Sulu e ricotu cu li mei pinseri. Vita e Opere di Antonio Veneziano. (original) (raw)

Veneziano, Antonio

Scheda biografica e letteraria del poeta monrealese del XVII Antonio Veneziano.

Le fortune finanziarie della famiglia Veneziano cominciano con Giovanni, che forse si trasferì a Monreale da Venezia, e alla sua morte nel 1512 lasciò eredi la moglie e quattro figli. Fra costoro fu Antonio quello che in vita riscosse i maggiori successi ricoprendo incarichi di rango nella Curia arcivescovile cittadina: Maestro notaio (1512), Pretore durante la visita dell'imperatore Carlo V a Palermo e Monreale (1535). Il Magnifico Antonio, titolo assunto dopo le sue cariche politche, ebbe una vita sentimentale intensa, sposando tre donne e avendo nove figli legittimi oltre due figlie naturali. Fu inoltre saggio amministratore delle cose familiari anzi incrementandole in maniera cospicua. L'ambiente familiare era connotato anche da quel tipico sentimento di braveria e violenza proprio del patriziato siciliano cinquecentesco. Nel 1534, Giovanni, fratello del poeta, si trova invischiato in una lite con la famiglia nobile Scuderi e persino il Magnifico Antonio è coinvolto nelle vie di fatto finendo ai domiciliari. Quando pace sembra fatta, Angelo Scuderi è assassinato e Giovanni accusato d'omicidio. Nel 1547 muore il Magnifico Antonio, quando il nostro aveva soli quattro anni d'età, e in questo momento comincia la disgregazione della famiglia. Allegranza, terza moglie del Magnifico Antonio, e i figli maggiorenni, ebbero in parti uguali i vasti possedimenti e la "roba"; i figli minorenni ebbero come tutore lo zio arciprete Antonino in qualità di amministratore della loro parte di eredità. Proprio lo zio sacerdote ha influito sull'ingresso, 1553, nel Collegio gesuitico monrealese di Antonello che dopo la morte del padre assumerà il nome di Antonio. Nel 1555, visti gli ottimi risultati scolastici, lo zio Antonino lo mandò a studiare nel Collegio Massimo dei gesuiti di Palermo a soli dodici anni d'età. Lo ritroviamo qualche tempo dopo in quello di Messina per completare gli studi di retorica, grammatica e metrica latina, ebraico e greco (e iniziare il noviziato nella Compagnia di Gesù). Nel 1559 studiò nel Collegio romano dove, per i tre anni successivi, intraprenderà gli studi di diritto e filosofia seguendo gli insegnamenti di Francesco Toleto futuro cardinale. Ma nel 1563, forse in preda ad un rigetto della vita seria e rigorosa condotta da gesuita, abbandonato l'abito, tornò a Monreale e subito si diede da fare per la riscossione di alcuni crediti dovutigli. Nello stesso 1563 una gravissima accusa piomba sul fratello Nicolò: omicidio. Scattano gli arresti domiciliari per i tre fratelli Veneziano (tutti ritenuti coinvolti nell'assassinio). I fratelli provano a sottrarsi all'accusa, riuscendo ad ottenere la libertà (grazie alle doti da giureconsulto di Antonio). La vicenda non sembra mettersi malamente tantoché, quando il cardinale Farnese emana i nuovi Capitoli cittadini di Monreale, tra i cinquanta nuovi consiglieri si trova anche l'inquisito Nicolò! Ma trame e faide politiche riescono a fargli imporre un bando da tutto quanto il territorio di Monreale (all'epoca circa un quarto della Sicilia). Nel 1567 si chiede il giudizio finale e i Veneziano vengono portati all'interno del Castello a mare di Palermo, dove sono sottoposti alla tortura dei tratti di corda. La prova gli riesce favorevole e nel 1568 furono scarcerati ma con ancora il bando da Monreale. Gli anni dell'esilio sono tristi anche per le difficoltà economiche che l'opprimono e costringono ad una vita fatta di grandi ristrettezze, non potendo accedere ai suoi beni anzi usurpati. Antonio trascorse l'esilio di Palermo presso la sorella Vincenza, moglie di Antonino de Calogero, Pretore monrealese. Nel 1573 è nuovamente rinchiuso nel Castello a mare di Palermo, anche sede del tribunale dell'Inquisizione di Sicilia in quel periodo, per il rapimento d'amore della giovane Francesca Porretta e per l'accusa di furto. La madre Allegranza non tollerò oltre le malefatte del figlio e nel 1574 lo cancellò dal suo testamento in quanto «disobbediente».

Canzuni su una Lanza nel ‘libro’ di Antonio Veneziano

Bollettino del Centro di studi filologici e linguistici siciliani, 2016

Sulla base dell’edizione critica del Libro delle rime siciliane di Antonio Veneziano curata da G. M. Rinaldi (2012), che conteneva uno studio dettagliato del ms. PR10, si propongono alcune riflessioni circa la struttura generale della raccolta canonica e si mettono in luce per la prima volta le strategie retoriche di nominatio criptata di una donna amata, contraltare lirico della più famosa Celia cantata nel «Libru primu», che fa la sua apparizione in un ciclo di quattordici canzuni all’interno del «Libru secundu» e quindi nella correlata sezione delle poesie di «Sdegnu». On the ground of the critical edition by G. M. Rinaldi (2012) of Antonio Veneziano’s Libro delle rime siciliane, which contained a thorough analysis of ms. PR10, this article offers some new considerations about the overall structure of the canonical collection, and highlights for the first time the rhetorical strategies of an encrypted nominatio of a beloved woman, lyrical counterpoint to the more famous Celia sung in «Libru primu», which makes its appearance in a cycle of fourteen canzuni within the «Libru secundu» and then in the related section of the poems of «Sdegnu».

Un nuovo manoscritto di canzoni siciliane con ottave inedite di Antonio Veneziano

Bollettino del Centro di studi filologici e linguistici siciliani, 2020

We present a new manuscript anthology of Sicilian canzuni now preserved in Catania in a private collection and dating back to around 1600. It contains a large section of more than fifty ottave attributed to various authors, alongside 349 mostly anonymous canzuni. The manuscript was given by a certain Lelio, presumably Lelio Pavese (ob. 1608), to Paolo Pozzobonelli (1572-1630), both cultivated noblemen from Savona. The last section of the manuscript contains the transcription of a valuable series of twenty-two octaves of praise and imprisonment attributed to Antonio Veneziano and addressed to Francesco Santapau, prince of Butera, between 1588 and 1590. We present a commented edition of them, arguing that the attribution is to be considered reliable on the grounds of historical and philological arguments. Si presenta una nuova antologia manoscritta di canzoni siciliane, conservata a Catania presso un privato e databile intorno al 1600, che contiene una cospicua sezione di più di cinquanta ‘ottave’ intestate a vari autori accanto a 349 canzuni in massima parte adespote. Il manoscritto fu donato da un certo Lelio, da identificare probabilmente con Lelio Pavese (ob. 1608), a Paolo Pozzobonelli (1572-1630), entrambi nobili savonesi. nel segmento finale del manoscritto si rinviene una pregevole serie di ventidue ottave encomiastiche e di prigionia attribuite ad Antonio Veneziano “carcerato” e indirizzate a Francesco Santapau, principe di Butera, tra il 1588 e il 1590: se ne dà l’edizione commentata e si discute l’attribuzione, da ritenere attendibile sulla base di argomenti storici e filologici.

« Una vita di lavoro e d’inchiostro. I diari di Giovanni Anastasia, contadino svizzero d’inizio Ottocento », in «Oggni cosa è mal incaminata». Il diario di Giovanni Anastasia (1797-1883), contadino di Breno, Museo del Malcantone, 2019, p. 27-41.

Questa pubblicazione ci permette di aggiungere il ticinese Giovanni Anastasia (1797-1883) all'elenco di quei rari artigiani, e ancor più rari piccoli agricoltori, vissuti tra Seicento e primo Ottocento e passati alla storia poiché, malgrado una scrittura talvolta esitante, in un certo momento della loro vita, spinti dall'urgenza di esteriorizzare il loro vissuto, intrapresero la redazione di una cronaca, di un diario o di un'autobiografia allo scopo di lasciare una testimonianza di se stessi e del loro milieu.