Dittature e regimi autoritari. Siena, 10 novembre 2022. (original) (raw)

Siena 1318: la congiura di «carnaioli», notai e magnati contro il governo dei Nove [Siena 1318: the revolt of the city’s butchers against the government of the Nine].

During the 14th century, Sienese butchers set in motion three revolts against the city government. The most famous occurred against the Nine in 1318, expression of a hidden political dissent that they had to handle during seventy years. The city’s guilds were not formally excluded from the governmet, but in deeds they had no acces to it. Neither the strong one of butchers-animal dealers. However, since they always acted jointly with judges, notaries et powerful magnates, butchers’ rebellions cannot be considered just as artisans’ or workers’ revolts. Sienese butchers not only tried to overthrow the government of Nine (1287-1355), composed by middle merchant class, but also the following one of Twelve (1355-1368) in which the butchers’ guild led one of the twelve artisans’ parties at the government. The aim of this article is to advance some preliminary hypothesis on the so-called 1318 rebellion, based on a current research on Sienese butchers and their conspiracies throughout the 14th century. Nel corso del XIV secolo, i macellai senesi parteciparono in prima linea ad almeno tre rivolte urbane. Sebbene la più nota sia la rivolta del 1318, essa non rappresenta che il momento di massima visibilità di un’opposizione politica di lunga durata contro il governo dei Nove (1287-1355). Le Arti cittadine, sia pur non formalmente escluse, non avevano nei fatti accesso alla massima magistratura. Mercanti di media condizione, espressione politica delle Arti della Lana e della Mercanzia, i Nove repressero le aspirazioni politiche anche di un gruppo semi-mercantile come quello dei macellai e dei mercanti di bestiame. Ciononostante, le rivolte dei carnaioli – come vengono comunemente detti nelle fonti gli addetti alla macellazione e vendita delle carni – non possono essere considerate rivolte artigiane tout court e le lunghe alleanze con guidici, notai e magnati avvertono della natura complessa dell’opposizione politica al governo. A prima vista, quel che più sorprende è che i carnaioli organizzarono rivolte sia contro il governo dei Nove che contro quello successivo dei Dodici (1355-1368), nel quale però essi avevano ormai piena rappresentazione politica: i carnifices et mercatores bestiarum erano infatti alla guida di uno dei dodici capita artigiani e mercantili che esprimevano di volta in volta il gruppo dirigente. Questo articolo propone alcune ipotesi preliminari intorno alla cosiddetta ‘rivolta’ del 1318. Al tempo stesso, costituisce il punto di partenza di una ricerca in corso sui macellai senesi e le cospirazioni politiche che li videro coinvolti nel corso del XIV secolo.

La Lupa e il Biscione. Siena nella politica viscontea all'epoca di Giangaleazzo. (Tesi di laurea magistrale di Laerte Mulinacci).docx

L’obiettivo del mio elaborato è di indagare su un periodo particolarmente controverso della storia di Siena e piuttosto trascurato dalla ricerca storica: gli anni della dominazione viscontea. L’aspetto più interessante è senza dubbio riguardante la decisione dei senesi, nel 1399, di rinunciare volontariamente alla propria indipendenza donando la città a un signore straniero: il Duca di Milano Gian Galeazzo Visconti. Questa decisione implica inevitabilmente il declassamento di Siena da stato indipendente a parte di un dominio più vasto, la città rinuncia alla propria sovranità contribuendo a estendere e a consolidare il potere lombardo che assume caratteristiche sovra-regionali. Le motivazioni di tale decisione sono assai complesse e inscindibili dal momento storico che Siena vive, la città dimentica velocemente gli splendori duecenteschi per essere letteralmente travolta dalle crisi trecentesche. L’uso del plurale della parola “crisi” non è per nulla causale, tutta la prima parte della tesi è interamente dedicata all’analisi della grande crisi generale e dei suoi riverberi nella realtà locale. Il caso senese è significativo: la città spopolata dalle pestilenze è costretta a confrontarsi con Firenze la quale, nella seconda metà del secolo, mostra le proprie mire espansionistiche costringendo le altre città toscane sulla difensiva. A Siena il tracollo demografico va a sommarsi alla crisi finanziaria con la perdita del primato internazionale dei suoi banchieri e della sua industria tessile appena agli inizi. Tuttavia un altro aspetto determina più di ogni altro la recessione economica: i mercenari. Il fenomeno delle compagnie di ventura è problematica comune a quasi tutte le città italiane ma sembra che le soldatesche straniere abbiano una particolare predilezione per Siena e il suo contado dove imperversano con particolare virulenza. Lo stato senese è il territorio più colpito dalle incursioni dei mercenari in Italia, la loro attività flagella l’economia cittadina andandone anche a lesionare la stabilità politica. Le compagnie mercenarie non danneggiano la città in sé ma piuttosto preferiscono stazionare nelle campagne distruggendo, razziando e massacrando la popolazione. Questa persistenza delle scorribande mercenarie colpisce Siena isolandola dal proprio contado e con esso la parte preponderante del suo apparato produttivo imperniato sull’agricoltura, nonostante tutto, la realtà senese resta prettamente agraria. L’azione dei mercenari è quindi duplice, con ricadute dirette e indirette sull’economia dello stato senese. In primo luogo le casse cittadine sono sollecitate dai riscatti e dalle spese militari crescenti in secondo luogo invece i mercenari colpiscono la fonte stessa della prosperità cittadina riducendone le entrate. Siamo quindi di fronte ad una lievitazione delle uscite e a una contrazione vistosa delle entrate che porta la città sull’orlo del disastro economico, le autorità non possono far altro che imporre tasse, balzelli e prestiti forzosi che esasperano la popolazione e deprimono ulteriormente l’economia. La città è inadempiente, soprattutto perché le criticità da evento eccezionale si sedimentano fino a diventare parte del quotidiano. La guerra sia che la intendiamo come conflitti ben definiti, come quelli contro Firenze, sia nell’azione militare volta al contrasto delle soldatesche straniere costituisce un sottofondo che si protrae quasi ininterrottamente per tutta la seconda metà del XIV secolo. Alle turbolenze belliche e l’elevata instabilità della politica estera si affianca un vero collasso dell’affidabilità delle istituzioni cittadine, la fine del governo dei Nove (1355) segna l’inizio di una lunga fase d’incertezza politica alimentata anche dalla riottosità delle grandi famiglie aristocratiche, in primis i Salimbeni. Siena è una città indebolita ed esausta, non è quindi difficile comprendere, dato lo scenario iniziale, come per una grande potenza quale la Lombardia dei Visconti sia stato possibile impadronirsi della città senza colpo ferire. Gian Galeazzo Visconti è l’uomo forte in Italia che monopolizzerà le attenzioni e le apprensioni di tutta la politica italiana per due decenni. Le ambizioni del Conte di Virtù sono chiare: realizzare un regno d’Italia indipendente in linea con i processi di edificazione statali che già si ravvisano in molti casi europei. E’ quindi essenziale per la politica milanese impadronirsi di tutte quelle realtà secondarie che costellano la geopolitica italiana, in particolare nel panorama toscano sono interessate: Siena, Pisa, Lucca e Perugia. Esclusa Lucca, tutte le altre città finiranno per confluire nel dominio lombardo. Lo studio della parabola politica di Gian Galeazzo e delle strette relazioni intercorse con Siena avviene anche tramite l’ausilio di un fondo d’archivio inedito che ho personalmente rinvenuto presso la Società Storica Lombarda . Recandomi a Milano in varie occasioni ho potuto visionare oltre cinquecento schede corrispondenti ad altrettanti documenti presenti presso l’Archivio di Stato di Siena, queste schede furono realizzate da Giuseppe Riva nel 1900 e dovevano essere utilizzate per la pubblicazione del Repertorio Diplomatico Visconteo. Tuttavia quest’opera vide la luce solo in parte e della documentazione presente a Siena non vi è traccia, tutti i documenti rinvenuti sono pubblicati in appendice alla tesi stessa. I documenti del fondo Riva permettono una narrazione cronologica dettagliata dal 1385 fino al 1402, anno in cui muore Gian Galeazzo. Dal 1402 la catalogazione si interrompe bruscamente e non vi sono riscontri documentali riguardanti i governi successivi. La morte del Conte di Virtù provoca il rapido sgretolamento del suo dominio portando a una contrazione del potere dei Visconti entro i confini geografici lombardi. Siena recupera la propria indipendenza mentre Firenze, liberatasi dalla minaccia milanese, riesce finalmente a impossessarsi di Pisa, al contrario invece i senesi riusciranno a normalizzare la situazione politica riassestando il proprio apparato statale e garantendo alla Repubblica un altro secolo e mezzo di vita

Antichi e nuovi prestatori in Siena negli anni trenta del Trecento. Una battaglia per il potere tra economia e politica

2014

Accesso al credito e ceto sociale nelle città lombarde in età comunale: riflessioni sul caso di Bergamo Giuliano Pinto Attività creditizia, mobilità sociale e cittadinanza nella Firenze del Tre e Quattrocento Massimo Vallerani «Ursus in hoc disco te coget solvere fisco». Evasione fiscale, giustizia e cittadinanza a Bologna fra Due e Trecento Anna Esposito Minoranze e credito: il caso di Roma tra Medioevo e Rinascimento Myriam Greilsammer Les frères Porquin, usuriers lombards dans les Pays-Bas au début des Temps modernes: trois archétypes d'identité civique Patrizia Mainoni Denaro senza frontiere? Il finanziamento ai regnanti nell'Italia tra Due e Trecento Manuel Sánchez-Martínez Finanze statali e debito pubblico: il caso della Catalogna nella seconda metà del XIV secolo Gabriella Piccinni Antichi e nuovi prestatori in Siena negli anni trenta del Trecento. Una battaglia per il potere tra economia e politica Michele Cassandro Credito, banca privata e banca pubblica tra Medioevo ed Età Moderna. L'esempio toscano Simona Cerutti Credito e proprietà: tappe nei percorsi di integrazione in città (Torino, XVIII secolo) Antichi e nuovi prestatori in Siena negli anni trenta del Trecento. Una battaglia per il potere tra economia e politica

Sulle spalle del gigante. Cicli sistemici e democrazia

L’espansione degli spazi democratici, con l'ingresso delle masse nell'arena produttiva e politica a partire dall'età della rivoluzione di fine XVIII secolo, segna un elemento di discontinuità nella successione dei cicli sistemici di accumulazione, non adeguatamente colto o valorizzato nell'opera di Giovanni Arrighi. Se questo è vero, ne consegue la necessità di ripensare il concetto di egemonia per la fase del capitalismo anteriore all'industrializzazione e una riconsiderazione di aspetti non secondari della costruzione teorica di Arrighi, per es. per quanto riguarda l'indebolimento dello stato nazione nel succedersi dei cicli sistemici.

Saitta, P. (2018). Prendere le case. Fantasmi del sindacalismo in una città ribelle. Verona: Ombre Corte.

Cosa accade quando l’antagonismo esce dai centri sociali e incontra la “subalternità”, quel vasto sottoproletariato caratterizzato da bassi livelli di istruzione, sospeso tra lavori precari e malpagati, che affolla le città del Sud? Il volume risponde a questo interrogativo proponendo uno studio etnografico sull’incontro tra il movimento politico e la popolazione dei “margini”, uniti dalla lotta per il soddisfacimento dei bisogni primari e per la casa. Andando oltre i classici temi della sociologia politica, comunemente centrati sulla conquista dello spazio pubblico da parte dei movimenti, questo saggio indaga soprattutto le forme mentali degli attori, le tattiche di penetrazione del gruppo dei “politici” in quello dei “subalterni”, le forme della pedagogia politica e quella delle resistenze alla sua azione “civilizzatrice”. Comunismo, volontà di potenza, mafia e magia, compongono lo sfondo di una lotta serrata che non condurrà lontani, ma dalla quale, per ragioni diverse, nessuno degli attori può sottrarsi. Scritto in un linguaggio che cerca di riprodurre quanto più fedelmente quello dei protagonisti, "Prendere le case" è una etnografia totale, che svela gli anfratti della città meridionale e le difficoltà di una pratica politica antagonista e popolare nella società contemporanea.

Alla corte del dittatore - Altreconomia

Altreconomia, 2010

La Bielorussia è strategica per il trasporto dei combustibili dalla Russia all’Europa. È una democrazia solo sulla carta, ma l’Italia ci fa affari lo stesso La Bielorussia è pronta per gli investitori italiani. E l’Italia non si fa scrupoli a...