La terra, il mercante e il sovrano. Economia e società nell'VIII secolo longobardo. Presentazione Chris Wickham (original) (raw)
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Collana Mondi Mediterranei Vol. 2., 2020
L’economia altomedievale costituisce uno dei temi più frequentati dalla storiografia dell’ultimo secolo e l’Italia, ovvero il cuore di quello che fu l’impero romano, rappresenta indubbiamente un ambito privilegiato in cui esaminare le trasformazioni strutturali che si ebbero nel passaggio dall’età antica al Medioevo. Questo studio cerca di ricostruire le vicende complesse dell’economia in età longobarda, in particolare tra la fine del VII secolo e la conquista carolingia, analizzando la problematica sia dal punto di vista della produzione che dalla prospettiva del mercato, mettendone in evidenza le convergenze strutturali, in un orizzonte politico-sociale più ampio. L’età di Liutprando costituisce il cuore dell’analisi, ma il discorso si spinge fino all’età carolingia, per cercare di verificare l’impatto che ebbe la conquista franca sulla Penisola. Le regioni centro-settentrionali del regno longobardo costituiscono l’impalcatura che sorregge questo lavoro, ma non mancano incursioni comparative – sempre utili a comprendere meglio i fenomeni – nelle strutture socio-economiche del ducato-principato longobardo di Benevento, che per molto tempo costituì uno spazio politico sostanzialmente autonomo.
Negli ultimi anni, le transazioni fondiarie fra i contadini medievali sono diventate di gran moda. Tante motivazioni confluiscono in questa repentina passione: la coscienza di come molte storiografie nazionali abbiano nella sostanza trascurato l’argomento; l’influsso della medievistica inglese, la sola dove il mercato contadino della terra è una tradizione di ricerca radicata e attiva; l’insoddisfazione per lo stato attuale degli studi di storia economica medievale; infine il desiderio di ricorrere a metodi e problematiche sviluppati dalla ricerca antropologica.
Tra XII e XIII secolo molti esponenti dell’élite cittadina romana si dedicarono ad attività creditizie di grande rilievo e il loro orizzonte economico non ebbe allora altri confini che quelli dell’Europa cristiana. “Banchieri del papa”, creditori e finanziatori di sovrani e principi della Chiesa e della Terra, gestirono grandi capitali finanziari; la loro presenza in quella che in quel tempo costituiva la principale piazza commerciale e finanziaria europea, le fiere della Champagne, fu costante e precoce, anticipando in molti casi quella di mercanti-banchieri provenienti da altre città dell’Italia comunale. Ma a differenza di questi ai quali gli storici hanno dedicato numerosi e importanti studi, i mercatores romani sono rimasti nell’oblio, la loro è stata di fatto una “storia negata”. Il loro successo economico dipese molto sia dai rapporti che essi ebbero con i pontefici e la curia papale sia dalle favorevoli condizioni che poteva offrirgli la stessa città di Roma, Caput Mundi. Grazie a questo libro i mercanti-banchieri romani possono finalmente trovare la meritata collocazione nella grande storia del credito e della banca nel medioevo. Ciononostante questo è soprattutto un studio di storia sociale, perché il suo vero scopo è indiscutibilmente quello di mettere in luce un aspetto del forte dinamismo che caratterizzò in quei secoli la società romana.
Tra XII e XIII secolo molti esponenti dell’élite cittadina romana si dedicarono ad attività creditizie di rilievo. “Banchieri del papa”, creditori e finanziatori di sovrani e principi della Chiesa e della Terra, gestirono grandi capitali finanziari; la loro presenza in Europa, e in particolare alle fiere della Champagne, fu precoce e costante, anticipando in molti casi quella di mercanti-banchieri provenienti da altre città dell’Italia comunale. Il loro successo economico dipese molto sia dai rapporti che ebbero con i pontefici e la curia papale sia dalle favorevoli condizioni che poteva offrirgli la stessa città di Roma, Caput Mundi. Ma a differenza degli altri banchieri italiani – ai quali gli storici hanno dedicato numerosi e importanti studi – i mercatores romani sono rimasti nell’oblio, la loro è stata di fatto una “storia negata”. Grazie a questo libro, che è soprattutto uno studio di storia sociale mirante a mettere in luce il forte dinamismo della società romana del tempo, i mercanti-banchieri dell’Urbe possono finalmente trovare la meritata collocazione nella grande storia del credito e della banca nel medioevo.