La Sardegna tra Cartagine e Roma (original) (raw)

Dalla laguna al mare. Osservazioni su Cagliari tra Cartagine e Roma

Know the sea to live the sea Conoscere il mare per vivere il mare Atti del Convegno (Cagliari-Cittadella dei Musei, Aula Coroneo, 7-9 marzo 2019) a cura di Rossana Martorelli Morlacchi Editore U.P., 2019

La pratica quotidiana dell’archeologia urbana ha prodotto una straordinaria quantità di dati nuovi che, pur in via del tutto preliminare e con la prudenza dovuta ad indagini che non sempre hanno potuto essere esaustive ed a studi ancora in corso, consentono di proporre qualche riflessione sulla fisionomia di Cagliari nel momento del passaggio dal governo cartaginese a quello romano nello spazio che, allora come oggi, si configura come interfaccia tra il mare e la città.

284 – Augusto Roma e Cartagine

Un'iscrizione cartaginese, pubblicata per la prima volta nel 1951 1 , utilmente ripresa ed emendata in un contesto più ampio nel 2001 2 e toccata anche da me nel 2006 3 , merita forse un ulteriore esame ravvicinato e qualche altra considerazione meno cursoria, che mi è gradito offrire alla cara amica onorata.

Cipriano di Cartagine e Stefano di Roma

disciplina delle Chiese, poiché corrispondevano a visioni ecclesiologiche contrastanti. Per un verso la Chiesa veniva raffigurata sul modello di un piccolo ed esclusivo gregge di eletti. Per altro verso si considerava la Chiesa come un popolo di santi e di peccatori, aperta all'accoglienza. Si evidenziarono due polarizzazioni dei vescovi, una rigorista e l'altra lassista, nella persuasione di poter offrire ai peccatori una nuova riconciliazione, un secondo battesimo per il perdono dei peccati e per la reintegrazione nella comunità. Questa possibilità, però, restava un'eccezione e non ripetibile. Testimoni della reiterabilità del perdono battesimale sono: a Roma "Il Pastore" di Erma (apparso intorno al 150) 5 ; a Cartagine il trattato di Tertulliano "De paenitentia" (203) 6 ; in Siria la "Didascalia Apostolorum" (220-230) 7. Seppure con sfumature differenti nella sua applicazione in Oriente e in Occidente, questa fu la prassi penitenziale finché iniziarono le violente persecuzioni contro i cristiani ordinate dagli imperatori Decio (250), Valeriano (257-259), Diocleziano (284-305) e Galerio (305-311). Decio intraprese una politica di restaurazione dell'Impero, per la quale andavano eliminati i pericoli che incombevano sulla sua sicurezza e stabilità, e fra questi erano annoverati i cristiani. Perciò l'imperatore ordinò che fosse compiuto formalmente un atto di culto da tutti i sudditi, una sorta di supplicatio straordinaria per il bene dell'impero. Non obbedire significava incorrere nel crimen di lesa maiestatis punito con la morte; in tal modo, secondo Decio, i cristiani avrebbero abbandonato la propria fede; scopo d'editto non era ottenere dei martiri ma l'apostasia dei cristiani. Diversi episcopi si salvarono fuggendo, fra questi lo stesso Cipriano, mentre a Roma moriva martire papa Fabiano 8. Durante la breve e violenta persecuzione di Decio, fu alto il numero degli apostati. Dopo la sua morte (251), innumerevoli apostati pentiti chiedesero di essere accolti nuovamente nelle comunione. Alcuni di essi avevano bruciato incenso agli idoli (thurificati), altri avevano offerto sacrifici (sacrificati) per ottenere il "libellus", cioè il certificato che attestava d'aver adempiuto all'ordine imperiale. Altri (libellatici), invece, erano entrati in possesso del libello corrompendo i funzionari, ma senza aver compiuto alcun sacrificio né rinnegato la fede. Nelle comunità cristiane si trovavano anche i confessores, coloro che avevano perseverato nella fede, subendo le vessazioni dei persecutori, ma erano sopravvissuti ed ora, forti della testimonianza resa, sostituendosi ai vescovi, rivendicavano il diritto di giudicare e interdire ai lapsi la reintegrazione. A Roma e a Cartagine si fronteggiavano posizioni opposte, che alimentarono un dibattito talora aspro. Nella Chiesa africana si diffondeva il movimento lassista rappresentato da Novato 9 , propenso a favorire il perdono degli apostati, mentre a Roma sia Novaziano 10 che i Montanisti 11 erano contrari ad usare indulgenza nei riguardi dei lapsi. Papa Callisto (217-222) si mostrò moderato e permise la riconciliazione degli

Riflessioni sul sufetato tra Tiro, Cartagine e Roma. Nuovi documenti da Sulky (Sardegna) e Thugga (Tunisia)

The recent discoveries of new documents that attests the word “sufete” in the ancient punic city of Sulky/Sulcis (Cronicario Area) in Sardinia and from the city of Thugga in Tunisia, allows us to underline the history and development of this particular magistry between the Levant and the West, typical of Phoenician-Punic rules of administration, but also important during the Roman Era, with specific regard to the regions and provinciae with evidences of Punic cultural background.

Forme di interazione e contatti culturali fra Cartagine e la Sardegna sud-occidentale nell’ambito del mondo funerario

L’analisi prende spunto dalla campagna di scavi alla necropoli fenicia di Monte Sirai condotta nel 2002 da chi scrive con la supervisione scientifica di Piero Bartoloni. L’aspetto che si intende affrontare in questa sede riguarda l’esistenza fra le sepolture indagate di espressioni differenziate sia nel rituale funerario sia nella tipologia tombale. Infatti, a Monte Sirai insieme all’incinerazione, che rappresenta la pratica maggiormente diffusa, è attestata l’inumazione, con percentuali che sono state stimate intorno al 10% 2. Tali rituali sono associati a differenti tipologie tombali: le incinerazioni si riscontrano in cavità di forma sub-ellissoidale o sub-rettangolare in media della lunghezza di circa due metri e della larghezza inferiore al metro. Queste cavità sono generalmente ricavate nello strato di humus antico e difficilmente arrivano ad intaccare la sottostante coltre di tufo. Le tombe degli individui inumati, invece, sono sicuramente più monumentali delle precedenti, dal momento che risultano tutte profondamente scavate nel banco tufaceo. Le fosse, di forma rettangolare, presentano una lunghezza che spesso supera abbondantemente i 2 m, mentre la larghezza varia all’incirca dagli 80 cm al ni disposte specularmente in corrispondenza dei lati corti. Questemetro; lo stesso si dica per la profondità, incluse le due depressioni disposte specularmente in corrispondenza dei lati corti.

Viaggiando nel tempo 1: il tofet di Cartagine

Cartagine. Studi e Ricerche, 2017

The investigations carried out in the Carthaginian tofet since the early years of last century were troubled by water infiltrations. Currently the levels related to IV century b.C. are impractical due to water. The photos have been taken in the 1960s and 1970s.

Presentazione del volume M. Guirguis - S. Muscuso - R. Pla Orquín (eds), Cartagine, il Mediterraneo centro-occidentale e la Sardegna. Società, eco-nomia e cultura materiale tra Fenici e autoctoni. Studi in onore di Piero Bartoloni, Sassari, 2020-2021,

CaSteR 7 , 2022

due volumi di studi in onore di Piero Bartoloni, uscito all’interno della collana Le Mo-nografie della SAIC, della Società Scientifica “Scuola Archeologica Italiana di Cartagine” nel 2020 (volume I) e nel 2021 (volume II), nascono da una illuminata iniziativa di tre dei suoi più cari allievi, Sara Muscuso, Rosana Pla Orqín e Michele Guirguis, che nel luglio del 2017 hanno organizzato una giornata di studi e ricerche dal titolo “Cartagine, il Mediterraneo cen-tro-occidentale e la Sardegna. Società, economia e cultura materiale tra Fenici e autoctoni”, presso il Museo Archeologico “Ferruccio Barreca” di Sant’Antioco. In sede di pubblicazione, i curatori dell’opera hanno voluto allargare ulteriormente l’orizzonte cronologico, culturale, tematico e geografico dei volumi, in modo da poter includere più Autori, che hanno voluto rendere omaggio a Piero Bartoloni con i loro scritti, condividendo le ricerche che si ricollega-no, in maniera più o meno diretta, ai suoi molteplici studi ed interessi.

07 Brindisi e Cartagine, Brindisi è Cartagine.pdf

07 Danilo Urso-Brindisi e Cartagine, Brindisi è Cartagine Questa nuova ‘paper’ fa seguito alle precedenti, tutte sostanzialmente rivolte alla dimostrazione della scoperta della reale esistenza dei “tibicines” di Virgilio ed estratte dal mio libro "Virgilio e le colonne romane di Brindisi-Opera di Ingegneria Inversa" Editore Manualex Srl (Firenze)-2021, disponibile per l’acquisto on-line all’indirizzo: https://www.azeroprinteditoria.com/it Di seguito vengono elencate in ordine cronologico inverso tutte le mie ‘papers’ ad oggi scaricabili dal sito di Academia.edu: https://independent.academia.edu/DaniloUrso 07 Brindisi e Cartagine, Brindisi è Cartagine 06 ESTREMA SINTESI Dimostrazione TIBICINES 03 Dimostrazione esistenza TIBICINES di Virgilio 02 I TIBICINES di Virgilio-Ulteriori approfondimenti 01 Finalmente svelati gli enigmatici TIBICINES di Virgilio

Sotto l’egida di Cartagine? Note sulle forme cultuali di Sardegna tra la fine del VI e il V sec. a.C.

A. Roppa – M. Botto – P. van Dommelen (edd.), Il Mediterraneo occidentale dalla fase fenicia all’egemonia cartaginese. Dinamiche insediative, forme rituali e cultura materiale nel V sec. a.C., 2021

The aim of the present contribution is to outline some aspects of the religious landscape of Sardinia from the end of the 6th through the 5th century BC. This period is traditionally linked to Carthaginian overseas expansionist policy, which probably implied a gradual shift in the cultural landscape of the region, involving adaptations and changes in the ideologies of local communities. Investigation of the forms and ways of devotion is used as a fresh perspective on the cultural and religious aspects that developed in this remarkable period.

I Cartaginesi in Valerio Massimo

Le exterae gentes in Valerio Massimo, 2022

The paper aims to examine the role of the Carthaginians in the work of Valerius Maximus: the analysis of the exempla externa related to them shows how they represent an anti-model, a vicious people from whose comparison Rome is valued in its moral, political, military and cultural aspects. The negativity of the Carthaginian example, which finds its highest expression in Hannibal, not only has the function of enhancing, by contrast, the positivity of the Romans’attitudes, but also that of reducing the vicious and negative behaviors found within roman society, showing a greater presence of these vices in the Punic world. For this reason, within the work of Valerius Maximus, the negativity of the Carthaginian behavior, and of Hannibal in particular, is often exaggerated compared to previous sources, so that the contrast with the positive model of Rome is greater.