Sull’opportunità e l’inopportunità dello Scrivere. Il Mito di Theuth (original) (raw)

Nel mare delle possibilità. Prospetto per una storia dell'idea di Infinito

2014

Le letterature di ogni tempo pullulano di riferimenti al mare, usato come metafora dell’esistenza, ma anche come artificio per rappresentare un’idea antichissima: quella dell’Infinito. Nel ripercorrere la storia di questa idea, il presente lavoro parte dalle Upaniṣad, dove è contenuto forse il primo accenno a tale nozione, e prosegue analizzando la concezione dell’ápeiron nella filosofia dei presocratici e dei neoplatonici. Il saggio non vuol essere tuttavia una «storia dell’Infinito», di per sé concettualmente impossibile, ma in qualità di prospetto sul tema, evidenziare come l’idea dell’Infinito sottenda due macromoventi culturali e spirituali identificabili nel sentimento della volontà e nel sentore della possibilità; moventi dai quali dipendono due filoni fondamentali della filosofia moderna: il volontarismo e il pragmatismo. Pertanto, lo studio verterà sul pensiero di tre grandi maestri che, nella modernità, hanno riproposto il tema dell’Infinito da prospettive diverse: Leopardi, Nietzsche e Unamuno, eredi di un’immane tradizione culturale su cui si edifica la percezione che l’uomo possiede della realtà e il suo collocarsi all’interno di essa.

Occasioni perdute. Frammenti di letteratura sulle tracce dell’utopia?

LEA : Lingue e Letterature d'Oriente e d'Occidente, 2016

Lost opportunities reflect the fate of lost people – lost not only due to natural causes. In the case of the Turks and the Armenians (leaving aside, but not forgetting the Jews and the Greeks), we witness a historical reality of long and peaceful cohabitation, fruitful from a cultural point of view, as well. The traumatic events of 1915 – accompanied by unilateral censorship exercised to protect the good name of the Turkish people – intervene to prevent, amongst other things, the recovery, perception and development of those echoes of literary aspects created together on a scenario made exemplary by fundamental exchanges, including those of an aesthetic nature. These were shared cultural exchanges capable of reaching beyond Ottoman boundaries and taking root in Persia, Russia and the West. The examples provided in this contribution make it possible to grasp just how flexible and wide-ranging the web of these century-old relations would have been, if a trauma had not occurred to spar...

Il ruolo della riscrittura nella postura d’autore di Amara Lakhous

mediAzioni (Bologna) 21, 2016

This article addresses (self-)translation as a transaction, a negotiation and an intervention on behalf of the translating agent. Looking at the institutional trajectory and public persona of multilingual Algerian-Italian novelist and self- translator, Amara Lakhous, I analyze his many interviews as discursive interventions in the Italian literary field. By contrasting a constructed Author-persona with an equally constructed figure of the Translator as Other, Lakhous takes a stance against (self-)translation that should not be taken at face-value but can be deconstructed as a 'posture' (Viala, Meizoz).

Il Laocoonte di Adriano Prandi. Fortuna, sfortuna e intuizioni intorno a un ‘mito’

in Andrea Leonardi (edited by), Michelangelo antifascista a Bari (1964-1965) Il ‘non finito’ di Adriano Prandi e il critofilm di Carlo Ludovico Ragghianti nel IV centenario della scomparsa del Buonarroti, 2024

Dal momento del suo rinvenimento, nel gennaio del 1506, il gruppo scultoreo del Laocoonte non ha smesso di essere ammirato, di essere oggetto di ampi dibattiti, nonché di essere variamente riprodotto, dalle repliche in gesso arrivando fino ai giorni nostri con ricostruzioni a colori e esperienze immersive in VR. Questo processo di ‘consacrazione’ di una delle più famose statue antiche, secondo Francis Haskell e Nicholas Penny, è stato generato dal riconoscimento del suo alto valore estetico di exemplum antico, capace di rappresentare lo spirito contemporaneo dell’epoca. Il Laocoonte ebbe un illustre ammiratore e interprete in Adriano Prandi, direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte e di Archeologia dell’Università di Bari che, nell’ambito del suo specifico interesse per Michelangelo ‘cultore dell’antico’, nel 1954 aveva dato alle stampe un articolo, a lungo apprezzato, intitolato La fortuna del Laocoonte dalla sua scoperta nelle terme di Tito. Gli interventi di restauro sul gruppo marmoreo, e il ‘caso’ del braccio del padre-sacerdote, per Prandi sono rivelatori di una ‘ricostruzione oratoria’, che mirava a restituire al gesto quella pateticità su cui tanta critica dell’arte e del pensiero filosofico aveva dibattuto, fra Sette e Ottocento. Con quello che oggi possiamo definire un vero e proprio ‘funambolismo acritico’, Prandi attribuisce all’artista fiorentino Jacopo Sansovino la ‘ricostruzione’ filologica della ‘vera’ iconografia del Laocoonte. Resta la grande intuizione su quel ‘gusto cinquecentesco’, capace di trasformare il Laocoonte nel punto nodale in cui si incontrano e si dipanano, non sempre in modo chiaro e risolutivo, arte e archeologia, letteratura e poesia, critica d’arte e restauro, interpretazione, creatività ed estetica.

Tullio Kezich, il mestiere della scrittura

2008

Questo volume viene edito in occasione della retrospettiva dedicata a Tullio Kezich dalla XIX edizione del Trieste Film Festival Ringraziamenti Ringraziamo vivamente Tullio Kezich, che ha seguito la preparazione di questo volume fornendo generosamente documenti, informazioni, testi e fotografie. Un ringraziamento sentito inoltre a:

Orghast di Peter Brook e Ted Hughes: il mito riscritto

il mito riscritto ANNA VINCIGUERRA È cara a Peter Brook la riflessione sulla rappresentazione teatrale che non diventa ripetizione, ma che tiene conto di chi compie l'azione e di chi la osserva. La liberazione dalla ripetitività del quotidiano e dal sistema di repliche porta a rintracciare i segni originari della modalità espressiva dentro di sé e attraverso gli altri. Il recupero dell'essenziale, attraverso il triangolo che sta alla base del teatro (attore -spazio scenico -spettatore), ha condotto Brook al confronto con la trasposizione scenica del mito, meno accessibile, secondo lui, allo spettatore, carico di quella giusta distanza utile all'assimilazione e distante da implicazioni che il racconto di un fatto di cronaca o di un avvenimento temporalmente più vicino può originare.

Il mito della parola scritta. Filosofia [dei] nuovi media (Livello 0 – beta version)

in "Lessico di etica pubblica", n. 1, pp. 157-178, 2022

The paper is part of a larger project which aims to build a philosophy of new media. It starts stressing that the current transition from literacy to digitalisation involves philosophical discourse in not only an extroverted but also an introverted direction: philosophers are challenged to investigate how public discourse and the world at large are changing in the light of the new media, but also how the philosophical world and discourse themselves are changing, to the point of questioning whether they are destined to remain as such, discursive (§ 0). In order to open up an explicit confrontation with such a problem, I first discuss the state of the art of the philosophy “of” the image within the field of visual culture studies (§ 1), and then claim that philosophical activity is grounded on the “myth of the written word”, describing it both as a practical habit (§ 2) and as a mental habit (§ 3). After that, I examine some apparent exceptions to this consolidated attitude (§ 4), and conclude by pointing out the need to start paying attention to the graphic dimension of philosophical thought (§ 5).

Il “Roman de Troie”: la scrittura.

Bozza di stampa del testo mai pubblicato della relazione tenuta al convegno «Dal progetto di digitalizzazione dei manoscritti del “Roman de Troie” alla gestione, fruizione e valorizzazione dei beni librari attraverso gli strumenti dell’Information & Communication Technology. Problematiche e prospettive», Roma, Archivio di Stato, 5 dicembre 2006. Absract Una certa funzione ausiliaria della paleografia non viene meno con la sua sostanziale e ormai riconosciuta autonomia come scienza. Tale funzione si esprime in un originario rapporto con la filologia e consiste principalmente nel datare il testimone manoscritto di un testo letterario: localizzarne nel tempo e nello spazio la scrittura. In questo senso (inclusa la possibilità di stabilire indirettamente l’età dell’antigrafo di un testimone, individuandovi errori originati dalla lettura di un certo tipo di scrittura) il lavoro paleografico può contribuire quell’operazione storico-critica che è la recensio. Ma che cosa succede se la tradizione presenta aspetti peculiari e per i suoi testimoni – in quanto appartenenti a una certa tipologia di scrittura e di libro – il contributo paleografico consiste, per metodo, nel riconoscere problemi anziché risolverli? È ciò che proveremo a esemplificare esaminando le datazioni di quattro manoscritti del Roman de Troie: Milano, Biblioteca Ambrosiana, D 55 sup.; Napoli, Biblioteca Nazionale XIII c. 38; Città del Vaticano, Vat. Reg. Lat. 1505; Venezia, Biblioteca Marciana, fr. VII.

Il mito di Prometeo riscritto

Classica Cracoviensia

The Prometheus myth is an essential part of European culture, observed in each literary epoque, being variously interpreted and adopted. This article aims to examine the presence and meaning of the myth about the Titan in one of the works of Giacomo Leopardi La scommessa di Prometeo basing on both ancient and earlier Italian literary tradition in depicting the deity. Leopardi, well familiar with ancient and contemporary culture, rewrites the myth in the way to express his vision of human life. Although his idea seems original and new he obviously makes use of many motives already present in earlier tradition transforming them and reinterpreting to create a new and significant quality.