Ancora su umbro grabouio- e latino Capitolium/Capitolinus (original) (raw)

Amedeo Maiuri e il Capitolium di Cuma

Amedeo Maiuri: l’archeologia e il paesaggio storico del golfo di Napoli, 2023

Amedeo Maiuri: l’archeologia e il paesaggio storico del golfo di Napoli Atti della Giornata di Studi a 90 anni dallo scavo di Villa Jovis (Capri, 28 ottobre 2022) a cura di Luca Di Franco, Rosaria Perrella

Ancora su Frontino Aq. 76, 1-2, e l'orazione 'de aquis' di Celio Rufo

Rivista di Filologia e di Istruzione Classica 138, 2010, pp. 155-166

The traditional interpretations of Frontinus' De aquaeductu urbis Romae, 76, 1-2 (the passage which includes the quotation from Caelius Rufus' contio De aquis) are not satisfactory. This paper therefore proposes a new approach to the syntax and semantics of this passage and, as a result, it provides a different interpretation of the text.

Tempio di Giove Capitolino

From: G. CIFANI, L'architettura romana arcaica. Edilizia e società tra Monarchia e Repubblica, Roma: L'Erma di Bretschneider, 2008, pages 80 -109. 80 182 Sintesi schematica sul monumento, con riferimenti alle fonti letterarie, epigrafiche e numismatiche: TAGLIAMONTE 1996 e DE ANGELI 1996 con bibl.; per una rassegna completa delle fonti letterarie: (L. Da Riva) FONTES VI.2, pp. 274-344. FONTES VI.2, pp. 274-344. FONTES 183 Sull'argomento vedi: PALOMBI 1997 b. 30. TEMPIO DI GIOVE CAPITOLINO Il tempio di Giove Capitolino è l'edificio più importante del periodo arcaico e, insieme alle mura urbane, l'opera di maggior impegno dell'età dei Tarquini; la sua memoria si è trasmessa inalterata dall'antichità all'epoca moderna 182 . Di seguito vengono riportate separatamente le fonti letterarie da quelle archeologiche su cui vengono basati i modelli ricostruttivi. -Le fonti letterarie Il voto della costruzione del tempio viene attribuito in maniera pressoché concorde dalla tradizione letteraria a Tarquinio Prisco all'epoca della guerra contro i Sabini (Cic. rep. II.20.36; Liv. I.38.7; I.55.2; Dion. Hal. III.69.1; IV.59.1; Plut. Publ. XIV.1; Tac. hist. III.72). Nell'area capitolina destinata al cantiere insistevano già: templa (Serv. Aen. 9.446), arae (Varro ling. V.74), fana sacellaque deorum (Liv. I.55.2; Fest. 160 L; Lact. inst. I.20.38) relative a culti più antichi, alcuni dei quali risalenti a Tito Tazio e a Numa (Varr. Ling. V.74; Aug. civ. 4.23). La loro exauguratio sarebbe stata effettuata dall'augure Attus Navius (Dion. Hal. III. 70.1); solo i culti di Terminus, Iuventas e Mars avrebbero rifiutato di cedere loco (Aug. civ. 4.23) e furono quindi inglobati nel tempio della triade capitolina (Dion. Hal. III.69.5; Aug. Civ. 4.23). Tarquinio Prisco avrebbe quindi dato inizio ai lavori che si sarebbero svolti negli ultimi quattro anni del suo regno (583-579) e avrebbero comportato la realizzazione di un terrapieno cinto da un grande muro di sostruzione, su cui si sarebbero impostate le fondamenta (Dion. Hal. III.69.1-2; IV.53.1; Liv. I.38.7; Tac., hist. III.72; Eutr. I, 6); lo stesso monarca avrebbe commissionato la statua di culto al coroplasta veiente Vulca (Varro in Plin. N.H. XXXV.45.157). La costruzione del tempio venne ripresa però solo da Tarquinio il Superbo che, per finanziare il cantiere, utilizzò il bottino frutto del saccheggio delle città latine di Suessa Pometia, e Apiolae, mentre la manodopera sarebbe stata reclutata in parte a Roma (Liv. I.56.1) e verosimilmente nel Lazio, come rivela una fonte tarda sull'impiego di un contingente di fabri coacti dalla città di Cora (Gloss. ps. Plac. f5) f5) f 183 , nonchè dall'Etruria, per gli artisti e gli artigiani specializzati nella decorazione coroplastica (Liv. I.56.1; Plut. Publ. XIII.1; Fest 342 L; Serv. Aen. VII. 188). Il costo dell'operazione, finanziata ex manubiis, viene quantificato dallo storico L. Calpurnio Pisone (fr. 16 P) in 40.000 talenti di argento e, più verosimilmente da Fabio Pittore (fr. 10 J ) in 400 talenti equivalenti a 40.000 libbre, secondo una stima preferita anche da Livio (I.55.88-89) e poi ripresa da Dionisio di Alicarnasso (Dion. Hal. IV.50.4-5) e da Plutarco (Plut. Publ, XV.3). L'inaugurazione del tempio sarebbe avvenuta nel 509 a.C. ad opera del primo console della repubblica: M. Horatius Pulvillus (Polyb. III.22.1; Cic. dom. XLIV. 139; Liv. II.8.6; VII.3.8; Dion. Hal. V.35.3; Plut., Publ. XIV.2 ; Cass.Dio III, fr. 13.3-4; Tac. Hist. III.72) Secondo una preziosa testimonianza di Dionsio di Alicarnasso (Dion. Hal. IV. 61. il tempio aveva un perimetro di 800 piedi, con ogni lato di quasi 200 piedi, una differenza tra lunghezza e larghezza di soli 15 piedi, un triplo ordine di colonne sulla facciata, tre celle di cui quella centrale era dedicata a Giove (Dion. Hal. IV.61.4), quella destra a Minerva (Liv. VII.3.5), quella sinistra a Giunone (C.I.L. VI, 32329.9).

Il Capitolium e il settore nord del foro. Nuovi 2 dati a partire dalle indagini stratigrafiche

E-journal degli scavi , 2024

Gli scavi presso il Capitolium di Pompei rientrano nell’ambito di una convenzione stipulata tra l’Università di Catania e il Parco Archeologico di Pompei avviata nel 2020, volta a indagare l’area prospiciente l’edificio sacro, in prosecuzione con le ricerche iniziate da Enzo Lippolis nel 2017. In totale sono state effettuate tre campagne di scavo, a partire da settembre 2020 e fino a luglio 2022, alle quali hanno partecipato, oltre agli studenti di Catania, l’Università degli Studi del Molise, con Marilena Cozzolino, che ha eseguito a settembre 2020 le prospezioni geofisiche su tutta l’area del Foro (Caliò et al. 2021, pp. 156-157), e il Politecnico di Bari (Rocco, Livadiotti 2018), che si occupa dello studio dell’architettura del complesso santuariale e di questa area del Foro. Più in particolare, obiettivo delle indagini era quello di riportare alla luce l’altare già individuato da Maiuri negli anni Quaranta del secolo scorso (Maiuri 1973, p. 115; Gasparini 2009, pp. 32-35; Lippolis 2017, p. 130 e p.133), situato pochi metri a sud del Capitolium, studiarne l’architettura e la stratigrafia a esso correlata, nonché di capirne meglio il rapporto con l’edificio templare.

Il Capitolium dell’antica Capua. Osservazioni sulle testimonianze antiquarie e archeologiche

ORIZZONTI Rassegna di archeologia XII , 2011

Il Capitolium dell’antica Capua è noto attraverso le fonti letterarie (Svetonio e Tacito) e le fonti antiquarie. Le evidenze monumentali sono rimaste a lungo dimenticate e nascoste dagli edifici moderni. Lo studio ha permesso di recuperare la tradizione letteraria, i dati epigrafici e le testimonianze sul tempio capitolino. E’ stato così possibile recuperare le evidenze monumentali superstiti nel tessuto urbano moderno. Ancient Capua’s Capitolium is know through literary sources (Suetonius and Tacitus) and antiquarian sources. Monumental evidences have remained forgotten at length and were hidden by modern buildings. The study has enabled to gather literary tradition, epigraphic data and accounts on the Capitoline temple. In this way it has been possible to collect monumental evidences existing in the modern urban context.

-L. Petacco, C. Rescigno, “I Saggi sul Capitolium e il settore occidentale della piazza forense”, in Cuma. Il foro. Scavi dell’Università di Napoli Federico II, 2000-2001, Quaderni del Centro Studi Magna Grecia 5, Studi Cumani 1, Pozzuoli 2007, pp. 77-117

Laura Petacco è autore dei paragrafi 2.2.1 e 2.2.3, Carlo Rescigno dei paragrafi 1 e 2.2.2, i restanti sono di elaborazione comune.

Il Capitolium nel Foro di Cuma: elementi decorativi e morfologia architettonica

Il contributo intende approfondire la fase di vita imperiale del tempio capitolino di Cuma, il secondo più grande dopo l’esemplare urbano. Per comprendere i meccanismi attraverso i quali il culto capitolino si sia imposto, diffuso e sviluppato nell’area flegrea, si è preferito, piuttosto che affrontare il problema da un punto di vista esclusivamente storico-religioso, considerare la dimensione materiale ed archeologica del problema, tenendo presente le implicazioni sociali, politiche, religiose ed economiche. La morfologia architettonica e la cronologia del tempio di età imperiale verranno ricostruite e precisate, insieme ai rapporti topografici con l’area circostante. L’esame degli avanzi architettonici, dei frammenti pertinenti ai diversi sistemi decorativi e delle statue di culto permetterà inoltre di formulare ipotesi ricostruttive sull’aspetto architettonico interno ed esterno del tempio.

Due frammenti di formae dal Capitolium di Verona

Epigrafia e politica, 2017

ISBN 978-88-6705-5 -© 201 Ledizioni -LEDIpublishing Via Alamanni, 11 20141 Milano, Italia www.ledizioni.it È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche a uso interno o didattico, senza la regolare autorizzazione. Indice del volume Epigrafia e politica: alcune riflessioni 5 SIMONETTA SEGENNI Geschriebene Kommunikation: 200 Jahre kaiserliche Politik im Spiegel der Bürgerrechtskonstitutionen 7 WERNER ECK Fasti Albenses: Progressi e palinodie sui Fasti Consulares 27 CESARE LETTA Due frammenti di formae dal Capitolium di Verona 65 GIULIANA CAVALIERI MANASSE -GIOVANNELLA CRESCI MARRONE Quando l'epigrafia è politica. A proposito dei riferimenti epigrafici nell'opera di Cassio Dione 95 ALBERTO DALLA ROSA I magistrati della colonia di Grumentum (Italia, regio III): aspetti e problemi. 119 ALFREDO BUONOPANE Il contributo delle fonti epigrafiche allo studio della seconda guerra punica: alcuni casi eccezionali 147 MICHELE BELLOMO Epigrafia e politica dall'Urbe alla provincia. Il caso dell'iscrizione trionfale di Gaio Sempronio Tuditano (cos. 129 a.C.) 171 MONICA CHIABÀ Le élites cittadine della Campania romana: dinamiche politiche e sociali dalla documentazione epigrafica 197 GIUSEPPE CAMODECA Donne e "politica" alla luce della documentazione epigrafica 213 FRANCESCA CENERINI Principi optimo: un aspetto della propaganda imperiale da Augusto a Traiano nelle fonti letterarie ed epigrafiche 229 GIAN LUCA GREGORI -GIANMARCO BIANCHINI Epigrafia e politica di cittadinanza: attestazioni esplicite di ottenimento della civitas Romana 245 ANDREA RAGGI Epigrafia politica? Politica dell'epigrafia? 263 ANTONIO SARTORI Due frammenti di formae dal Capitolium di Verona Giuliana Cavalieri Manasse -Giovannella Cresci Marrone