R. Montalbano, A. Pizzo (a cura di), Tra le pendici del Quirinale e il Campo Marzio. In memoria di Emilio Rodríguez Almeida (original) (raw)

A.S. ROMANO, «A peso d’oro». Lo strano caso di don Giovanni Ramirez, mancato arcivescovo di Reggio Calabria (1826-1828), in A. IANNIELLO - A.S. ROMANO (edd.), Il diavolo in tasca. Cristiani, Chiesa e corruzione nella storia (secoli XVI-XXI), Il Pozzo di Giacobbe, Trapani 2021, pp. 101-120

Negli anni del pontificato di Leone XII (1823-1829) e del regno di Francesco I di Borbone (1825-1830), la scelta del successore del defunto mons. Alessandro Tommasini, arcivescovo di Reggio Calabria dal 1818 al 1826, rappresentò un momento molto delicato nei rapporti tra la Santa Sede e il Regno delle Due Sicilie. Quando la notizia della nomina di Don Giovanni Ramirez (1758-1831), Decano del Capitolo della Cattedrale di Reggio e membro di una potente famiglia di origine spagnola, divenne pubblica, antichi e mal placati rancori tra le famiglie più importanti si risvegliarono fortemente. Infatti, a Roma e a Napoli cominciarono subito ad arrivare un gran numero di denunce contro Ramirez; le infamanti accuse andavano dalla corruzione all'immoralità, dalla simonia all'appartenenza a società segrete, dagli abusi edilizi alle intimidazioni per il controllo del territorio. Il principale indiziato dei sacrileghi maneggi fu il ricco marchese Vincenzo Ramirez, nipote dell'eligendo arcivescovo, accusato di aver investito un'immensa somma di denaro e di aver ottenuto la designazione del suo vecchio zio «a peso d'oro». Nonostante i ripetuti tentativi di difesa, Leone XII e Francesco I, di comune accordo, preferirono adottare una linea di severità e rigore, costringendo don Giovanni Ramirez a rinunciare definitivamente alla nomina e alla consacrazione episcopale. In the years of the pontificate of Leo XII (1823-1829) and the reign of Francis I of Bourbon (1825-1830), the choice of the successor of the deceased Mgr. Alessandro Tommasini, Archbishop of Reggio Calabria from 1818 to 1826, represented a very delicate moment in the relations between the Holy See and the Kingdom of the Two Sicilies. When the news of the appointment of Don Giovanni Ramirez (1758-1831), Dean of the Cathedral Chapter of Reggio and member of a powerful family of Spanish origin, became public, ancient and ill-subsided internal grudges among the most important families awoke strongly. In fact, a large number of complaints against Ramirez immediately began to arrive in Rome and Naples; the infamous accusations ranged from corruption to immorality, from simony to belonging to secret societies, from building abuses to intimidation for territorial control. The main suspect in the sacrilegious handling was the rich Marquis Vincenzo Ramirez, nephew of the nominated Archbishop, accused of having invested an immense amount of money and having obtained the designation of his old uncle «by weight of gold». Despite repeated attempts at defense, Leo XII and Francis I, by mutual agreement, preferred to adopt a line of severity and rigor, forcing Don Giovanni Ramirez to definitively renounce the appointment and episcopal consecration.

TRA MEMORIA PAGANA E MITO CRISTIANO: LA BASILICA DI MASSENZIO in "Revue archéologique"

At the beginning of the 19th century, one of the most important Roman ruins, named Templum Pacis for many centuries, was identified and renamed as the Basilica of Maxentius thanks to the studies of archaeologist Antonio Nibby. Its dedication to Pacis-Peace, both incorrect and deeply evocative at the same time, comes to encompass a wide range of Christian meanings and connotations. The Basilica of Maxentius permeated Christian collective imagination, following two distinct lines that inevitably crossed during the Renaissance. The first line observed the legend that connected the temple to Augustus, claiming that the Templum Pacis collapsed at the time of Christ’s birth. In the following centuries, this tradition also established a connection with the downfall of Paganism and the beginning of a new Golden Age. The second line asserted that the Templum Pacis was a work of the Flavian dynasty, associating it with the reception of the Bellum Iudaicum in the Christian Church: the names of Vespasian and Titus, in fact, recall the conquest of Jerusalem and the destruction of Solomon’s temple; while the Templum Pacis recalls the transfer of Jerusalem’s spoils to Rome, as legacy for the Roman Church. Through the analysis of textual and iconographic sources, this paper aims to investigate the ideological meanings connected with the temple’s ruins, and the role of this monument in collective imagination.

Il tumulus Iuliae nel Campo Marzio e l’iscrizione su tegola di marmo del Pantheon, in ARCHIPPE Studi in onore di Sebastiana Lagona, 2016

Il volume di studi in onore di Sebastiana Lagona raccoglie una serie di scritti di colleghi e allievi che hanno avuto l'onore di collaborare con la Studiosa nelle numerose iniziative di ricerca in Italia e soprattutto in Turchia, cui la nostra ha indirizzato l'instancabile impegno di archeologa e di organizzatrice di attività scientifiche e di alta divulgazione. La sua lunga e proficua carriera didattica e scientifica si è svolta sia nell 'ambito della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Ateneo catanese -dove è stata assistente ordinario di Archeologia e Storia dell'Arte greca e romana, poi professore ordinario di Topografia Antica, di Archeologia Classica e dal 1998 (fino al 2003) direttore dell'Istituto di Archeologia -sia presso l'Università della Calabria di Cosenza, per un breve ma proficuo lasso di tempo, dove ha ricoperto per un triennio (1976-1979) la carica di Preside della Facoltà di Lettere. Alle notevoli responsabilità accademiche, Sebastiana Lagona ha saputo far fronte con competenza, considerevoli doti organizzative e uno spirito di dedizione fuori dal comune. La Studiosa, oggi Professore Emerito dell'Università di Catania, ha al suo attivo la fondazione di due centri di ricerca, Nello svolgere le attività scientifiche e istituzionali, la professoressa Lagona ha dato vita a numerose iniziative di ricerche e di scavi archeologici in Sicilia, in Calabria e in Turchia, unitamente all'organizzazione di Convegni e alla pubblicazione dei relativi Atti, dimostrando grandi capacità organizzative. La vastità dei suoi interessi è documentata dalle numerose pubblicazioni scientifiche su materiali fittili, su problemi topografici dell'area magnogreca e dell'Asia Minore, sulla statuaria (tra cui si segnala il lavoro su Pitagora di Reggio), sull'acquedotto e sul porto romano di Catania, sulla collezione Santapaola di Lentini, sullo scavo della necropoli di "Cava sant'Aloe" presso Lentini e, non ultimi, dai numerosi studi su Kyme eolica. Le grandi doti organizzative, non disgiunte dalla notevole carica di simpatia umana, hanno consentito alla professoressa Lagona di muoversi con naturalezza in una realtà complessa, quale quella della moderna Turchia, e di dare vita a una delle iniziative più prestigiose che hanno coinvolto l'Università degli Studi di Catania all'estero, vale a dire la costruzione, sulla base di un protocollo d'intesa stipulato nel 1992 tra l'Università (Rettore il prof. E. Rizzarelli) e il comune turco di Aliağa (con fondi dell'Ateneo catanese su un terreno donato dal comune di Aliağa), di un edificio polifunzionale destinato ad accogliere gli alloggi della Missione Archeologica Italiana di Kyme eolica -fondata dalla Lagona nel 1982 -nonché i laboratori di restauro e i depositi dei materiali rinvenuti negli scavi. L'iniziativa ha suscitato l'unanime riconoscimento e la gratitudine incondizionata delle autorità turche ed italiane, manifestati alla professoressa in più occasioni: da parte turca nel 1995, con l'intitolazione a suo nome del lungomare della città di Aliağa e nel 2009 con il conferimento del Premio per la cultura del Ministero turco della cultura. Da parte delle autorità italiane ricordiamo il conferimento nel 1994 del titolo di Commendatore della Repubblica e nel 2007 l'assegnazione della Targa alla carriera da parte dell'Ambasciata Italiana di Ankara. Nel dare un titolo al volume di saggi che qui si presenta, si è voluto richiamare il nome di una celebre donna di Kyme eolica, Archippe, onorata pubblicamente dai concittadini per i benefici che aveva arrecato alla città, alla cui conoscenza il nome di Sebastiana Lagona è e rimarrà inscindibilmente legato.

Alle pendici dell’Aventino. Gli scavi di via Marmorata, A. Capodiferro, P. Quaranta (eds.), vol. II, Roma Volume

Mondadori Electa, 2011

Le indagini archeologiche hanno portato alla luce, subito al di sotto del manto stradale di via Marmorata, a Roma, straordinari ritrovamenti fra cui imponenti resti di edifici di età traianea, una strada basolata tardoantica e numerosi tracciati viari minori che si sono sovrapposti dall'età imperiale fino ai nostri giorni senza soluzione di continuità. Questo secondo volume racconta lo svolgersi del lavoro di scavo e documenta i suoi importanti rinvenimenti.

G. BORDI, Dall’Oratorio dei Quaranta Martiri a Santa Maria de inferno, in Santa Maria Antiqua. Tra Roma e Bisanzio, Catalogo della mostra (Roma, Santa Maria Antiqua, 17 marzo-11 settembre 2016), a cura di M. Andaloro, G. Bordi, G. Morganti, Electa, Milano 2016, pp. 278-287.