Per aspera ad… Meta: un paese che viene da lontano, in AA. VV., Meta tesori nascosti, Meta di Sorrento, Edizioni Colibrì, 2011, pp. 84-97. (original) (raw)

Biagio Passaro, Meta: un paese di naviganti, in «Cultura e Territorio», Rivista di Studi e Ricerche sull’Area Stabiana e dei Monti Lattari, Nuova Serie, II - 2020, pp. 37-62

«Cultura e Territorio», Rivista di Studi e Ricerche sull’Area Stabiana e dei Monti Lattari, Nuova Serie, II , 2020

Con un territorio di soli due km quadrati, stretto tra i monti e il mare, Meta è stato per almeno tre secoli uno dei principali centri della marina mercantile italiana, per costruzioni navali in legno, ba-stimenti di altura armati, ufficiali, marinai. Una tradizione professionale e imprenditoriale radicata nelle famiglie e tramandata per generazioni, che rimane anche dopo la delocalizzazione dei cantieri navali e delle società armatoriali e dopo il declino della propulsione eolica e la diffusione delle co-struzioni metalliche e del vapore. With an area of only two sq. km, between the mountains and the sea, Meta has been for at least three centuries one of the main centres of the Italian merchant navy, for wooden shipbuilding, armed off-shore vessels, officers, sailors. A professional and entrepreneurial tradition rooted in families and handed down for generations, which still remains even after the relocation of shipyards and shipping companies and after the decline of wind traction and the spreading of steam traction and of iron or steel ships.

P. Gibellini, Introduzione a Alessandro Spina, I confini dell’ombra. In terra d’oltremare, Brescia, Morcelliana, 2006, pp. 5-16.

Prefazion a: Alessandro Spina, I confini dell'ombra. In terra d'oltremare, introduzione Al lettore di Pietro GibelliniBrescia, Morcelliana, 2006, pp. 1268 (di P. G. le pp. 516) INTRODUZIONE Al lettore Quando sta per uscire Il giovane maronita, Spina propone di stampare sul risvolto di copertina alcuni brani tratti da documenti d'epoca sull'impresa libica del 1911, che fanno da esergo a ogni capitolo di quel libro. Ma l'editore pretende una presentazione. Ecco che cosa ne scrive all'amica Cristina Campo:

Claudio Marra, …Vi sono sempre vicino. Lettere di cilentani emigrati al di là dell’Oceano, Tau editrice, Todi (PG), 2013.

This book is about the human experience of men and women who have migrated from Cilento, a subregion of the mountainous southern Campania that juts like a peninsula between the gulfs of Salerno and Policastro. We examine some of the letters that they wrote in the early stages of migration to their family members, relatives and fellow villagers remained in their countries of origin in a time frame that the decades immediately following the unification of Italy arrive until the recent twenty-first century. The sociological approach adopted in this book allows the reader to understand the emigration through many life experiences of Cilento, and rebuilding the network of social relations in which they were involved. Consider the experience of migration as a set of human and social relations means first that the decision to leave for abroad and the subsequent developments of the migratory path must be understood in the light of human relationships that these emigrants had in their country before leaving and often even with family members, relatives and neighbors who have already left and then oriented in the choice, offering their help once you arrive.

Lontano da Napoli, verso Venezia. Il viaggio in Italia di Giosuè Sangiovanni (1818), Viaggi e soggiorni in Europa nel primo Ottocento. Oltre Napoli, verso Amalfi e Sorrento, Amalfi-Sorrento, 14-16 aprile 2016

La fine dell'epopea napoleonica e il ritorno dei Borbone a Napoli (1815) avevano nuovamente alimentato il flusso dei viaggiatori verso la capitale, ma è pur vero che non pochi abitanti del regno lasciarono temporaneamente Napoli e raggiunsero altre città italiane. Tra di essi, Giosuè Sangiovanni per il quale la possibilità di visitare «città tanto care» costituiva l'occasione per «allontar[si] per qualche tempo da un paese [Napoli] troppo funesto». Per lo zoologo Sangiovanni, esule dopo la fine della Repubblica napoletana (1799), il viaggio in Italia, protrattosi per tre mesi, era inoltre necessario per allentare la stretta sorveglianza che su di lui esercitava la polizia borbonica. Il racconto di quell'esperienza, del lungo soggiorno presso i grandi e i piccoli centri urbani della Penisola è affidato a un intenso e inedito diario di viaggio. Il contributo che si intende proporre vuole analizzare i passaggi chiave del récit de voyage di Sangiovanni da cui emergono alcuni interessanti elementi culturali che contraddistinguono i viaggi e i soggiorni del primo Ottocento.

C.I. ASTRELLA; Paesi del pellegrinaggio a Montevergine: la percezione del territorio dalle mulattiere alla strada rotabile, in F. CAPANO; M.I. PASCARIELLO; M. VISONE (a cura di), Delli Aspetti de Paesi. Vecchi e nuovi media per l’immagine del paesaggio, Tomo II, Cirice, Napoli 2016, pp. 499-510

F. CAPANO; M.I. PASCARIELLO; M. VISONE (a cura di), Delli Aspetti de Paesi. Vecchi e nuovi media per l’immagine del paesaggio, Tomo II – Rappresentazione, memoria, conservazione

Storia e iconografia dell'architettura, delle città e dei siti europei, 1 Direttore Alfredo BUCCARO

Molise: il passato è una terra straniera

ArcheoMolise

Un certo scalpore è stato diffuso dalla stampa locale con la notizia del ritrovamento fortuito nei giorni scorsi di una necropoli alto-medievale avvenuto a Boiano (CB), in località Fontanelle di Tavone dove, durante i

Spesso il male di vivere ho incontrato di E. Montale: una lettura, in AA. VV., SDP 2003-2013- Antologia del Concorso e almanacco del decennale della rivista (a cura di L. Spurio), Napoli, Photocity Edizioni, 2013, pp. 46-53, ISBN 9788866823254

(una versione con note e più completa in "Euterpe" - Rivista di Letteratura, n. 16, giugno 2015, ISBN 2280-8108, pp. 51-56)

Spesso il male di vivere ho incontrato: era il rivo strozzato che gorgoglia, era l'incartocciarsi del1a foglia riarsa, era il cavallo stramazzato. Bene non sePPi, fuori del Prodigio che schiude la divina Indifferenza: era la statua della sonnolenza del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato. A1 di là di ogni semplicistica e scolastica catalogazione e collocazione, Eugenio Montale occupa, nella poesia del Novecento. il ruolo di testimone profondo della crisi del nostro tempo ed insieme di interprete originale, per la sua sensibilità e le sue soluzioni stilistiche, della condizione spirituale dell'uomo moderno. La negatività, che il poeta professa, intesa come rifiuto di qualsiasi verità precostituita e come amara coscienza del non-senso del vivere, si riflette e si traduce, come non hanno mancato di sottolineare i critici, specialmente a proposito della prima raccolta, Ossi di seppia, in un linguaggio scarno e ridotto all'essenziale,^ in immagini desolate, in una musicalità tante volte stridente.2 ' Srlla lingua montaliana, sopratltrllo tlcilli BECCARIA in Storia della lingua itoliurtrt. ;t t ttt;t di Einaudi, 1993, vol. 1, pp " 738-7 42.