Recensione, a: M. C. Nussbaum, La monarchia della paura (original) (raw)
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Recensione di Nussbaum M., Creare capacità. Liberarsi dalla dittatura del Pil
Creare capacità è un'opera di Martha Nussbaum che cerca di ribaltare il discorso degli economisti e dei politici che hanno forgiato il nostro attuale sistema di sviluppo: pensare che la qualità della vita di una nazione migliori soltanto nel momento in cui aumenta la sua ricchezza economica, senza badare al livello effettivo di vita dei suoi abitanti rispetto a molte altre dimensioni, significa guardare il mondo e la realtà con una lente troppo piccola per poterli comprendere veramente.
Recensione di Z. Bauman, Il demone della paura, trad. it. di Savino D’Amico, Laterza, Roma-Bari 2014
Il fenomeno inedito della globalizzazione ha provocato profondi mutamenti sul piano politico, economico e sociale. Gli stati nazionali hanno perduto forse per sempre la loro sovranità in ogni settore dell’economia e della finanza. Trionfano forze che nessuno stato nazionale è in grado di contenere o controllare in qualsiasi modo. L’impotenza dello stato e della politica è sotto gli occhi di tutti, come dimostra la situazione di anarchia in cui versa qualsiasi settore della vita associata. Evasione fiscale, delocalizzazione delle imprese, trasferimento di denaro all’estero, i traffici illegali, ecc. sono fenomeni persistenti rispetto ai quali lo stato è paralizzato e inerme. Le persone sono sempre più consapevoli di non potersi fidare di nessuno, di poter contare esclusivamente sulle proprie risorse per sopravvivere. Gli stati nazione, che erano un baluardo con frontiere ben definite, stanno perdendo la capacità di svolgere il loro ruolo in un mondo in cui il potere reale è sempre più nelle mani di alcuni grandi gruppi finanziari internazionali, che si destreggiano sulla scena globale, scegliendo di volta in volta la residenza fiscale più conveniente, ma senza alcuna considerazione per la sorte dei dipendenti di queste imprese, messi in libertà da un giorno all’altro.
Vincenzo Nuzzo (*), "Il male nel pensiero di Jakob Böhme"
The evil in the thinking of Jakob Böhme, 2024
In this paper I try to describe the theory of evil, as she is contained in two books: 1) Jacob Böhme, L’impronta delle cose, Il Basilisco Genova 1988; 2) Alexandre Koyré, La philosophie de Jacob Boehme, Vrin, Paris 1979. The first book corresponds to “Signatura Rerum”, a original work of Jacob Böhme. These two books do complement one another why in the second one is described the theory of evil only as human liberty, whereas in the first one the theory of evil is very much wide and complete. Synthetically, however, Böhme thinks tath the evil is present only in the world without any complicity of God. But he sees also in an obscure and mysterious part of the still undifferentiated divine (very similar to the native Life) a certain origin of the evil. However it is important to emphasize that the bohemian theory of evil as liberty is very similar to that od Dostoevskij, especially in the Brothers Karamàzov. We discuss this content through two thinkers: 1) Nikolaj Berdjaev (Nikolaj Berdjaev, La concezione di Dostoevskij, Einaudi, Torino 2002); 2) Pavel Evdokimov (Pavel Evdokimov, Dostoevskij e il problema del male, Città Nuova, Roma 1998.)
2020
Emozioni politiche di Martha Nussbaum: una lettura guidata al capitolo primo dell'opera 1. Uguaglianza e amore: Rousseau, Herder, Mozart 2. L'antico regime e la voce maschile 3. Donne, uguaglianza, libertà 4. Educare un uomo 5. Cherubino, Rousseau, Herder 6. Trascendere la quotidianità 1. Uguaglianza e amore: Rousseau, Herder, Mozart Martha Nussbaum comincia il suo Emozioni politiche con una sottile analisi del testo musicale della Nozze di Figaro, opera lirica di Mozart. Il conte Almaviva è interessato solo a vendicare il proprio onore offeso e non lo toccano le richieste di perdono degli altri personaggi dell'opera. Allo stesso modo funziona l'antico regime: l'onore è posto al di sopra del perdono. Ma, improvvisamente, la contessa si rivela e rivela la menzogna che ha intrappolato suo marito nella menzogna e nell'ipocrisia, poiché egli aveva giurato che avrebbe abolito lo ius primae noctis, facendo poi di tutto per continuare a goderne. Il conte è ora in ginocchio a chiederle perdono e lei dice di sì. Segue un interludio orchestrale e l'esplosione di gioia selvaggia del gruppo. L'amore sembra essere la chiave non solo della felicità personale dei protagonisti, ma della comunità intera («Corriam tutti a festeggiar»). [1] Le nozze di Figaro sono considerate un testo chiave nella storia del liberalismo, anche se i più si rivolgono alla commedia di Beaumarchais. Invece proprio l'opera di Mozart e Da Ponte è utile a chiunque voglia studiare il futuro della democrazia liberale. Tale opera ha una portata filosofica immensa, reggendo benissimo il confronto con i maggiori interventi filosofici settecenteschi sul tema della fratellanza, in particolare quelli di Rousseau ed Herder. Nussbaum ritiene che la sua maggiore efficacia sia nella musica di Mozart, più che nei versi di Da Ponte. La storia che si è accreditata nel tempo è che l'opera di Mozart sia una frivola imitazione del lavoro di Beaumarchais del 1778, che aveva invece uno scopo essenzialmente politico, cioè la denuncia dell'antico regime e delle sue gerarchie. Mozart e Da Ponte l'avrebbero trasformata in una innocua storia d'amore, privilegiando un discorso sulle donne e sui loro intimi desideri. Il lavoro di Beaumarchais, considerato l'araldo della Rivoluzione francese, fu messo in scena solo molti anni dopo e tra mille polemiche. [2] Divenne, però, molto popolare. L'imperatore Giuseppe II, di idee di sicuro non progressiste, aveva impedito la messa in scena della commedia di Beaumarchais nei teatri del suo regno. Ma Da Ponte convinse l'imperatore che si poteva scrivere un'opera accettabile e così lui e Mozart produssero una meravigliosa storia d'amore, liquidando il radicalismo dell'originale. La Nussbaum, dice (pag. 40): «Io invece dimostrerò che l'opera è politica e radicale tanto quanto la commedia», perché indaga i sentimenti di libertà, uguaglianza, fraternità. A ciò si accompagnerà un suo approfondimento in termini musicali, dal momento che tale messaggio è maggiormente presente nella musica mozartiana piuttosto che nelle parole di Da Ponte. E qui è necessario un primo confronto: mentre Rousseau è per l'omogeneità e la solidarietà civili, per l'amore patriottico e la disponibilità al sacrificio per la patria, Mozart concepisce il nuovo amore pubblico come qualcosa di più gentile, più reciproco, più femminile. Mozart respinge l'omogeneità, perché la nuova fraternità deve garantire il libero gioco, la malizia, l'umorismo, l'individualità. Egli apre così ad una nuova visione dell'emozione politica, che nell'Ottocento sarà riattualizzata da John Stuart Mill e nel Novecento da Radinbranath Tagore. [3] 2. L'antico regime e la voce maschile Beaumarchais, secondo la comune interpretazione, mette in scena l'opposizione tra l'antico regime basato sulla gerarchia e la subordinazione (e impersonato dal conte) ed una nuova concezione politica e democratica, basata sull'uguaglianza e la libertà (e impersonata da Figaro). Pertanto, il momento chiave della sua commedia sarebbe il monologo dell'atto V dove Figaro denuncia il privilegio ereditario del conte. Mozart omette questo discorso, così avrebbe depoliticizzato l'opera, e trasformato il conflitto tra il conte e Figaro in una competizione privata per una donna. Il conte e Figaro sarebbero simili, perché quando sono soli parlano di onore oltraggiato e di desiderio di vendetta. Il conte immagina Susanna, la sua futura proprietà, posseduta da Figaro, con il conseguente assillo che