«“Ela se pense de li tenpo primer”. Le enfances nei poemi franco-italiani: modalità di costruzione dell’eroe tra tradizione e innovazione», Francigena, 6 (2020), 45-107 (original) (raw)

L'eroe imberbe. Le enfances nelle chansons de geste: poetica e semiologia di un genere epico medievale, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2018

Come nasce e cresce un eroe? Quali sono gli esordi della sua carriera? Spinti dall’appetito narrativo del pubblico feudale-cortese, i trovieri delle chansons de geste cercarono di rispondere a queste domande componendo poemi sulle primissime imprese degli eroi più popolari del Medioevo francese. Ma la nascita e la gioventù dell’eroe divennero presto temi pressoché obbligatori in tutte le chansons che raccontavano la biografia degli antichi cavalieri di Carlo Magno: un’infanzia travagliata, spesso più fiabesca che epica, diventa segno e sinonimo di eroismo. Questi racconti sull’iniziazione dell’eroe sono noti al pubblico medievale e ai filologi moderni come enfances. L’eroe fanciullo o alle prime armi si presenta in varie forme nell’epica francese medievale: come tema generico, come motivo episodico, come protagonista di testi interamente dedicati a lui. I fini dell’eroe imberbe sono principalmente tre – l’investitura cavalleresca, la conquista di un feudo e quella di una donna – e attorno a lui compare una costellazione di altre figure ricorrenti: i genitori, la matrigna, il re al cui servizio il giovane si pone, le principesse che lo aiutano nelle sue imprese, bestie feroci, briganti, guerrieri infedeli, usurpatori che lo costringono all’esilio. Il presente studio definisce la poetica del genere delle enfances e le caratteristiche salienti dei poemi che ce le tramandano, illustrando l’evoluzione della tecnica narrativa medievale attraverso una tradizione letteraria che si sviluppa in Francia dall’XI al XIV secolo.

«“Du côté du passage des Bérésinas”: infanzia, identità e scrittura in “Mort à crédit” di Louis-Ferdinand Céline», in S. Brugnolo, I. Campeggiani, L. Danti (a cura di), L'amorosa inchiesta. Studi di letteratura per Sergio Zatti, Firenze, Cesati, 2020, pp. 123-138

L'amorosa inchiesta. Studi di letteratura per Sergio Zatti, ISBN: 978-88-7667-881-3, 2020

Per sua natura problematico, lo statuto del ricordo d’infanzia viene ridiscusso alla radice dal pensiero freudiano, il quale ha il merito di sottolineare non soltanto la tendenza alla ricostruzione presente in ogni racconto apparentemente autentico ma anche la forte tensione al vero celata in qualsiasi attività di immaginazione. Non sorprende, allora, che Céline possa dichiararsi, almeno fino alla metà degli anni Trenta, profondamente debitore delle teorie di Freud. Proprio la distorsione in chiave immaginifica dell’esperienza costituisce il presupposto fondamentale di Mort à crédit: dove il miraggio di una resurrezione diretta del tempo trascorso – miraggio che guida la ricca tradizione memorialistica di ascendenza rousseauiana – è soppiantato dalla necessità di una trasfigurazione deformante del vissuto. Da qui, il ruolo essenziale svolto dal prologo, sul finire del quale è una febbre delirante a innescare lo sguardo retrospettivo del narratore adulto. In questo senso, l’allusione a un processo memoriale in cui realtà e finzione sono di fatto inseparabili recupera e radicalizza l’ipoteca posta dalla psicanalisi sull’effettiva capacità che il singolo ha di riconquistare felicemente il proprio passato.

Tra storia e letteratura. Enea Balmas e i Valdesi del passato, in Tradurre lo Spirito. Scritture eterodosse italiane nel Cinquecento francese ed europeo, in “Studi di letteratura francese”, XLI (2016), pp. 175-185

Les contributions d’Enea Balmas sur les Vaudois n’ont pas fait l’objet, jusqu’à maintenant, d’une réflexion critique dans son ensemble. Sa production s’impose pourtant pour son ampleur s'articulant autour de plusieurs volets. L’apport le plus important est son projet éditorial “Antichi testi valdesi” et “Storici valdesi” où des anciens manuscrits vaudois ont été publiés pour la première fois. Un bon nombre des lignes de recherche que Balmas a isolées sont fructueuses encore aujourd’hui pour l’historiographie dans ce domaine. Studies on Waldenses had an outstanding place in the production of Enea Balmas that never has been considered as a whole. His impressive production covered several different fields. The most important project can be considered the series “Antichi testi valdesi” and “Storici valdesi” that – for the first time – published the ancient manuscripts of the Waldenses. Many lines of research pointed out by Enea Balmas are still nowadays in the debate of the specialists. Gli studi sui valdesi occupano un ruolo preminente nella produzione di Enea Balmas che finora non è mai stata considerate nel suo complesso. La sua imponente produzione spazia in ambiti differenti. L’apporto più importante consiste nel progetto editoriale “Antichi testi valdesi” e “Storici valdesi” in cui - per la prima volta – si affronta la pubblicazione degli antichi manoscritti valdesi. Molte linee di ricerca da lui individuate rappresentano ancor oggi ambiti in cui la storiografia specialistica sta lavorando.

Il mito poetico delle rovine di Roma. Note su alcune versioni francesi

Enthymema, 2020

Lo scopo di quest'articolo è quello di presentare il motivo poetico delle rovine di Roma attraverso alcuni testi poco conosciuti. La grande quantità di adattamenti, traduzioni ed imitazioni di questo motivo rende difficile la fissazione di un loro ordine, sia per quanto riguarda le fonti che le origini. Il sonetto Superbi colli, e voi sacre ruine di Baldassarre Castiglione (1513-21), il poema latino De Roma (1554) del palermitano Giovanni Vitale (Janus Vitalis) e, soprattutto, il sonetto III del libro Les Antiquités de Rome (1558) di Joachim Du Bellay hanno ispirato numerose imitazioni e traduzioni fino ad oggi. Il topos delle rovine di Roma è divenuto mito. Malgrado le poesie più note siano state largamente analizzatecome ad esempio il celebre sonetto A Roma sepultada en sus ruinas (1648) di Quevedo -, vogliamo offrire una panoramica della diffusione del mito e delle loro varianti e opposizioni principali attraverso alcune traduzioni e versioni francesi meno studiate. Parole chiave -Rovine di Roma; Paul Scarron; Jérôme Hénnequin; Jacques Grévin; Traduzione poetica.

Per una poetica storica delle chansons de geste. Elementi e modelli, Venezia, Edizioni Ca’ Foscari, 2015

Qualunque parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, memorizzata in un sistema di recupero dati o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, senza autorizzazione, a condizione che se ne citi la fonte. Any part of this publication may be reproduced, stored in a retrieval system, or transmitted in any form or by any means without permission provided that the source is fully credited. Edizioni Ca' Foscari -Digital Publishing Università Ca' Foscari Venezia Dorsoduro 1686 30123 Venezia http://edizionicafoscari.unive.it/ ecf@unive.it 1a edizione aprile 2015 ISBN 978-88-97735-91-5 (pdf)

L. Dell’Aia, La presenza di Rimbaud nel «Mondo salvato dai ragazzini di Elsa Morante», in G. Alfano et al. (a cura di), Gli scrittori d’Italia. Il patrimonio e la memoria della tradizione letteraria come risorsa primaria, Grottammare, Graduus, 2008, vol. I, pp. 19-24

Nel primo degli undici componimenti raggruppati sotto il titolo La smania dello scandalo, all'interno del Mondo salvato dai ragazzini, un'opera in forma poematica del 1968, Elsa Morante scrive:

L. Cignetti, La generazione “del Settanta”: osservazioni tra lingua e testo poetico, in Nove Novecento. Studi sul linguaggio poetico, a cura di M. Pregliasco, Alessandria, Ed. dell’Orso, 2007, pp. 37-59.

La poesia è un'avventura linguistica. Fare poesia significa, prima di tutto, attraversare la lingua nella sua globalità e nei suoi usi specifici, la lingua che è in perpetuo movimento, la lingua quale mare in tempesta 1 «Se i nati negli anni Sessanta hanno faticato a imporsi come generazione […], gli autori nati negli anni Settanta hanno un'identità generazionale, una presenza molteplice di gruppo sparso, indifferente ai raggruppamenti» 2 . Con questo felice paradosso Maurizio Cucchi coglie il tratto coesivo di un gruppo di poeti accomunati nella differenza, nell'ibridismo, nella pluralità. Sul piano della forma, almeno allo stato attuale, tale acquisizione può essere tradotta nell'assenza, pur in un insieme di voci definito e identificabile, di un'univoca koinè linguistico-testuale.