Giuseppe Manitta - Academia.edu (original) (raw)
Books by Giuseppe Manitta
Edizione critica delle "Rime" del cinquecentesco Antonio Philotheo Homodei.
POEZIA COSMICĂ ŞI UNIVERSALĂ A LUI DUMITRU GĂLEȘANU (postfaţă la vol. Axiomele infinităţii (Assio... more POEZIA COSMICĂ ŞI UNIVERSALĂ A LUI DUMITRU GĂLEȘANU (postfaţă la vol. Axiomele infinităţii (Assioni dell'infinità), Bucarest, 2017. «Această veşnică revenire la formele ei iniţiale, această periodicitate nesfârşită, fac ca Luna să fie, prin excelenţă, astrul ritmurilor vieţii». Astfel scrie Mircea Eliade în "Tratat de istorie a religiilor" pentru a exprima concepţia sa despre viaţă ce se leagă de spiritul religios al omului, ca şi când ar fi un veşnic drum, o căutare a absolutului intercalat cu infinitul, pentru a ajunge la o stare de linişte şi de pace.
Gli occhi non possono morire e 10,00 italic "Giuseppe Manitta non vuole rinunciare a far riappari... more Gli occhi non possono morire e 10,00 italic "Giuseppe Manitta non vuole rinunciare a far riapparire, per lui e per noi, quelle immagini che gli si sono stampate nell'anima. No, 'gli occhi non possono morire'. Il modo cui egli ricorre felicemente è quello di accensioni improvvise. L'ossimoro lo aiuta spesso a trovare un'espressione inedita. Manitta giunge così a trasformare le sue occasioni in immagini originali e tuttavia leggibili dall'altro da sé. Le immagini di Manitta noi le vediamo, le sentiamo, le scopriamo, le facciamo nostre, zampillano con suggestività impressiva, producendo, per associazione, nel lettore, nell'ascoltatore, evocazioni, visioni sue proprie e tuttavia rigenerate dalle espressioni usate dal poeta."
"Boccaccio e la Sicilia", a cura di Giuseppe Manitta, Il Convivio 2015, pp. 342
Il volume che presento ai lettori è la prosecuzione ideale e fattuale del mio Giacomo Leopardi. P... more Il volume che presento ai lettori è la prosecuzione ideale e fattuale del mio Giacomo Leopardi. Percorsi critici e bibliografici (1998)(1999)(2000)(2001)(2002)(2003), edito nel 2009. Dopo il precedente banco di prova, oggi si è ancora più fermi nel considerare che il connubio, in un medesimo volume, tra la discussione critica e la recensio bibliografica, sebbene inusuale, possa offrire un quadro più dettagliato delle ricerche e dei dibattiti sugli argomenti. Questo lavoro copre un arco temporale che va dal 2004 al 2008, a cui si aggiunge un'appendice per gli anni 2009-2012, e si propone di tracciare un itinerario attraverso i contributi principali, dalle edizioni dei testi agli studi sulle opere e sul pensiero del Recanatese.
Papers by Giuseppe Manitta
Le condizioni preliminari per chi si accosta alla poesia dialettale o alla scrittura delle varie ... more Le condizioni preliminari per chi si accosta alla poesia dialettale o alla scrittura delle varie parlate regionali sono almeno di due ordini: una prima relativa al contenuto, alla metrica e allo stile (ma l'elenco potrebbe essere molto lungo); l'altra, che in verità costituisce il problema principale, è il codice linguistico, perché, che si voglia o no, il primo scontro avviene proprio su quest'asse. Affrontare la poesia di Nino De Vita, dunque, non è semplice, e non lo è anche per il carattere distintivo dell'uso del siciliano, o per meglio dire di un particolare idioletto. Aspetto che rappresenta, infatti, un esempio di "letterarizzazione" ben distinguibile. Da questo solo elemento si può comprendere quanto sia importante De Vita, che rispetta la lingua, la conserva, le fa fare un salto da strumento colloquiale a espressione letteraria. Uno sguardo complessivo si può avere attraverso la lettura dell'autoantologia Il bianco della luna 1 , opera dalla quale è possibile risalire alla caratterizzazione topografica che interessa, per la nostra trattazione, non solo la lingua, ma pure le indicazioni geografiche e, perché no, persino i personaggi ad esse correlati. Ha ragione Emanuele Trevi a dire-riferendosi al poeta-che "la sua ispirazione fondamentale rimanda a un ruolo più arcaico, che precede ogni distinzione fra generi letterari e forse l'idea stessa di 'letteratura' nella sua accezione più corrente" 2. Ma lo stesso Trevi aggiunge un altro elemento, il quale, indirettamente, comprova la nostra idea di scrittura che "necessita" del suo codice così com'è: "una variante contemporanea di un archetipo millenario, quello del 'narratore' nel senso più assoluto e intemporale e compromesso con l'oralità, con i prodigi e i poteri della voce umana" 3. Per questo l'esito linguistico è "necessariamente" quello che leggiamo, perché sonda l'archetipo e sonda l'oralità. E se si scava nell'archetipo, urge esprimersi con una "parola" specifica e, perché no, antica. Partire da ciò significa comprendere la ricercatezza del lemma, il rinvenimento del desueto (alle volte), la presenza di un idioma che non può essere altro, perché in esso vanno a risiedere varie stratificazioni. Nel delicato recupero, la lingua diventa letteraria, ha l'anima della terra e della ricerca. Inoltre, siffatti interessi hanno un loro legame con il
Dal niente in letteratura si passa al mezzo e al vero, quindi al raffinamento: da questo non c'è ... more Dal niente in letteratura si passa al mezzo e al vero, quindi al raffinamento: da questo non c'è esempio che si sia tornato al vero"
Nel saggio si dimostra quale sia stata la fonte originaria della speculazione sul ridicolo e sul ... more Nel saggio si dimostra quale sia stata la fonte originaria della speculazione sul ridicolo e sul comico in Leopardi, ovvero l'opera di Paolo Costa, e come la retorica sul ridicolo sia stata percepita in Leopardi anteriormente alla stesura delle "Operette morali".
Edizione critica delle "Rime" del cinquecentesco Antonio Philotheo Homodei.
POEZIA COSMICĂ ŞI UNIVERSALĂ A LUI DUMITRU GĂLEȘANU (postfaţă la vol. Axiomele infinităţii (Assio... more POEZIA COSMICĂ ŞI UNIVERSALĂ A LUI DUMITRU GĂLEȘANU (postfaţă la vol. Axiomele infinităţii (Assioni dell'infinità), Bucarest, 2017. «Această veşnică revenire la formele ei iniţiale, această periodicitate nesfârşită, fac ca Luna să fie, prin excelenţă, astrul ritmurilor vieţii». Astfel scrie Mircea Eliade în "Tratat de istorie a religiilor" pentru a exprima concepţia sa despre viaţă ce se leagă de spiritul religios al omului, ca şi când ar fi un veşnic drum, o căutare a absolutului intercalat cu infinitul, pentru a ajunge la o stare de linişte şi de pace.
Gli occhi non possono morire e 10,00 italic "Giuseppe Manitta non vuole rinunciare a far riappari... more Gli occhi non possono morire e 10,00 italic "Giuseppe Manitta non vuole rinunciare a far riapparire, per lui e per noi, quelle immagini che gli si sono stampate nell'anima. No, 'gli occhi non possono morire'. Il modo cui egli ricorre felicemente è quello di accensioni improvvise. L'ossimoro lo aiuta spesso a trovare un'espressione inedita. Manitta giunge così a trasformare le sue occasioni in immagini originali e tuttavia leggibili dall'altro da sé. Le immagini di Manitta noi le vediamo, le sentiamo, le scopriamo, le facciamo nostre, zampillano con suggestività impressiva, producendo, per associazione, nel lettore, nell'ascoltatore, evocazioni, visioni sue proprie e tuttavia rigenerate dalle espressioni usate dal poeta."
"Boccaccio e la Sicilia", a cura di Giuseppe Manitta, Il Convivio 2015, pp. 342
Il volume che presento ai lettori è la prosecuzione ideale e fattuale del mio Giacomo Leopardi. P... more Il volume che presento ai lettori è la prosecuzione ideale e fattuale del mio Giacomo Leopardi. Percorsi critici e bibliografici (1998)(1999)(2000)(2001)(2002)(2003), edito nel 2009. Dopo il precedente banco di prova, oggi si è ancora più fermi nel considerare che il connubio, in un medesimo volume, tra la discussione critica e la recensio bibliografica, sebbene inusuale, possa offrire un quadro più dettagliato delle ricerche e dei dibattiti sugli argomenti. Questo lavoro copre un arco temporale che va dal 2004 al 2008, a cui si aggiunge un'appendice per gli anni 2009-2012, e si propone di tracciare un itinerario attraverso i contributi principali, dalle edizioni dei testi agli studi sulle opere e sul pensiero del Recanatese.
Le condizioni preliminari per chi si accosta alla poesia dialettale o alla scrittura delle varie ... more Le condizioni preliminari per chi si accosta alla poesia dialettale o alla scrittura delle varie parlate regionali sono almeno di due ordini: una prima relativa al contenuto, alla metrica e allo stile (ma l'elenco potrebbe essere molto lungo); l'altra, che in verità costituisce il problema principale, è il codice linguistico, perché, che si voglia o no, il primo scontro avviene proprio su quest'asse. Affrontare la poesia di Nino De Vita, dunque, non è semplice, e non lo è anche per il carattere distintivo dell'uso del siciliano, o per meglio dire di un particolare idioletto. Aspetto che rappresenta, infatti, un esempio di "letterarizzazione" ben distinguibile. Da questo solo elemento si può comprendere quanto sia importante De Vita, che rispetta la lingua, la conserva, le fa fare un salto da strumento colloquiale a espressione letteraria. Uno sguardo complessivo si può avere attraverso la lettura dell'autoantologia Il bianco della luna 1 , opera dalla quale è possibile risalire alla caratterizzazione topografica che interessa, per la nostra trattazione, non solo la lingua, ma pure le indicazioni geografiche e, perché no, persino i personaggi ad esse correlati. Ha ragione Emanuele Trevi a dire-riferendosi al poeta-che "la sua ispirazione fondamentale rimanda a un ruolo più arcaico, che precede ogni distinzione fra generi letterari e forse l'idea stessa di 'letteratura' nella sua accezione più corrente" 2. Ma lo stesso Trevi aggiunge un altro elemento, il quale, indirettamente, comprova la nostra idea di scrittura che "necessita" del suo codice così com'è: "una variante contemporanea di un archetipo millenario, quello del 'narratore' nel senso più assoluto e intemporale e compromesso con l'oralità, con i prodigi e i poteri della voce umana" 3. Per questo l'esito linguistico è "necessariamente" quello che leggiamo, perché sonda l'archetipo e sonda l'oralità. E se si scava nell'archetipo, urge esprimersi con una "parola" specifica e, perché no, antica. Partire da ciò significa comprendere la ricercatezza del lemma, il rinvenimento del desueto (alle volte), la presenza di un idioma che non può essere altro, perché in esso vanno a risiedere varie stratificazioni. Nel delicato recupero, la lingua diventa letteraria, ha l'anima della terra e della ricerca. Inoltre, siffatti interessi hanno un loro legame con il
Dal niente in letteratura si passa al mezzo e al vero, quindi al raffinamento: da questo non c'è ... more Dal niente in letteratura si passa al mezzo e al vero, quindi al raffinamento: da questo non c'è esempio che si sia tornato al vero"
Nel saggio si dimostra quale sia stata la fonte originaria della speculazione sul ridicolo e sul ... more Nel saggio si dimostra quale sia stata la fonte originaria della speculazione sul ridicolo e sul comico in Leopardi, ovvero l'opera di Paolo Costa, e come la retorica sul ridicolo sia stata percepita in Leopardi anteriormente alla stesura delle "Operette morali".
Prefazione a Giovanni Perrino, "Liturgia degli anni", Raffaelli Editore, 2018.
edito in Corrado Calabrò, "Mare di luna", Il Convivio Editore, 2016.
Intervento pubblicato in "Boccaccio e la Sicilia", Il Convivio 2015
Relazione presentata al IV Convegno internazionale di studi eminescologici (Chişinău, 3 e 4 sette... more Relazione presentata al IV Convegno internazionale di studi eminescologici (Chişinău, 3 e 4 settembre 2015) ora edito in "Cultura e Prospettive", n. 28, luglio-settembre 2015, pp. 55-68.
Una prima questione relativa alla poesia di Mario Fresa, e nello specifico all'ultima opera dal t... more Una prima questione relativa alla poesia di Mario Fresa, e nello specifico all'ultima opera dal titolo Bestia divina (La scuola di Pitagora editrice, Napoli, 2020, pp. 64), è squisitamente linguistica. Basta dare uno sguardo per rendersi conto della complessità magmatica, si potrebbe persino azzardare straniante, con la quale si presenta il tessuto base, cioè a livello della parola e della sua connessione sintattica. Come opportuno in questi casi, bisognerebbe partire dai dati meta-testuali. Innanzitutto dal titolo: Bestia divina. Essa, a una lettura antropologica, rappresenta lo stadio primitivo della rappresentazione dell'assoluto, antecedente (sulla scorta di Gilbert Murray e di Herbert Read) a quella antropomorfa. Ma se non sembra ci siano legami tali da sostenere una geminazione tra la rappresentazione dell'assoluto citato e l'opera di Fresa, è però altrettanto vero che i due aspetti (della bestialità come irrazionale e come ignoto e della divinità quale ineluttabilità al di fuori della volontà umana) sono certamente presenti. A questo punto, ipotizzare cosa sia questa "bestia" certo non è semplice, però alcune ipotesi si possono fare.
Il filo conduttore che caratterizza, oramai da alcuni anni, la poesia di Evaristo Seghetta Andreo... more Il filo conduttore che caratterizza, oramai da alcuni anni, la poesia di Evaristo Seghetta Andreoli, e che viene confermato anche dalla raccolta In tono minore 1 (prefazione di Sauro Albisani, postfazione di Fabia Baldi, Firenze, Passigli, 2020), si può individuare in un'inguaribile indagine sull'essere e sull'esserci. Basti ricordare, solo a titolo esemplificativo, che anche il libro precedente ne aveva un legame esplicito: Paradigma di esse. Il dato oggettivo di questa dimensione si rileva esplicitamente dall'uso pronominale costantemente presente, ma anche costantemente in discussione, perché il poeta, nonostante desideri un approdo, non riesce a raggiungerlo con certezza. Tuttavia, è opportuno seguire un certo ordine, elidendo o sottolineando, a seconda dei casi, gli indizi che possono permettere una lettura non impressionista.
L a cospirazione dei tarli" di Andrea De Alberti (Interlinea, 2019) è un'opera circolare, ossia è... more L a cospirazione dei tarli" di Andrea De Alberti (Interlinea, 2019) è un'opera circolare, ossia è compresa in una "formula", quella ripetizione che, per intenderci, si attribuisce classicamente al poema epico e a Omero in particolare. Abbiamo però una variazione, perché il testo prende avvio da un punto e si conclude in prossimità di questo. In prossimità, si diceva, giacché la distanza che separa l'inizio dalla fine racchiude in sé una certa complessità ed è vincolata da uno spostamento di soggetto. Per essere più chiari, ecco i versi che costituiscono gli anelli del cerchio, cioè la prima e l'ultima poesia della raccolta: "Don Chisciotte è un po' di noia sotto braccio", "Cervantes è un po' di noia sotto braccio".
La raccolta che Gerardo Masuccio pubblica per Interno Poesia pone sin dal titolo Fin qui visse un... more La raccolta che Gerardo Masuccio pubblica per Interno Poesia pone sin dal titolo Fin qui visse un uomo (Interno Poesia, Latiano-BR, 2020) un primo problema, o questione, di lettura, perché quel «qui» come avverbio di luogo, che nella sua accezione consueta indicherebbe un punto ben preciso, si trova ad essere una indicazione figurata, cioè un punto fino al quale "un" uomo, indefinibile in parte anch'esso, è vissuto ma del quale poco conosciamo. Pertanto si possiede una traccia indefinita e il cenno generico a un essere umano (che possiamo supporre di identificare con il poeta), senza una specifica definizione referenziale. Sembrerebbe un argomento capzioso, invece non lo è, perché, con l'andare a scavare nelle pagine del libro, quel segnale locativo rappresenta uno spartiacque, un punto oltre il quale risiede il dubbio e prima del quale l'unica certezza è l'essere vissuti.
Dico subito che queste poesie di Giuseppe Manitta della silloge Gli occhi non possono morire (ITA... more Dico subito che queste poesie di Giuseppe Manitta della silloge Gli occhi non possono morire (ITALIC, Ancona 2018, pp. 64) sono originali per temi e linguaggio. Il prefatore, il noto ed apprezzato poeta Corrado Calabrò, coglie molto bene la fisionomia della poesia di Giuseppe Manitta allorquando osserva che il «poeta non vuole rinunciare a far riapriapparire, per lui e per noi, quelle immagini che gli sono stampate nell'anima». Orbene che sia proprio così è ampiamente testimoniato dai versi che nel libro si leggono, e da parte mia mi limito a segnalarne solo alcuni: «Cade la pioggia / e i nostri ceri / appoggiati sul comodino / si spengono» (p. 37); «Siamo tornati / nell'utero / dove tutto è uguale / e abbiamo bevuto / sperando di ricordare / noi stessi» (p. 49). Poesie brevi ma intense che racchiudono tanti significati e nel contempo fanno sprizzare varie immagini che dicono il nostro mondo interiore, i nostri stati d'animo, le nostre sensazioni.
290 -latino o francese), ma nella maggior parte dei casi sono state lasciate nella lingua origina... more 290 -latino o francese), ma nella maggior parte dei casi sono state lasciate nella lingua originale e subito dopo tradotte in inglese (tra parentesi quadre).
L'ingente e continua mole di contributi saggistici sulla produzione letteraria di Giacomo Leopard... more L'ingente e continua mole di contributi saggistici sulla produzione letteraria di Giacomo Leopardi rende lavori come quello di Giuseppe Manitta non solo utili, ma addirittura necessari per orientarsi in modo proficuo ed efficace nei meandri librari leopardiani: il volume, Giacomo Leopardi. Percorsi critici e bibliografici (2004)(2005)(2006)(2007)(2008), la cui prima edizione si data al 2015, è giunto nel 2017 alla sua seconda edizione (che presenta qualche minima integrazione e modifica) ed è «una prosecuzione ideale e fattuale» del Leopardi. Percorsi critici e bibliografici (1998)(1999)(2000)(2001)(2002)(2003) che lo stesso Manitta, da anni attento studioso dell'opera del Recanatese, aveva pubblicato nel 2009. Entrambi i libri presentano infatti la medesima struttura e soprattutto la medesima metodologia d'indagine, essendo caratterizzati da un riuscito connubio tra recensio bibliografica e spigolature critiche. Nel volume Giacomo Leopardi. Percorsi critici e bibliografici (2004)(2005)(2006)(2007)(2008), prima della corposa Bibliografia leopardiana (che comprende ben 1554 testi censiti e inventariati cronologicamente all'interno di ognuna delle quattordici sezioni tematiche presenti), vi è un denso e accurato studio, Giacomo Leopardi nella critica, che costituisce un altrettanto serrato bilancio, e una cernita, compiuta dall'autore tra le varie pubblicazioni leopardiane prese in esame: si tratta di un'ampia bibliografia ragionata, tesa a offrire al lettore e soprattutto allo studioso un orientamento che spesso offre anche spunti interpretativi. Il saggio introduttivo si articola in cinque sezioni: Tra bibliografia e biografia. Intersezioni leopardiane; I 'Canti' e la poesia: interpretazioni, letture e orientamenti; Le 'Operette Morali': commenti, interpretazioni, proposte; Il pensiero leopardiano: storie e forme; Leopardi tra antichi, moderni e contemporanei. Per ogni sezione presa in esame, Manitta offre un'accurata sintesi dei saggi più significativi che permette al lettore, all'interno della panoramica bibliografica proposta, di valutare gli elementi di originalità e, in generale, le peculiarità dei vari scritti passati in rassegna, consentendo una comparazione sinottica di studi vicini cronologicamente e affini per tematiche trattate, da cui sembra in un certo senso generarsi una sorta di canone dei leopardisti contemporanei (alcuni nomi ricorrono significativamente pressoché in ogni sezione) e dei loro diversi metodi d'indagine, comprendendo sia affermati docenti universitari che giovani studiosi. La prima sezione, dedicata all'autobiografismo della produzione leopardiana, è incentrata prevalentemente sugli studi dell'epistolario leopardiano, venendo a costituire quello che Rolando Damiani ha definito «il romanzo delle Lettere» e che permette anche di precisare le relazioni tra Leopardi e i luoghi in cui visse. Quasi tutti gli studiosi convengono con l'idea, sottolineata -ad esempio -da Perle Abbrugiati (p. XXIV) che la biografia di Giacomo non possa «essere scissa dall'interpretazione generale delle opere e del pensiero». Il dibattito critico appare molto più serrato nel caso delle pubblicazioni relative ai Canti e alle Operette Morali e a proposito di alcuni snodi tematici, come la filosofia o la religiosità leopardiana. Di estremo interesse risulta la parte del libro dedicata agli orientamenti attuali intorno a I 'Canti' e la poesia. Se, dopo il Bicentenario, si è infatti diffuso l'approccio filosofico più che poetico dei Canti, Manitta nota un'inversione di tendenza (pp. XXV e seguenti), a partire dal contributo di Nicola Merola (Leopardi, i 'Canti' e i libri, in "Esperienze letterarie", XXX, n. 3-4,2005, pp. 251-268) che, al di là dei tanti risvolti, sostiene come occorra accostarsi ai Canti, considerandoli sempre un'opera di poesia unitaria e organica. Nicola Gardini, inoltre, nel suo History and Pastoral in the
P oeta-meteora, scomparso in manicomio a meno di quarant'anni, ucciso da un suo compagno di ricov... more P oeta-meteora, scomparso in manicomio a meno di quarant'anni, ucciso da un suo compagno di ricovero, Eminescu ha spalancato le porte in Romania al romanticismo europeo, ha avvicinato le punte della cultura tedesca contemporanea (Schopenhauer) col pensiero dell'Oriente vedico e buddista, dell'Europa col mondo, della scrittura aulica con quella popolare. Ebbene, a un personaggio di tale statura e importanza non è stato dato il rilievo che complessivamente meritava e merita. La sua fortuna, fuori della Romania, è estremamente modesta. In Italia, ad esempio, nelle biblioteche pubbliche, si trova a stento qua e là qualche suo testo, e negli scritti dei nostri autori il suo nome ricorre ancora più raramente, tranne, naturalmente, presso gli addetti ai lavori nel campo della letteratura e della cultura romene.