Tesi specialistica: Migranti in pianura. Immigrazione nel Basso-mantovano: il distretto di Suzzara (original) (raw)

IL TERRITORIO MULTILINGUE DELLA PROVINCIA DI BOLZANO: MODELLI DI LABORATORI LINGUISTICI IN ITALIANO L2 PER ALUNNE E ALUNNI CON BACKGROUND MIGRATORIO

Dal 2008 sono attivi sul territorio della Provincia Autonoma di Bolzano i Centri Linguistici, in seguito all'approvazione di un progetto comune tra i sistemi scolastici tedesco, italiano e ladino per lo sviluppo dell'integrazione di alunne e alunni-e loro famiglie-con background migratorio. I Centri Linguistici, coordinati dal centro di Competenza, si occupano di sostenere le istituzioni scolastiche con azioni mirate e capillari per permettere un efficace intervento di supporto all'apprendimento linguistico. In questo contributo s'individuano criteri e modalità per la strutturazione di laboratori linguistici in Italiano L2 organizzati dal Centro Linguistico Bassa Atesina nelle scuole in lingua italiana-scuola primaria e secondaria di primo grado-in un distretto della realtà sudtirolese. I laboratori linguistici operano all'interno di un'azione di sistema con un lavoro di rete fra istituzioni scolastiche, Centro Linguistico e associazioni per una maggiore inte-(G)R-azione nel tessuto sociale dei nuovi cittadini in questo territorio. 1. LA PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO E IL SUO TERRITORIO MULTILINGUE Le popolazioni di madrelingua italiana, tedesca e ladina hanno sistemi scolastici separati. L'italiano o il tedesco sono la lingua principale di scolarizzazione per i primi due gruppi linguistici e italiano o tedesco sono, rispettivamente, insegnati come seconda lingua dalla prima classe come materia obbligatoria con diverso numero di lezioni nel corso degli anni scolastici (dal 1. al 13.anno). L'inglese è la terza lingua insegnata. Nel sistema ladino le due lingue d'insegnamento sono equamente divise tra italiano e tedesco; sono inoltre impartite due ore d'inglese dal 4. anno e due ore di lingua ladina la settimana. Oltre alle tre lingue principali (tedesco, italiano e ladino), le lingue dei nuovi immigrati o di quelli di seconda generazione, da dentro e fuori l'Unione europea, si aggiungono alla complessità del sistema. Si può affermare che la madrelingua in molte scuole nei principali centri in provincia di Bolzano è eterogenea per

Studiare Le Migrazioni Dal Basso? Appunti Per Un Dibattito Tra Italia e Brasile

2009

L’obiettivo centrale di questo articolo e segnalare alcuni spunti di ricerca e porre alcune questioni metodologiche che collocano al centro del dibattito internazionale il fenomeno migratorio. La prospettiva adottata e quella dello sguardo comparato tra Italia e Brasile, si propone un approccio che riesca a tenere conto del ruolo svolto dai protagonisti delle migrazioni. Parole-chiave : Migrazioni internazionali; Italia; Brasile This articles’ main point is to indicate some research ideas and to raise some methodological questions that are in the centre of the international debate on migrations. The adopted perspective is the comparative look between Italy and Brazil and we propose an approach capable of taking into account the role played by the protagonists of migrations. Keywords : International migration; Italy; Brazil

Prin 2011. Monografia della ricerca "Migrazioni e piccoli comuni"

La presenza di prime, seconde e terze generazioni, nonché l'incremento delle fa-miglie della migrazione nel nostro contesto richiedono, ormai in modo innegabile anche per il profano, di delineare politiche migratorie precise. La consistenza e la complessità dei flussi migratori verso il nostro paese, il loro grado di stabilizzazione, comportano scelte, da parte dei decisori pubblici, coerenti con le caratteristiche e le specificità dei flussi, capaci di coniugare esigenze e mo-delli culturali assai articolati. Al fine di delineare percorsi di cittadinanza coerenti alle specificità dei diversi flus-si e quindi dei diversi soggetti e famiglie che si orientano verso il nostro paese, an-che in forma stabile, sono sempre più necessarie conoscenze, competenze, modelli e metodi d'intervento capaci di cogliere le dinamicità ma anche gli elementi di continuità dei flussi migratori, di andare oltre le superficiali descrizioni della realtà migratoria fatta dai mass media, o da " studiosi dell'emergenza ". La collana " Politiche migratorie " oltre a costituire un utile strumento conoscitivo intende diventare un ambito scientifico in cui fare confluire esperienze, modelli di buone pratiche, affinché il decisore pubblico e lo studioso di politiche sociali, l'operatore dei servizi alla persona, possano disporre di strumenti scientifici valida-ti nella prassi, utili per delineare politiche coerenti con una società dinamica e cul-turalmente variegata. La collana pensata per studiosi, decisori, operatori si prefigge di mettere a disposi-zione materiali di diversa natura (teorizzazioni, ricerche, studi di casi) affinché il dibattito scientifico e l'operatività possa disporre di materiali tali da contribuire a far fare un salto alle politiche migratorie, passando così da una dimensione ancora troppo eclettica a una dimensione in cui l'innovazione e la scientificità siano punti essenziali.

"Le aree interne del Mezzogiorno italiano: scenari e geografie di una nuova immigrazione - Introduzione"

Memorie Geografiche, 2019

La Strategia Nazionale per le Aree Interne del Paese, che ha inaugurato una nuova stagione per le politiche di sviluppo di queste particolari regioni, sulla base di una definizione di queste ultime in ragione della loro distanza dai centri urbani di servizi. Frequente nel dibattito, non solo in quello scientifico, sul tema, è una idea delle aree interne articolata in ragione di alcuni fenomeni che spesso vengono interpretati quasi come se fossero connaturati alla geografia economica e sociale di questi territori, primo tra tutti quello dell’emigrazione, tanto più nelle regioni meridionali del Paese, che certamente risentono dei differenziali di sviluppo rispetto a quelle settentrionali e registrano dati sulla presenza straniera ancora lontani da quelli del Nord. Questa considerazione, tuttavia, se può essere valida alla scala macro-regionale, viene spesso smentita dall’osservazione di alcuni scenari locali, che mostrano, al contrario, l’evidenza di nuovi processi insediativi operati proprio da popolazione migrante, in un contesto di dinamiche territoriali che richiedono quindi letture nuove, capaci di studiare, cioè, le aree interne non più in ragione delle assenze (lo spopolamento, l’abbandono ecc.) ma piuttosto in ragione delle presenze.

Stefano Allievi, Gianpiero Dalla Zuanna, Tutto quello che non vi hanno mai detto sull’immigrazione, Laterza, 2016, 160 pp. _ Recensione su Via Po, pp. 6-7.pdf

Stefano Allievi, Gianpiero Dalla Zuanna, Tutto quello che non vi hanno mai detto sull’immigrazione, Laterza, 2016, 160 pp., 12 euro

Tesi di dottorato: LEGAMI TRA PIANURE Gli intermediari nella migrazione panjabi indiana in Italia

Il presente lavoro si inserisce all’interno del filone di studi sui processi migratori e indaga la costruzione sociale della figura degli intermediari nella migrazione panjabi indiana in Italia. Lo scopo è stato di osservare e analizzare l'influenza delle reti di connazionali durante il processo migratorio e la relazione con le politiche migratorie ed economiche. La ricerca ha studiato la multidimensionalità delle reti transnazionali e ci si è focalizzati sull’intermediazione in quanto momento costitutivo della rete stessa. Si sono voluti comprendere i fattori che ne hanno influenzato la costituzione, e individuati i mutamenti dei ruoli al suo interno. Inoltre lo sguardo sull'intermediazione è risultato un punto di vista peculiare per mettere in luce se e in che modo le migrazioni influenzano e sono influenzate dai mutamenti socio-politici ed economici di due paesi, l'Italia e l'India, attraversati il primo da una crisi e il secondo da una crescita economica. L’approccio utilizzato è stato di tipo multidisciplinare con l’intento di superare la dicotomia paese d’origine/stabilizzazione, utilizzando il concetto di Panjab de-centrato. Tale concetto include sia il territorio di emigrazione sia i diversi territori di immigrazione e opera sia a livello di costruzione culturale sia in termini pratici e materiali. Lo studio si concentra sulle soggettività che compongono le reti e che ricoprono il ruolo di intermediari, prestando particolare attenzione all’intersezionalità tra genere, casta, religione, luogo d’origine, periodo di migrazione e passaporto in possesso. Dal punto di vista metodologico, il lavoro utilizza un tipo di etnografia multisituata che è stata condotta nel territorio compreso tra Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, tra maggio 2011 a maggio 2013, e in Panjab indiano per 4 e di 6 settimane. Sono state raccolte complessivamente 52 interviste a panjabi indiani; ad esse si sono affiancate 18 conversazioni etnografiche e 42 interviste a italiani e migranti provenienti da altre aree. Alle interviste si è affiancata l’osservazione partecipante per un totale stimato di circa 200 ore, e lo studio transazionale di 5 reti. La tesi si sviluppa in due parti di tre capitoli ciascuna. La prima sezione è propedeutica e comprende il capitolo metodologico e la descrizione dei dati della ricerca, concentrando lo sguardo prima sul Panjab e poi sull'Italia. La seconda sezione contiene l'analisi della figura degli intermediari ed è suddivisa in tre livelli: la partenza, la stabilizzazione e la ri-partenza. Nel primo livello d’analisi, l'arrivo, ci si è concentrati sulle figure d’intermediazione che permettono l’ingresso sul suolo italiano; nel secondo stadio d’indagine, la stabilizzazione, l’attenzione si è spostata verso il reclutamento lavorativo e l’ottenimento del contratto di lavoro, necessario per accedere ai diritti di cittadinanza all’interno del quadro normativo vigente. Nel terzo livello, l’attenzione si è spostata sulla emigrazione verso un paese terzo, in particolare attraverso l’intermediazione durante i matrimoni internazionali e l’influenza dell’ottenimento della cittadinanza italiana. La migrazione panjabi in Italia è di tipo familiare nella quale lo schema migratorio vede l’uomo che arriva, ottiene i documenti, ricongiunge la moglie ed, eventualmente, i figli. I panjabi sono prevalentemente agricoltori declassati il cui obiettivo della migrazione è avviare un’attività imprenditoriale e ottenere, nel minor tempo possibile, la cittadinanza italiana. Il passaporto occidentale permette non tanto di rivendicare il diritto di restare, piuttosto raggiungere un grado di mobilità attraverso i confini che è proprio dei paesi di quel che fu denominato primo mondo, e in questo modo i panjabi sbiancano la propria mobilità. La migrazione ha visto un cambio netto di strategia a metà anni 2000, riducendo drasticamente i ricongiungimenti e concentrando gli investimenti in India, mentre le persone stabilizzate precedentemente sul territorio attendono l’ottenimento della cittadinanza per affrontare una nuova migrazione al fine di garantire un futuro per sé e per i figli nel Panjab de-centrato anglofono composto da Canada, Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda e Inghilterra. La tesi che emerge dalla ricerca sostiene che la costruzione delle reti è un processo collettivo atto a fronteggiare i contenimenti delle politiche statali, e relativamente autonomo rispetto alle dinamiche di espulsione e attrazione e, più in generale, alla regolazione degli ingressi per cittadini terzi. Gli stati non determinano le migrazioni, piuttosto influenzano i ruoli trasnazionali delle persone al loro interno, attraverso l’assegnazione di status amministrativi diversi all’interno della componente migrante. I pionieri, uomini, acquisiscono una posizione privilegiata all’interno della rete e, alcuni, si professionalizzano inserendosi nel business della migrazione. Tale mercato è creato dalla domanda di mobilità delle persone e la limitazione degli ingressi regolari, e diventa per gli intermediari una strategia individuale per raggiungere i propri obiettivi e accrescere il proprio status all’interno della rete; allo stesso tempo la figura dell’intermediario permette l’accumulo di capitale sociale perché permette la migrazione a terzi, forzando e talvolta travalicando le limitazioni imposte dalla regolazione statale dei flussi migratori. L’accumulazione di capitale sociale collettivo all’interno della rete avviene attraverso una gerarchizzazione e genderizzazione delle reti, influenzata dal documento amministrativo assegnato dallo stato ai migranti, promossa dagli stessi pionieri e sostenuta nel Panjab de-centrato nella quale i primi arrivati mantengono una posizione di potere e le donne un ruolo subordinato. Le diverse soggettività non sempre promuovono i medesimi obiettivi all’interno della rete ed i vari membri che le compongono possono entrare in conflitto con tali gerarchie che incorporano, ricodificando e talvolta sovvertono questioni sociali e culturali legate al paese di provenienza. Tali cambiamenti sono particolarmente visibili nell’influenza dell’acquisizione di una cittadinanza occidentale all’interno dell’intermediazione matrimoniale transnazionale. Essi, attraverso la naturalizzazione dello sposo o della sposa, permettono la mobilità dell’intera famiglia attraverso le politiche di unità famigliare. Ad emergere è una struttura gerarchica all’interno del Panjab de-centrato basata sulla cittadinanza occidentale al cui vertice vi è il passaporto canadese e statunitense, allo stadio successivo quello britannico, australiano e neozelandese, seguito dagli europei e, in ultima posizione, quello indiano. La gerarchia rispecchia la possibilità di mobilità attraverso i confini che tale passaporto permette di raggiungere, identificando con il vertice quello degli stati con i quali si può accedere al numero maggiore di stati nel mondo combinato con la possibilità di sponsorizzazione e ricongiungere i parenti. All’interno di questa gerarchia la soggettività individuale nell’arrangiamento matrimoniale può ottenere spazio di manovra, ribaltare i ruoli tradizionali, nel caso sia la donna ad avere una “cittadinanza superiore”, mentre se è l’uomo viene alimentata la subordinazione. Le condizioni di viaggio nelle migrazioni all’interno del globo sono marchiate dal passaporto del viaggiatore. Una mobilità ingovernabile che, per una parte di mondo, viene pagata a caro prezzo. Parole chiave: reti migratorie, intermediazione, cittadinanza, stratificazione civica, migrazione panjabi

Baldassar, L (2001) Tornare al Paese: territorio e identità nel processo migratorio, Altre Italie, 23, 1-11.

Altre Italie, 2001

Questo saggio analizza la relazione tra identità e territorio esaminando i viaggi di ritorno al paese di origine da parte di emigrati e dei loro figli: ne discute i significati, le motivazioni e le dinamiche che vengono a svilupparsi attraverso questa esperienza sia nell'emigrato che nella popolazione locale. Nella maggior parte della letteratura sul processo migratorio, le distanze spaziali e temporali tra gli emigrati e i loro concittadini o compaesani nel paese d'origine si sono generalmente tradotte in studi separati e il viaggio di ritorno è rimasto un soggetto concettualmente impercettibile. Questo studio, invece, parte dall'assunto che il paese natale e quello ospitante facciano parte dello stesso campo sociale. L'emigrazione qui non è considerata semplicemente come strategia economica ma anche come processo culturale che continua dopo l'insediamento e ha un impatto nel tempo sulle generazioni successive nate all'estero. L'emigrazione viene concepita in modo diverso a seconda dei punti di vista: quello dell'emigrato, quello del cosiddetto «non-emigrato» e quello del rimpatriato: possiamo perciò dire che esistono diversi discourse, nel senso foucaultiano della parola. Attraverso un'analisi intergenerazionale dell'esperienza «del ritorno», si fanno risaltare le diverse reazioni e i diversi significati che questo assume per le due generazioni e si conclude con le osservazioni che, mentre per gli emigrati il ritorno al paese nativo diventa un pellegrinaggio di rinnovamento e perfino espiazione, il ritorno dei figli è un rite de passage di trasformazione culturale.

S. MANACORDA, Tratta e traffico di migranti: il nodo della giurisdizione tra territorialità ed extraterritorialità

Il tema della giurisdizione e dell'enforcement in relazione alle condotte connesse alla tratta e al traffico di migranti -suscettibile di inquadramenti variabili dal punto di vista penalistico -si raccorda ad un quadro complesso, traversato da profonde divergenze di vedute. Preliminarmente, occorre riconoscere che, come gli eventi di questa estate 2018 stanno drammaticamente a dimostrare, ci si trova al cospetto di prospettive politiche fortemente influenzate da fattori estemporanei se non, peggio, da cinici calcoli elettoralistici e ispirate alla ricerca del consenso e alla strumentalizzazione delle paure collettive, spesso dimentiche delle complesse dinamiche socio-economiche all'origine del fenomeno migratorio e alle sue implicazioni per l'avvenire. In questo quadro, la ricerca degli strumenti giuridici più appropriati -anche di natura penale -atti a contrastare fenomeni di così ampia portata come quelli che qui ci interrogano, e che coinvolgono il rispetto dei diritti fondamentali di un numero elevatissimo di persone in condizione di oggettiva minorità, appare non solo opportuna ma necessaria 2 .