Centro Direzionale di Napoli - Storiacity (original) (raw)
È il Centro direzionale1(2)3, di seguito CDN, una complessa sistemazione urbana relativa ad una parte consistente della zona orientale della città di Napoli.
E' composta da piazze, strade ed edifici che affondano su terreni stratificati da materiali da riporto, esplorati durante la fase del progetto di fondazione e costruzione della Cittadella Postale4. In relazione all’offerta e a tutti i suoi servizi è gestito direttamente dal ”Consorzio”5(6).
Fu realizzato in forza della compagine azionaria di due grandi gruppi economici nazionali riuniti sotto l’egida giuridica della Società MEDEDIL fino al 30 settembre del 1983, seguita poi dalla ITALSTAT, finanziaria del Gruppo IRI.
Concepito sostanzialmente come una gigantesca operazione finanziaria finalizzata allo sviluppo di quel particolare sistema economico che regolò tra gli anni Settanta e Novanta del Novecento gli affitti immobiliari ad uso pluridirezionale, la distribuzione edilizia delle opere pubbliche su suolo fu possibile solo dopo approvazione del planovolumentrico del 1984, in seguito al quale, si vide estendersi il Centro Direzionale per complessivi 110 ettari, e corrisponderne dunque alla moderna ”central city” 7.
La disposizione dello spazio in superficie al Centro Direzionale di Napoli.
Regolato principalmente dal ”town design” e delineata dallo ”skyline”8 delle Torri Enel che ne prospettano solo virtualmente la porta d’ingresso dal lato di piazza Salerno, il CDN fu però costruito col proposito legislativo di procedere alla costruzione dell’attuale Palazzo di Giustizia nell’area di sedime di proprietà della stessa MEDEDIL10 (11)12(13) e della controllata NA.C.ED14, entrambe concessionarie col Comune di Napoli15.
- Quest'ultimo a sua volta, manifestò apertamente il proprio interesse nella partecipazione agli espropri solo e soltanto in seguito all’accordo per la revisione del contratto siglato nel 197516(17) e rivisto il 18 febbraio del 1976, dieci anni dopo un’estenuante trattativa tra le parti, e che videro impegnati soggetti terzi, come la società SOMEA. Non di poca importanza, rimane l’oggetto secondario dell’esecuzione del CDN, cioè quello di urbanizzazione dei territori anticipatamente liberati dagli ingombri immobiliari sorti immediatamente dopo i bombardamenti del 1943 nell’area subcomprensoriale di Poggioreale17. Tutta la sua superfice è morfologicamente ripartita in 18 isole edificatorie, separando abitazioni civili dagli uffici, presentandosi pertanto, concentrato a piastra sopraelevata longitudinale e pedonale, con andamento Est-Ovest; una serie di parcheggi coperti, diversi raccordi stradali, una fermata della Circumvesuviana ed una chiesa. Soltanto a seguito dell’accordo di revisione dei contratti del 1975, fu previsto anche l’interramento di un tratto ferroviario della Circumvesuviana, e della ferrovia Alifana, quest’ultima mai portata a termine, occupando, sostanzialmente, lo spazio compreso tra via Nuova Poggioreale, Corso Malta, via Taddeo da Sessa ed il fascio dei binari ferroviari correnti dalla Stazione Centrale in direzione Barra-San Giovanni a Teduccio, e, a riguardo di questo quartiere, il contratto di concessione del 1985 ne ordinava la costruzione di un impianto di depurazione acqua. È esteso per 1.839.961 m2 suddiviso da una deliberazione del 1975 in 1.092. 590 m2 da destinare al vero e proprio Centro Direzionale e 297.371 m2 alle zone dette Rosa, destinate cioè, a futuri piani particolareggiati di sistemazione. Le torri Gemelle Enel, e gli edifici corrispondenti ai lotti A1 e B4, schermano le porzioni più basse del rione Luzzatti ed il rione della Bussola 18. Fu ottenuto da un progetto affidato ad uno studio di pianificazione territoriale appartenuto a Luigi Piccinato del 196319, poi proseguito dal professor Giulio De Luca cinque anni più tardi, ma dopo numerose interruzioni legate a questioni di incompatibilità tra il gruppo di architetti e le Amministrazioni comunali, il piano di costruzione fu riscattato alla figura dell’architetto giapponese, Kenzō Tange20. Del professor De Luca, verranno importati gli elementi legati all’umanizzazione dello spazio fisico con la separazione tra traffico pedonale e traffico veicolare ed i portici alla base delle torri, pensati per la socializzazione del parco utenti del CDN21. La sua costruzione ebbe luogo solo dopo le modifiche attuate dal progetto planovolumetrico , approvate dal Comune di Napoli il 30 maggio del 1983, a ridosso dell’impianto urbanistico cresciuto sulla base di un tridente, al centro del quale, segnata da un’ampia ”agorà”, si apre il cuore del CDN, individuata laddove oggi sorge il largo Kagoshima22. Infine, è importante ricordare che il CDN resta suddiviso in tre importanti aree23, sulle quali si pose già dai primi anni Sessanta del Novecento, la base ideologica di valutare il peso specifico di insediamenti edilizi terziari e residenziali ovunque previsti. Il Centro Direzionale, infatti, sorge sui relitti d’area dell’ex zona industriale della città2425 un tempo parte delle paludi napoletane, mentre, l’afflusso ed il deflusso da e per la zona orientale è garantito da un sistema di raccordo con la sopraelevata Est-Ovest del quartiere di Ponticelli, e quindi anche con la Tangenziale di Napoli.
Maggiori opere previste per il CDN del 1994 rispetto al progetto del 1979.
Per adeguare le infrastrutture relative al progetto di esecuzione immobiliare, approvato il 24 gennaio del 1984, alle prescrizioni imposte per tutte le zone sismiche della città di Napoli e per una migliore e proficua godibilità di tutto quanto l’ambiente, anche, e soprattutto, in vista delle più opportune saldature con l’ambiente circostante, fu considerata la possibilità di prevedere un’altra serie di opere ciascuna delle quali, motivata a finalizzare l’approvazione necessaria del nuovo planovolumentrico riguardante le opere previste rispetto a quelle indicate nel progetto del 1979.
- In particolare, fu data larga importanza all’suo della disponibilità di ampio spazio per i parcheggi, in raffronto all’effettiva esigenza ipotizzata per effetto della naturale convergenza in questo luogo ed in questi immobili di capitale umano e sociale, altrimenti servito dalla pratica indisponibilità di parcheggi abusivi sulle strade. Per questi motivi e non altri, ne derivò che la rete stradale veicolare fu portata a 5 metri dal livello del mare, ottenendo anche il vantaggio di accedere raso dal primo livello dei parcheggi al coperto sia essi privati che pubblici, e di realizzare ampi impalcati pedonali, materiale, questo poi, che risultò come effettivamente preventivato, il connettivo vitale tra le varie isole edificatorie. Per lo scorrimento veloce del traffico automobilistico furono lasciate all’uso solo le sedi primitive, mentre le fasce di arretramento sulla via di Taddeo da Sessa e via Lauria servono tutt’oggi a migliorare la viabilità locale e residenziale. I parcheggi pubblici al coperto sotto l’Asse Verde sono a doppio livello estesi per 60.000 m2, contro i 46.000 del vecchio progetto. Il parcheggio coperto a sud del palazzo di Giustizia, anch’esso a doppio livello, diversamente ha perso, rispetto alla prima versione del progetto, quasi 600 metri quadrati d’area, passando dai 28.120 di quelli previsti ai 27.552 effettivamente realizzati. Ed infine un parcheggio pubblico al coperto, ”pensato ex novo”, esteso per 5858 m2 fu realizzato a sud della stazione delle Ferrovie. Un altro parcheggio al coperto, sempre a due livelli, esteso per 33.000 m2 scorre in trincea, tra le isole 9 e 10, corrispondente tra l’altro, al definitivo asse pedonale pubblico con l’ampia agorà centrale, oggi, il largo Kagoshima. Altrettanto, l’Asse Verde sarà spinto con tutti gli impianti di sua pertinenza, sotto e sopra, ad attraversare via Porzio fino ad invadere piazza Salerno, mentre l’asse in trincea che sbocca sul Corso Malta, molto utile per sottopassare via Nuova Poggioreale, verrà prolungata fino al Corso Meridionale. Le stazioni ferroviarie sommerse e tutti gli scatolari relativi ai manufatti che la rete ferrata attraversa, a quell’epoca di competenza della C.T.P., e della S.F.S.M., verranno riprogettati per gli adeguamenti di sorta sempre in relazione alle prescrizioni per le aree a rischio sismico. Infine si ricordano gli edifici Mattei, gli edifici di Camillo Gubitosi e gli edifici del Gruppo Caltagirone.
Spazio note
(1) Liberamente estratto da: Centro direzionale di Napoli Progetto planovolumetrico e sistemazione urbanistica Kenzo Tange&Urtec Novembre 1982, BNN Sezione Napoletana Miscellanea VII C 4/15. Vedasi anche: Centro direzionale di Napoli Rassegna A.N.I.A.I., 6/1 A6 1983 BNN alla Sala dei Periodici; ed ancora: col contributo del Consiglio Nazionale delle Ricerche - Fondazione Aldo Della Rocca Ente Morale per gli Studi Urbanistici Collana di Ricerche e documentazione Il Centro Direzionale di Napoli Cronistoria tecnico-amministrativa di Giuseppe Furitano Gian Aldo della Rocca Casa Editrice dottor Antonio Milani, a Napoli nel 1992 BNN Sezione Napoletana VII B 145. Vedasi anche: Al Centro : il Centro Direzionale di Napoli / \\testi: Antonella Sinopoli, Marco Suraci ; foto ed elaborazioni digitali: Ciro Fusco!. - \\S. l.! : Editoriale Vivere, \\1999!. - 103 p. : ill. ; 33 cm. ((Testo anche in inglese. Codice SBN NAP0261280 BNN Sez Nap VII A 1619
(2) Evoluzione del progetto Centro Direzionale di Napoli è stato accompagnato fino al giorno prima delle modiche Kenzo Tange, da un planovolumetrico generale dell’edilizia concepito tale da rendere flessibile la costruzione degli immobili nei singoli lotti tra isola e isola, con una percentuale di distribuzione dei volumi tra piastre e torri, tale da rispettare il distacco tra un edificio e l’altro secondo l’inclinata H/L=1. Così di modo che le anzidette caratteristiche avrebbero assicurato per tutte i volumi di fabbrica insolazione ed areazione naturale per un perfetto, conseguente risparmio energetico, una variabilità delle altezze relative alle torri ed il recupero di spazi interni.
(3) Il centro direzionale ha avuto come fondatori la compagine azionaria di due grandi gruppi economici rappresentativi di Roma e Napoli, tra i quali, ad emergere con forza fu proprio la Società per il Risanamento di Napoli.
(4) La composizione dei materiali torbosi posti a poca profondità dal livello del mare sono ciò che resta delle antiche paludi napoletane.
(5) E’ costituito un Consorzio fra tutti i proprietari del complesso "Centro Direzionale Ovest", confinante con la via Taddeo da Sessa a sud, con la via G. Porzio ad ovest, con la via F. Lauria, con la piazza Cenni ed, in prosieguo, con proprietà di terzi secondo l’allineamento del confine nord del Nuovo Palazzo di Giustizia a nord, con il Palazzo di Giustizia detto, e con la via D. Aulisio ad est, distinti in catasto terreni al foglio 109 particelle 30, 38 e 96 ed al foglio 110, particelle 49, 53, 59, 60, 70, 71, 76, 84, compreso nel perimetro indicato nella planimetria che si allega al presente atto sotto la lettera b) nella quale sono anche indicate con colorazione in giallo le aree e le infrastrutture pubbliche e con colorazione in azzurro le aree private (isole edificatorie) all'interno delle quali si troveranno spazi e strade di uso pubblico. Il Consorzio ha la sua sede in Napoli alla via Taddeo da Sessa n. 144. La sua durata resta stabilita fino al 2019 e verrà prorogata fino all'esaurimento dello scopo consortile Apri lo statuto.
(6) Ritenuto al pari delle 167 di Secondigliano e Ponticelli, come un esempio di architettura progettuale fuori scala, a differenza di questi ultimi, il CDN, inaugurato ancora incompleto, il 14 maggio 1988, in presenza dell’allora Presidente del Consiglio dei Ministri, Ciriaco De Mita, è scelto come residenza stabile di uffici legati ad aziende a grande contenuto tecnologico, in quanto, è possibile usufruire di parcheggi al coperto, relativamente sicuri, guardie private e manutenzione costante dentro e fuori da strutture cablate.
(7) L’approvazione del planovolumetrico, fu considerata, in studi postumi, il frutto dell’esperienza formale, a conferma nell’era dell’edificazione del CDN, del carattere innovativo avuto dagli strumenti urbanistici di attuazione dei PP. RR.GG., 1925, 1939 e 1954, utilizzati dalle amministrazioni ITALSTAT ed ITALSCAI e BASTOGI, poi tutte confluite nella storia economica della Società Edilizia Mediterranea, meglio conosciuta come: MEDEDIL.
(8) Cfr. Antonio Fiore, Kenzo Tange, dal Giappone un brivido di modernità sul vecchio skyline di Napoli, Corriere del Mezzogiorno, Napoli 23 marzo 2005.
(9) È il palazzo Cenni, cuore del Centro direzionale di Napoli, trasformazione in chiave moderna dell’immobile settecentesco usato come palazzo di Giustizia a Castelcapuano, Vicaria Vecchia, riproposto in chiave tipologica a partire dalla legge 309 del 25 aprile 1957, modificata dalla legge 285 del 5 marzo 1983, per effetto della quale, grazie ad un contributo statale di 6 miliardi di lire, fu previsto, senza riuscirvi che il palazzo venisse costruito sul Corso Garibaldi, alle spalle della Stazione Circumvesuviana di Napoli Terminal. Fu poi successivamente con la legge 12 dicembre del 1966 n° 1095 disposto che il palazzo fosse costruito laddove indicato dal Ministero dei Lavori Pubblici d’intesa col Comune di Napoli, non prima e non senza aver sentito il parere del Consiglio dell’Ordine Forense e le Autorità Giudiziarie. Quindi, con un ingaggio di sedici miliardi di lire deciso con tanto di decreto legge 30 dicembre 1970 numero 1294, fu deciso che il palazzo di Giustizia sorgesse nell’area che attualmente occupa. Per quest’operazione fu bandito nel 1962 concorso nazionale di 1° grado e nel 1974 un concorso nazionale di 2° grado. Fu vinto dal gruppo degli architetti Michele ed Antonio Capobianco, Massimo Pico Ciamarra e Daniele Zagaria ed il coordinamento settoriale e progettuale del professor Corrado Beguinot. Tutte quante le strutture interessata dalle attività tribunalizie, comprese le carceri agli ultimi piani, portano la firma dei professori Elio Giangreco e Giuseppe Giordani, mentre gli impianti sono del professor Gino Parolini. I lavori di costruzione del palazzo di Giustizia, coordinati dall’ingegner Martuscelli, per la direzione tecnica e dall’ingegner De Rogatis per la direzione dei Lavori Pubblici, hanno avuto inizio a maggio del 1980 e terminati a giugno del 1992, occupando una superfice d’area di 48.000 mq dei quali, 31.300 al coperto e complessivamente si sviluppa su di una cubatura di 997.700 mc.
(10)Al servizio del park-way venne poi progettata una delle principali infrastrutture del sistema: la piastra sopraelevata longitudinale, pedonale, Est-Ovest con ridimensionamento significativo all’indomani della costruzione della cosiddetta ”park-way” ed ovvero, la sopraelevata che, rispetto al palazzo fi Giustizia, tira dritta nelle direzioni sud-ovest ed è a carattere prevalentemente terziaria, con profonda compenetrazione urbanistica grazie ai varchi aperti da e per il Corso Malta e da e per via Gianturco.
(11) Cronistoria della MEDEDIL
(12) Alla MEDEDIL fu autorizzata una prima stipula dal Comune di Napoli una volta ottenuti i giusti requisiti rispettosi delle prescrizioni previste nel D.P.R., 1971/1312, con deliberazione comunale numero 1 di Consiglio del 26 aprile 1975 e di Giunta il 1 agosto 1975, con la quale, alla MEDEDIL ed alla NA C.ED., il Comune medesimo destinò il 75% delle aree fabbricabili alle anzidette Società tra l’altro nel complesso proprietarie delle stesse terre. Senonché però, tutto decadde, poiché neppure 14 giorni dopo la Giunta del Comune cadde all’indomani delle consultazioni elettorali e le nuove classi politiche sopraggiunte pretesero una revisione dell’intero progetto secondo cui si sarebbero dovuto privilegiare edifici a carattere pubblico e sociale.
(13) La MEDEDIL fu anche un diretto concessionario del Comune di Napoli nell’esecuzione delle opere pubbliche portate a compimento solo alla fine di un’estenuante trattativa durata dieci anni, dal 1969 al 1979, e per la quale, nel 1973 fu impegnata anche la SOMEA nella fattispecie di uno studio specifico sull’edilizia direzionale.
(14) NA.C.ED., fu inglobata alla MEDEDIL, nel 1975 grazie all’acquisto del pacchetto di minoranza NA.C.ED., fino a quella data controllata dalla Società EDIR e VILEDICE, finché giusta delibera assembleare del 3 luglio del 1979 veniva fusa alla MEDEDIL tramite operazione di incorporazione condotta egregiamente a termine solo l’8 dicembre del 1979.
(15) Il fatto che la MEDEDIL e la NA.C.ED siano state nell’impresa di costruire il CDN concessionarie del Comune di Napoli fu dovuto primariamente ai sensi e per effetto della legge 24 giugno 1929, numero 1137, modificata con legge 15 gennaio 1951, numero 34, ma anche in forza del provveduto accordo di revisione del contratto siglato dallo stesso Comune nel 1975, col quale, il Comune riconosceva alle anzidette società fondiarie la veste di concessionarie a patto che le stesse si fossero impegnate nell’opera di urbanizzazione solo nell’ambito dei terreni di proprietà del Comune o su tutte le aree che il Comune da allora ne avrebbe preso il possesso.
(16) Contratto con deliberazione della Giunta del 1° agosto 1975 numero di repertorio 24338 D.P.R. 1971/1312 deliberazione di Consiglio n°1 26 aprile dello stesso anno.
(17) Tuttavia, nel corso dell’evoluzione del progetto di bonifica delle Paludi Napoletane, i territori espropriati furono destinati ad attività e funzioni, terziarie, residenziale ed in gran parte mista a conservazione e ristrutturazione edilizia.Per quanto riguarda il Centro Direzionale, l’area destinata alla nuova edilizia fu fortificata in forza delle prescrizioni disposte dalla variante approvata nel decreto e per la quale, si impose il limite di 4,5mc/mq di densità territoriale da insediare con un massimo dell’85% per gli uffici ed il 15% per le residenze, e conseguente distribuzione dei volumi massima al 75% a piastra e 25% a torre. L’accollo di tutte le spese per le opere di urbanizzazione primaria indicata ai proprietari delle aree destinate all’edificazione da convenzionarsi con il Comune di Napoli ai sensi dell’articolo 8 legge 6 agosto 1967, numero 765.
(18) È ripartito secondo una determinazione di volume globale di oltre sei milioni di metri cubi, in diciotto isole edificate, con assegnazione per ognuna di essa, della prescrizione di rispettare il limite di 16 m3 di sviluppo verticale per ogni m2 occupato a terra e di destinarne il 15 % agli uffici e l’85% per abitazioni privateI costi di lottizzazione furono accollati ai proprietari delle aree edificabili secondo come stabilito dal D.P.R., 7 dicembre 1971, mentre il valore delle stesso delle aree soggetto all’esproprio venne stabilito per decreto dall’articolo 16 legge 865/22.10.1971
(19) UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI “FEDERICO II” TESI DI DOTTORATO Di Barbara Bertoli GIULIO de LUCA 1912-2004 Sperimentazioni, successi e fallimenti tra razionalismo e organicismo TUTOR: PROF. ARCH. FABIO MANGONE COORDINATORE: PROF. ARCH. FRANCESCO STARACE DOTTORATO IN STORIA DELL’ARCHITETTURA E DELLA CITTÀ XIX CICLO 2003-2006 pagina 29 del pdf così abbiamo trovato scritto: L’idea originaria della costruzione di un centro direzionale nella zona di Poggioreale appartiene a Luigi Piccinato. Poi, sotto la gestione del sindaco democristiano Palmieri, fu istituita una commissione per la redazione del nuovo piano regolatore per la città di Napoli con a capo lo stesso Picconato. La commissione ebbe, a detta di de Luca (che si occupò come progettista per molti anni del CDN), notevoli meriti ma altrettanti demeriti: lodevole fu infatti lo sforzo intrapreso dalla commissione di evadere dallo stretto ambito comunale, impostando una pianificazione territoriale di più ampio respiro; discutibile per de Luca fu invece la localizzazione del centro direzionale nell’area congestionata della grande palude tra stazione ferroviaria, cimitero, carcere di Poggioreale e il rione Vasto.
(20) La Mededil affidò il progetto a Tange il 19 dicembre 1980 preferendolo ad architetti del calibro di James Stirling e Oscar Niemeyer.
(21) Il nuovo Centro Direzionale di Napoli una pianificazione inclusiva e sostenibile di Canfora Fabrizio, Paper for the espanet conference, Università degli Studi di Napoli, “L’Orientale”, dipartimento di Scienze Umane e Sociali.
(22) Bisogna ricordare che il planovolumetrico non fu considerato giammai uno strumento urbanistico, quanto piuttosto uno strumento preliminare, voluto anche in forza del D.P.R. 1971/1312 con funzione di coordinamento ed indirizzo della futura edificazione di tutto quanto il CDN, ed il suo logico corrispondere al progetto di urbanizzazione primaria e secondaria di tutto quanto il comprensorio. Questo concetto, il professor Tange volle sottolinearlo anche in un’intervista che il medesimo rilasciò alla rivista Urbanistica numeri 76/77 del 1985 pubblicata col titolo ”Progettare nella realtà napoletana”.
(23) Si tratta delle aree dette: Asse sportivo, in quanto si dimostrò subito capace di accogliere tutti gli elementi caratterizzanti l’intero sistema a partire dagli impianti sportivi e di svago. Poi l’Asse Verde: parallelamente a questa piastra nel settore sud-ovest v’era la cosiddetta park-way, poi rinominata ”Asse Verde<” con specifiche caratteristiche di tipo terziario e servizi alla persona, con aggancio diretto al Corso Malta ed un innesto su via Gianturco. Ed infine l’Asse Formale, Tra queste due strutture, la prima assolutamente pedonale e l’altra solo ed esclusivamente veicolare, ne fu prevista una terza, e cioè l’attuale ”Asse formale” ad uso specifico per insediamenti pubblici ed a carattere viario intermedio.
(24) Nell’area dove negli anni ′80 sorse il C.D.N., una grande concentrazione di gruppi immobiliari possedeva i terreni in passato sede delle officine meridionali e della dismessa fabbrica di traversine ferroviarie Ruepin. Fino al 1962 è stata la zona industriale della città gestita in sorte ai benefici della vecchia legge sul Risorgimento economico del 1904, ed è poi proseguita fino al 1977 avvalendosi delle normi allora vigenti per il Piano Regolatore Generale del 1939.
(25) Nell’area dove negli anni _80 sorse il C.D.N., una grande concentrazione di gruppi immobiliari possedeva i terreni in passato sede delle officine meridionali e della dismessa fabbrica di traversine ferroviarie Ruepin. Già alcuni anni addietro, queste holdings immobiliari avevano commissionato a gruppi di professionisti studi e progetti per la realizzazione di un grosso centro commerciale, con annessi uffici nella zona di loro proprietà. UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI “FEDERICO II” TESI DI DOTTORATO Di Barbara Bertoli. Op. cit.