Sandro Sublimi Saponetti | Università degli Studi di Bari (original) (raw)
Papers by Sandro Sublimi Saponetti
Paleobiologia.Resti scheletrici di età daunia (VI-IV sec. a.C.) in località Monte Civita., 2019
E’stato condotto l’esame antropologico dei resti scheletrici di otto individui provenienti dal ci... more E’stato condotto l’esame antropologico dei resti scheletrici di otto individui provenienti dal cimitero garganico di età classica (VI-IV sec. a.C.) di Monte Civita, ad Ischitella (Foggia). Tale indagine costituisce un dato di grande interesse per lo studio antropologico delle antiche comunità garganiche e dei complessi rapporti biogenetici tra queste e le popolazioni presenti sul territorio e nelle aree limitrofe, quali Dauni, Sanniti ed Etruschi, soprattutto considerando il periodo storico di riferimento, caratterizzato dall’invasione dell’antica Daunia da parte dei popoli di lingua osca.
Dall’esame degli scheletri emergono condizioni nutrizionali e di salute abbastanza buone, escludendo alcuni periodi difficili affrontati nella prima infanzia. L’impegno ergonomico legato ad attività occupazionali sembra essere stato abbastanza sostenuto e coinvolgente entrambi i sessi, ed espletato attraverso l’uso sia delle braccia che delle gambe.Dall’esame degli indicatori scheletrici di stress funzionali sulle ossa di queste ultime e dai dati della geometria delle sezioni diafisarie trasverse, si può comunque ipotizzare, per questo nucleo umano, un modus vivendi improntato ad una certa sedentarietà, o caratterizzato da limitate escursioni sul territorio, e presumibilmente dedito ad attività artigianali.
Il gruppo era comunque esposto ad incidenti, probabilmente in relazione sia alle caratteristiche geografiche impervie del territorio, che al confronto aggressivo o bellico con altri gruppi umani.
In tal senso fanno riscontro una serie di patologie di ordine traumatologico ed il rilevamento di una craniectomia effettuata sul vivente che mostrerebbero, nei soggetti maschi, una certa esposizione ad attività contraddistinte da violenza.
Il confronto, in termini di analisi multivariata, tra alcune caratteristiche craniche degli individui di Ischitella con quelle di altre serie scheletriche coeve evidenzia una notevole affinità tra questi ed il campionamento di lucani di Sant’Arcangelo.
Anche l’usura dentaria atipica, di probabile genesi ergonomica e legata all’espletamento di attività artigianali specializzate (quali ad esempio la concia del cuoio), sembra in accordo con altre segnalazioni del genere riguardante nuclei umani coevi di area lucano-sannitica (Sublimi Saponetti, c.s.).
Forensic Science Today 5(1):1-7, 2018
Introduction: Human identification is one of the major fields in forensic odontology especially w... more Introduction: Human identification is one of the major fields in forensic odontology especially when the dental remains are the only available evidence to individual identifi cation. In this context DNA analysis in teeth pulp remains the most accurate and reliable method for identifi cation, whereas RNA is less used for forensic purpose because it is generally considered a quickly degradable molecule. Recently some studies report that another excellent source of nucleic acids is the dental calculus or tartar.
FIRST WORKSHOP ON ANCIENT RARE DISEASES (1st W.A.R.D.), Berlin 27.02-1.03 2019, Feb 28, 2019
In Canosa di Puglia - South Italy (locality of Palata 2) a stratigraphic deposit connected to a N... more In Canosa di Puglia - South Italy (locality of Palata 2) a stratigraphic deposit connected to a Neolithic settlement was brought to light in 2008.
The burial referred to the individual US 21 made in a quadrangular pit and dated to the middle of 6th millennium B.C. (radiocarbon dating: LTL 5188A 6.561 ± 50 BP, calibrated 2 sigma 5.630-5.460 BC). The anthropological analysis has shown that it is a male subject, with an age between 21 and 40 years with macroscopical evidence of generalized hyperplastic osteosclerosis with increased of bone thickness. The skull and the long and flat bones have been studied with X-rays and biopsied. Serial histological section were made and observed with a Nikon Eclipse confocal laser microscopy. The bone showed an increase in density, and in thickness of the compact cortical bone with very large osteons; the medullary bone is constituted by large and massive trabeculae, with decrease of medullary spaces, and with a compact-bone like appearance. The confocal laser histological pictures showed the co-existing presence of areas with different degree of calcification and negative fluorescence of the hyper-calcified atypical bone. The radiological and the histological findings are typical of a hyperplastic sclerosing bone disorder, with high grade of calcification, with very few remodelling areas, and with the pathognomonic aspects of the Osteopetrosis tarda, a rare hereditary bone disorder that presents in adulthood in a benign clinicopathological form.
The main features are alterations of osteoclastic bone resorption and thickening of cortical and lamellar bones.
Analisi antropologica. Analisi sul campione C., 2003
Negli ultimi decenni del V sec. a.C., compare, nel rituale funerario daunio, accanto alla pratica... more Negli ultimi decenni del V sec. a.C., compare, nel rituale funerario daunio, accanto alla pratica dell'inumazione, una singolare forma di semi-cremazione in situ.
Un simile rituale è documentato nel cosiddetto "ipogeo dei serpenti piumati", tomba a camera scoperta nel 2001 in seguito a lavori di trivellazione in largo Costantinopoli, a Canosa in Puglia.
L'ipogeo era costituito da un dromos di accesso attraverso il quale si accedeva a quattro distinte celle (A, B, C, D). I resti scheletrici all'interno erano leggeri, friabili, di colorito ocra chiaro, con ossa lunghe caratterizzate da fissurazioni orientate secondo l'asse longitudinale.Si fa riferimento a 7 individui, di cui 6 deceduti in età adulta ed unoin età giovanile. Il sesso è maschile per 4 di essi, non diagnosticabile per 2 soggetti e femminile in un caso.
Assieme allo studio antropologico dei resti scheletrici sono state eseguite alcune analisi al SEM e diffrattometriche Rx su campioni di materiale raccolto all'interno delle celle funerarie. La prima analisi ha permesso di rilevare che per la pira è stato utilizzato legno omoxilo di conifera Pinus halepensis, la seconda che la temperatura raggiunta all'interno delle celle durante la combustione della pira oscillava tra i 650° ed i 750°.
Archaeology studies in Late Antiquity and Early Medieval Europe (400-1000 A.D.)” – B.A.R. International Series
This paper deals with the study of the skeletal remains of some samples from Puglia (Southern Ita... more This paper deals with the study of the skeletal remains of some samples from Puglia (Southern Italy) with signs of violence, in a chronological arch between Late Antique and High Middle Ages. The research is based on historical, archaeological, anthropological and paleopathological sources and it aims to determine the nature of these lesions. The charting and statistical analysis will allow to observe their distribution based on the skeletal district, to hypothesize the possible weapon used, as well as to reconstruct the dynamics of violence and to recognize elements and any cultural influences.
S. Sublimi Saponetti, G. Perrino (a cura di), Una finestra sulla storia. Un cavaliere a Castiglione tra Angioini e Aragonesi, , Società di Storia Patria per la Puglia. Quaderni della Sezione sudest barese. Studi in memoria di Claudio Andrea L'Abbate, pp. 132-137, 2017
Questo volume è il risultato di due anni di indagini scientifiche, condotte da un team internazi... more Questo volume è il risultato di due anni di indagini scientifiche, condotte da
un team internazionale e multidisciplinare guidato da Sandro Sublimi Saponetti.
L’oggetto di studio si è concentrato in prima battuta sui resti scheletrici di un
uomo vissuto seicento anni fa a Castiglione, un villaggio rurale oggi scomparso
presso Conversano, e si è progressivamente allargato all’intero nucleo insediativo
e alla storia della sua comunità nel delicato momento di passaggio tra l’età angioina
e l’età aragonese.
Il capitolo è inerente la ricostruzione del volto in 3D del cavaliere di Castiglione secondo il “Protocollo di Manchester”.
S. Sublimi Saponetti, G. Perrino (a cura di), Una finestra sulla storia. Un cavaliere a Castiglione tra Angioini e Aragonesi, , Società di Storia Patria per la Puglia. Quaderni della Sezione sudest barese. Studi in memoria di Claudio Andrea L'Abbate, pp. 75-87, 2017
Questo volume è il risultato di due anni di indagini scientifiche, condotte da un team internazi... more Questo volume è il risultato di due anni di indagini scientifiche, condotte da
un team internazionale e multidisciplinare guidato da Sandro Sublimi Saponetti.
L’oggetto di studio si è concentrato in prima battuta sui resti scheletrici di un
uomo vissuto seicento anni fa a Castiglione, un villaggio rurale oggi scomparso
presso Conversano, e si è progressivamente allargato all’intero nucleo insediativo
e alla storia della sua comunità nel delicato momento di passaggio tra l’età angioina
e l’età aragonese.
Il capitolo è inerente lo studio tafonomico e antropologico dei resti scheletrici del cavaliere di Castiglione.
Uomo, Cultura e Ambiente nel Neolitico in terra di Bari
This research concerns the neolithic transition and the process of human migration and adaptation... more This research concerns the neolithic transition and the process of human migration and adaptation to the climate and the environmental resource of Apulia. The investigation of the human migrations in Neolithic, effected through the statistic study of the cranial variability among synchronic and diachronic populations, shows that, along with the collective migrations, the peopling of our region, could also have happened beginning from groups composed only male individuals, in juvenile-adult age. The palaeopathological data shows a fair incidence of infectious illnesses.
Le pratiche di sussistenza nel corso del neolitico in area mediterranea sono al centro del dibatt... more Le pratiche di sussistenza nel corso del neolitico in area mediterranea sono al centro del dibattito archeo-logico da lungo tempo e spesso alla base delle cate-gorie concettuali di cui la ricerca archeologica si serve per comprendere le dinamiche sociali e culturali del passato. Tuttavia, sono ancora scarse le evidenze di-rette della dieta praticata dai gruppi umani di area me-diterranea nel corso del neolitico e le nostre conoscenze si affidano prevalentemente a limitati set-tori del record archeologico. in questa direzione, oggi sono ben affermati specifici metodi di indagine, come l'analisi degli isotopi stabili di carbonio (δ 13 C) e azoto (δ 15 n) su collagene umano e animale, che consentono di esplorare la componente proteica della dieta prati-cata dai gruppi umani del passato, in modo da argi-nare le limitazioni insite nell'analisi del record paleobotanico e/o archeozoologico. in particolare, l'indagine isotopica è in grado di evi-denziare la dieta a lungo termine in relazione al con-sumo medio di alimenti negli ultimi anni di vita. l'analisi degli isotopi stabili effettuata su campioni umani e animali da numerosi siti neolitici su un'ampia zona del territorio pugliese ha permesso di evidenziare una sostanziale omogeneità nella composizione della dieta di queste popolazioni, caratterizzata tuttavia da alcune interessanti eccezioni. l'ambito cronologico indagato comprende tutte le fasi del neolitico e l'area * i dati relativi agli autori sono stati inseriti in calce al presente articolo. riassunTO-evidenze isOTOPiChe e PaleOdieTa nel neOliTiCO PuGliese. versO la GlOBalizzaziOne?-le evidenze dirette della dieta in area Mediterranea nel corso del neolitico sono piuttosto limitate. in Puglia, la maggior parte dei dati paleonutrizionali proviene tuttora dal record archeologico, che per sua natura è soggetto a molteplici limitazioni. in questo senso si inseriscono le indagini degli isotopi stabili di carbonio e azoto misurabili nel collagene umano e animale. Questo genere di analisi permette di ricostruire la componente proteica della dieta. in particolare, il rapporto isotopico del carbonio permette di distinguere tra tipi di piante consumate in ragione del processo fotosintetico utilizzato (i.e., piante C 3 o C 4), nonché tra dieta di tipo terrestre piuttosto che marina. il rapporto isotopico dell'azoto è invece utile nella collocazione degli organismi esaminati all'interno della catena trofica, misurando l'apporto relativo di proteine animali e/o vegetali. l'indagine isotopica effettuata su una serie di siti pugliesi riferibili a tutte le fasi del neolitico, ci ha permesso di individuare una sostanziale indifferenziazione nelle pratiche di sussistenza, che prevede, verosimilmente, l'impiego di un range ricor-rente di specie animali e vegetali. Questa koiné alimentare, si materializza nel consumo di specie prevalentemente terrestri, con un limitato impiego di risorse marine. i dati emersi da questa indagine ci costringono a riconsiderare alcuni assunti, rivelando al tempo stesso una complessità inattesa. suMMary-isOTOPiC evidenCe and PaleOdieT in The aPulian neOliThiC. TOwards GlOBalizaTiOn?-The neolithic Mediterranean diet has been the focus of a long-standing debate in archaeology. it is upon diet that most theories on cultural practices have found its conceptual bases. There is however little direct evidence of food practices in the apulian neolithic, for which most of our understanding derives from the archaeological record. direct sources can today be provided by stable carbon and nitrogen analysis on human and animal bone collagen. These analyses have the ability to determine the protein composition of past diet, so as to overcome any limitation linked to the botanic or zooarchaeological record. The ratio between stable isotopes of carbon can help distinguish between groups of plants with different photosynthetic processes (i.e., C 3 vs. C 4), or rather between terrestrial and marine environments. nitrogen isotope ratio is helpful to reconstruct the trophic level of an organism. The isotopic investigation carried out on a number of sites from apulia, dated to the neolithic, has allowed us to assess a substantial homogeneity in the isotopic record, so as to reveal a dietary pattern composed of recurrent foods throughout the various phases of the neolithic. a number of exceptions could be envisaged, however the most striking results derives from the apparent consistency of human diet. food practices seem to be directed towards the consumption of mainly terrestrial resources, with little if any contribution of marine species and animal proteins scarcely consumed. The isotopic investigation presented here forces us to reconsider hitherto believes, disclosing a level of complexity that was long neglected.
The karstic areas of Apulia in SE Italy are characterized by fissures known as ventarole, which a... more The karstic areas of Apulia in SE Italy are characterized by fissures known as ventarole, which are known to contain bones of Pleistocene mammals. These bone assemblages have been commonly associated to the Late Pleistocene, based on stratigraphic, geomorphological and biochronological observations. We undertook palaeontological, radiocarbon and isotope analyses to verify whether the animal remains from the quarry of Cava Donno, near Corigliano d’Otranto (Apulia), were all actually of Pleistocene age. Our study shows that the infills of the ventarole contain, along with Late Pleistocene bones attributable to the Melpignano Faunal Unit, Holocene vertebrate skeletal remains. The deeper red clay infill at Cava Donno contains fauna of Pleistocene age, whilst the upper dark-reddish clayey sands contains mainly the bones of domestic animals and of a modern human. The AMS radiocarbon date, obtained to establish the age of this human from the ventarola, coincides with the Neolithic period. Carbon and nitrogen isotope analyses on the same bone collagen suggest that the diet of this individual was similar to that of other Neolithic humans from Italy. The individual from Cava Donno had a balanced diet, centred upon terrestrial foods, with nutrients acquired both from vegetal and animal resources. The combined palaeontological, radiocarbon and isotopic data presented here suggest that crypto-solution processes occurred at Cava Donno both in the Last Interglacial and, to some extent, also around the Holocene Climatic Optimum. This implies that ventarole karst infills may contain vertebrate remains of Pleistocene and Holocene age and that, therefore, the assemblages from them probably need revising because they may not all date back to the early Late Pleistocene.
L’indagine antropologica ha riguardato i resti scheletrici recuperati da tre tombe dell’area arch... more L’indagine antropologica ha riguardato i resti scheletrici recuperati da tre tombe dell’area archeologica di San Pietro. Si tratta di tombe in fossa con cassa di pietre ubicate una nell’area retro-absidale di un edificio di culto del XII secolo e le altre due nella zona nord nei pressi dell’ingresso dello stesso edificio. Si fa riferimento alla tomba BSP1 (us1114, us1212, us1218), contenente 6 individui, tra cui tre deposizioni primarie sovrapposte e tre riduzioni, la tomba BSPs1 (us1169) con un individuo in deposizione primaria ed il cranio di un altro individuo, e la tomba BSPs2 (us1309) con un individuo in giacitura primaria. L’indagine tafonomica ha mostrato che in tutti i casi la decomposizione dei tessuti molli è avvenuta in uno spazio vuoto, anche se in alcuni casi la dislocazione dei segmenti ossei secondo la forza di gravità è stata ostacolata dai margini delle tombe (effetto parete) e dall’uso di sudari stretti. In due tombe (BSP1 e BSPs1) si documenta la pratica del riutilizzo degli spazi, attraverso la riduzione delle vecchie deposizioni lungo i lati e le testate della tomba, per sistemare le nuove tumulazioni. Durante le fasi di scavo si è proceduto alla scansione 3D di due delle tombe a fossa (BSP1 e BSPs1). La scansione è stata effettuate tramite l’utilizzo di un Laser scanner 3D (Modello VIVID910 della Konica) di proprietà del CISMUS (Centro Interdipartimentale di Servizi per la Museologia Scientifica della Università degli Studi Di Bari). Dopo una serie di circa 50 scansioni complessive, effettuate da angolature diverse, si è proceduto alla “pulizia” dei file con un software di grafica 3D (INUS Technology Rapidform 2006), seguendo un protocollo di scansione standardizzato (Petruzzelli et al 2011). Risultato dell’operazione è stato ottenere un modello tridimensionale delle sepolture analizzabili con una precisione pari al decimo di millimetro, per lo studio antropologico, tafonomico e sedimentologico. Tali modelli offrono anche il vantaggio di poter essere impiegati anche a scopo divulgativo, sia per semplici visualizzazioni su computer o per elaborazioni in realtà aumentata, sia per riproduzioni in solido alla scala delle stesse sepolture. Inoltre è stata effettuata la ricostruzione manuale e digitale in 3D del volto di una giovane donna vissuta a Bari nella seconda metà del XII secolo d.C. e sepolta nella tomba BSP1 (deposizione b, us1169). Il cranio e la mandibola restaurate e consolidate sono state scansionate in laboratorio con i medesimi strumenti utilizzati sul campo. Tramite i software di modellazione 3D il modello cranio-mandibolare è stato ripulito e completato delle parti mancanti, utilizzando, ove possibile, la simmetria scheletrica. Infine è stato realizzato un prototipo conforme al cranio, con un errore del decimo di millimetro rispetto all’originale, composto in polvere silicea, attraverso una stampante 3D (Zprinter). Nel laboratorio di Antropologia del Dipartimento di Biologia si è avviata, sul modello cranico, la ricostruzione delle parti molli del volto dando rilievo alla muscolatura masticatoria e mimica facciale, previa determinazione degli spessori nei punti craniometrici, secondo la tecnica di facial reconstruction impiegata nell’Antropologia Forense e le indicazioni fornite dal cosiddetto protocollo di Manchester (Prag e Neave, 1997). Ciascuna fase di posizionamento dei tessuti molli, necessaria per la ricostruzione manuale del modello, è stata registrata con una nuova scansione laser scanner, realizzando così un modello virtuale vettoriale delle parti molli del reperto, ciascuna delle quali misurabile e analizzabile.
M.R. Depalo, G. Disantarosa, D. Nuzzo (a cura di), Cittadella Nicolaiana I. Archeologia urbana nell’area della Basilica di San Nicola di Bari. Saggi 1982 - 1984 – 1987, pp. 295-304, 2015
his paper is a first summary and update on the data of the graves and skeletal remains found in S... more his paper is a first summary and update on the data of the graves and skeletal remains found in St. Nicholas Citadel (Bari, South Italy) during the excavation work of 1982, 1984 e 1987. In particular, it deals with the anthropological and paleopathological study of human bones, updating methods and comparisons, and provides a preliminary picture of the sample of individuals. Particular attention is focus on the craniometric investigation.
Anthropologie - International Journal of Human Diversity and Evolution, 2017
The current work concerns the anthropological study of skeletal remains of two young adults invol... more The current work concerns the anthropological study of skeletal remains of two young adults involved in violent – and possibly related to war – combats. The two cases described are young male adults who both belong to the same territorial context and chronological span, between the Greek-Gothic war and the Lombard invasion, a period of great social and political upheavals in Italy, especially in Northern Apulia. This research is based on historical, archaeological, anthropological and paleopathological sources and it focuses on the role of young adults in Medieval society, especially during wars, showing labour differences defined by gender or age. Furthermore, the trauma analysis, such as the one which caused a death by beheading, allows us to reconstruct the dynamics, to hypothesize the weapons used, so that we can recreate a profile of the assaulters and the performance of certain rituals after the fighting. Finally, we can attest the presence of foreign fighters – maybe mercenaries or invaders – in Medieval Italy.
Cranial Trepanation in Apulia (Southern Italy) between the IV century b.C. and VI century a.C. , cds
Cranial trepanation is the intentional removal of bone, a practice which, since very early times,... more Cranial trepanation is the intentional removal of bone, a practice which, since very early times, has been made all over the world. The reason for the trepanation is therapeutic and also religious and magic-ritual. This work is based on data from six trephined skulls from the Ellenistic Age (IV century b.C.) to the Late Antiquity (VI century a.C.). The sample comes from Apulia (Southern Italy), from the northern area (the peninsula of Gargano) to the southern: three cases come from Vieste (Foggia), Ischitella (Foggia) and Alberona (Foggia); the others three from Gravina in Puglia (Bari) and Canosa (Barletta, Andria, Trani). All skulls have been evaluated via an anthropological, radiological and odontological approach. The study presented indicate the value of an approach which encompasses anthropology, radiology and imaging, and archeoforensic science, highlighting the need for multidisciplinary teamwork in any assessment of human remains. The study support the hypothesis of the presence of long tradition of medical centers in Apulia.
M. R. Depalo, E. Pellegrino, M. Triggiani (a cura di), Balsignano: un insediamento rurale fortificato.., 2015
Il lavoro si basa sullo studio antropologico e paleopatologico dei resti scheletrici rinvenuti in... more Il lavoro si basa sullo studio antropologico e paleopatologico dei resti scheletrici rinvenuti in una tomba terragna nella torre dell'insediamento rurale fortificato di Balsignano (Modugno, Bari). Lo scheletro è della seconda metà del XV secolo d.C. e mostra i segni di una probabile sifilide ereditaria: il dato supporta la teoria precolombiana sulla presenza della malattia in Europa già prima del ritorno dei marinai di Colombo dalla spedizione oltreoceano.
M. R. Depalo, E. Pellegrino, M. Triggiani (a cura di), Balsignano: un insediamento rurale fortificato. , 2015
Preistoria e protostoria della Puglia, Atti XLVII Riunione Scientifica dell'Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, cds
This work is based on archaeological, anthropological and paleopathological data from a sample of... more This work is based on archaeological, anthropological and paleopathological data from a sample of skeletons found in the central area of Apulia from the Early Neolithic to the Late-Final and it gives a reconstructive framework of the ancient community modus vivendi such as farmers and temporal trend of nutritional status, work conditions and territorial mobility.
Anthropological analysis regarded four individuals recovered in cist burials, two presents combus... more Anthropological analysis regarded four individuals recovered in cist burials, two presents combustion traces. Geometry of the trasverse section of bone diaphysis allowed us to establish that they had a nutrition of good quality and scarce mobility.
In 2005 C.I.S.M.U.S. – Centro Interdipartimentale di Servizi per la Museologia Scientifica dell’U... more In 2005 C.I.S.M.U.S. – Centro Interdipartimentale di Servizi per la Museologia Scientifica dell’Università di Bari, acquired a 3D scanner and prototyping supply set, stressing it in new features and application in different ambits and cooperation, has university’s museology, studying Geo-paleontological sites, history of art and Study of materials ecc.
A new cooperation with the Anthropology Lab. of the Biology Dept. of the UNIBA has improved their experience on forensic facial reconstruction from nude human skull, adding 3D technology to the manual procedures.
The sample selected for the first experience resulted a male subject coming from a rich sepulture excavated in the Baptistery of S. Giovanni in Canosa di Puglia aged to IV – III sec. a.C. and excavated by Prof. Raffaella Cassano and Prof. Gianluca Mastrocinque, of the Antiquity Dept. of the UNIBA.
During the experimentation of materials and methods educational aspect of the research was carried on to underline modern science procedures and future work opportunities to secondary school students.
The cooperation involved the art school “De Nittis” of Bari, in a project called “ Give a face to an antique Apulian”. Students was directly involved in manual and conceptual features, pushed in searching for materials and solutions learned during art courses, in search of the right compromise between science and realistic restitution of the face reconstruction, and in end cooperating for the didactic show of the results in the Earth Science Museum in Bari.
NORBA - CONVERSANO. Archeologia e storia della città e del territorio. Mario Adda editore, Jul 2013
Si riporta lo studio antropologico dei resti scheletrici di una giovane donna vissuta tra il III ... more Si riporta lo studio antropologico dei resti scheletrici di una giovane donna vissuta tra il III ed il II sec. a.C. a Conversano (Bari). L’individuo mostrava una statura superiore alla media (= 170 cm) ed una biomassa corporea di 69 kg.
Dal punto di vista tipologico, il cranio dell’individuo mostra una serie di caratteristiche riconducibili alla varietà umana detta “Mediterranea”. Tuttavia lo scheletro post-craniale è robusto e reca evidenti le tracce di un’attività lavorativa piuttosto strenua e quotidiana, consistente, tra l’altro, nel trasporto di pesanti carichi sulla testa e sulle spalle, continue azioni di prono-supinazione degli avambracci e presa di forza delle mani, ed una notevole mobilità territoriale.
La nutrizione non doveva essere buona durante l’età infantile, per l‘individuazione di indicatori dentari e scheletrici di arresto di crescita e per il modesto valore di spessore della corticale dell’omero riscontrato; la scarsa usura dentaria, la presenza di carie di depositi di tartaro sui denti ci farebbe supporre, con il raggiungimento dell’età adulta, un possibile miglioramento delle condizioni nutrizionali.
Tra i resti scheletrici della giovane donna sono stati rinvenuti quelli di un feto a termine, che indagini tafonomiche mirate interpretano come parto nella tomba, ossia l’espulsione del feto, per fenomeni putrefattivi del corpo della madre, qualche mese dopo il decesso.
Infine, il riscontro di alcune lesioni sul cranio dell’individuo, tra cui un arco fratturale ad anello della base cranica, fanno supporre una morte dell’individuo per cause incidentali o per un episodio di violenza interpersonale.
Paleobiologia.Resti scheletrici di età daunia (VI-IV sec. a.C.) in località Monte Civita., 2019
E’stato condotto l’esame antropologico dei resti scheletrici di otto individui provenienti dal ci... more E’stato condotto l’esame antropologico dei resti scheletrici di otto individui provenienti dal cimitero garganico di età classica (VI-IV sec. a.C.) di Monte Civita, ad Ischitella (Foggia). Tale indagine costituisce un dato di grande interesse per lo studio antropologico delle antiche comunità garganiche e dei complessi rapporti biogenetici tra queste e le popolazioni presenti sul territorio e nelle aree limitrofe, quali Dauni, Sanniti ed Etruschi, soprattutto considerando il periodo storico di riferimento, caratterizzato dall’invasione dell’antica Daunia da parte dei popoli di lingua osca.
Dall’esame degli scheletri emergono condizioni nutrizionali e di salute abbastanza buone, escludendo alcuni periodi difficili affrontati nella prima infanzia. L’impegno ergonomico legato ad attività occupazionali sembra essere stato abbastanza sostenuto e coinvolgente entrambi i sessi, ed espletato attraverso l’uso sia delle braccia che delle gambe.Dall’esame degli indicatori scheletrici di stress funzionali sulle ossa di queste ultime e dai dati della geometria delle sezioni diafisarie trasverse, si può comunque ipotizzare, per questo nucleo umano, un modus vivendi improntato ad una certa sedentarietà, o caratterizzato da limitate escursioni sul territorio, e presumibilmente dedito ad attività artigianali.
Il gruppo era comunque esposto ad incidenti, probabilmente in relazione sia alle caratteristiche geografiche impervie del territorio, che al confronto aggressivo o bellico con altri gruppi umani.
In tal senso fanno riscontro una serie di patologie di ordine traumatologico ed il rilevamento di una craniectomia effettuata sul vivente che mostrerebbero, nei soggetti maschi, una certa esposizione ad attività contraddistinte da violenza.
Il confronto, in termini di analisi multivariata, tra alcune caratteristiche craniche degli individui di Ischitella con quelle di altre serie scheletriche coeve evidenzia una notevole affinità tra questi ed il campionamento di lucani di Sant’Arcangelo.
Anche l’usura dentaria atipica, di probabile genesi ergonomica e legata all’espletamento di attività artigianali specializzate (quali ad esempio la concia del cuoio), sembra in accordo con altre segnalazioni del genere riguardante nuclei umani coevi di area lucano-sannitica (Sublimi Saponetti, c.s.).
Forensic Science Today 5(1):1-7, 2018
Introduction: Human identification is one of the major fields in forensic odontology especially w... more Introduction: Human identification is one of the major fields in forensic odontology especially when the dental remains are the only available evidence to individual identifi cation. In this context DNA analysis in teeth pulp remains the most accurate and reliable method for identifi cation, whereas RNA is less used for forensic purpose because it is generally considered a quickly degradable molecule. Recently some studies report that another excellent source of nucleic acids is the dental calculus or tartar.
FIRST WORKSHOP ON ANCIENT RARE DISEASES (1st W.A.R.D.), Berlin 27.02-1.03 2019, Feb 28, 2019
In Canosa di Puglia - South Italy (locality of Palata 2) a stratigraphic deposit connected to a N... more In Canosa di Puglia - South Italy (locality of Palata 2) a stratigraphic deposit connected to a Neolithic settlement was brought to light in 2008.
The burial referred to the individual US 21 made in a quadrangular pit and dated to the middle of 6th millennium B.C. (radiocarbon dating: LTL 5188A 6.561 ± 50 BP, calibrated 2 sigma 5.630-5.460 BC). The anthropological analysis has shown that it is a male subject, with an age between 21 and 40 years with macroscopical evidence of generalized hyperplastic osteosclerosis with increased of bone thickness. The skull and the long and flat bones have been studied with X-rays and biopsied. Serial histological section were made and observed with a Nikon Eclipse confocal laser microscopy. The bone showed an increase in density, and in thickness of the compact cortical bone with very large osteons; the medullary bone is constituted by large and massive trabeculae, with decrease of medullary spaces, and with a compact-bone like appearance. The confocal laser histological pictures showed the co-existing presence of areas with different degree of calcification and negative fluorescence of the hyper-calcified atypical bone. The radiological and the histological findings are typical of a hyperplastic sclerosing bone disorder, with high grade of calcification, with very few remodelling areas, and with the pathognomonic aspects of the Osteopetrosis tarda, a rare hereditary bone disorder that presents in adulthood in a benign clinicopathological form.
The main features are alterations of osteoclastic bone resorption and thickening of cortical and lamellar bones.
Analisi antropologica. Analisi sul campione C., 2003
Negli ultimi decenni del V sec. a.C., compare, nel rituale funerario daunio, accanto alla pratica... more Negli ultimi decenni del V sec. a.C., compare, nel rituale funerario daunio, accanto alla pratica dell'inumazione, una singolare forma di semi-cremazione in situ.
Un simile rituale è documentato nel cosiddetto "ipogeo dei serpenti piumati", tomba a camera scoperta nel 2001 in seguito a lavori di trivellazione in largo Costantinopoli, a Canosa in Puglia.
L'ipogeo era costituito da un dromos di accesso attraverso il quale si accedeva a quattro distinte celle (A, B, C, D). I resti scheletrici all'interno erano leggeri, friabili, di colorito ocra chiaro, con ossa lunghe caratterizzate da fissurazioni orientate secondo l'asse longitudinale.Si fa riferimento a 7 individui, di cui 6 deceduti in età adulta ed unoin età giovanile. Il sesso è maschile per 4 di essi, non diagnosticabile per 2 soggetti e femminile in un caso.
Assieme allo studio antropologico dei resti scheletrici sono state eseguite alcune analisi al SEM e diffrattometriche Rx su campioni di materiale raccolto all'interno delle celle funerarie. La prima analisi ha permesso di rilevare che per la pira è stato utilizzato legno omoxilo di conifera Pinus halepensis, la seconda che la temperatura raggiunta all'interno delle celle durante la combustione della pira oscillava tra i 650° ed i 750°.
Archaeology studies in Late Antiquity and Early Medieval Europe (400-1000 A.D.)” – B.A.R. International Series
This paper deals with the study of the skeletal remains of some samples from Puglia (Southern Ita... more This paper deals with the study of the skeletal remains of some samples from Puglia (Southern Italy) with signs of violence, in a chronological arch between Late Antique and High Middle Ages. The research is based on historical, archaeological, anthropological and paleopathological sources and it aims to determine the nature of these lesions. The charting and statistical analysis will allow to observe their distribution based on the skeletal district, to hypothesize the possible weapon used, as well as to reconstruct the dynamics of violence and to recognize elements and any cultural influences.
S. Sublimi Saponetti, G. Perrino (a cura di), Una finestra sulla storia. Un cavaliere a Castiglione tra Angioini e Aragonesi, , Società di Storia Patria per la Puglia. Quaderni della Sezione sudest barese. Studi in memoria di Claudio Andrea L'Abbate, pp. 132-137, 2017
Questo volume è il risultato di due anni di indagini scientifiche, condotte da un team internazi... more Questo volume è il risultato di due anni di indagini scientifiche, condotte da
un team internazionale e multidisciplinare guidato da Sandro Sublimi Saponetti.
L’oggetto di studio si è concentrato in prima battuta sui resti scheletrici di un
uomo vissuto seicento anni fa a Castiglione, un villaggio rurale oggi scomparso
presso Conversano, e si è progressivamente allargato all’intero nucleo insediativo
e alla storia della sua comunità nel delicato momento di passaggio tra l’età angioina
e l’età aragonese.
Il capitolo è inerente la ricostruzione del volto in 3D del cavaliere di Castiglione secondo il “Protocollo di Manchester”.
S. Sublimi Saponetti, G. Perrino (a cura di), Una finestra sulla storia. Un cavaliere a Castiglione tra Angioini e Aragonesi, , Società di Storia Patria per la Puglia. Quaderni della Sezione sudest barese. Studi in memoria di Claudio Andrea L'Abbate, pp. 75-87, 2017
Questo volume è il risultato di due anni di indagini scientifiche, condotte da un team internazi... more Questo volume è il risultato di due anni di indagini scientifiche, condotte da
un team internazionale e multidisciplinare guidato da Sandro Sublimi Saponetti.
L’oggetto di studio si è concentrato in prima battuta sui resti scheletrici di un
uomo vissuto seicento anni fa a Castiglione, un villaggio rurale oggi scomparso
presso Conversano, e si è progressivamente allargato all’intero nucleo insediativo
e alla storia della sua comunità nel delicato momento di passaggio tra l’età angioina
e l’età aragonese.
Il capitolo è inerente lo studio tafonomico e antropologico dei resti scheletrici del cavaliere di Castiglione.
Uomo, Cultura e Ambiente nel Neolitico in terra di Bari
This research concerns the neolithic transition and the process of human migration and adaptation... more This research concerns the neolithic transition and the process of human migration and adaptation to the climate and the environmental resource of Apulia. The investigation of the human migrations in Neolithic, effected through the statistic study of the cranial variability among synchronic and diachronic populations, shows that, along with the collective migrations, the peopling of our region, could also have happened beginning from groups composed only male individuals, in juvenile-adult age. The palaeopathological data shows a fair incidence of infectious illnesses.
Le pratiche di sussistenza nel corso del neolitico in area mediterranea sono al centro del dibatt... more Le pratiche di sussistenza nel corso del neolitico in area mediterranea sono al centro del dibattito archeo-logico da lungo tempo e spesso alla base delle cate-gorie concettuali di cui la ricerca archeologica si serve per comprendere le dinamiche sociali e culturali del passato. Tuttavia, sono ancora scarse le evidenze di-rette della dieta praticata dai gruppi umani di area me-diterranea nel corso del neolitico e le nostre conoscenze si affidano prevalentemente a limitati set-tori del record archeologico. in questa direzione, oggi sono ben affermati specifici metodi di indagine, come l'analisi degli isotopi stabili di carbonio (δ 13 C) e azoto (δ 15 n) su collagene umano e animale, che consentono di esplorare la componente proteica della dieta prati-cata dai gruppi umani del passato, in modo da argi-nare le limitazioni insite nell'analisi del record paleobotanico e/o archeozoologico. in particolare, l'indagine isotopica è in grado di evi-denziare la dieta a lungo termine in relazione al con-sumo medio di alimenti negli ultimi anni di vita. l'analisi degli isotopi stabili effettuata su campioni umani e animali da numerosi siti neolitici su un'ampia zona del territorio pugliese ha permesso di evidenziare una sostanziale omogeneità nella composizione della dieta di queste popolazioni, caratterizzata tuttavia da alcune interessanti eccezioni. l'ambito cronologico indagato comprende tutte le fasi del neolitico e l'area * i dati relativi agli autori sono stati inseriti in calce al presente articolo. riassunTO-evidenze isOTOPiChe e PaleOdieTa nel neOliTiCO PuGliese. versO la GlOBalizzaziOne?-le evidenze dirette della dieta in area Mediterranea nel corso del neolitico sono piuttosto limitate. in Puglia, la maggior parte dei dati paleonutrizionali proviene tuttora dal record archeologico, che per sua natura è soggetto a molteplici limitazioni. in questo senso si inseriscono le indagini degli isotopi stabili di carbonio e azoto misurabili nel collagene umano e animale. Questo genere di analisi permette di ricostruire la componente proteica della dieta. in particolare, il rapporto isotopico del carbonio permette di distinguere tra tipi di piante consumate in ragione del processo fotosintetico utilizzato (i.e., piante C 3 o C 4), nonché tra dieta di tipo terrestre piuttosto che marina. il rapporto isotopico dell'azoto è invece utile nella collocazione degli organismi esaminati all'interno della catena trofica, misurando l'apporto relativo di proteine animali e/o vegetali. l'indagine isotopica effettuata su una serie di siti pugliesi riferibili a tutte le fasi del neolitico, ci ha permesso di individuare una sostanziale indifferenziazione nelle pratiche di sussistenza, che prevede, verosimilmente, l'impiego di un range ricor-rente di specie animali e vegetali. Questa koiné alimentare, si materializza nel consumo di specie prevalentemente terrestri, con un limitato impiego di risorse marine. i dati emersi da questa indagine ci costringono a riconsiderare alcuni assunti, rivelando al tempo stesso una complessità inattesa. suMMary-isOTOPiC evidenCe and PaleOdieT in The aPulian neOliThiC. TOwards GlOBalizaTiOn?-The neolithic Mediterranean diet has been the focus of a long-standing debate in archaeology. it is upon diet that most theories on cultural practices have found its conceptual bases. There is however little direct evidence of food practices in the apulian neolithic, for which most of our understanding derives from the archaeological record. direct sources can today be provided by stable carbon and nitrogen analysis on human and animal bone collagen. These analyses have the ability to determine the protein composition of past diet, so as to overcome any limitation linked to the botanic or zooarchaeological record. The ratio between stable isotopes of carbon can help distinguish between groups of plants with different photosynthetic processes (i.e., C 3 vs. C 4), or rather between terrestrial and marine environments. nitrogen isotope ratio is helpful to reconstruct the trophic level of an organism. The isotopic investigation carried out on a number of sites from apulia, dated to the neolithic, has allowed us to assess a substantial homogeneity in the isotopic record, so as to reveal a dietary pattern composed of recurrent foods throughout the various phases of the neolithic. a number of exceptions could be envisaged, however the most striking results derives from the apparent consistency of human diet. food practices seem to be directed towards the consumption of mainly terrestrial resources, with little if any contribution of marine species and animal proteins scarcely consumed. The isotopic investigation presented here forces us to reconsider hitherto believes, disclosing a level of complexity that was long neglected.
The karstic areas of Apulia in SE Italy are characterized by fissures known as ventarole, which a... more The karstic areas of Apulia in SE Italy are characterized by fissures known as ventarole, which are known to contain bones of Pleistocene mammals. These bone assemblages have been commonly associated to the Late Pleistocene, based on stratigraphic, geomorphological and biochronological observations. We undertook palaeontological, radiocarbon and isotope analyses to verify whether the animal remains from the quarry of Cava Donno, near Corigliano d’Otranto (Apulia), were all actually of Pleistocene age. Our study shows that the infills of the ventarole contain, along with Late Pleistocene bones attributable to the Melpignano Faunal Unit, Holocene vertebrate skeletal remains. The deeper red clay infill at Cava Donno contains fauna of Pleistocene age, whilst the upper dark-reddish clayey sands contains mainly the bones of domestic animals and of a modern human. The AMS radiocarbon date, obtained to establish the age of this human from the ventarola, coincides with the Neolithic period. Carbon and nitrogen isotope analyses on the same bone collagen suggest that the diet of this individual was similar to that of other Neolithic humans from Italy. The individual from Cava Donno had a balanced diet, centred upon terrestrial foods, with nutrients acquired both from vegetal and animal resources. The combined palaeontological, radiocarbon and isotopic data presented here suggest that crypto-solution processes occurred at Cava Donno both in the Last Interglacial and, to some extent, also around the Holocene Climatic Optimum. This implies that ventarole karst infills may contain vertebrate remains of Pleistocene and Holocene age and that, therefore, the assemblages from them probably need revising because they may not all date back to the early Late Pleistocene.
L’indagine antropologica ha riguardato i resti scheletrici recuperati da tre tombe dell’area arch... more L’indagine antropologica ha riguardato i resti scheletrici recuperati da tre tombe dell’area archeologica di San Pietro. Si tratta di tombe in fossa con cassa di pietre ubicate una nell’area retro-absidale di un edificio di culto del XII secolo e le altre due nella zona nord nei pressi dell’ingresso dello stesso edificio. Si fa riferimento alla tomba BSP1 (us1114, us1212, us1218), contenente 6 individui, tra cui tre deposizioni primarie sovrapposte e tre riduzioni, la tomba BSPs1 (us1169) con un individuo in deposizione primaria ed il cranio di un altro individuo, e la tomba BSPs2 (us1309) con un individuo in giacitura primaria. L’indagine tafonomica ha mostrato che in tutti i casi la decomposizione dei tessuti molli è avvenuta in uno spazio vuoto, anche se in alcuni casi la dislocazione dei segmenti ossei secondo la forza di gravità è stata ostacolata dai margini delle tombe (effetto parete) e dall’uso di sudari stretti. In due tombe (BSP1 e BSPs1) si documenta la pratica del riutilizzo degli spazi, attraverso la riduzione delle vecchie deposizioni lungo i lati e le testate della tomba, per sistemare le nuove tumulazioni. Durante le fasi di scavo si è proceduto alla scansione 3D di due delle tombe a fossa (BSP1 e BSPs1). La scansione è stata effettuate tramite l’utilizzo di un Laser scanner 3D (Modello VIVID910 della Konica) di proprietà del CISMUS (Centro Interdipartimentale di Servizi per la Museologia Scientifica della Università degli Studi Di Bari). Dopo una serie di circa 50 scansioni complessive, effettuate da angolature diverse, si è proceduto alla “pulizia” dei file con un software di grafica 3D (INUS Technology Rapidform 2006), seguendo un protocollo di scansione standardizzato (Petruzzelli et al 2011). Risultato dell’operazione è stato ottenere un modello tridimensionale delle sepolture analizzabili con una precisione pari al decimo di millimetro, per lo studio antropologico, tafonomico e sedimentologico. Tali modelli offrono anche il vantaggio di poter essere impiegati anche a scopo divulgativo, sia per semplici visualizzazioni su computer o per elaborazioni in realtà aumentata, sia per riproduzioni in solido alla scala delle stesse sepolture. Inoltre è stata effettuata la ricostruzione manuale e digitale in 3D del volto di una giovane donna vissuta a Bari nella seconda metà del XII secolo d.C. e sepolta nella tomba BSP1 (deposizione b, us1169). Il cranio e la mandibola restaurate e consolidate sono state scansionate in laboratorio con i medesimi strumenti utilizzati sul campo. Tramite i software di modellazione 3D il modello cranio-mandibolare è stato ripulito e completato delle parti mancanti, utilizzando, ove possibile, la simmetria scheletrica. Infine è stato realizzato un prototipo conforme al cranio, con un errore del decimo di millimetro rispetto all’originale, composto in polvere silicea, attraverso una stampante 3D (Zprinter). Nel laboratorio di Antropologia del Dipartimento di Biologia si è avviata, sul modello cranico, la ricostruzione delle parti molli del volto dando rilievo alla muscolatura masticatoria e mimica facciale, previa determinazione degli spessori nei punti craniometrici, secondo la tecnica di facial reconstruction impiegata nell’Antropologia Forense e le indicazioni fornite dal cosiddetto protocollo di Manchester (Prag e Neave, 1997). Ciascuna fase di posizionamento dei tessuti molli, necessaria per la ricostruzione manuale del modello, è stata registrata con una nuova scansione laser scanner, realizzando così un modello virtuale vettoriale delle parti molli del reperto, ciascuna delle quali misurabile e analizzabile.
M.R. Depalo, G. Disantarosa, D. Nuzzo (a cura di), Cittadella Nicolaiana I. Archeologia urbana nell’area della Basilica di San Nicola di Bari. Saggi 1982 - 1984 – 1987, pp. 295-304, 2015
his paper is a first summary and update on the data of the graves and skeletal remains found in S... more his paper is a first summary and update on the data of the graves and skeletal remains found in St. Nicholas Citadel (Bari, South Italy) during the excavation work of 1982, 1984 e 1987. In particular, it deals with the anthropological and paleopathological study of human bones, updating methods and comparisons, and provides a preliminary picture of the sample of individuals. Particular attention is focus on the craniometric investigation.
Anthropologie - International Journal of Human Diversity and Evolution, 2017
The current work concerns the anthropological study of skeletal remains of two young adults invol... more The current work concerns the anthropological study of skeletal remains of two young adults involved in violent – and possibly related to war – combats. The two cases described are young male adults who both belong to the same territorial context and chronological span, between the Greek-Gothic war and the Lombard invasion, a period of great social and political upheavals in Italy, especially in Northern Apulia. This research is based on historical, archaeological, anthropological and paleopathological sources and it focuses on the role of young adults in Medieval society, especially during wars, showing labour differences defined by gender or age. Furthermore, the trauma analysis, such as the one which caused a death by beheading, allows us to reconstruct the dynamics, to hypothesize the weapons used, so that we can recreate a profile of the assaulters and the performance of certain rituals after the fighting. Finally, we can attest the presence of foreign fighters – maybe mercenaries or invaders – in Medieval Italy.
Cranial Trepanation in Apulia (Southern Italy) between the IV century b.C. and VI century a.C. , cds
Cranial trepanation is the intentional removal of bone, a practice which, since very early times,... more Cranial trepanation is the intentional removal of bone, a practice which, since very early times, has been made all over the world. The reason for the trepanation is therapeutic and also religious and magic-ritual. This work is based on data from six trephined skulls from the Ellenistic Age (IV century b.C.) to the Late Antiquity (VI century a.C.). The sample comes from Apulia (Southern Italy), from the northern area (the peninsula of Gargano) to the southern: three cases come from Vieste (Foggia), Ischitella (Foggia) and Alberona (Foggia); the others three from Gravina in Puglia (Bari) and Canosa (Barletta, Andria, Trani). All skulls have been evaluated via an anthropological, radiological and odontological approach. The study presented indicate the value of an approach which encompasses anthropology, radiology and imaging, and archeoforensic science, highlighting the need for multidisciplinary teamwork in any assessment of human remains. The study support the hypothesis of the presence of long tradition of medical centers in Apulia.
M. R. Depalo, E. Pellegrino, M. Triggiani (a cura di), Balsignano: un insediamento rurale fortificato.., 2015
Il lavoro si basa sullo studio antropologico e paleopatologico dei resti scheletrici rinvenuti in... more Il lavoro si basa sullo studio antropologico e paleopatologico dei resti scheletrici rinvenuti in una tomba terragna nella torre dell'insediamento rurale fortificato di Balsignano (Modugno, Bari). Lo scheletro è della seconda metà del XV secolo d.C. e mostra i segni di una probabile sifilide ereditaria: il dato supporta la teoria precolombiana sulla presenza della malattia in Europa già prima del ritorno dei marinai di Colombo dalla spedizione oltreoceano.
M. R. Depalo, E. Pellegrino, M. Triggiani (a cura di), Balsignano: un insediamento rurale fortificato. , 2015
Preistoria e protostoria della Puglia, Atti XLVII Riunione Scientifica dell'Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, cds
This work is based on archaeological, anthropological and paleopathological data from a sample of... more This work is based on archaeological, anthropological and paleopathological data from a sample of skeletons found in the central area of Apulia from the Early Neolithic to the Late-Final and it gives a reconstructive framework of the ancient community modus vivendi such as farmers and temporal trend of nutritional status, work conditions and territorial mobility.
Anthropological analysis regarded four individuals recovered in cist burials, two presents combus... more Anthropological analysis regarded four individuals recovered in cist burials, two presents combustion traces. Geometry of the trasverse section of bone diaphysis allowed us to establish that they had a nutrition of good quality and scarce mobility.
In 2005 C.I.S.M.U.S. – Centro Interdipartimentale di Servizi per la Museologia Scientifica dell’U... more In 2005 C.I.S.M.U.S. – Centro Interdipartimentale di Servizi per la Museologia Scientifica dell’Università di Bari, acquired a 3D scanner and prototyping supply set, stressing it in new features and application in different ambits and cooperation, has university’s museology, studying Geo-paleontological sites, history of art and Study of materials ecc.
A new cooperation with the Anthropology Lab. of the Biology Dept. of the UNIBA has improved their experience on forensic facial reconstruction from nude human skull, adding 3D technology to the manual procedures.
The sample selected for the first experience resulted a male subject coming from a rich sepulture excavated in the Baptistery of S. Giovanni in Canosa di Puglia aged to IV – III sec. a.C. and excavated by Prof. Raffaella Cassano and Prof. Gianluca Mastrocinque, of the Antiquity Dept. of the UNIBA.
During the experimentation of materials and methods educational aspect of the research was carried on to underline modern science procedures and future work opportunities to secondary school students.
The cooperation involved the art school “De Nittis” of Bari, in a project called “ Give a face to an antique Apulian”. Students was directly involved in manual and conceptual features, pushed in searching for materials and solutions learned during art courses, in search of the right compromise between science and realistic restitution of the face reconstruction, and in end cooperating for the didactic show of the results in the Earth Science Museum in Bari.
NORBA - CONVERSANO. Archeologia e storia della città e del territorio. Mario Adda editore, Jul 2013
Si riporta lo studio antropologico dei resti scheletrici di una giovane donna vissuta tra il III ... more Si riporta lo studio antropologico dei resti scheletrici di una giovane donna vissuta tra il III ed il II sec. a.C. a Conversano (Bari). L’individuo mostrava una statura superiore alla media (= 170 cm) ed una biomassa corporea di 69 kg.
Dal punto di vista tipologico, il cranio dell’individuo mostra una serie di caratteristiche riconducibili alla varietà umana detta “Mediterranea”. Tuttavia lo scheletro post-craniale è robusto e reca evidenti le tracce di un’attività lavorativa piuttosto strenua e quotidiana, consistente, tra l’altro, nel trasporto di pesanti carichi sulla testa e sulle spalle, continue azioni di prono-supinazione degli avambracci e presa di forza delle mani, ed una notevole mobilità territoriale.
La nutrizione non doveva essere buona durante l’età infantile, per l‘individuazione di indicatori dentari e scheletrici di arresto di crescita e per il modesto valore di spessore della corticale dell’omero riscontrato; la scarsa usura dentaria, la presenza di carie di depositi di tartaro sui denti ci farebbe supporre, con il raggiungimento dell’età adulta, un possibile miglioramento delle condizioni nutrizionali.
Tra i resti scheletrici della giovane donna sono stati rinvenuti quelli di un feto a termine, che indagini tafonomiche mirate interpretano come parto nella tomba, ossia l’espulsione del feto, per fenomeni putrefattivi del corpo della madre, qualche mese dopo il decesso.
Infine, il riscontro di alcune lesioni sul cranio dell’individuo, tra cui un arco fratturale ad anello della base cranica, fanno supporre una morte dell’individuo per cause incidentali o per un episodio di violenza interpersonale.
La vita e la morte del cavaliere di Castiglione (inizio XV sec. d.C.): il volto ritrovato, 2019
n progetto internazionale e multidisciplinare concentrato sui resti scheletrici di un uomo vissut... more n progetto internazionale e multidisciplinare concentrato sui resti scheletrici di un uomo vissuto seicento anni fa a Castiglione, villaggio rurale oggi scomparso presso Conversano, e progressivamente allargato all’intero nucleo insediativo e alla storia della sua comunità nel delicato momento di passaggio tra l’età angioina e l’età aragonese.
La ricerca ha investito l’ambiente naturale, le testimonianze materiali e i dati rinvenuti con scavi archeologici, le componenti architettoniche dei resti dell’abitato, le fonti documentarie; un secondo e più specifico campo di indagine ha riguardato in modo dettagliato gli aspetti prettamente antropologici relativi all’individuo e agli altri antichi abitanti di Castiglione; l’insieme dei dati, infine, è confluito nelle riflessioni di carattere più spiccatamente storico e nelle proposte di valorizzazione dei contenuti scientifici maturati.
Oggi possediamo su quest’uomo molte informazioni: per esempio che mangiava molta carne, che andava costantemente a cavallo da cui è caduto procurandosi una lussazione-frattura della spalla mai guarita, che è morto probabilmente per un infarto intorno ai 50 anni. Eppure, ci sfuggono diversi aspetti: non sappiamo il suo nome, né possiamo avanzare ipotesi sicure sul suo ruolo all’interno della comunità in cui viveva.
Tuttavia, gli elementi a nostra disposizione, le riflessioni e gli studi sono confluiti in una vera e propria ricostruzione materiale del nostro uomo, che ha quasi il sapore di una “fotografia”, con il volto segnato dal dolore e dagli acciacchi di una vita certo non facile anche se più agiata rispetto agli standard dell’epoca. Un’istantanea preziosa che ci consente di aprire una finestra sulla storia della Puglia intorno alla prima metà del XV secolo.
Il progetto, conclusosi con la pubblicazione di un volume, ha investito anche il territorio, gli enti, le amministrazioni, gli organismi di tutela, in un percorso comune di sviluppo e valorizzazione di uno dei numerosissimi beni culturali della nostra regione, costituendo una vera e propria filiera territoriale in cui anche un virtuoso comparto privato ha fornito competenza professionale e sostegno progettuale al lavoro pubblico.
Una finestra sulla storia: il cavaliere di Castiglione in visita a Cassano delle Murge, Università della Terza Età, Centro di Cultura Permanente "G. Albenzio", Mar 15, 2019
Sono passati seicento anni. Le spoglie mortali di un uomo antico, dimenticate tra rovine divorat... more Sono passati seicento anni.
Le spoglie mortali di un uomo antico, dimenticate tra rovine divorate dal verde e dal silenzio, ci parlano di tempi andati, di notti gelide al bagliore dei fuochi, di galoppate sfrenate al tramonto, di passioni e rabbia, lama e sangue.
Hai scalciato mille volte quella terra rossa che ora ti ricopre gelida, quando eri qualcuno e la gente temeva il tuo nome.
Sapevi che sarebbe successo, ma non così in fretta, non così presto.
Hai lasciato il tutto per il nulla, vuoto e buio, e nel vortice del tuo destino parli ora attraverso le nostre bocche.
Monte Sannace lavori in corso. Studi e ricerche presso il parco archeologico di Monte Sannace. Giornata di Studi, 2018
E’ possibile definire i peucezi come una popolazione omogenea o si trattava di un agglomerato di ... more E’ possibile definire i peucezi come una popolazione omogenea o si trattava di un agglomerato di genti diverse in un territorio di frontiera tra Daunia e Messapia? Che rapporti genetici esistevano tra peucezi, messapi e dauni? E con le popolazioni italiche e dell’area egea?
Quali sono state le vie migratorie delle popolazioni che si sono affacciate in Puglia agli albori dell’età del Ferro, e quali interazioni ci sono state con le popolazioni indigene?
L’indagine multivariata applicata ai dati antropometrici fornisce un valido contributo alla risoluzione di tali quesiti.
Le caratteristiche conservative e strettamente ereditarie rispetto a quelle post-craniali rendono il cranio la regione anatomica maggiormente indicata per questo tipo di indagine, essendo meno suscettibile a sollecitazioni ambientali quali stress nutrizionali, occupazionali e malattie.
Il campione oggetto di studio interessa l’area centrale della Puglia, e documenta una raccolta di dati trentennali riferibili a 15 aree cimiteriali archeologiche e ad un arco cronologico di due secoli (V-III sec. a. C.).
Il gruppo peucezio è stato suddiviso in sub-campioni distinti per età e sesso e confrontato, attraverso metodiche di analisi multivariata (distanza di Mahalanobis d2, distanza di forma generalizzata di Penrose C2H, distanza di forma C2Z), con 15 serie craniometriche sincroniche e diacroniche della Puglia, dell’Italia e dei paesi circummediterranei.
I confronti tra gruppi sono stati affiancati da confronti individuali con i gruppi al fine di valutare, per alcuni soggetti, la possibile ricerca dell’ancestry assessment.
L’interpretazione dei dati statistici ha avviato anche una discussione sulle possibili modalità di migrazione dei gruppi umani in età classica, includendo, tra queste, spostamenti territoriali di clan familiari, di mercenari, di individui appartenenti a differenti categorie sociali (ad es. giovani maschi guerrieri, pastori, mercanti, donne destinate a matrimoni con altri gruppi umani).
Diventare umano. Charles Darwin e l'evoluzione dell'uomo, 27 febbraio - 4 marzo 2018, 2018
Dipartimento DICAR del Politecnico di Bari - 31 maggio 2017
Santa Barbara - Polignano a Mare. Percorsi di archeologia nel sud-est barese tra preistoria e medioevo
Raccontare la Scienza- ADIRT (Associazione Difesa Insediamenti Rupestri)- Bari 24 novembre 2016
L’Antropologia come strumento di integrazione tra Biologia e Cultura., Aug 2016
Lama Balice dalla preistoria all'età moderna: studi antropologici, migrazioni e biodiversità
Il presente intervento prende spunto dall’indagine antropologica compiuta sui resti scheletrici d... more Il presente intervento prende spunto dall’indagine antropologica compiuta sui resti scheletrici di tre donne, rinvenuti nell’area comprendente Lama Balice, Lama Misciano e la città di Bitonto, pertinenti a tre periodi storici differenti, dal Neolitico Antico all’Età Moderna.
La ricostruzione di alcuni aspetti della vita di questi individui è lo spunto per parlare di biodiversità e migrazioni, fenomeni strettamente correlati e che caratterizzano la Puglia da millenni.
Indagini antropologiche e statistiche offrono a tal proposito un quadro identificativo di soggetti allogeni per cultura e geni, provenienti da aree geografiche distanti dalla nostra regione, come conseguenza di eventi politici, economici e di espansionismo militare.
Il laboratorio di Antropologia del Dipartimento di Biologia dell'Università degli Studi "Aldo Mor... more Il laboratorio di Antropologia del Dipartimento di Biologia dell'Università degli Studi "Aldo Moro" ha partecipato alla fiera espositiva European Maker Week Bari, organizzata da Impact Hub Bari, tenutasi presso la Sala Murat dal 1 al 5 giugno 2016, nella sessione “Manifatture Digitali”, inerente l’allestimento di un prototipo cranico in PLA e la dimostrazione di alcune fasi di modellazione dei muscoli masticatori e mimici del volto secondo la metodologia del “protocollo di Manchester”.
Il giorno 2 giugno si è tenuta una conferenza intitolata "Stampa 3D e Antropologia" illustrante i percorsi metodologici della ricostruzione di un volto a partire dall'acquisizione dell'immagine di un cranio e la sua prototipazione in 3D. E' stata l'occasione per mostrare anche i rapporti della "filiera " che si è intessuta sul territorio tra Università, sponsor (Centro Diagnostico RM 2000 per la TAC, Ranieri Ottici per le protesi oftalmiche) e partnership (SmartLab Industrie 3D).
La Puglia è assimilabile, dal punto di vista geomorfologico, ad una stretta lingua di terra che s... more La Puglia è assimilabile, dal punto di vista geomorfologico, ad una stretta lingua di terra che si protende nel mediterraneo da nord-ovest verso sud-est. Tale peculiarità, unitamente al gioco delle correnti marine e dei venti, hanno favorito, nel corso dei secoli, l’attraversamento o l’insediamento del suo territorio da parte di popolazioni di diversa provenienza geografica.Tali migrazioni, puntiformi o di massa, composte da aggregazioni di giovani maschi o da clan familiari, trovano le loro origini nell’arrivo dei primi agricoltori, a cavallo tra settimo e sesto millennio a.C., testimoniato dalla comparsa di insediamenti costieri riferibili al Neolitico Antico.
L’Eneolitico fu caratterizzato dalla comparsa di popolazioni di ceppo linguistico indoeuropeo e di probabile origine anatolica seguite da migrazioni dai balcani durante tutta l’Età del Bronzo.
Agli albori dell’Età del Ferro (XII-XI sec. a.C.) e probabilmente a seguito di sconvolgimenti climatici che investirono l’area mediterranea, è nota la migrazione in Puglia di popolazioni di stirpe illirica e probabilmente ellenica, la cui diffusione seguì precocemente una tri-ripartizione territoriale grosso modo corrispondente ai territori di Foggia, Bari, Lecce, a cui corrisponderanno le stirpi rispettivamente dei Dauni, dei Peuceti e dei Messapi.
Le successive vicende legate all’annessione della Puglia in seguito alle conquiste militari della Repubblica di Roma e al successivo Impero generarono un flusso genico all’interno del territorio causato da motivi militari ed economici, e legato alla mobilità territoriale di mercenari, schiavi e mercanti.
La caduta dell’Impero Romano d’Occidente e la successiva fase delle invasioni germaniche, provocò nella regione la comparsa di flussi genici di provenienza europea settentrionale, ma anche orientale, questi ultimi legati all’annessione della Puglia come provincia di Bisanzio e alla contemporanea espansione demografica dei popoli slavi che dal centro-Europa si diffusero a macchia d’olio nei territori balcanici.
Presso alcune popolazioni germaniche orientali esisteva una pratica rituale consistente nel deformare il cranio attraverso fasciature e legature dello stesso in età infantile. A causa di tale deformazione la testa si sviluppava maggiormente in altezza o in lunghezza, ed i tratti somatici, per via degli effetti sulla fronte, gli zigomi e gli occhi, assumevano un effetto di mongolizzazione.
Ma cosa spingeva Longobardi, Ostrogoti, Burgundi a far adattare ai propri bambini caratteri mongolici, a renderli “diversi” dagli altri?
Probabilmente tale rituale affondava le sue origini al periodo in cui tali popolazioni erano sotto il dominio dell’impero unno, in un tentativo, da fedeli sudditi, di somigliare fisicamente, ai loro dominatori.
Un’altra modalità di deformazione del cranio, di intensità mediocre e tipica dei Goti orientali, si otteneva avvolgendo con delle bende la testa degli individui in età evolutiva.
Le caratteristiche morfologiche craniche causate da questo tipo di deformazione sono:
La forma a sella della sutura coronale, la repentina salienza del vertex, l’appiattimento della parte superiore dell’occipitale.
Inoltre, connesso a tale deformazione è l’allargamento dell’osso zigomatico con una lieve mongoloidizzazione di tutto il viso.
Tale pratica è attestata nei cimiteri gotici orientali di Steinbrunn, Nikitsch, Erpersdorf e Rohrendorf, in Austria, e nei cimiteri di Fiesolee San Giusto in Italia.
Nei cimiteri tardoantichi, soprattutto della Puglia centro-settentrionale è possibile imbattersi in resti scheletrici di individui di provenienza centro-asiatica e di stirpe mongolica, presumibilmente legati sia alle vicende della guerra greco-gotica come mercenari unni e massageti degli eserciti imperiali (Ammiano Marcellino, Jordanes, Procopio di Cesarea), che alla successiva invasione longobarda della penisola italiana.
A quest’ultima sono intimamente legate le vicende di Altzek, duca dei proto-bulgari ed in seguito Gastaldo longobardo, che si insediò con il suo clan nei territori limitrofi alla Puglia settentrionale (Paolo Diacono; Arslan, 2000; Ceglia e Marchetta, 2012; Genito, 1998, Tufarulo, 2007).Strettamente connesso all’ingresso dei popoli della steppa (Unni, Avari) in Europa dal V secolo fino al VII, è il rinvenimento, nei cimiteri tardoantichi, di individui dalle caratteristiche scheletriche riconducibili a popolazioni mongoliche.
In tal senso ci si riferisce al cranio corto e largo (brachicrania), al frontale stretto rispetto alla larghezza cranica (stenometopia) all’appiattimento del volto frontalmente (platopia), alla morfologia delle ossa zigomatiche, proiettate lateralmente
Tali caratteristiche possono anche presentarsi miscelate con quelle caucasoidi in tutta una gradazione di espressioni, a causa dei numerosi incroci tra i popoli della steppa di ceppo turco-altaico con le popolazioni slave, germaniche e latine sottomesse.
Rientrerebbero in tale fenomeno i reperti scheletrici rinvenuti negli ultimi anni in cimiteri tardoantichi della Puglia e del Molise e riferibili ad elementi allogeni:
Il rinvenimento di tre soggetti con caratteristiche pienamente mongoliche a Canosa, da tombe esplorate in località Piano di San Giovanni (V-VII sec. d.C.) e San Pietro (VII sec.d.C.);
un individuo recuperato in una tomba da Herdonia, situata all’interno di un edificio del quartiere di Età Tardoantica (IV-VI sec. d.C.);
tre individui rinvenuti nel sito archeologico tardoantico di San Giusto (Lucera) (VI sec. d.C.);
un individuo proveniente dal cimitero tardo-imperiale di Vagnari (Gravina in Puglia)(III sec. d.C.) (il cui mDNA e il rapporto isotopico dell’O16/O18 ha evidenziato la sua provenienza dall’Asia centrale);
le tombe con cavallo della necropoli di Vicenne-Campochiaro (Campobasso, Molise) (VII sec. d.C..) che si riferiscono ad un contesto etnico avaro.
Tra le caratteristiche craniologiche e craniometriche utilizzate per discriminare le popolazioni caucasoidi da quelle mongoloidi, si considerano l’angolo naso-malare (mis. 77 di MS), le misure 8 e 9 di MS, la presenza di incisivi a pala, la platopia, la presenza di ossa wormiane, la non visibilità della finestra ovale dal meato acustico esterno.
Queste caratteristiche si presentano, a carico delle serie scheletriche attribuibili alle popolazioni della steppa (Unni, Avari), qualche volta tutte insieme, ma più spesso miscelate in una gradazione di espressioni individuali.
Bisogna attendere l’Alto Medioevo per documentare, nei cimiteri pugliesi, la presenza di individui dalle caratteristiche berberiche e negroidi, giunti in Puglia in seguito alle conquiste territoriali saracene e alle vicende dell’emirato di Bari (847-871 d.C.) (Musca, 1992)(siti archeologici di Casamassima, Chiesa Matrice, scavi 1996, Monopoli Palazzo Rendella scavi 1990)
La presenza di berberi viene documentata, nei secoli successivi, sia per motivi commerciali che per il commercio di schiavi Agareni, nota nel territorio di Bari (Iorio, 1994) (sito archeologico di Lama Misciano scavi 1990).
Giungono dall’Africa individui dalla pelle nera anche a cavallo del XVII –XVIII secolo della nostra era, probabilmente come schiavi e famigli delle famiglie spagnole che albergano nei principali centri della nostra regione di quel periodo (siti archeologici di San Leucio, Bitonto, scavi 1990, e ipogeo di San Quirico, Cisternino, scavi 1995).
Il patrimonio della biodiversità umana nella nostra regione viene ulteriormente arricchito dalle vicende del Basso Medioevo (XIV–XV secolo), in coincidenza con le dominazioni Angioina e Aragonese.
Le indagini antropologiche del cimitero del sito archeologico di Torre di Castiglione documentano le tracce di un flusso genetico di probabile origine franco-provenzale, legato presumibilmente al fenomeno del cosiddetto “incastellamento angioino”.
Dalla fine del XV secolo le scorrerie marinare piratesche e l’espansione militare turco-ottomana in Europa causarono la fuga delle popolazioni slave, montenegrine ed albanesi dai balcani e il loro ingresso nel nostro territorio.
Infine, ultima ma non meno importante causa di biodiversità dei pugliesi, il flusso genico degli Ebrei Sefarditi in fuga dalla Santa Inquisizione di Spagna e Portogallo, che ripararono massivamente in Italia (dalla fine del XV sec.d.C.)…
- Introduzione (APS Polyxena) - “Come” si presentano le ossa? Le tombe della Chiesa dell’Annunzia... more - Introduzione (APS Polyxena)
- “Come” si presentano le ossa? Le tombe della Chiesa dell’Annunziata (Dott.ssa Francesca Baldassarre)
- “Perché” si studiano le ossa? Metodologie di studio (Dott.ssa Emanuela Bertini)
- Da “dove” vengono? Distanze biologiche, luoghi d’origine e migrazioni (Fabrizia Andriani)
- “Cosa” è scritto nelle ossa? Biologia e patocenosi (Prof. Sandro Sublimi Saponetti, Dott.ssa Valentina Argeri)
- A “chi” appartengono le ossa? Il Signore di Castiglione (Dott.ssa Ginevra Panzarino)
Manual 3D reconstruction, according to the protocol of Manchester, the face of a male individual ... more Manual 3D reconstruction, according to the protocol of Manchester, the face of a male individual of mature age and lived at Canosa (BAT, south Italy) in the third century B.C. and found in a tomb in the Baptistery of San Giovanni, already the subject of anthropological studies. The reconstruction part from a cast resin of the skull original acquisition realized through 3D laser scanner and by means of a rapid prototyping system. Modelled on the soft parts are affixed to the face with the emphasis on facial muscles, after determination of the thickness in the craniometric points, using the technique of facial reconstruction Forensic Anthropology employed. The material in question consists of ocular prostheses, clay, polymer clay (cernit) and wooden sticks.
Sabato 25 Marzo 2017, alle ore 18:00, l'Associazione Polyxena inaugura il percorso espositivo "Un... more Sabato 25 Marzo 2017, alle ore 18:00, l'Associazione Polyxena inaugura il percorso espositivo "Una finestra sulla storia - il cavaliere di Castiglione", presso le sale dell'ex-convento di San Benedetto a Conversano. In occasione dell'apertura al pubblico di questo nuovo contenitore culturale del Comune sarà presentata, in anteprima assoluta, la ricostruzione del volto del cavaliere di Castiglione, frutto del lavoro del Laboratorio di Antropologia dell'Università di Bari.
Dopo più di 500 anni "riprenderanno vita" i tratti di un uomo d'arme vissuto fra il XIV e il XV secolo, a cui è stato possibile dare un volto a seguito del rigoroso studio antropologico, svolto dai membri della equipe tecnico-scientifica coordinata dal Prof. Sandro Sublimi. La ricostruzione fa parte dei risultati della ricerca scientifica sul materiale osteologico rinvenuto nelle sepolture, durante l’indagine archeologica svolta alla fine degli anni '90, in località Castiglione, a 5 km da Conversano. La mostra presenterà i risultati scaturiti dalle indagini e degli studi compiuti finora, per svelare i misteri degli ultimi abitanti di Castiglione, sito abbandonato alla fine del XV secolo.
"Una finestra sulla storia" vuole essere anche l'occasione per presentare quelle metodologie in grado di fornirci indicazioni sulla vita quotidiana dei nostri antenati: dalla storia dell'arte all'archeologia, dalle scienze della natura alle tecnologie innovative in grado di fornire quelle informazioni, utili a comprendere le vicissitudini che nel tempo hanno coinvolto questo angolo di Puglia. Le ricerche condotte sull'antico abitato di Castiglione possono così narrarci come, nel tempo, si sia formata l'identità di un territorio, nel contesto del sud-est barese, dove tanto importante è il connubio fra natura e cultura. A cavallo fra vicende storiche e divulgazione scientifica, il percorso è importante anche per fornire nuove attrattive in ambito turistico.
Il percorso espositivo sarà ospitato in modo temporaneo nelle sale appena rese fruibili dal Comune, al primo piano dell'ex-convento di San Benedetto. Fra i partner di progetto coinvolti, sono presenti professionalità afferenti all'Università e al Politecnico di Bari, all'Università di Pisa, al dipartimento di Archeologia e storia dell'Università di Melbourne, all'Ente Ospedaliero I.R.C.C.S. "De Bellis" di Castellana Grotte, oltre a docenti di scultura, esperti nei settori dell'innovazione tecnologica, della ricerca storica e in scienze della natura, con il fondamentale ausilio del comparto privato che ha fornito i supporti utili alla ricostruzione del volto.
A partire dal 1 Aprile, inoltre, l'esposizione sarà arricchita da momenti pomeridiani di approfondimento, incontri e laboratori che avranno come oggetto le tematiche affrontate nel lavoro di ricerca.
Catalogo della Mostra: "Aspetti del periodo medievale in Venosa e nel suo territorio." , 1995
Allestimento di una sala del Museo Archeologico Statale di Altamura con la realizzazione di 4 ve... more Allestimento di una sala del Museo Archeologico Statale di Altamura con la realizzazione di 4 vetrine con reperti ossei umani ed animali e di 9 posters esplicativi sui risultati degli studi antropologici ed archeozoologici del giacimento eneolitico della grotta.
Allestimento della sezione antropologica della mostra nel Museo Civico Archeologico di canosa in ... more Allestimento della sezione antropologica della mostra nel Museo Civico Archeologico di canosa in Puglia (Bari).
Officina del tempo. Esperienze innovative alla scoperta di un Medioevo multietnico in terra di Bari., 2019
Una piccola rivoluzione per proporre un'idea dell'archeologia e dell'antropologia più vicina alla... more Una piccola rivoluzione per proporre un'idea dell'archeologia e dell'antropologia più vicina alla gente grazie al supporto della tecnologia. È questa l'idea di fondo del progetto Officina del Tempo di ArcheoExplora e FabLab Poliba, che sarà presentato questo pomeriggio al Fablab Poliba, in viale delle Nazioni, a Bitonto, nella zona artigianale.
Un modo per sperimentare esperienze innovative alla scoperta di un Medioevo multietnico in terra di Bari, attraverso i 7 laboratori interattivi con cui sarà possibile entrare a far parte del pool di ricerca impegnato nell'ambizioso obiettivo di ricostruire, partendo dai resti trovati nella sua sepoltura, il volto e la vita di una vera donna, vissuta in epoca medievale e sepolta a Lama Misciano, tra Bitonto e Modugno.
Le attività laboratoriali, pensate sia per i grandi che per i più piccoli, sono aperte a tutti in maniera gratuita e le prenotazioni sono partite già alcuni giorni fa.
Sette, come detto, i laboratori previsti:
quello di Antropologia (1° sessione ore 16.00 e 2° sessione ore 19.00), che è un'esperienza diretta di ricostruzione del profilo biologico sui resti scheletrici rinvenuti;
quello di Ricostruzione Manuale, pratiche di ricostruzione manuale del volto attraverso lo studio attento dei resti scheletrici;
quello di Fotogrammetria, durante il quale si effettua la scansione tridimensionale dei resti della sepoltura mediante fotogrammetria digitale;
quello di Realtà Virtuale, in cui si potranno vivere esperienze di virtual reality in ambiente archeologico;
quello di ArcheoGiochiamo, riservato ai più piccoli, impegnati in vere e proprie esperienze di scavo archeologico;
quello di Stampa in 3D, di manifattura digitale con stampanti 3D a FDM e SLA per la riproduzione dei resti scheletrici;
quello di Illustrazione Digitale, su fondamenti di grafica e pittura digitale applicate al tema del cranio su postazione Wacom Cintiq.
«L'idea di organizzare un open day di archeologia – spiega Michaela Ciocia, archeologa bitontina di ArcheoExplora – nasce dalla volontà di sfatare un preconcetto, perchè solo attraverso un approccio multidisciplinare l'archeologo può ricostruire in maniera verosimile il passato. Lo scopo è accendere l'attenzione su contesti archeologici finora trascurati, come il caso di Lama Misciano. L'obiettivo è però lo stesso: valorizzare, tutelare e conservare la memoria storica e territoriale».
«Qui al FabLab – tiene a precisare il professor Nicola Parisi, direttore del Centro Tecnologico di Fabbricazione Digitale FabLab Poliba - intendiamo aggiornare gli statuti tradizionali del sapere. Per questo è stato un grande piacere lavorare sull'antropologia: crediamo che qualsiasi disciplina scientifica debba andare verso il futuro attraverso i nuovi strumenti del mondo digitale».
Il progetto sarà presentato nel dettaglio, come detto, oggi pomeriggio, a partire dalle 16, in una conferenza aperta a tutti alla quale interverranno Michele Abbaticchio - sindaco della città di Bitonto, il professor Eugenio Di Sciascio - Magnifico Rettore del Politecnico di Bari e Luigi La Rocca - soprintendente SAPAB della Città Metropolitana di Bari. Seguiranno gli interventi del professor Nicola Parisi - Politecnico di Bari, del professor Sandro Sublimi - Università degli Studi di Bari, della dottoressa Elena Dellù - SAPAB Città Metropolitana di Bari, della dottoressa Michaela Ciocia - Archeoexplora, e del professor Maurizio Michilli - Università di Sassari.
"Officina del Tempo" nasce da un'idea dell'associazione Archeoexplora e del Centro Tecnologico Fablab Poliba, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica e delle Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Bari, il Comune di Bitonto, il Laboratorio di Antropologia dell'Università degli Studi di Bari e libere professionalità.
La caduta dell’Impero Romano d’Occidente e la successiva fase delle invasioni germaniche, provoc... more La caduta dell’Impero Romano d’Occidente e la successiva fase delle invasioni germaniche, provocò nella regione la comparsa di flussi genici di provenienza europea settentrionale, ma anche orientale, questi ultimi legati all’annessione della Puglia come provincia di Bisanzio e alla contemporanea espansione demografica dei popoli slavi che dal centro-Europa si diffusero a macchia d’olio nei territori balcanici.
Presso alcune popolazioni germaniche orientali esisteva una pratica rituale consistente nel deformare il cranio attraverso fasciature e legature dello stesso in età infantile. A causa di tale deformazione la testa si sviluppava maggiormente in altezza o in lunghezza, ed i tratti somatici, per via degli effetti sulla fronte, gli zigomi e gli occhi, assumevano un effetto di mongolizzazione. Ma cosa spingeva Longobardi, Ostrogoti, Burgundi a far adattare ai propri bambini caratteri mongolici, a renderli “diversi” dagli altri? Probabilmente tale rituale affondava le sue origini al periodo in cui tali popolazioni erano sotto il dominio dell’impero unno, in un tentativo, da fedeli sudditi, di somigliare fisicamente, ai loro dominatori. Un’altra modalità di deformazione del cranio, di intensità mediocre e tipica dei Goti orientali, si otteneva avvolgendo con delle bende la testa degli individui in età evolutiva. Le caratteristiche morfologiche craniche causate da questo tipo di deformazione sono: La forma a sella della sutura coronale, la repentina salienza del vertex, l’appiattimento della parte superiore dell’occipitale. Inoltre, connesso a tale deformazione è l’allargamento dell’osso zigomatico con una lieve mongoloidizzazione di tutto il viso. Tale pratica è attestata nei cimiteri gotici orientali di Steinbrunn, Nikitsch, Erpersdorf e Rohrendorf, in Austria, e nei cimiteri di Fiesole e San Giusto in Italia.
Nei cimiteri tardoantichi, soprattutto della Puglia centro-settentrionale è possibile imbattersi in resti scheletrici di individui di provenienza centro-asiatica e di stirpe mongolica, presumibilmente legati sia alle vicende della guerra greco-gotica come mercenari unni e massageti degli eserciti imperiali (Ammiano Marcellino, Jordanes, Procopio di Cesarea), che alla successiva invasione longobarda della penisola italiana. A quest’ultima sono intimamente legate le vicende di Altzek, duca dei proto-bulgari ed in seguito Gastaldo longobardo, che si insediò con il suo clan nei territori limitrofi alla Puglia settentrionale (Paolo Diacono; Arslan, 2000; Ceglia e Marchetta, 2012; Genito, 1998, Tufarulo, 2007).
Gli individui con caratteristiche scheletriche mongoliche mostrano il cranio corto e largo (brachicrania), il frontale stretto rispetto alla larghezza cranica (stenometopia), l’appiattimento del volto frontalmente (platopia) e le ossa zigomatiche proiettate lateralmente. Tali caratteristiche possono anche presentarsi miscelate con quelle caucasoidi in tutta una gradazione di espressioni, a causa dei numerosi incroci tra i popoli della steppa di ceppo turco-altaico con le popolazioni slave, germaniche e latine sottomesse. Rientrerebbero in tale fenomeno i reperti scheletrici rinvenuti negli ultimi anni in cimiteri tardoantichi della Puglia e del Molise e riferibili ad elementi allogeni: Il rinvenimento di tre soggetti con caratteristiche pienamente mongoliche a Canosa, da tombe esplorate in località Piano di San Giovanni (V-VII sec. d.C.) e San Pietro (VII sec.d.C.); un individuo recuperato in una tomba da Herdonia, situata all’interno di un edificio del quartiere di Età Tardoantica (IV-VI sec. d.C.); tre individui rinvenuti nel sito archeologico tardoantico di San Giusto (Lucera) (VI sec. d.C.); un individuo proveniente dal cimitero tardo-imperiale di Vagnari (Gravina in Puglia)(III sec. d.C.) (il cui mDNA e il rapporto isotopico dell’O16/O18 ha evidenziato la sua provenienza dall’Asia centrale); le tombe con cavallo della necropoli di Vicenne-Campochiaro (Campobasso, Molise) (VII sec. d.C..) che si riferiscono ad un contesto etnico avaro. Tra le caratteristiche craniologiche e craniometriche utilizzate per discriminare le popolazioni caucasoidi da quelle mongoloidi, si considerano l’angolo naso-malare (mis. 77 di MS), le misure 8 e 9 di MS, la presenza di incisivi a pala, la platopia, la presenza di ossa wormiane, la non visibilità della finestra ovale dal meato acustico esterno. Queste caratteristiche si presentano, a carico delle serie scheletriche attribuibili alle popolazioni della steppa (Unni, Avari), qualche volta tutte insieme, ma più spesso miscelate in una gradazione di espressioni individuali. Bisogna attendere l’Alto Medioevo per documentare, nei cimiteri pugliesi, la presenza di individui dalle caratteristiche berberiche e negroidi, giunti in Puglia in seguito alle conquiste territoriali saracene e alle vicende dell’emirato di Bari (847-871 d.C.) (Musca, 1992)(siti archeologici di Casamassima, Chiesa Matrice, scavi 1996, Monopoli Palazzo Rendella scavi 1990) La presenza di berberi viene documentata, nei secoli successivi, sia per motivi commerciali che per il commercio di schiavi Agareni, nota nel territorio di Bari (Iorio, 1994) (sito archeologico di Lama Misciano scavi 1990). Giungono dall’Africa individui dalla pelle nera anche a cavallo del XVII –XVIII secolo della nostra era, probabilmente come schiavi e famigli delle famiglie spagnole che albergano nei principali centri della nostra regione di quel periodo (siti archeologici di San Leucio, Bitonto, scavi 1990, e ipogeo di San Quirico, Cisternino, scavi 1995)
Torre Alemanna (Cerignola, Foggia) è un complesso fortificato con una chiesa-torre, che fu possed... more Torre Alemanna (Cerignola, Foggia) è un complesso fortificato con una chiesa-torre, che fu possedimento dei Cavalieri Teutonici (Ordo fratrum domus hospitalis S. Mariae Teutonicorum in Jerusalem) dal 1231 al 1480.
E' menzionato, nel 1334, dal Codice Diplomatico Barlettano, in cui si fa riferimento ad una "via qua itur a Turri de Alamagnis".
Scavi archeologici a cura della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia, tra gli anni 2000 e 2008 hanno intercettato delle sepolture riferibili ad un preciso inquadramento cronologico e localizzate all'interno ed all'esterno della chiesa. Il progetto prevede lo studio del campione scheletrico degli scavi 2007-2008 nell’ AMB. 5: in questo vano, diviso dal muro USM 8, l’area cimiteriale occidentale consta di alcune sepolture, realizzate in fossa terragna, scavate direttamente sul banco roccioso e datato tra XIII e XIV sec.
Il progetto prevede lo studio antropologico e paleopatologico dei resti scheletrici recuperati prestando particolare attenzione all'incidenza dei MOS e alle traumatologie che possano mettere in relazione tali individui alla pratica dell'equitazione e della guerra.
I dati craniometrici e craniologici saranno oggetto di confronti con serie scheletriche sincroniche regionali, italiane ed europee, tenendo conto delle indicazioni storico-geografiche, attraverso metodiche di analisi multivariata quali la shape distance, i dendrogrammi e la PCA, finalizzati alla ricerca dell'Ancestry Assessment.
Inoltre sarà effettuata una ricostruzione delle abitudini alimentari del gruppo umano in studio tramite analisi spettrometriche dei resti ossei e la ricerca di acidi nucleici nei calcoli di tartaro dentario.
by Emanuela Bertini, Sandro Sublimi Saponetti, Francesco Granito, Fabrizia Andriani, Ilaria Vigliarolo, Alessandra Bacci, Giulia Perrino, Luigi Spezzacatene, Ginevra Panzarino, cristina valdiosera, and Alessio Vovlas
Manual 3D reconstruction, according to the protocol of Manchester, the face of a male individual ... more Manual 3D reconstruction, according to the protocol of Manchester, the face of a male individual of mature age and lived at Torre di Castiglione (Conversano, Bari, south Italy) in XV century A.C. and found in a tomb in the Chapel of Santa Annunziata Church, already the subject of anthropological studies. The reconstruction part from a cast resin of the skull original acquisition realized through T.A.C. and by means of a rapid prototyping system. Modelled on the soft parts are affixed to the face with the emphasis on facial muscles, after determination of the thickness in the craniometric points, using the technique of facial reconstruction Forensic Anthropology employed. The material in question consists of ocular prostheses, clay, polymer clay (cernit) and wooden sticks.The face artefact made in resin of the Lord of Castiglione will eventually be handed to the City Council of Conversano and then be exposed at the local Archaeological Museum.
by Sandro Sublimi Saponetti, Fabrizia Andriani, Emanuela Bertini, Giacomina Adriana de Musso, Marco Vito Guglielmi, Grazia Sassanelli, Paolo Perfido, vito Cascione, Aldo Cavallini, Ilaria Vigliarolo, cristina valdiosera, Giulia Perrino, Luigi De Pascale, and L'Abbate Vito
Società di Storia Patria per la Puglia. Quaderni della Sezione Sudest Barese. Studi in memoria di Claudio Andrea L'Abbate, 2, a cura di Giulia Perrino e Sandro Sublimi Saponetti, Dec 2017
Un villaggio abbandonato circa cinquecento anni fa, un'indagine antropologica sui resti scheletri... more Un villaggio abbandonato circa cinquecento anni fa, un'indagine antropologica sui resti scheletrici di un uomo vissuto in quel villaggio tra XIV e XV secolo, una proposta metodologica multidisciplinare e interdisciplinare per riflettre su temi, modelli e processi virtuosi di conoscenza e valorizzazione dei beni culturali. Questi gli ingredienti del volume, che presenta i risultati degli studi effettuati da un nutrito e articolato gruppo di ricerca, teso a ricostruire la storia, l'ambiente, i costumi e la società di un centro rurale della Puglia basso medievale nel delicato momento di passaggio tra l'età angioina e l'età aragonese.