Le maschere della realtà. Satira e caricatura nell’Italia contemporanea, a cura di Lorenzo Benadusi ed Enrico Serventi Longhi, Roma, Viella 2022 (original) (raw)

Giacomo Ceruti tra mito e realtà, in Giacomo Ceruti. Capolavori tra Lombardia e Veneto, catalogo della mostra (Calvagese della Riviera, MarteS - Museo d’Arte Sorlini, 7 maggio - 30 luglio 2023), a cura di F. Ceretti, Milano 2023, pp. 17-35.

2023

The paper is divided in two different sections. Starting from the "Vecchia contadina" and the "Bravo" (Old peasant woman and Bravo) in the Sorlini collection, this study analyzes the stylistic evolution in the works of Giacomo Ceruti at the end of hi Brescian stay, with particular emphasis on the influence exerted by the legacy of the so called "pittura della realtà" in Lombardy between the 17th and 18th centuries. An undisputed protagonist of this situation has been Pietro Bellotti and for this reason this section is focused on revisit and reevaluate his work, highlighting the role played by Bellotti in this context. The second part, on the other hand, addresses a pivotal work from Giacomo Ceruti's mature period, "Diana and the Nymphs Surprised by Actaeon." Starting from this painting, the study provides an opportunity to revisit the artist's secular-themed works and the influences he encountered during his stay in the Veneto region, between Venice and Padua, from the mid-1730s to 1738. In this regard will be examined the cycle executed by Ceruti for Palazzo Calderara in Milan, from which the large Sorlini canvas originates, identifying the occasion for the commission in the marriage between Antonio Calderara Junior and Margherita Litta Visconti.

La Brenta reale e immaginata: la costruzione di un mito basato sull'omissione delle disuguaglianze sociali. Saggio ospitato in La Città Altra - CIRICE 2018, atti del VIII convegno internazionale, Napoli, Palazzo Gravina - 25/27 ottobre 2018.

La Città Altra. Storia e immagine della diversità urbana: luoghi e paesaggi dei privilegi e del benessere, dell’isolamento, del disagio, della multiculturalità., 2018

Il presente lavoro è volto a dimostrare che nell’ambito dei temi propri della rappresentazione storica dell’architettura, della città e del paesaggio, vi è stato per quanto riguarda l’illustrazione – intesa sia nel senso di mostrare che di dare lustro – del territorio solcato dal nastro fluviale della Brenta (declinata appositamente al femminile, come facevano i veneziani) una manipolazione della realtà oggettiva attraverso disegni, cartografie e racconti di viaggio celebrativi ed enfatici che hanno veicolato in tutta Europa un’idea quasi utopica del percorso fluviale divenuto, suo malgrado, un mito topografico poiché usato per propagandare un ideale rapporto armonioso tra uomo e natura che era tuttavia in gran parte irreale. Nel Settecento la Riviera era un fondale da teatro, un archetipo di paradiso terreste che ad alcuni piaceva addirittura più di Venezia perché vi si associava insieme il genio artistico dell‟uomo, delle sue architetture, e la natura, il territorio, nonché la nobiltà della vita agreste. Era una delle principali vie d'acqua d'Europa, cantata da poeti, descritta dai viaggiatori del noto Grand Tour nonché dipinta dai maggiori vedutisti. Grazie a questa operazione di “marketing” si trasmise un'idea di Riviera non reale: la miserevole vita dei contadini che vivevano in case di paglia non traspare mai, eppure gli ultimi casoni, emblema della miseria, sono stati distrutti nel Novecento.

Il realismo magico oggi: sguardi incrociati sul Novecento e la contemporaneità - Da Massimo Bontempelli a Paola Masino, Mosaico Italiano, ISSN 21759537, ANO XIII -NUMERO 193

Mosaico Italiano, ISSN 21759537, 2020

Il numero di Mosaico che viene presentato in questa sede è dedicato al progetto Il realismo magico oggi. Sguardo incrociato sul Novecento e la contemporaneità che intende aprire una finestra sui grandi problemi di oggi utilizzando l’eredità di narrazioni e scritture del secolo passato in maniera da leggere il presente con uno sguardo al futuro. L’obiettivo è quello di tracciare un percorso che veda come attori principali alcuni grandi protagonisti della nostra contemporaneità che con loro attività contribuiscono a scrivere il presente partendo dalla categoria del realismo magico. La metodologia predominante che verrà utilizzata per sviluppare il progetto sarà quella della intervista letteraria. L’intervista letteraria che indaga più di altre forme sull’opera di uno scrittore, secondo quanto afferma una piccola bibliografia sull’argomento, si sarebbe andata costituendo nel tempo come un genere letterario: è una idea forse dettata dall’intento di conferire dignità e concretezza a una tecnica mista, che rinchiude in sé l’informazione e la critica, l’oralità e la sua trascrizione. Se infatti si assume come necessaria a descrivere il genere la compresenza vis à vis di un giornalista, o di un critico, e dello scrittore di volta in volta interpellato, entrambi impegnati in una conversazione finalizzata a indagare un testo e ambientata in uno spazio comune dovremmo allora escludere che appartenga al genere dell’intervista letteraria una sequenza di domande e risposte scambiate per telefono, o inviate tramite Internet, con relativo sacrificio della possibilità di indicare sulla pagina il passo cui ci si riferisce, rinunciando a un contraddittorio diretto, a ogni forma di complemento gestuale al discorso di entrambi i locutori, e persino alla certezza di essere in relazione proprio con la persona desiderata piuttosto che con uno dei suoi portavoce accreditati. Sempre più spesso, d’altronde, l’abitudine a schiacciare su un presente immediatamente a portata di stampa ogni riepilogazione del passato e ogni proiezione nel futuro scoraggia il rituale dell’incontro per sostituirlo con comunicazioni affidate a supporti telematici. Non è un caso che l’intervista letteraria nasca come genere in Francia, alla fine del XIX secolo (quando il romanzo contava già su trionfi consolidati) avendo come precedente giornalistico i dibattiti politici che comparivano sui giornali americani da cinquant’anni, e come mediazione ideale i Colloqui di Johann Eckermann con Goethe, che portavano notizie della sua vecchaia e nutrimenti alla leggenda che da allora ne circondò il nome. Partendo da queste considerazioni il progetto vuole aprire uno squarcio sul multiforme mondo della scrittura contemporanea italiana a partire da una chiave di lettura costituita come abbiamo detto in precedenza dalla categoria del realismo magico per toccare i grandi temi della esistenza umana. Saranno, pertanto, realizzate una serie di videointerviste dedicate a uomini di cultura viventi. Le videointerviste saranno pubblicate su un portale dedicato all’iniziativa denominato MARWIT (Magic Realism in the wind of time) che sarà in linea dal mese di aprile 2020. In questo contesto verranno presentati prossimamente altri contributi e profili di grandi personaggi della nostra cultura, da scrittori a poeti, da registi a storici che con la loro attività contribuiscono a scrivere pagine memorabili del nostro mondo. In questo numero il focus è stato posto su Gabriele Lavia, Attore e Regista, che con la sua attività scrive e disegna un mondo fantastico che penetra in profondità i segreti dell’uomo toccando corde e sensibilità che solo un grande intellettuale del nostro tempo può riuscire ad afferrare. A colloquio con Gabriele Lavia tra realismo e sogno Intervista realizzata presso il Liceo Scientifico Statale “Vito Volterra” di Ciampino con la produzione Arpafilm di Paola Populin Giovanni La Rosa “Un classico è un sole che non tramonta mai”. Quando i classici parlano di noi Evelina Di Dio Un mio ritratto di Gabriele Lavia Giovanni Antonucci La trilogia pirandelliana di Gabriele Lavia e la morte del teatro Lucilla Bonavita Breve profilo di Gabriele Lavia Giovanni La Rosa Silvio D’Arzo: un estraneo in casa d’altri Luca Latini

Acquarelli L., Il fascismo e l'immagine dell'impero. Retoriche e culture visuali, Donzelli, Roma, 2022.

The narrative of the Fascist empire - a period of greatest consent and the ideal place where the past and future activities and policies of the regime seem to converge - is the subject of an in-depth study in this book, carried out through the vision and reading of propaganda images. While historical events are obviously in the background, the book focuses more on the iconographic and narrative structure of the empire, the result of the gigantic propaganda machine set up by the regime. What mythologies did the propaganda images embody? How were the social meanings of the wide-ranging visual culture of the time structured (posters, covers, films, works of art, exhibitions, postcards, architectural designs, etc.)? The study proposes a wide range of interpretative hypotheses, crossing theories of art and image with political philosophy, cultural history and the sociological and semiotic dimension. Unlike the traditional historical approach, the methodology developed here is specific to works of visual culture, which think of images as sites of political, social and mythological elaboration. The book proposes for the first time a study of this type and extent on the iconography of imperial fascism, with images that have been largely unknown or rarely studied. In concluding this extensive recognition, the author also opens up to the theme of the difficulty of elaborating, in the contemporary world, the memory of this traumatic historical period.

Chi ride ultimo. Parodia, satira, umorismi. XI Convegno Compalit (Napoli, dicembre 2015). Sterne, Woolf e lo sbeffeggiamento di genere

Compalit, XI Convegno, 2015

«It is a book full of poetry, but we never notice it». Questi i termini con cui Virginia Woolf nel suo saggio The Narrow Bridge of Art tenta di dar conto dell’innegabile fascino esercitato dal magnum opus di Laurence Sterne. La ‘prosivendola’ di Bloomsbury sta riflettendo sulle possibilità che il medium della prosa offre a chi voglia farne la primaria forma di espressione letteraria. Le implicazioni teoriche che la riflessione sul Tristram innesca sono notevoli: che anche nella prosa esista una marcata qualità poetica? Che il romanzo possa davvero essere luogo dove «there is room […] for story-telling, for comedy, for tragedy, for criticism and information and philosophy and poetry» («The Poets», Granite and Rainbow)? Il discorso non interessa solo il romanzo: il caso Woolf è in toto emblematico. Se è vero che ogni sua opera tende ad essere ibridazione di più stilemi provenienti da generi diversi, è anche vero che una comune vena lirica pervade ogni suo letterario: le più evidenti (fosse anche solo graficamente) sono le sezioni proemiali ai singoli segmenti narrativi di The Waves, in cui il moto del Sole è messo in relazione diretta con le vicissitudini dei sei personaggi in scena. Come notava uno dei primi recensori di The Years, la prosa woolfiana necessita di un «close and leisurly reading, like a long poem». Il mio contributo vorrebbe mettere in relazione questa ‘ibridazione della prosa’ tramite i giudizi critici che Woolf espresse su Sterne nei suoi saggi: se di norma Sterne è modello dell’antiromanziere, per Woolf diviene anche colui che sotto la maschera dell’umorismo e della parodia, riesce ad infarcire di poesia la sua prosa.