Riflessioni Impopolari - Prima Parte (original) (raw)

Il silenzio delle idee - Primo capitolo

Il silenzio delle idee. Libri, lettori e censure, 2012

Nella storia, le idee hanno conosciuto molte forme di silenzio. Raccontarne tempi e luoghi, seguendo i movimenti di azione e reazione 1 della lotta tra libertà intellettuali e controllo delle opinioni, è lo scopo di questo libro. La politica culturale dell'impero di Giustiniano e le lotte tra lobbies dell'editoria nell'Inghilterra tra Seicento e Settecento, il dibattito sul diritto d'autore e i contrasti istituzionali nell'Università del XIII secolo, la legislazione sul copyright e le condanne dottrinali del basso medioevo, le pratiche di lettura e l'Indice dei Libri Proibiti: questo groviglio di temi riassume le diverse figure nelle quali si sono storicamente incarnate le rivendicazioni di autonomia intellettuale contro i processi miranti a controllare la diffusione delle idee. Censure e libertà non preesistono all'intreccio di polemiche, discussioni, scontri e negoziazioni da cui emergono, ma vanno comprese all'interno di un oggetto storiografico che si costruisce nel suo farsi storia. Sarà l'oggetto stesso dell'indagine a dettarne i tempi e i modi, ritagliando, tra le diverse

Riflessioni da Sant'Imbenia

I risultati della nuova stagione di scavi nell'abitato nuragico di Sant'Imbenia stimolano una serie di riflessioni sulla organizzazione economica sociale che riguarda non solamente il sito ma anche il suo territorio.

A margine. Riflessioni minime

DOAJ (DOAJ: Directory of Open Access Journals), 2010

Un tema enorme, che probabilmente (o, meglio, certamente) poteva essere affrontato solo nella intensa fucina del Centro di Studi Avellaniti. Un sublime mistero umano, dai caratteri e dai contorni insieme precisi e vaghi che sfumano verso orizzonti amplissimi e diversi, cui si sono applicati ingegni del calibro di Platone, come in un celebre passo del Simposio che sarebbe stupidamente riduttivo restringere al campo delle relazioni d'amore (209cd: gli amici che si amano «hanno fra loro molta più intima comunione e più salda amicizia di quella che viene dai ¿ gli, perché accomunati dall'avere dei ¿ gli più belli e immortali»: non ricorda un po' quello che-ce lo ha rammentato Longo-scriverà Pier Damiani a proposito del suo rapporto con Domenico Loricato e la generazione delle lacrime?), così come (ce lo ha appena detto Lorenzo Braca) è insensato, perché antistorico, ridurre la teologia poetica (per così dire) dell'amicizia in Aelredo di Rievaulx nei quadri della più banale psicoanalisi delle pulsioni del secolo XX, in ossequio alla deprecabile tirannia dei gender studies… L'amicizia, un tema sfuggente e probabilmente (come direbbe il nostro amico Fornasari…) inesauribile, se non altro perché investe anche l'ambito dell'affettività, e l'affettività è da ricontestualizzare ogni volta…. E nel mondo monastico, poi! Non c'è bisogno di rifarsi a un ambiente concentrazionista (come si sarebbe detto negli anni '70 sull'onda della sociologia, di Foucault, e probabilmente anche di un'idea di libertà come vita on the road: D'Haenens 1980 [ma 1977]) o semplicemente chiuso come quello monastico, per percepire lo spessore del problema. Nicolangelo D'Acunto ce lo ha presentato brillantemente e, secondo il suo costume, con grande dottrina, dispiegando in tutta la sua ampiezza la storia del concetto e del problema, partendo da Aristotele, passando per Epicuro e la sua lezionemodello, ¿ nalmente individuata come elemento originario (láthe biósas), per Agostino e la costituzione della cultura cristiana, e i suoi esperimenti e modelli istituzionali e i sistemi "valoriali"; e accennando (in maniera ammiccante per ragioni di tempo e perché sapeva di parlare fra amici, appunto, uniti da analoghi interessi e dal medesimo desiderio di conoscenza disinteressata) al CORE Metadata, citation and similar papers at core.ac.uk

Una rilettura di Impromptu

Studi per Biancamaria Frabotta, a cura di B. Alfonzetti, C. Princiotta, «Studi (e testi) italiani», 39, 2017, 213-236

In copertina: De Pisis, Ritratto di Paola Masino, 1930 (particolare) TUTTI I DIRITTI RISERVATI è vietata la traduzione, la memorizzazione elettronica, la riproduzione totale o parziale, con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. L'illecito saeà penalmente perseguibile a norma dell'art. 171 della Legge n. 633 del 22/04/1941

PARTE PRIMA, L'IMPREDITORE

Il legislatore, da una definizione generale di imprenditore nell'art. 2082, la disciplina non è identica per tutti gli imprenditori, il codice civile distingue diversi tipi di imprese e di imprenditori in base a tre criteri: 1. L'oggetto dell'impresa determina la distinzione tra imprenditore agricolo(2135 cc) e imprenditore commerciale(2195 cc); 2. La dimensione dell'impresa individua: A) Piccolo imprenditore o B) imprenditore medio-grande; 3. La natura del soggetto che esercita l'impresa determina la distinzione in: A) impresa individuale B) Società C) Impresa Pubblica. L'articolo 2082 del cc afferma che " E' imprenditore chi esercita professionalmente un'attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni e/o servizi", traccia la linea di confine fra la figura dell'imprenditore e quella del semplice lavoratore autonomo. E' opinione comune che la qualità di imprenditore debba essere riconosciuta anche quando l'attività produttiva svolta è illecita. Fermo restando l'applicazione delle previste sanzioni amministrative, non vi è alcuna ragione per sottrarre al fallimento un contrabbandiere o un produttore di droga, ricordandoci sempre che chi svolge attività di impresa violando la legge non potrà avvalersi delle norme che tutelano l'imprenditore nei confronti dei terzi. La qualità di imprenditore non può essere negata sia quando l'attività è esercitata senza l'ausilio di collaboratori, sia quando il coordinamento degli altri fattori produttivi non si concretizza nella creazione di un complesso aziendale materialmente percepibile. La semplice organizzazione a fini produttivi del proprio lavoro non può essere considerata organizzazione di tipo imprenditoriale e in mancanza di un minimo di <> deve negarsi l'esistenza di impresa, sia pure piccola. Il requisito minimo essenziale dell'attività di impresa è l'economicità della gestione e non lo scopo di lucro. Non è imprenditore chi compie un'isolata operazione di acquisto e di successiva rivendita di merci. Impresa si può, infine, avere anche quando si opera per il conseguimento di un unico affare, se questo comporta il compimento di operazioni molteplici e l'utilizzo di un apparato produttivo complesso. I liberi professionisti, non sono mai imprenditori, il cc stabilisce che le disposizioni in tema di impresa si applicano alle professioni intellettuali solo se l'esercizio della professione costituisce l'elemento di una attività organizzata in forma di impresa. (es: medico che gestisce una clinica, professore che insegna nella scuola di cui è titolare).-LE CATEGORIE DI IMPRENDITORI-Imprenditore agricolo e imprenditore commerciale sono le due categorie di imprenditori che il CC distingue in base all'oggetto dell'attività. Chi è imprenditore Agricolo è sottoposto solo alla disciplina prevista per l'imprenditore in generale, è esonerato dall'iscrizione nel registro delle imprese, tenuta delle scritture contabili e assoggettamento al fallimento. L'imprenditore agricolo gode di un trattamento di favore, accentuato dalla legislazione speciale attraverso una serie di incentivi e di agevolazioni volti a promuovere lo sviluppo del settore. Art 2135 CC afferma che:" E' imprenditore agricolo chi esercita una delle seguenti attività: coltivazione del fondo, selvicoltura, allevamento di animali e attività connesse; intendendosi attività dirette alla cura e allo sviluppo di un ciclo biologico o di una fase necessaria del ciclo stesso, che utilizzano o che possono utilizzare il fondo, il bosco o

Riflessioni teoretiche

Riflessioni teoretiche, 2023

In queste Riflessioni si ricorda che la filosofia non soltanto è ricerca della verità assoluta, ma è ricerca che si compie in virtù della verità assoluta medesima. Le verità relative, vincolate ad assunti, appartengono alla considerazione che privilegia l’universo empirico-formale, il quale si configura come un insieme di determinazioni. Queste ultime, poiché sono insufficienti a sé stesse, rinviano oltre di sé e, per questo loro essere rinviando, possono venire considerate come dei segni, dei quali la verità assoluta costituisce l’unico, autentico significato. In questo senso, la verità assoluta vale come il fondamento dell’universo delle determinazioni precisamente per la ragione che emerge infinitamente oltre di esso, consentendo così di rilevarne il limite. Ne consegue che determinare il fondamento assoluto non soltanto comporta la negazione della sua assolutezza, ma anche il farlo ricadere in quell’ordine finito che invece esso trascende.