Capolavori in miniatura. Pier Luigi Nervi e la modellazione strutturale, Mendrisio Academy Press-Silvana Editoriale, Mendrisio-Cinisello Balsamo 2014. ISBN 9788836627233 (original) (raw)
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Capolavori in miniatura: Pier Luigi Nervi e la modellazione strutturale
2017
Nel corso della sua carriera Pier Luigi Nervi (1891-1979), l’ingegnere italiano più famoso del Novecento, utilizzò spesso il modello in scala ridotta per studiare le sue complesse strutture in cemento armato: dalle Aviorimesse di Orvieto al Grattacielo Pirelli, dalla Torre della Borsa di Montreal alla Cattedrale di San Francisco. Questi modelli erano molto particolari: grazie alla modellazione strutturale – una tecnica sperimentale fiorita in Italia tra gli anni Trenta e gli anni Settanta – era infatti possibile riprodurre e verificare non solo la geometria ma anche la stabilità statica di un progetto, risolvendo problemi difficilmente affrontabili con la sola teoria. Il favore di Nervi per questa tecnica è emblematico del suo modus operandi, fondato sulla fiducia verso il proprio “intuito statico”, sulla continua pratica sperimentale e sul profondo scetticismo verso un approccio esclusivamente teorico alla progettazione strutturale. Basata su ricerche condotte in numerosi archivi i...
66 intervento di apertura del Convegno di Studio Pier Luigi Nervi di Giorgio Muratore 70 appunti per possibili linee di ricerca sull'opera di Pier Luigi Nervi di Anna Irene Del Monaco 82 Convegno dI StudIo PIer LuIgI nervI, SAPIenZA unIverSItà dI roMA, 1999 84 interventi introduttivi 88 Prima sessione: Nervi come progettista, costruttore e docente introduzione di Paola Coppola Pignatelli 90 Antonio Michetti 94 Massimo Majowiecki 114 Guy Nordenson 116 Giuseppe Rega AnnA Irene deL MonACo appunti per possibili linee di ricerca sull'opera di Pier Luigi Nervi indagine sulla fondatezza scientifica e biografica del "classicismo" di Pier Luigi Nervi I saggi e i contenuti raccolti in questo volume, Pier Luigi Nervi e l'architettura strutturale, hanno stimolato l'approfondimento di alcune questioni che potrebbero divenire interessanti temi di ricerca. L'attenuata fortuna critica dell'opera di Nervi, come bene dimostrano Giorgio Muratore e Lucio Valerio Barbera nei loro saggi introduttivi a questo libro, sarebbe conseguente alle posizioni di alcuni critici, soprattutto Bruno Zevi e Leonardo Benevolo, che, probabilmente, poco seppero -o vollero -interpretare il distacco di Nervi da qualunque militanza politica e, di conseguenza, non ebbero la necessità di doverne collocare significativamente l'opera nelle loro raccolte di storia dell'architettura. Pertanto, a quasi cinquant'anni di distanza dal momento in cui questi volumi di storia dell'architettura furono scritti, secondo la prospettiva storica attuale, gli studi storico-critici sulla figura di Pier Luigi Nervi, architetto-ingegnere dell'Architettura Moderna, potrebbero avere un campo di ricerca molto significativo da verificare ed eventualmente ridefinire, tenendo conto dell'illuminante saggio di Giulio Carlo Argan del 1955 segnalato da Barbera nel suo saggio. Come ricordano Paolo Portoghesi e Paolo Marconi nella loro intervista con Barbera, l'incomprensione della critica italiana dell'architettura riguardo all'opera di Nervi sembrò essere principalmente dovuta al suo intrinseco classicismo, considerato una sorta di peccato originale e che invece, secondo il giudizio di Portoghesi e Marconi, rappresenta forse una delle sue più significative eredità.
66 intervento di apertura del Convegno di Studio Pier Luigi Nervi di Giorgio Muratore 70 appunti per possibili linee di ricerca sull'opera di Pier Luigi Nervi di Anna Irene Del Monaco 82 Convegno dI StudIo PIer LuIgI nervI, SAPIenZA unIverSItà dI roMA, 1999 84 interventi introduttivi 88 Prima sessione: Nervi come progettista, costruttore e docente introduzione di Paola Coppola Pignatelli 90 Antonio Michetti 94 Massimo Majowiecki 114 Guy Nordenson 116 Giuseppe Rega AnnA Irene deL MonACo appunti per possibili linee di ricerca sull'opera di Pier Luigi Nervi indagine sulla fondatezza scientifica e biografica del "classicismo" di Pier Luigi Nervi I saggi e i contenuti raccolti in questo volume, Pier Luigi Nervi e l'architettura strutturale, hanno stimolato l'approfondimento di alcune questioni che potrebbero divenire interessanti temi di ricerca. L'attenuata fortuna critica dell'opera di Nervi, come bene dimostrano Giorgio Muratore e Lucio Valerio Barbera nei loro saggi introduttivi a questo libro, sarebbe conseguente alle posizioni di alcuni critici, soprattutto Bruno Zevi e Leonardo Benevolo, che, probabilmente, poco seppero -o vollero -interpretare il distacco di Nervi da qualunque militanza politica e, di conseguenza, non ebbero la necessità di doverne collocare significativamente l'opera nelle loro raccolte di storia dell'architettura. Pertanto, a quasi cinquant'anni di distanza dal momento in cui questi volumi di storia dell'architettura furono scritti, secondo la prospettiva storica attuale, gli studi storico-critici sulla figura di Pier Luigi Nervi, architetto-ingegnere dell'Architettura Moderna, potrebbero avere un campo di ricerca molto significativo da verificare ed eventualmente ridefinire, tenendo conto dell'illuminante saggio di Giulio Carlo Argan del 1955 segnalato da Barbera nel suo saggio. Come ricordano Paolo Portoghesi e Paolo Marconi nella loro intervista con Barbera, l'incomprensione della critica italiana dell'architettura riguardo all'opera di Nervi sembrò essere principalmente dovuta al suo intrinseco classicismo, considerato una sorta di peccato originale e che invece, secondo il giudizio di Portoghesi e Marconi, rappresenta forse una delle sue più significative eredità.
La resistenza della forma. Vita e opere di Pier Luigi Nervi
La resistenza della forma. Vita e opere di Pier Luigi Nervi, 2020
Breve libro scritto nei giorni della pandemia di Covid-19 in Italia, per chi volesse affrontare (ma non troppo) difficili temi di ingegneria, anche senza avere la minima base di conoscenza teorica. Pier Luigi Nervi: vita , metodi e opere, con un approfondimento sul Palazzetto dello Sport di Roma.
Pierluigi Nervi e Gino Covre due affascinanti strutture ibride
Nello scrivere di ingegneri strutturisti mi sono occupato, ovviamente, anche di Pierluigi Nervi, certamente l'ingegnere italiano più conosciuto ed oramai entrato nel mito. Nervi è stato progettista e costruttore di straordinarie strutture in calcestruzzo armato. In lui, come in molto altri dei personaggi che ho raccontato, il progetto e l'esecuzione del lavoro sono un'unica cosa ed il costo dell'opera e la sua durata elementi determinanti all'affidamento dell'incarico. Oggi non è più così, conta solo il presente: apparire, sorprendere, illudere, far sognare. Cosa accadrà in futuro, non interessa. Due strutture, attribuite a Nervi, sono in realtà, perlomeno in pari misura di Gino Covre, altra straordinaria figura di progettista di strutture metalliche. Si tratta del Palazzo del Lavoro per Italia 61 a Torino e della cartiera Burgo a Mantova. Due opere realmente straordinarie, cioè fuori dell'ordinario, che sono ancora icone internazionali della progettazione strutturale, anzi più precisamente dell'architettura strutturale, perché in esse è la struttura che definisce l'architettura. Speriamo che il travagliato trascorrere degli anni, possa presto trovare una conclusione, che mantenga vive ed attive queste meraviglie.
ATLANTE L'ATLANTE DELLE ARCHITETTURE DEL LAVORO E DELLA PRODUZIONE propone una schedatura storico-critica di edifici selezionati sulla base di alcuni criteri guida, che ovviamente non esauriscono il vasto patrimonio architettonico industriale locale. Si tratta di opifici, laboratori, stabilimenti o strutture rappresentativi della storia dell'industrializzazione di diversi settori della produzione presenti nell'area modenese nel corso del Novecento. Gli edifici scelti presentano inoltre caratteristiche tipologiche e architettoniche significative per l'evoluzione del linguaggio, dei materiali impiegati e della collocazione nello spazio urbano. Per questo non vi sono riferimenti ai complessi agricoli, mentre sono presenti esempi di edifici industriali collocati in spazi extraurbani, esempio di un territorio pervaso dall'insediamento manifatturiero. Coerentemente con l'impianto complessivo delle ricerche e dei saggi presenti nel volume, pur rimanendo preminente l'analisi del capoluogo, si è estesa l'area ad altri territori come Sassuolo e Carpi e ad alcune fondamentali emergenze puntuali sparse. La struttura dell'Atlante si articola quindi in tre sezioni: una dedicata alle manifatture propriamente intese, una seconda proponente il tema dell'infrastruttura e dei servizi, come supporto necessario alla produzione industriale e, infine, una terza, incentrata sugli stabilimenti situati nel territorio provinciale, con attenzione a due tra i distretti storicamente più significativi: quello ceramico e quello dell'abbigliamento. Non sono state individuate architetture di rilievo del distretto biomedicale, che rappresenta comunque un elemento di primaria importanza per l'economia e il lavoro dell'area. Sono stati inoltre esclusi gli edifici destinati alle attività commerciali e dei servizi annessi, in parte proposti nel precedente volume Città e architetture. Il Novecento a Modena (2012). Completano l'Atlante approfondimenti su due casi che rappresentano una specificità del territorio modenese, relativamente allo sviluppo degli insediamenti industriali, in particolare alla scala urbana. Il primo interessa le vicende della costituzione dei villaggi artigiani e industriali di Modena, per la mixitè tipologica e architettonica espressa e per il portato, anche culturale, in essi presente. Il secondo propone un ragionamento critico sulla costituzione e costruzione della cittadella Ferrari di Maranello, alla luce delle specificità che la differenziano, per certi versi, da altri modelli insediativi in cui il rapporto produzione e architettura, contribuisce alla creazione di un'immagine aziendale. Pur con le molte limitazioni imposte da un'operazione come questa, il quadro che ne risulta tenta di restituire la complessità del ruolo dell'industria nel Novecento modenese, in cui, accanto alle grandi concentrazioni industriali, sono i piccoli insediamenti a contribuire, in maniera altrettanto determinante, allo sviluppo urbano e socioeconomico. In questo contesto, i valori architettonici, a volte, non emergono rispetto a quelli sociali, funzionali, o tecnici. Rimane comunque la volontà di dare conto dell'evoluzione della funzione dell'edificio industriale, che oltre a quelle strettamente produttive, talvolta assumeva e assume valore simbolico per l'azienda, per la comunità e per lo spazio urbano. Più spesso, soprattutto nel Secondo Dopoguerra, tipologie seriali annullano specificità e caratteri architettonici di qualità progettuale, alla ricerca di funzionalità ed economicità costruttive, con significative eccezioni di cui si da conto nelle schede. Si evidenzia la più recente rinnovata cura e attenzione al valore comunicativo e promozionale dell'immagine aziendale espressa dal contenitore dei processi produttivi, che ne condizionano ovviamente l'organizzazione spaziale, ma anche la forma estetica. In quasi tutti i casi, si è in presenza di luoghi intorno a cui si è sedimentata una memoria collettiva, che in parte resiste alle progressive distruzioni e trasformazioni delle aree stesse. In tal senso, si è voluto dare conto di alcuni esemplari interventi di recupero, integrazione o di radicale sostituzione di edifici industriali e del diverso progetto sotteso, indicando nelle schede i loro autori, accanto a quelli originari. Lo schema della scheda ricalca quello già adottato nel precedente volume citato. Si compone di un testo, che in estrema sintesi, svolge una biografia dell'impresa e propone una presentazione critica del progetto, corredata da disegni e fotografie. La selezione è stata condivisa dai curatori responsabili della ricerca e del progetto e con i consiglieri che l'Ordine degli Architetti PPC di Modena ha indicato nell'ambito della collaborazione, che anche in questo caso, si è attivamente espressa. Un apporto diretto è venuto dal lavoro di schedatura svolto dall'Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali dell'Emilia-Romagna. Per definizione una selezione è parziale e soggettiva, restano quindi altri edifici meritevoli di una analisi critica e di una segnalazione di attenzione, che non hanno trovato posto nei limiti quantitativi imposti dal volume e dalle risorse disponibili. La redazione dell'Atlante è a cura di Matteo Sintini, con la collaborazione di Vanni Bulgarelli per la selezione e documentazione storico-economica delle imprese e per le ricerche iconografiche, condotte con l'aiuto di Matteo Cassani Simonetti. 203 Manifattura Tabacchi, Modena. Fronte Magazzini Tabacchi greggi, 1937.
La concezione strutturale. Architettura e ingegneria in Italia tra gli anni cinquanta e sessanta, a cura di P. Desideri, A. De Magistris, C. Olmo, . Pogacnik, S. Sorace, Allemandi, Torino 2013