Una medaglia racconta una benefattrice e il mondo dell'assistenza nella Milano dell'800 in Il Gazzettino Quelli del Cordusio n.5 (original) (raw)

Gazzettino Quelli del Cordusio 5 / giugno 2019

Con questo ulteriore numero siamo arrivati a cinque Gazzettini già pubblicati, prima in cartaceo e poi in digitale sul nostro sito di academia.edu e sul Network Lamoneta.it. Oggi il Gazzettino del "Gruppo Numismatico Quelli del Cordusio" non è più un esperimento, una prova, ma è realtà, continuità, una certezza per gli appassionati, un dono culturale dato alla comunità che si rinnova ormai da tempo come una piacevole consuetudine. Buona lettura a tutti e al prossimo numero Mario Limido Portavoce del "Gruppo Numismatico Quelli del Cordusio" I primi quattro Gazzettini di "Quelli del Cordusio"

Un'attribuzione a Donatello del 'Crocifisso' ligneo dei Servi di Padova

Alla Beinecke Library della Yale University si conserva il primo volume di un esemplare della prima edizione delle Vite di Giorgio Vasari (1550) contenente annotazioni manoscritte finora sconosciute. 1 Scritte da due anonimi lettori nel sedicesimo secolo, queste postille sono le prime mai apposte alle Vite fra quelle finora note. Seppur concentrate su di un numero ridotto di biografie, e per lo più redatte al fine di indicizzare il testo a stampa, le annotazioni offrono alcune preziose informazioni inedite sull'arte veneta del Quattro e Cinquecento. Fra queste è l'attribuzione a Donatello di un 'Crocifisso' nella chiesa padovana di Santa Maria dei Servi, in un'annotazione alla biografia dedicata allo scultore fiorentino: "Ha [Donatello] ancor fato il Crucifixo quale hora è in chiesa di Servi di Padoa". 2 Redatta al margine della menzione della scultura lignea di un 'San Sebastiano', quasi al termine del resoconto sul soggiorno dell'artista a Padova, la postilla integra il breve catalogo vasariano delle opere eseguite dallo scultore nella città veneta (figg. 2-3). Il 'Crocifisso' segnalato dalla postilla si trova tuttora all'interno della chiesa servita (figg. 4-5), nella cappella a sinistra del coro guardando verso l'altare maggiore, fissato a parete dietro e al di sopra di un suo proprio altare (figg. 6, 1). È una scultura monumentale, di 183 centimetri di altezza, in legno di pioppo, di qualità straordinaria solo parzialmente compromessa da elementi spuri, primo fra tutti una pesante verniciatura passata a più riprese per simulare l'effetto del bronzo (figg. 1, 27). 3 Nonostante la qualità dell'opera, le sue dimensioni e la sua continuata presenza nella chiesa (almeno a partire dalla seconda decade del sedicesimo secolo), essa è quasi un inedito per la storia dell'arte. Il 'Crocifisso' è straordinariamen-te assente dagli studi sulla scultura padovana del Quattrocento e da quelli specialistici sul maestro fiorentino, con l'unica eccezione a me nota di una breve menzione da parte di Hans Kauffmann nella sua monografia donatelliana del 1935. 4 Assente anche dalle "guide rosse" del Touring Club Italiano, l'opera si ritrova invece nelle fonti ecclesiastiche, nelle compilazioni storiche locali, e in un breve articolo del 2002 nel periodico 'Padova e il suo territorio' (autrice Silvia Gullì), che ne offre un'analisi storico-documentaria senza tuttavia entrare nel merito della sua paternità. 5 Quei pochi, fra gli storici locali, che hanno invece affrontato la questione si sono limitati a segnalare la straordinaria somiglianza della scultura servita col 'Crocifisso' bronzeo eseguito da Donatello per la basilica del Santo fra il 1443-44 e il 1449. Sulla base di questo confronto essi hanno attribuito l'immagine, in modo generico e senz'altro provvisorio, ad un anonimo scultore quattrocentesco emulo del fiorentino. Questo vale anche per Kauffmann, che considerava l'opera una copia del celebre bronzo eseguita nella seconda metà del Quattrocento. Ciò detto, può forse sembrare superfluo introdurre ulteriormente l'argomento di questo articolo, e forse anche anticipare il conclusivo convincimento che l'attribuzione del 'Crocifisso' servita a Donatello sia degna di fede. È invece importante far presente sin da ora che a questo articolo segue un'analisi tecnico-stilistica dell'opera condotta da Francesco Caglioti, il quale giunge per tale via e con ulteriori materiali e argomenti a una piena restituzione al grande maestro. Devo anche rilevare che tenterò di limitare qui le mie osservazioni sul documento a quelle necessarie per affrontare la questione donatelliana. Per una trascrizione delle postille e una dimostrazione della loro importanza, sia per la prima ricezione delle Vite in Veneto, sia per le altre novità che esse contengono, specialmente una nota biografica su Tiziano redatta sul recto del primo foglio del duerno interposto fra l'edizione e la coperta posteriore del volume, rimando a un mio secondo articolo che uscirà in altra sede.

(con Stefano Maggi), Dal mutuo soccorso alle attività dei 'Comitati' di assistenza e beneficenza a Siena negli anni della Grande Guerra, in La Contrada della Chiocciola e la Grande Guerra, Atti del Convegno Siena, 20 maggio 2016, Betti Editrice, Siena, 2016, pp. 31-49.

U nendosi agli innumerevoli eventi celebrativi del Centenario della Prima Guerra Mondiale, anche la nostra Contrada ha organizzato un convegno dal tema "La Contrada della Chiocciola e la Grande Guerra", con lo scopo di dare testimonianza di quale sia stato il contributo di uomini e di sangue fornito dalla Chiocciola. Vorrei sottolineare che il convegno è stato soprattutto un omaggio alla Memoria perché è stato offerto uno spaccato della vita a Siena durante il periodo bellico, perché sono stati ricordati i caduti Chiocciolini e tacitamente, attraverso loro, tutti i caduti, indipendentemente dalla divisa indossata, ed infine perché il modo migliore per non ripetere gli errori del passato è quello di tenerne vivo il ricordo, la Memoria appunto.

Una medaglia d'oro nel cuore dell'ortopedia STORIA dell'ORTOpedIA 193

2016

Era stato anche lui un atleta. Quando se la vide di fronte-lei la campionessa olimpica, la prima medaglia d'oro al femminile dello sport italiano-non poté fare a meno di emozionarsi, provando quasi un po' di soggezione. "Salve, dottor De Lucchi. Vengo da lei perché ho un terribile mal di schiena, che mi perseguita ormai da anni, e mi limita molto nella mia attività agonistica. Sa, io sono…". "So benissi-mo chi è lei" la interruppe "non ha certo bisogno di presentazioni. Lei è la famosa Ondina Valla, bandiera e orgoglio della nostra nazione…". L'incontro avvenne in un ambulatorio dell'Istituto Rizzoli di Bologna. Era l'anno 1943. Già sette ne erano trascorsi dalle Olimpiadi di Berlino, ma il clamore e l'ecci-tazione per le imprese sportive realizzate in quella occasione non si erano ancora spenti. Anche perché le prime bombe della Seconda guerra mondiale avevano cancellato i Giochi del '40, e chissà quando sarebbe tornato il s...

CARMELO CALCI, «La serie Risorgimento Italiano delle medaglie di Francesco Grazioli», in E. Mangani, A. Pellegrino (a cura di), Για το φίλο μας. Scritti in ricordo di Gaetano Messineo, Ed. Espera, Roma 2016, pp. 97-107

L'incisore Francesco Grazioli 1 realizzò una serie di sette medaglie, tutte del diametro di 67 millimetri, sui principali avvenimenti del nostro Risorgimento da lui stesso denominata Risorgimento Italiano. Si conoscono esemplari in oro 2 , bronzo, bronzo dorato, metallo bianco, metallo bianco dorato, piombo. In assenza di una cronologia di produzione (lo stesso Grazioli, nell'album dei lavori da lui eseguiti 3 dove è presente una stampa all'albumina con l'elenco autografo a inchiostro dell'intera serie, non fornisce ulteriori informazioni) 4 , alcuni studiosi hanno tentato di dare indicazioni cronologiche 5 , mentre altri, più semplicemente, si sono basati sull'episodio celebrato.

Il Gazzettino di Quelli del Cordusio n. 10

Quando nel 2017 decidemmo di fare il numero 1 del "Gazzettino di Quelli del Cordusio" credo che nessuno, io per primo, pensasse che potessimo arrivare al punto in cui siamo. Eppure siamo qui ora a scrivere di questo nascente numero 10 che, non è solo un traguardo per il numero importante, ma anche un riconoscimento per quanto fatto da molti in questi anni. Il Gazzettino nasce con la mission di giornale di numismatica varia per essere letto da tutti, principianti ed esperti della materia. Nel contempo si voleva che potesse essere scritto anche da tutti quelli che sentissero di volere esprimersi e di raccontare di monete, medaglie, tessere, gettoni, cartamoneta ma anche semplicemente di scrivere di emozioni della vita della numismatica. Un giornale per tutti e di tutti che oggi ha annoverato veramente tante penne come collaboratori di ogni parte del Paese, di ogni età, di diversa esperienza e che ha permesso a diversi giovani di iniziare a scrivere e crescere parlando della loro passione. Il Gazzettino nel tempo cresce per pagine, per numero di autori e assume anche nella forma una evoluzione diversa, da bianco e nero a colori, assumendo sempre più la forma da semplice giornalino a rivista cartonata completa. E varia per interessi trattati, per diverse monetazioni affrontate dando la possibilità di passare a leggere articoli evoluti a più semplici riflessioni divulgative.