Mercanti a Verona nel secolo XII, Verona, 2021, pp. 240 (in appendice edizione di un documento del 1136 concernente un ‘negociens rihissimus’ e di tre documenti del 1136 attestanti i primi consoli di Verona) (original) (raw)
Related papers
2022
La collana si propone di pubblicare ricerche monografiche e studi storiografici su aspetti originali della storia europea dall'alto Medioevo ai nostri giorni e su figure influenti e significative delle vicende storiche e della riflessione critica. In essa viene inoltre posta particolare attenzione, in un quadro problematico sempre di ampie prospettive, alla realtà locale e alla pubblicazione di fonti giudicate particolarmente rare, eloquenti e rilevanti. In copertina La parte occidentale della città di Venezia e della laguna, particolare dal manoscritto Kitāb-i baḥriye ('Libro del mare') di Pirî Reis, 1525 ca. (Baltimora, The Walters Art Museum, W.658, f. 186a). Progetto grafico di copertina cdm associati Stampa Impressum, Marina di Carrara (Ms) © FORUM novembre 2022 Editrice Universitaria Udinese FARE srl con unico socio IndIce Bruno Figliuolo Tra storicismo e strutturalismo: lo scambio commerciale principio ideale eterno della storia p. Tommaso Vidal La podesteria di Asolo nello spazio economico Trevigiano (secoli XIII-XV) » Bruno Figliuolo Le vene e il cuore: i porti fluviali del Friuli storico e i loro rapporti con le economie-mondo veneziana e fiorentina » Fabrizio Pagnoni Economie di distretto e integrazione commerciale: Brescia fra Due e Quattrocento » Angela Orlandi Da Bologna a Venezia, le vie dello scambio (secoli XIV-XV) » Giulia Spallacci I registri delle gabelle della città di Fano in epoca malatestiana (1431-1463) » Francesco Bettarini Zara e le reti mercantili delle città italiane tra XIV e XV secolo » Ermanno Orlando Spalato, l'Adriatico e i Balcani. Lo spazio economico di Venezia intra Culphum nel XV secolo » * Nel presente saggio sono utilizzate le seguenti sigle: BFD = Biblioteca del Monastero dei Francescani di Dubrovnik; DAD = Državni Arhiv u Dubrovniku.
ruolo di protagonista. 3 Si tratta di un certo numero di casati che in seguito, a partire dagli anni Quaranta-Cinquanta del secolo, occuperanno un posto secondario nell'ambito dell'élite sociale romana, fino ad assumere quella caratura e quei connotati che riconosciamo come proprî della folta schiera di famiglie appartenenti alla minore aristocrazia capitolina del secondo Duecento. 4 Gli esempi che verranno qui riportati sono certamente limitati rispetto al numero di famiglie che sperimentarono tale processo involutivo: la documentazione romana del secolo XIII, come è noto, pur facendosi via via sempre più abbondante, non offre che in pochi casi risposte positive ed esaurienti ai quesiti che le possono esser posti dietro la sollecitazione di impressioni e riflessioni di carattere più generale scaturite dalla lettura coordinata e comparata del voluminoso ma frammentario coacervo delle fonti relative alla società cittadina del tempo. 5 Nel primo scorcio del Duecento al nucleo emergente dei lignaggi destinati ad un glorioso futuro, che si è soliti definire baronali (Conti, Annibaldi, Orsini, Colonna, Normanni e così via), i quali affondano più o meno direttamente le loro radici nella precedente aristocrazia sia urbana sia territoriale e le cui fortune sono e saranno legate alla gestione di diritti signorili, al possesso di castra ed agli stretti o strettissimi rapporti con la curia pontificia, fa da contrappunto il complesso di quelle famiglie le quali, al contrario, sembrano basare il loro destino e la loro prosperità su altre forme di potere: in molti casi, più o meno espliciti, quello finanziario e mercantile.
This essay aims to examine the Italian mercantile presence in fifteenth-century Split. The presence of numerous Italian merchants not only stimulated an economy that was already flourishing and devoted to trade: it also allowed for organic, functional links with the major economies and financial centres of the time – especially Venice and Florence – as well as with the supply markets in the Kingdom of Naples. These merchants were able to weave tight relationships with the socio-economic structures of Split's community and furthermore exhibited a strong proclivity for establishing deep roots in the city.
Tra XII e XIII secolo molti esponenti dell’élite cittadina romana si dedicarono ad attività creditizie di grande rilievo e il loro orizzonte economico non ebbe allora altri confini che quelli dell’Europa cristiana. “Banchieri del papa”, creditori e finanziatori di sovrani e principi della Chiesa e della Terra, gestirono grandi capitali finanziari; la loro presenza in quella che in quel tempo costituiva la principale piazza commerciale e finanziaria europea, le fiere della Champagne, fu costante e precoce, anticipando in molti casi quella di mercanti-banchieri provenienti da altre città dell’Italia comunale. Ma a differenza di questi ai quali gli storici hanno dedicato numerosi e importanti studi, i mercatores romani sono rimasti nell’oblio, la loro è stata di fatto una “storia negata”. Il loro successo economico dipese molto sia dai rapporti che essi ebbero con i pontefici e la curia papale sia dalle favorevoli condizioni che poteva offrirgli la stessa città di Roma, Caput Mundi. Grazie a questo libro i mercanti-banchieri romani possono finalmente trovare la meritata collocazione nella grande storia del credito e della banca nel medioevo. Ciononostante questo è soprattutto un studio di storia sociale, perché il suo vero scopo è indiscutibilmente quello di mettere in luce un aspetto del forte dinamismo che caratterizzò in quei secoli la società romana.
Nelle pagine seguenti verranno esposte, attraverso lo studio della trattatistica del tempo, le competenze teoriche, matematiche e contabili raggiunte da chi, nella seconda metà del Quat trocento, esercitava ai più alti livelli l'attività di mercante/banchiere. 1 Questa delimitazione del campo di ricerca ai grandi operatori è dovuta alla ricchezza di fonti che ci hanno lasciato e all'ab bon danza della letteratura scientifica che ha analizzato sotto vari punti di vista la loro attività. La scelta di abbinare a un saggio che si concentra sulla figura del contabile nell'antichità queste osservazioni sulle competenze dei mercanti del tardo Medioevo ha una ragione ben precisa: questi attori sociali condividono, in diversi momenti e contesti, alcuni aspetti del percorso formativo e professionale degli specialisti della contabilità di cui si è parlato nel lavoro di Filippo Ledda. Sin dall'inizio del XIV secolo, questo iter è definito dagli autori dei trattati di matematica pratica in funzione della pratica della mercatura ed è quindi pensato principalmente per chi la esercita. I percorsi educativi iniziano con l'apprendimento dei saperi professionali imprescindibili e dunque con l'abaco; un costante tracciato di formazione informale nasce per il mercante/banchiere e per gli operatori finanziari, ma non esclude chi 213 1 Per una più ampia definizione dell'oggetto della ricerca rimando a un altro lavoro che è nato parallelamente a questo: F. PISERI, La formazione e la professionalizzazione del "corpo mercantesco" nel XV secolo, destinato ad essere pubblicato nel volume in preparazione a cura di M. MORANDI, dal probabile titolo Formare alle professioni. Commercianti e contabili. Il volume, frutto della rielaborazione dei materiali originati dal seminario svoltosi a Pavia il 16 aprile 2010, presso il Collegio Ghislieri, come ricordava Monica Ferrari, è legato al percorso di riflessione sulla "Storia pedagogica delle professioni", titolo di una serie di volumi dedicati a questo tema presso la casa editrice FrancoAngeli di Milano, serie di cui sono responsabili Egle Becchi e Monica Ferrari.
Mercanti romani del primo Duecento «in Urbe potentes»
ruolo di protagonista. 3 Si tratta di un certo numero di casati che in seguito, a partire dagli anni Quaranta-Cinquanta del secolo, occuperanno un posto secondario nell'ambito dell'élite sociale romana, fino ad assumere quella caratura e quei connotati che riconosciamo come proprî della folta schiera di famiglie appartenenti alla minore aristocrazia capitolina del secondo Duecento. 4 Gli esempi che verranno qui riportati sono certamente limitati rispetto al numero di famiglie che sperimentarono tale processo involutivo: la documentazione romana del secolo XIII, come è noto, pur facendosi via via sempre più abbondante, non offre che in pochi casi risposte positive ed esaurienti ai quesiti che le possono esser posti dietro la sollecitazione di impressioni e riflessioni di carattere più generale scaturite dalla lettura coordinata e comparata del voluminoso ma frammentario coacervo delle fonti relative alla società cittadina del tempo. 5 Nel primo scorcio del Duecento al nucleo emergente dei lignaggi destinati ad un glorioso futuro, che si è soliti definire baronali (Conti, Annibaldi, Orsini, Colonna, Normanni e così via), i quali affondano più o meno direttamente le loro radici nella precedente aristocrazia sia urbana sia territoriale e le cui fortune sono e saranno legate alla gestione di diritti signorili, al possesso di castra ed agli stretti o strettissimi rapporti con la curia pontificia, fa da contrappunto il complesso di quelle famiglie le quali, al contrario, sembrano basare il loro destino e la loro prosperità su altre forme di potere: in molti casi, più o meno espliciti, quello finanziario e mercantile.
L'illustrazione delle vicende di una famiglia di cittadini veronesi dalla primissima età comunale all'affermazione del regime signorile scaligero, lungi dal porsi come fine a se stessa, si inserisce in un programma di studio che si propone come obiettivo la ricostruzione più estesa possibile della società in età precomunale e comunale. Pur nella scarsità di documentazione, le vicende della famiglia appaiono significative e possono, a nostro parere, non solo chiarire alcuni aspetti sociali e politici del periodo considerato, ma anche fornire indicazioni su processi, certamente analoghi, avvenuti in età precedente, durante la formazione delle signorie rurali in genere, soprattutto per quanto concerne la presenza, a titolo diverso, dei detentori delle signorie anche nella città, per cogliere, dunque, alcuni aspetti sostanziali dei rapporti fra città e contado. Per questa via viene superato anche il problema dei rapporti fra ceti, compositi, dei milites e dei 'borghesi': gli elementi 'borghesi', presenti in età precomunale e comunale, conseguirono una loro individuale e familiare affermazione politica, più che attraverso la disponibilità di denaro, con la possibilità e la capacità di impiegarlo ai fini dell'ascesa sociale e poi politica, entrando a far parte della classe dominante, che, quando non fu soggetta o sostenuta da un potere superiore, come appunto [410] avvenne in età comunale, non poté prescindere da basi militari proprie per l'esercizio del potere, detenute per eredità familiare o acquisite 'ex novo'. L'eventuale affermazione dei regimi comunali di 'popolo' o di quelli signorili, per riprova, non avverrà pienamente se non dopo la acquisizione o la distruzione di queste basi, essenziali per la potenza politica delle famiglie e per il sostegno delle fazioni.