni dalla nascita di Frontex -il regime di gestione e controllo dei confini che questa agenzia ha potentemente contribuito a costruire conosce la sua prima autentica crisi. Anzitutto, Campesi parte da una acquisizione teorica, fondamentale per leggere le migrazioni contemporanee: i confini oggi non servono più soltanto a identificare un territorio, uno Stato, ma hanno soprattutto una "funzione di gerarchizzazione sociale", attraverso il "riconoscimento differenziale del diritto di muoversi attraverso lo spazio". In altre parole, la frontiera non serve a chiudere o a escludere, ma a quella che altri studiosi (ad esempio Sandro Mezzadra e Brett Nielson in Confini e frontiere, Il Mulino 2013) hanno definito "inclusione differenziale": alcuni possono muoversi più velocemente, altri più lentamente; vi è una molteplicità di posizioni differenti tra quanti godono appieno dei diritti di cittadinanza (i cittadini europei) e quanti invece non vi hanno accesso per nulla (i migranti privi di permesso di soggiorno). Il confine quindi "segue" i migranti all'interno degli Stati nei quali entrano, ne condiziona in maniera determinante le vite, le traiettorie, le esperienze. Polizia della frontiera esplora una serie di contraddizioni e ambiguità -talora solo apparentidelle politiche migratorie europee e, attraverso queste, dell'intero progetto politico dell'Unione. Una prima contraddizione riguarda la struttura delle istituzioni europee, da sempre in tensione tra l'obiettivo di costruire un super-stato, incarnato dalla Commissione europea e dal Parlamento europeo, e il coordinamento tra governi nazionali, rappresentato dal Consiglio d'Europa. Se, a partire dall'entrata in vigore degli accordi di Schengen (1995) e poi del Trattato di Amsterdam, l'UE si è rappresentata come "uno spazio unificato all'interno del quale tutti gli ostacoli al movimento di beni, persone e servizi sono stati rimossi" e in cui "il mercato unico si è evoluto in quello che viene definito spazio di libertà, sicurezza e
This article focuses on the issues of the «integration» and/as «cultural subalternity» of migrants in Italy. It aims at discussing some concepts developed by Pierre Bourdieu, such as symbolic violence, habitus, and doxa, reflecting on two ethnographic studies. The first one, conducted between 2004 and 2008, was about migrants from the Dolj Department in Romania, employed in the construction sector in Bologna. The second study started in 2010 and is about migrants from Western Africa - in particular from the Boulgou province in Burkina Faso - employed on a seasonal basis in agriculture in Puglia and Basilicata. By describing representations and practices of these two groups, on the one hand the article shows how some discourses on immigration in Italy are embodied by the migrants themselves: this seems to confirm Bourdieu's theory of symbolic violence. On the other hand, the field research revealed the presence of «illegitimate» representations and practices: as different kinds and sources of symbolic power are at work in this context, migrants can (at least in part) «emancipate» themselves from the dominant "doxa". Keywords: Habitus; Doxa; Subaltern Integration; Bourdieu; Ethnography.
«We Romanians Work Harder». Hegemonic Discourses and Common Sense of an Immigrant Group in Bologna Based upon participant observation in a construction site and forty in-depth interviews with Romanian immigrants in Bologna, this article analyses certain changes in this immigrant group’s common sense. The research points out some notable differences between the immigrants’ self-representations and their working practices, as observed in the building yard. On the one hand, Romanians define themselves as «hard workers» and emphasize their own national belonging; on the other hand, loyalty among co-workers independently from their nationality and implicit and explicit conflict with the employer emerge during on-the-job observation of building work. It is argued that self-representations are influenced by hegemonic discourses about immigration, produced by Italian society (the discourse of the «immigrant as a worker» and the multicultura- list discourse) as well as by some legacies of the ideological system of Ceausescu’s rule. Finally, discrepancies within and resistances to such hegemonic discourses, to be found in Romanian immigrants’ migratory trajectories and working practices, are discussed. Keywords: Romanian migrations, hegemony, common sense, building work, Bologna (Italy)
Recensione a P. Porena, L'insediamento degli Ostrogoti in Italia, Roma 2012
dentale, che prende in considerazione nello specifico anche i reciproci apporti tra ambito greco ed ambito indigeno. 3 In Germania gli studi su problematiche identitarie sono risultati particolarmente fertili e tuttora attuali, trattati in particolare nell'ambito del Sonderforschungsbereich 541 Identitäten und Alteritäten organizzato negli anni 1997-2000 da Hans-Joachim Gehrke presso l'Albert-Ludwigs-Universität di Freiburg. 4 Dal punto di vista formale l'opera si presenta ben curata, con immagini laddove presenti di buona qualità, molte della quali a colori e inserite nel testo dell'articolo. Colpisce invece la difformità con cui è stata trattata la bibliografia. In alcuni contribuiti è stato usato il sistema 'autore-anno' con le abbreviazioni sciolte alla fine dell'articolo, in altri invece i titoli sono riportati nelle note, con successivi rimandi alla prima citazione. Inoltre laddove si è scelto di elencare i riferimenti bibliografici alla fine dell'articolo, questi sono stati riportati in modo tra loro differente. Si confrontino a riguardo le abbreviazioni bibliografiche relative ai contributi di S. Ribichini, B. Carroccio, C. Torre e M.L. Ronconi. Sembra sia mancata una redazione unitaria del volume. Oltre a ciò avrebbe contribuito a migliorare la comprensione e la diffusione di questi atti la presenza in ciascun articolo di abstracts in inglese, tenuto conto dell'ambito regionale di molti dei temi trattati.
2011
A cura di Devi Sacchetto Carocci editore a edizione, gennaio © copyright by Carocci editore S.p.A., Roma Realizzazione editoriale: Omnibook, Bari Finito di stampare nel gennaio dalla Litografia Varo (Pisa) ISBN ---- Riproduzione vietata ai sensi di legge (art. della legge aprile , n. ) Senza regolare autorizzazione, è vietato riprodurre questo volume anche parzialmente e con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche per uso interno o didattico. .. Dana / .. Gabriela / .. Yura / .. Ludmila . Conclusioni L'intreccio perverso. Conflitto e strategie di mediazione tra delocalizzazioni produttive e migrazioni di Veronica Redini . Istantanee da Est . Foto di gruppo . Andata e ritorno . Conclusioni Conflitto e consapevolezza operaia nell'Europa sudorientale: organizzazione sindacale e resistenza di base in tre studi di caso di Olga Cretu e Claudio Morrison . Introduzione . Sindacato tra continuità e riforma . Relazioni sindacali in Moldova: management, operai e sindacato tra consenso e conflitto .. Il caso Italica / .. Il caso Germanica . Tra rivoluzione e restaurazione: prospettive per una rivitalizzazione sindacale in Romania? .. Il caso Dacia-Renault . Conclusioni Bibliografia INDICE