A.M. Lotito, Recensione agli Atti del Convegno 'Il santo e la città' , a cura di Eugenio Galignano, Lucera 2019. (original) (raw)

L. Bertoglio, E. Cecconelli, M.R. Picuti, Il santo e il vitello: un affresco con sant’Antonio abate nella chiesa di Santa Maria Infraportas, in Cultura Economia Territorio. La Storia come mestiere. Studi in onore di Fabio Bettoni, a cura A. Ciuffetti, R. Tavazzi, BSCFoligno, 43-4, 2020-1, 343-56

Cultura Economia Territorio. La Storia come mestiere. Studi in onore di Fabio Bettoni, a cura di A. Ciuffetti, R. Tavazzi, Bollettino storico della città di Foligno, 2020

Questo contributo nasce dalla segnalazione della presenza di un vitello accovacciato ai piedi di un sant’Antonio Abate, al posto dell’usuale porcello, in un dipinto realizzato nella prima metà del XVI secolo in una cappella viaria annessa alla chiesa di santa Maria Infraportas a Foligno. L’analisi dell’opera attribuita a un pittore in cui è ben riconoscibile l’influenza operata da Bernardino di Betto detto il Pinturicchio ha rappresentato l’occasione per esaminare con un approccio interdisciplinare questa iconografia così poco usuale nel panorama della storia dell’arte e di approfondire quali possano essere i motivi che hanno portato i committenti a tale scelta. “Ulteriore motivo d’interesse della raffigurazione di Sant’Antonio con il vitello scaturisce dalla possibile appartenenza dell’animale alla razza chianina, la monumentale specie di buoi dal manto bianco porcellana, che negli individui di meno di 6 mesi di età si presenta di colore fromentino, come nel nostro esemplare, e dalla suggestione che la sua raffigurazione voglia testimoniare il legame che unisce la valle Umbra a questa particolare varietà bovina. È noto come la bellezza e l’imponenza dei buoi di Bevagna, l’antica Mevania, costituiscano un topos letterario dell’antica Roma che prende avvio dai versi del secondo libro delle Georgiche, nei quali Virgilio, decantando le glorie italiche, ricorda il candore delle greggi e dei buoi lavati nelle sacre acque del Clitunno e il loro impiego nel trionfo dei condottieri vittoriosi, chiaro riferimento ai sacrifici che avvenivano a Roma sul Campidoglio, presso il tempio di Giove Ottimo Massimo, dove le cerimonie terminavano...”.

Recensione del volume: La città medievale è la città dei frati? Is the medieval town the city of the friars?, (Architettura medioevale, 1), a cura di Silvia Beltramo, Gianmario Guidarelli, (Sesto Fiorentino, All’Insegna del Giglio, 2021)

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Loreto, l'arte, i gesuiti e la predicazione: un percorso fra personaggi e opere, in "Immagini della predicazione tra Quattrocento e Settecento. Crivelli, Lotto, Guercino", catalogo della mostra, a cura di G. Capriotti, F. Coltrinari, Silvana Editoriale 2017, pp. 15-31

Immagini della Predicazione tra '400 e '700. Crivelli, Lotto, Guercino, a cura di G. Capriotti, F. Coltrinari, 2017

costituito per secoli un grande luogo di culto, in grado di attirare migliaia di fedeli e viaggiatori da diverse parti del mondo ( ). Sviluppatosi a partire dalla fine del Trecento, il santuario è inizialmente specializzato nella protezione dalla peste e oggetto di una devozione soprattutto locale. Dalla metà del Quattrocento, con il riconoscimento ufficiale della leggenda del trasporto miracoloso in Italia della casa di Maria a Nazareth e l'estensione da parte del papa della sua diretta autorità su Loreto, viene lanciato come importante meta di pellegrinaggio, in grado di sostituire il viaggio in Terrasanta, sempre più pericoloso a causa dell'avanzata turca 1 . Nel Cinquecento, con l'affermarsi della riforma luterana e la reazione cattolica sancita dal Concilio di Trento (1545-1563), Loreto assurge a luogo simbolo della cattolicità, custode dei cardini della dottrina, come il culto dei santi, delle reliquie, le pratiche devozionali, a partire proprio dal pellegrinaggio, l'amministrazione dei sacramenti. Mentre si moltiplicano gli attacchi protestanti all'«Idolo lauretano» 2 , la Santa Casa diventa per la chiesa di Roma "il" santuario per eccellenza, dove avvengono miracolose conversioni di infedeli come ebrei, protestanti e turchi 3 . Pellegrini e visitatori che nel corso del tempo si sono recati a Loreto si trovavano a compiere una complessa esperienza fatta di riti e pratiche religiose, fra le quali rientra anche l'ascolto di prediche 4 . Allo stesso tempo, il mistero dell'Incarnazione, e la casa di Nazareth dove esso avvenne, racchiusa nella basilica lauretana, con la statua della Madonna "nera" ritenuta opera di san Luca, sono stati oggetto di sermoni e omelie tenute in tutto il mondo, nonché di testi celebrativi redatti sia dai più celebri predicatori, sia da figure meno note 5 . Basti qui citare il componimento La Santa Casa di Loreto dal francescano Francesco Panigarola (1548-1594), uno dei più celebri oratori sacri del XVI secolo 6 , mentre alla Madonna di Loreto è dedicata anche una delle prediche del semisconosciuto sacerdote Felice Silvestrini (1711-1779) da Petriolo di Macerata, una interessante personalità di predicatore delle missioni, riscoperta proprio in occasione di questa mostra. Don Felice nella sua omelia si sofferma sulla fortuna toccata all'Italia, scelta da Dio per collocarvi la casa della Vergine, preferendola ad altre nazioni europee -dalla Francia alla Spagna, dall'Inghilterra al

Recensione di: Il passeggiere disingannato. Guide di Ferrara in età pontificia. Atti del Convegno (Ferrara, Biblioteca Ariostea, 19 ottobre 2017). Omaggio a Carlo Bassi (1923-2017), a cura di Ranieri Varese, Firenze, Le Lettere, 2019

Bibliothecae.it, 2019

Il volume presenta gli atti del Convegno dedicato alle guide di Ferrara in età pontificia, tenutosi nella Biblioteca Ariostea di Ferrara a novembre 2017, e organizzato dalla stessa biblioteca insieme alla locale Deputazione di Storia Patria, patrocinato inoltre dall'Università degli Studi e dal Comune di Ferrara. Le ricerche presentate in questo contesto locale specifico hanno come sfondo il vasto fenomeno socio-culturale del Grand Tour. Il passaggio a Ferrara non era scontato all'interno dell'iter del gran-turista, poiché la città si trovava ai margini delle direttrici del 'viaggio tipo' del grand-turista; tuttavia molti viaggiatori colti fecero in modo da includerla come tappa, stimolati e ispirati dal suo legame con Ludovico Ariosto e Torquato Tasso.

Recensione a R. Salvi (a cura di), Nell’aurora del Concilio. L. F. Capovilla, Assisi, papa Giovanni… il mondo, Cittadella, Assisi 2016; D. M. Turoldo, L. F. Capovilla, Nel solco di papa Giovanni. Lettere inedite, a cura di M. Roncalli e A. Donadio, Servitium, Milano 2017

In Impegno, 28 (2017) 2

Recensione ad A. Cattaneo, Tutela, valorizzazione e manutenzione delle città morte, Roma 2020

Riv. Studi Pomp. XXXIII, 2022

Gli articoli monografi ci qui pubblicati, dopo una prima selezione della Direzione, sono stati sottoposti a doppio referaggio in anonimo, e corretti poi dagli Autori in base alle indicazioni ricevute dai referees. Agli Autori si ricorda di inviare alla Redazione eventuali contributi per i numeri successivi della Rivista entro il 31 dicembre di ogni anno, in due copie (di cui una in pdf anonimo), complete di immagini, di un breve abstract, e una lista di 5 parole chiave, sia in inglese che in lingua originale.