Luciano Catalioto | University of Messina (original) (raw)
Books by Luciano Catalioto
La zecca di Zankle, nel cui sito insiste, senza soluzione di continuità, l'odierna città di Messi... more La zecca di Zankle, nel cui sito insiste, senza soluzione di continuità, l'odierna città di Messina, fu una delle prime operanti in epoca greca, già nel VI sec. a.C., quando coniava la celebre moneta in argento con un delfino entro una falce.
Il Vescovato di Lipari-Patti in età normanna (1088-1194). Politica, economia, società in una sede monastico-episcopale della Sicilia, Collana di testi e studi storici, fondata da Carmelo Trasselli e diretta da Salvatore Tramontana, vol. 12, Editore Intilla, Messina, pp. 9-346. [ISBN: 9788897868026], 2007
Al mio maestro Enrico Pispisa 8 9 AVVERTENZA BIBLIOGRAFICA A) Nelle note al testo, nei regesti de... more Al mio maestro Enrico Pispisa 8 9 AVVERTENZA BIBLIOGRAFICA A) Nelle note al testo, nei regesti dei documenti inseriti in appendice e nei riferimenti bibliografici, il fondo dell'Archivio Capitolare di Patti è indicato con la sigla ACP e le sezioni in cui è suddiviso il materiale documentario, sono così abbreviate: AGN (Contrada di Sant'Agna o Agnina); AS (Alcuni stabili); BAR (Censo perpetuo di cinque onze sulla paricchia di terre di San Bartolomeo nel territorio di Mazara); BEL (Contrada dei Provinciali o Provenzali o Belfiore); BOS (Libro dei boschi); C6 (Censo perpetuo di sei onze sul mulino della Rocca ed il mulino distrutto chiamato della Ferraria); C10 (Censo perpetuo di dieci onze sul fego, olim casale, del Monaco, nel territorio di Trapani ed una bottega in detta città); CAR (Contrada dei Carcatizzi); CDC (Contrade del Castello dentro e fuori la città); CEN (Altri censi dovuti su vari predii in diverse contrade in virtù di un solo contratto come appare nei libri dei censi di Patti); CGE (Censo perpetuo di sessanta onze che paga il marchese di Geraci sui feghi di Sant'Elia e San Pietro, la montagna del Monaco e mercato dell'Agliastro nel territorio di Castelbuono e Pollina); CGI (Censi delle terre di Gioiosa Giardia, San Salvatore e Librizzi); COC (Casale del Coco); COS (Contrada della Valle di Sant'Antonio o Cosentini); COT (Fego di Coturi, nel territorio di Patti); CPC (Censo perpetuo di sei tarì d'oro sopra un tenimento di case a Catania e Palermo); CPT (Castello di Patti e fortezza del Tindaro); CPZ (Carpettazza); CRE (Contrada del Creato o Monte); CRO (Fego di Santa Croce la vecchia, nel territorio di Piazza); CSL (Contrada del Casalotto); CSN (Abbazia di Santa Marina della Castanea); DOG (Dogana di mare e di terra di Patti, Montagna e Sorrentini con i suoi membri e pertinenze); DS (Diplomata soluta); DV (Diplomata varia); ES (Esenzioni della Chiesa di Patti e suoi ministri, gabellotti ed altri); F I/II (Fondazione, unione e divisione dei monasteri e poi vescovadi di Lipari e Patti con loro beni, privilegi, giurisdizioni, preminenze, esenzioni ed altre cose più speciali concesse e occul-tate, consistenti in tomi due); FIC (Fego di Ficirò o Focerò e fego di San Papino con relativi censi, decime e giurisdizioni); FIU (Contrada di Fiumicello); FRA (Contrada di San Francesco); GEN (Contrada dei Genovesi e Valle di Sant'Ippolito); GIA (Contrada di San Giacomo); INC (Contrade incerte); IPP (Quartiere e valle di Sant'Ippolito e piazza pubblica); LOR (Contrada di San Lorenzo); MAR (Contrada di San Martino); MAU (Fego di Mauli, nel territorio di Vizzini); MCR (Contrada del Monte e della Croce); MIS (Censo perpetuo di sei onze sul convento della Misericordia in Palermo e pretenzioni su altre case e botteghe); MISC (Miscellanee spettanti alle terre di Gioiosa Guardia, San Salvatore e Librizzi e loro boschi); MOD (Fego di Modichetta, nel territorio di Mineo); MOL (Molino di Mezzo e dell'Ill.mo); MON (Fego, olim casale, del Monaco nel territorio di Nicosia e censo perpetuo di quindici onze su un mulino e terre dentro detto fego per il salto dell'acqua); MOS (Contrada del Mostaccio o fiumicello di Roccabianca); MUL (Terre del Mulino della Croce e del trappeto dei cannameli nel territorio di Patti); NIC (Contrada di San Nicolò La Mendola, San Nicolò Lo Borgo e quartiere di San Nicolò); OL (Censo perpetuo di cinque onze sulla tonnara di Oliveri); OR (Origine delle terre di Gioiosa Guardia, San Salvatore e Librizzi); PAL (Fego di Santa Maria dei Palazzi, nel territorio di Tusa, con la sua chiesa e quella di Santa Venera, e relative collazioni, pertinenze, giurisdizioni, censi e preminenze); PAO (Contrada di San Paolo); PIA (Contrada dei Piani); PIE (Fego di San Pietro la fiumara seu porcaria, nel territorio di Castronovo e sua chiesa, censuali, giurisdizione e mero e misto imperio); PRA (Contrada del Prato); PV (Pretenzioni varie); ROC (Tonnara di Roccabianca); SAL (Alcuni censi nella terra e territorio del Salvatore); SCA (La Scala, Tindaro e sua Montagna, La Valle, le Tre Aie ed il fego della Lupa con loro censi, decime e altre pertinenze); TRU (Contrada del Fiume di Patti o Trugiano); VEN (Contrada di Santa Venera presso Librizzi); VUL (contrada delle Culture o Vulcanello); ZOP (Mare degli Zoppardini). B) Gli autori e le opere che ricorrono con maggiore frequenza nelle note al testo, nei regesti dei documenti inseriti in appendice e nei riferimenti bibliografici sono citati in forma abbreviata secondo il seguente criterio:
Papers by Luciano Catalioto
Le carte messinesi dell'Archivio Ducale Medinaceli di Toledo, 2017
Dal momento che, scopo precipuo di questo contributo è quello di presentare alcuni documenti, par... more Dal momento che, scopo precipuo di questo contributo è quello di presentare alcuni documenti, particolarmente rilevanti, nella forma e nei contenuti, per indagini di più ampio respiro su molti aspetti «mediterranei» del regnum Siciliae, sarebbe superfluo e forviante dettagliare il quadro storico che fornì la cornice alla sottrazione del ricco patrimonio documentario. D'altra parte, molti accademici e dotti cultori, specialisti delle vicende siciliane d'età moderna ma anche, nello specifico, dei documenti medievali «perduti e ritrovati», hanno offerto ampia testimonianza delle congiunture storiche che accompagnarono gli anni della rivolta antispagnola messinese 1 . Pare, tuttavia, opportuno delineare in estrema sintesi le vicende internazionali che stravolsero la vita isolana negli anni Settanta del Seicento, portando peraltro al drammatico «despojo de los privilegios de Mecina» del 9 gennaio 1769, vicenda che, nel nostro caso, appare invece tutt'altro che marginale e molto ben documenta nelle ricerche degli ultimi decenni, cui di seguito si dara maggior conto 2 .
Il tema di questo intervento, stimolato senz'altro dall'importante e multiforme studio sulle Zecc... more Il tema di questo intervento, stimolato senz'altro dall'importante e multiforme studio sulle Zecche del nostro Paese e sulla loro valenza in una prospettiva "unitaria", edito nel 2011 dall'Istituto Poligrafico di Stato 1 , si collega ad un'indagine politica e socio-economica sul regno meridionale che, ormai da decenni, è oggetto di fecondo dibattito da parte di storici, economisti e storici del diritto. Basti citare le dense pagine che all'analisi delle dinamiche sociali nella città medievale di Messina sono state dedicate nei trascorsi decenni da studiosi quali Enrico Pispisa, Federico Martino, Andrea Romano, Carmela Maria Rugolo, Carmen Salvo e molti altri, tra i quali e innanzi tutto l'acuto ed infaticabile Salvatore Tramontana 2 . 1 L. travaini, Le zecche italiane fino all'Unità, 2 voll., Roma 2011. Si veda d. castrizio -L. cataLioto, Messina (fino al 1678), in ivi, I, pp. 1122-32. 2 C. M. rugoLo, Ceti sociali e lotta per il potere a Messina nel secolo XV. Il processo a Giovanni Mallono, Messina 1990. C. saLvo, Giurati, feudatari e mercanti. L'élite urbana a Messina tra Medio Evo e Età Moderna, Roma 1995 e Una realtà urbana nella Sicilia medievale. La società messinese dal Vespro ai Martini, Roma 1997. F. Martino, «Messana nobilis Siciliae caput». Istituzioni municipali e gestione del potere in un emporio del Mediterraneo, in AA.VV., Messina. Il ritorno della memoria, Palermo 1994, pp. 346 sgg. A. roMano, "Legum doctores" e cultura giuridica nella Sicilia aragonese, Milano, 1984; Cultura e istituzioni nella Sicilia medievale e moderna, a cura di Id., Soveria Mannelli (CZ) 1992 e id., Società e cultura giuridica nella Sicilia del Quattrocento, in Istituzioni, diritto e società in Sicilia, a cura di Id., Messina 1988, pp. 7 sgg. Numerosi gli studi di Enrico pispisa che hanno gettato viva luce in questo campo, a cominciare da Messina nel Trecento. Politica, economia, società (Messina 1980) e procedendo con le ricerche condotte negli anni successivi, come Coscienza familiare ed egemonia urbana. Milites, meliores e populares a Messina fra XII e XIV secolo, oggi contenute in Medioevo Fridericiano e altri scritti (Messina 1999), ma anche in altre opere complessive, quali E. pispisa -C. trasseLLi, Messina nei secoli d'oro. Storia di una città dal Trecento al Seicento (Messina 1988). La vasta ed articolata produzione storiografica di Salvatore traMontana è consultabile nella recente raccolta antologica dei suoi scritti, Le parole, le immagini, la storia. Studi e ricerche sul Medioevo, a cura di C.M. Rugolo, 3 voll., Messina MMXII. Luciano Catalioto
Luciano Catalioto, Il “Cammino” di Antonio da Padova (1221) e Messina in Età sveva (1194-1266), in «Galleria», Supplemento, Anno II, n° 2 (gennaio-giugno 2021), pp. 51-65. [ISSN 2724-2544; ANVUR E257320], 2021
Bullettino DELL’ISTITUTO STORICO ITALIANO PER EVO 120 , 2018
La «Storia di Manfredi» di August Karst . La critica storica sincrona e la sua lettura nel XX sec... more La «Storia di Manfredi» di August Karst . La critica storica sincrona e la sua lettura nel XX secolo.
Il quadro complessivo del saggio di August Karst, che è possibile trarre dai giudizi di storici coevi quali Bene-detto Croce, Karl Hampe e Thomas Frederick Tout, offre una visione chiara delle valenze e di molte discrepan-ze nell’inquadramento della complessa vicenda manfrediana, ma allo stesso tempo inserisce il lettore nella temperie culturale e politica dell’epoca. Tra Otto e Novecento la produzione storiografica germanica è, di fatto, fortemente condizionata dal serrato confronto ideologico tra Piccoli e Grandi tedeschi, dall’influsso della scuola prussiana di Johann Gustav Droysen, dalla fondazione del Reich dopo la guerra franco-prussiana del 1870 e dagli appetiti imperialistici manifestati in maniera pericolosa dopo l’assunzione al trono di Guglielmo II (1888). In antitesi con la serena visione di storici come Friedrich Schirrmaker -e senza dubbio condizionato dal giudizio negativo espresso da Jamsilla su Manfredi-, Karst vede con sospetto ogni attentato all’Impero, giudica Manfredi un traditore e considera gli italiani infidi, ponendosi all’origine di quelle aberrazioni nazionalrazzistiche che avrebbero sorretto ideologicamente l’affermazione del nazionalsocialismo hitleriano. In definitiva, gli anni Novanta dell’Ottocento costituiscono l’obbligato punto di partenza di un disegno di storia della storiografia del Novecento e la storia di Manfredi, edita da Karst nel 1897, rappresenta in tal senso una tessera particolarmente indicativa che, oggi più che mai, è opportuno riconsiderare.
The «History of Manfredi» by August Karst. Historical synchronic criticism and its reading in the 20th century.
The overall picture of August Karst's essay, which can be drawn from the opinions of contemporary historians such as Benedetto Croce, Karl Hampe and Thomas Frederick Tout, offers a clear vision of the valences and of many discrepancies in the framework of the complex Manfredian affair, but at the same time inserts the reader into the cultural and political climate of the time. Between the nineteenth and twentieth centuries Germanic hi-storiographical production is, in fact, strongly influenced by the tight ideological confrontation between Small and Large Germans, the influence of the Prussian school of Johann Gustav Droysen, the Reich foundation after the Franco-Prussian war of 1870 and imperialistic appetites manifested in a dangerous way after the assumption of the throne of William II (1888). In antithesis with the serene vision of historians like Friedrich Schirrmaker - and undoubtedly conditioned by the negative judgment expressed by Jamsilla on Manfred - Karst sees with suspicion every attack on the Empire, judges Manfredi a traitor and considers the Italians treacherous, placing himself at the origin of those national-racial aberrations that would have ideologically supported the affirmation of Hitler's national socialism. Ultimately, the nineties of the nineteenth century constitute the obligatory starting point of a drawing of history of the historiography of the twentieth century and the history of Manfred, published by Karst in 1897, represents in this sense a particularly indicative card that, today more than never, it is advisable to reconsider.
«Mediaeval Sophia», Studi e ricerche sui saperi medievali, E-Review semestrale dell’Officina di Studi Medievali, 14 (luglio-dicembre 2023), [ISSN: 1970-1950] , 2023
La conquista normanna della Sicilia si sarebbe conclusa con la presa di Noto nel 1091, a distanza... more La conquista normanna della Sicilia si sarebbe conclusa con la presa di Noto nel 1091, a distanza di trent’anni dallo sbarco presso Messina di Ruggero d’Altavilla, con una campagna complessa e arti-colata, dal momento che di fronte alla limitata schiera degli invasori vi era una popolazione intera formata da greci-ortodossi e musulmani. La presenza greca, così radicata nella Sicilia al di qua del Salso, rappresentò un dato strutturale di grande rilevanza per la prima azione di cristianizzazione promossa dal Granconte, che nell’arco di pochi anni ripristinò o fondò ex novo decine di cenobi ba-siliani, nei territori in cui aveva precocemente creato le estese diocesi di Lipari, Patti, Catania e Santa Maria de Scalis. Il giuramento prestato a Melfi nel 1059 da Roberto d’Altavilla a Niccolò II avrebbe impegnato gli Altavilla a intraprendere una progressiva latinizzazione, affidata principalmente al clero franco-latino, ma che fu rafforzata da interventi di normalizzazione demica con l’immigrazione di folte schiere di cosiddetti Lombardi, inizialmente Aleramici, provenienti principalmente dal Monferrato al seguito di Adelasia Incisa del Vasto e del fratello Enrico, che avrebbero dato vita a molti insediamenti Gallo-Italici, a partire dalla contea di Paternò. Da quel momento gruppi compositi di Lombardi si sarebbero riversati in Sicilia a diverse ondate e per varie occasioni, generando un fenomeno antropologico strutturale di longue durée, un «patrimonio culturale isolano» radicato e profondo, certamente espressione e parte integrante della stessa identità siciliana.
The Norman conquest of Sicily would have ended with the taking of Noto in 1091, thirty years after the landing at Messina of Ruggero d'Altavilla, with a complex and articulated campaign, since faced with the limited array of invaders there was an entire population made up of Greek Orthodox and Muslims. The Greek presence, so rooted in Sicily on this side of the Salso, represented a struc-tural datum of great importance for the first Christianization action promoted by the Granconte, who in the space of a few years restored or founded from scratch dozens of Basilian monasteries, in the territories where he had early created the extensive dioceses of Lipari, Patti, Catania and Santa Maria de Scalis. The oath sworn in Melfi in 1059 by Roberto d'Altavilla to Niccolò II would have committed the Altavillas to undertake a progressive latinization, mainly entrusted to the Franco-Latin clergy, but which was strengthened by demic normalization interventions with the immigra-tion of large numbers of so-called Lombards, initially Aleramici, coming mainly from Monferrato following Adelasia Incisa del Vasto and her brother Enrico, who would have given life to many Gallo-Italic settlements, starting from the county of Paternò. From that moment composite groups of Lombardi would have poured into Sicily in different waves and for various occasions, generating a longue durée structural anthropological phenomenon, a deep-rooted "island cultural heritage", certainly an expression and an integral part of Sicilian identity itself.
Luciano Catalioto, 2023
Allo scorcio del periodo romano imperiale, dopo la guerra servile negli anni dell'imperatore Gall... more Allo scorcio del periodo romano imperiale, dopo la guerra servile negli anni dell'imperatore Gallieno (253-268) 1 e un precedente ridimensionamento progressivo dell'attività cerealicola in favore della pastorizia 2 e di altre colture a maggior valore, come la vite e l'ulivo, la Sicilia fu una provincia relativamente pacificata ed economicamente prospera, poiché dal 332, quando l'annona egiziana era stata dirottata verso Costantinopoli, tornò a essere protagonista dell'approvvigionamento di grano a Roma e nel corso del IV secolo si rinsaldarono i rapporti commerciali con il Nord Africa 3. Tuttavia, nel V secolo soffrì incursioni di saccheggio a opera dei Vandali che si muovevano dalle quelle coste. Nel 535, l'Isola fu riconquistata dall'Impero bizantino e saccheggiata poi dagli Ostrogoti nel corso della guerra greco-gotica, ma, al termine della conquista giustinianea, tornò a essere un territorio relativamente tranquillo 4. Protetta dal mare, alla Sicilia furono risparmiati i saccheggi inflitti all'Italia bizantina dagli invasori longobardi verso la fine del VI secolo e gli inizi del VII, sicché mantenne una vita urbana alquanto vivace e un'amministrazione civile senza dubbio attiva, mentre le campagne non subirono trasformazioni di particolare rilievo 5. Fu solo in seguito all'ascesa della minaccia musulmana che le cose sarebbero cambiate. Come osservava, già all'inizio del secolo scorso, lo storico inglese John Bagnell Bury:
«Galleria», Anno III - N° 5 (Maggio-Agosto 2022), pp. 97-136 [ISSN 2724-2544; Codice ANVUR E257320], 2022
Rassegna del Centro di cultura e storia amalfitana, Nuova Serie XXX, nn. 59-60, 2020
THE MINT OF MESSINA AND ITS OPERATORS IN THE ANGIOINE AGE The theme of this study is linked to a ... more THE MINT OF MESSINA AND ITS OPERATORS IN THE ANGIOINE AGE
The theme of this study is linked to a political and socio-economic investigation of the southern realm which has been for decades a fertile ground to debate on for economists, historians, and legal historians. Before begin-ning to discuss the subject matter it is important to briefly summarize the most relevant stages which had marked the Mint of Messina throughout the centuries, until the Modern age. Under the reign of Charles I of Anjou, the activities of the Zanclean Mint witnessed a profound transformation. This change toughly impacted the social evolution throughout peculiar dynamics: on the short term, it radically modified the internal balance of civitas and, on the long term, it assigned a new unitary disposition to the socio-economic and cultural dimension of the reign. Less relevance was given to the strictly iconographic and numismatic aspect, where a homogeneous continuity could be perceived. Peculiar dynamics were linked to the city policy of Charles I of Naples, which led to the consolidation of the middle class and to the social promotion of a caste formed by peninsular entrepreneurs, (burgenses and iurisperiti) professionally, socially and culturally tied to the meliores cives. During those years a powerful local elite began to rise in the city of Faro, which represented a novelty in the urban center of the Italian Mezzogiorno. The city saw in fact the ascension of an oligarchy guided by enterprising merchants-bureaucrats, the so called Amalfitani: families who rapidly enriched though commerce and the management of many public offices, primarily the one of the customs (the Secrezia), the Portolan and of course the Mint. Lastly, the complex events and activities related to the Mint of Messina, responsible of the production of coins that should have exalted the centrality of the monarchy and grant its inalienability, were paradoxically at the core of a deep social transformation. This transformation delineated new institutional equilibriums, dismantled the traditional relationship between sovereign and subjects, and defined an innovative cultural model strongly linked to identity, which will be used as a reference for the entire Aragon age.
Cives et rugae all'ombra del monastero benedettino di San Salvatore a Patti: dalla fon-dazione della urbs al risveglio della universitas hominum civitatis, in «Galleria», Anno II - N° 2 (Gennaio-Giugno 2021), pp. 126-151 [ISSN 2724-2544], 2021
«Archivio Nisseno», Anno XIII n. 24, Supplemento II (Gennaio-Giugno 2019), pp. 77-96. [ISSN: 1974-3416], 2019
L’intervento proposto è inteso a definire alcuni aspetti relativi alla politica ecclesiastica in ... more L’intervento proposto è inteso a definire alcuni aspetti relativi alla politica ecclesiastica in Sicilia nel corso dell’età aveva, prospettando nello specifico il caso del vescovato di Lipari-Patti negli anni che vanno da Enrico VI a Manfredi (1191-1266). Sia Federico che Manfredi, in particolare, non furono in grado di controllare l’Isola con stabilità e furono indotti a rivolgersi all’autorità ecclesiastica, che in Sicilia rappresentava un elemento di continuità all’interno di una instabilità generalizzata. Si spiega così l’interesse dei sovrani svevi a favorire i monasteri e le diocesi, in linea con la politica normanna, ma dopo il primo ventennio del Duecento, a differenza dell’epoca precedente, l’intransigente ostilità del papato comportò scelte che avrebbero prodotto una nuova e più articolata dimensione dei rapporti tra monarchia e clero locale. Il tentativo di Federico II di legare a sé le diocesi per opporsi ai pontefici si espresse in modo esemplare nei confronti di Patti, atteggiamento che emblematicamente risalta già nel corso dell’episcopato di Stefano (1179-1201), per rafforzarsi poi nel corso dei decenni successivi con Anselmo (1207-16), Giacomo di Capua (1221-27), Pagano (1229), Pandolfo (1235-44) e Filippo (1247-55), che operò fino all’età di Manfredi, un periodo di grande importanza anche per la crescita delle autonomie urbane.
«Archivio Nisseno», anno XIII n. 25, Supplemento I (luglio-dicembre 2019), pp. 41-53 [ISSN: 1974-3416], 2019
L’immagine controversa che di Carlo d’Angiò è stata fissata dalle testimonianze narrative e lette... more L’immagine controversa che di Carlo d’Angiò è stata fissata dalle testimonianze narrative e letterarie coeve, oltre che dalla produzione epistolare di ambiente papale, può sicuramente riflettersi in un giudizio che oscilla tra le posizioni di esaltazione e quelle di netta condanna, anche attraverso la lettura delle fonti cronistiche di entrambi gli schieramenti, guelfo e ghibellino. La vasta eco trasmessa in età moderna è prevalentemente negativa, ove avarizia, avidità e crudeltà sono le accuse replicate dagli storici sino a tutto l’Ottocento. Ma se analizziamo le testimonianze documentarie del XIII secolo, raccolte sistematicamente dalla metà del Novecento, emerge una diversa valutazione in merito all’operato del sovrano angioino, la cui presunta mala signoria si stempera nel momento in cui si pongono in risalto gli abusi e le inadempienze dei suoi ufficiali provinciali e dei numerosi pravi consiliarii che lo stesso Saba Malaspina individuava al suo seguito. Lo studio degli atti di cancelleria, in definitiva, consente di condurre indagini più dirette ed obiettive della vicenda angioina in Sicilia e di valutare con maggiore spirito critico la figura e l’operato di Carlo d’Angiò, che obbiettivamente sembra riduttivo e fuorviante risolvere drasticamente nelle due categorie contrapposte di pietas e mala signoria.
La zecca di Zankle, nel cui sito insiste, senza soluzione di continuità, l'odierna città di Messi... more La zecca di Zankle, nel cui sito insiste, senza soluzione di continuità, l'odierna città di Messina, fu una delle prime operanti in epoca greca, già nel VI sec. a.C., quando coniava la celebre moneta in argento con un delfino entro una falce.
Il Vescovato di Lipari-Patti in età normanna (1088-1194). Politica, economia, società in una sede monastico-episcopale della Sicilia, Collana di testi e studi storici, fondata da Carmelo Trasselli e diretta da Salvatore Tramontana, vol. 12, Editore Intilla, Messina, pp. 9-346. [ISBN: 9788897868026], 2007
Al mio maestro Enrico Pispisa 8 9 AVVERTENZA BIBLIOGRAFICA A) Nelle note al testo, nei regesti de... more Al mio maestro Enrico Pispisa 8 9 AVVERTENZA BIBLIOGRAFICA A) Nelle note al testo, nei regesti dei documenti inseriti in appendice e nei riferimenti bibliografici, il fondo dell'Archivio Capitolare di Patti è indicato con la sigla ACP e le sezioni in cui è suddiviso il materiale documentario, sono così abbreviate: AGN (Contrada di Sant'Agna o Agnina); AS (Alcuni stabili); BAR (Censo perpetuo di cinque onze sulla paricchia di terre di San Bartolomeo nel territorio di Mazara); BEL (Contrada dei Provinciali o Provenzali o Belfiore); BOS (Libro dei boschi); C6 (Censo perpetuo di sei onze sul mulino della Rocca ed il mulino distrutto chiamato della Ferraria); C10 (Censo perpetuo di dieci onze sul fego, olim casale, del Monaco, nel territorio di Trapani ed una bottega in detta città); CAR (Contrada dei Carcatizzi); CDC (Contrade del Castello dentro e fuori la città); CEN (Altri censi dovuti su vari predii in diverse contrade in virtù di un solo contratto come appare nei libri dei censi di Patti); CGE (Censo perpetuo di sessanta onze che paga il marchese di Geraci sui feghi di Sant'Elia e San Pietro, la montagna del Monaco e mercato dell'Agliastro nel territorio di Castelbuono e Pollina); CGI (Censi delle terre di Gioiosa Giardia, San Salvatore e Librizzi); COC (Casale del Coco); COS (Contrada della Valle di Sant'Antonio o Cosentini); COT (Fego di Coturi, nel territorio di Patti); CPC (Censo perpetuo di sei tarì d'oro sopra un tenimento di case a Catania e Palermo); CPT (Castello di Patti e fortezza del Tindaro); CPZ (Carpettazza); CRE (Contrada del Creato o Monte); CRO (Fego di Santa Croce la vecchia, nel territorio di Piazza); CSL (Contrada del Casalotto); CSN (Abbazia di Santa Marina della Castanea); DOG (Dogana di mare e di terra di Patti, Montagna e Sorrentini con i suoi membri e pertinenze); DS (Diplomata soluta); DV (Diplomata varia); ES (Esenzioni della Chiesa di Patti e suoi ministri, gabellotti ed altri); F I/II (Fondazione, unione e divisione dei monasteri e poi vescovadi di Lipari e Patti con loro beni, privilegi, giurisdizioni, preminenze, esenzioni ed altre cose più speciali concesse e occul-tate, consistenti in tomi due); FIC (Fego di Ficirò o Focerò e fego di San Papino con relativi censi, decime e giurisdizioni); FIU (Contrada di Fiumicello); FRA (Contrada di San Francesco); GEN (Contrada dei Genovesi e Valle di Sant'Ippolito); GIA (Contrada di San Giacomo); INC (Contrade incerte); IPP (Quartiere e valle di Sant'Ippolito e piazza pubblica); LOR (Contrada di San Lorenzo); MAR (Contrada di San Martino); MAU (Fego di Mauli, nel territorio di Vizzini); MCR (Contrada del Monte e della Croce); MIS (Censo perpetuo di sei onze sul convento della Misericordia in Palermo e pretenzioni su altre case e botteghe); MISC (Miscellanee spettanti alle terre di Gioiosa Guardia, San Salvatore e Librizzi e loro boschi); MOD (Fego di Modichetta, nel territorio di Mineo); MOL (Molino di Mezzo e dell'Ill.mo); MON (Fego, olim casale, del Monaco nel territorio di Nicosia e censo perpetuo di quindici onze su un mulino e terre dentro detto fego per il salto dell'acqua); MOS (Contrada del Mostaccio o fiumicello di Roccabianca); MUL (Terre del Mulino della Croce e del trappeto dei cannameli nel territorio di Patti); NIC (Contrada di San Nicolò La Mendola, San Nicolò Lo Borgo e quartiere di San Nicolò); OL (Censo perpetuo di cinque onze sulla tonnara di Oliveri); OR (Origine delle terre di Gioiosa Guardia, San Salvatore e Librizzi); PAL (Fego di Santa Maria dei Palazzi, nel territorio di Tusa, con la sua chiesa e quella di Santa Venera, e relative collazioni, pertinenze, giurisdizioni, censi e preminenze); PAO (Contrada di San Paolo); PIA (Contrada dei Piani); PIE (Fego di San Pietro la fiumara seu porcaria, nel territorio di Castronovo e sua chiesa, censuali, giurisdizione e mero e misto imperio); PRA (Contrada del Prato); PV (Pretenzioni varie); ROC (Tonnara di Roccabianca); SAL (Alcuni censi nella terra e territorio del Salvatore); SCA (La Scala, Tindaro e sua Montagna, La Valle, le Tre Aie ed il fego della Lupa con loro censi, decime e altre pertinenze); TRU (Contrada del Fiume di Patti o Trugiano); VEN (Contrada di Santa Venera presso Librizzi); VUL (contrada delle Culture o Vulcanello); ZOP (Mare degli Zoppardini). B) Gli autori e le opere che ricorrono con maggiore frequenza nelle note al testo, nei regesti dei documenti inseriti in appendice e nei riferimenti bibliografici sono citati in forma abbreviata secondo il seguente criterio:
Le carte messinesi dell'Archivio Ducale Medinaceli di Toledo, 2017
Dal momento che, scopo precipuo di questo contributo è quello di presentare alcuni documenti, par... more Dal momento che, scopo precipuo di questo contributo è quello di presentare alcuni documenti, particolarmente rilevanti, nella forma e nei contenuti, per indagini di più ampio respiro su molti aspetti «mediterranei» del regnum Siciliae, sarebbe superfluo e forviante dettagliare il quadro storico che fornì la cornice alla sottrazione del ricco patrimonio documentario. D'altra parte, molti accademici e dotti cultori, specialisti delle vicende siciliane d'età moderna ma anche, nello specifico, dei documenti medievali «perduti e ritrovati», hanno offerto ampia testimonianza delle congiunture storiche che accompagnarono gli anni della rivolta antispagnola messinese 1 . Pare, tuttavia, opportuno delineare in estrema sintesi le vicende internazionali che stravolsero la vita isolana negli anni Settanta del Seicento, portando peraltro al drammatico «despojo de los privilegios de Mecina» del 9 gennaio 1769, vicenda che, nel nostro caso, appare invece tutt'altro che marginale e molto ben documenta nelle ricerche degli ultimi decenni, cui di seguito si dara maggior conto 2 .
Il tema di questo intervento, stimolato senz'altro dall'importante e multiforme studio sulle Zecc... more Il tema di questo intervento, stimolato senz'altro dall'importante e multiforme studio sulle Zecche del nostro Paese e sulla loro valenza in una prospettiva "unitaria", edito nel 2011 dall'Istituto Poligrafico di Stato 1 , si collega ad un'indagine politica e socio-economica sul regno meridionale che, ormai da decenni, è oggetto di fecondo dibattito da parte di storici, economisti e storici del diritto. Basti citare le dense pagine che all'analisi delle dinamiche sociali nella città medievale di Messina sono state dedicate nei trascorsi decenni da studiosi quali Enrico Pispisa, Federico Martino, Andrea Romano, Carmela Maria Rugolo, Carmen Salvo e molti altri, tra i quali e innanzi tutto l'acuto ed infaticabile Salvatore Tramontana 2 . 1 L. travaini, Le zecche italiane fino all'Unità, 2 voll., Roma 2011. Si veda d. castrizio -L. cataLioto, Messina (fino al 1678), in ivi, I, pp. 1122-32. 2 C. M. rugoLo, Ceti sociali e lotta per il potere a Messina nel secolo XV. Il processo a Giovanni Mallono, Messina 1990. C. saLvo, Giurati, feudatari e mercanti. L'élite urbana a Messina tra Medio Evo e Età Moderna, Roma 1995 e Una realtà urbana nella Sicilia medievale. La società messinese dal Vespro ai Martini, Roma 1997. F. Martino, «Messana nobilis Siciliae caput». Istituzioni municipali e gestione del potere in un emporio del Mediterraneo, in AA.VV., Messina. Il ritorno della memoria, Palermo 1994, pp. 346 sgg. A. roMano, "Legum doctores" e cultura giuridica nella Sicilia aragonese, Milano, 1984; Cultura e istituzioni nella Sicilia medievale e moderna, a cura di Id., Soveria Mannelli (CZ) 1992 e id., Società e cultura giuridica nella Sicilia del Quattrocento, in Istituzioni, diritto e società in Sicilia, a cura di Id., Messina 1988, pp. 7 sgg. Numerosi gli studi di Enrico pispisa che hanno gettato viva luce in questo campo, a cominciare da Messina nel Trecento. Politica, economia, società (Messina 1980) e procedendo con le ricerche condotte negli anni successivi, come Coscienza familiare ed egemonia urbana. Milites, meliores e populares a Messina fra XII e XIV secolo, oggi contenute in Medioevo Fridericiano e altri scritti (Messina 1999), ma anche in altre opere complessive, quali E. pispisa -C. trasseLLi, Messina nei secoli d'oro. Storia di una città dal Trecento al Seicento (Messina 1988). La vasta ed articolata produzione storiografica di Salvatore traMontana è consultabile nella recente raccolta antologica dei suoi scritti, Le parole, le immagini, la storia. Studi e ricerche sul Medioevo, a cura di C.M. Rugolo, 3 voll., Messina MMXII. Luciano Catalioto
Luciano Catalioto, Il “Cammino” di Antonio da Padova (1221) e Messina in Età sveva (1194-1266), in «Galleria», Supplemento, Anno II, n° 2 (gennaio-giugno 2021), pp. 51-65. [ISSN 2724-2544; ANVUR E257320], 2021
Bullettino DELL’ISTITUTO STORICO ITALIANO PER EVO 120 , 2018
La «Storia di Manfredi» di August Karst . La critica storica sincrona e la sua lettura nel XX sec... more La «Storia di Manfredi» di August Karst . La critica storica sincrona e la sua lettura nel XX secolo.
Il quadro complessivo del saggio di August Karst, che è possibile trarre dai giudizi di storici coevi quali Bene-detto Croce, Karl Hampe e Thomas Frederick Tout, offre una visione chiara delle valenze e di molte discrepan-ze nell’inquadramento della complessa vicenda manfrediana, ma allo stesso tempo inserisce il lettore nella temperie culturale e politica dell’epoca. Tra Otto e Novecento la produzione storiografica germanica è, di fatto, fortemente condizionata dal serrato confronto ideologico tra Piccoli e Grandi tedeschi, dall’influsso della scuola prussiana di Johann Gustav Droysen, dalla fondazione del Reich dopo la guerra franco-prussiana del 1870 e dagli appetiti imperialistici manifestati in maniera pericolosa dopo l’assunzione al trono di Guglielmo II (1888). In antitesi con la serena visione di storici come Friedrich Schirrmaker -e senza dubbio condizionato dal giudizio negativo espresso da Jamsilla su Manfredi-, Karst vede con sospetto ogni attentato all’Impero, giudica Manfredi un traditore e considera gli italiani infidi, ponendosi all’origine di quelle aberrazioni nazionalrazzistiche che avrebbero sorretto ideologicamente l’affermazione del nazionalsocialismo hitleriano. In definitiva, gli anni Novanta dell’Ottocento costituiscono l’obbligato punto di partenza di un disegno di storia della storiografia del Novecento e la storia di Manfredi, edita da Karst nel 1897, rappresenta in tal senso una tessera particolarmente indicativa che, oggi più che mai, è opportuno riconsiderare.
The «History of Manfredi» by August Karst. Historical synchronic criticism and its reading in the 20th century.
The overall picture of August Karst's essay, which can be drawn from the opinions of contemporary historians such as Benedetto Croce, Karl Hampe and Thomas Frederick Tout, offers a clear vision of the valences and of many discrepancies in the framework of the complex Manfredian affair, but at the same time inserts the reader into the cultural and political climate of the time. Between the nineteenth and twentieth centuries Germanic hi-storiographical production is, in fact, strongly influenced by the tight ideological confrontation between Small and Large Germans, the influence of the Prussian school of Johann Gustav Droysen, the Reich foundation after the Franco-Prussian war of 1870 and imperialistic appetites manifested in a dangerous way after the assumption of the throne of William II (1888). In antithesis with the serene vision of historians like Friedrich Schirrmaker - and undoubtedly conditioned by the negative judgment expressed by Jamsilla on Manfred - Karst sees with suspicion every attack on the Empire, judges Manfredi a traitor and considers the Italians treacherous, placing himself at the origin of those national-racial aberrations that would have ideologically supported the affirmation of Hitler's national socialism. Ultimately, the nineties of the nineteenth century constitute the obligatory starting point of a drawing of history of the historiography of the twentieth century and the history of Manfred, published by Karst in 1897, represents in this sense a particularly indicative card that, today more than never, it is advisable to reconsider.
«Mediaeval Sophia», Studi e ricerche sui saperi medievali, E-Review semestrale dell’Officina di Studi Medievali, 14 (luglio-dicembre 2023), [ISSN: 1970-1950] , 2023
La conquista normanna della Sicilia si sarebbe conclusa con la presa di Noto nel 1091, a distanza... more La conquista normanna della Sicilia si sarebbe conclusa con la presa di Noto nel 1091, a distanza di trent’anni dallo sbarco presso Messina di Ruggero d’Altavilla, con una campagna complessa e arti-colata, dal momento che di fronte alla limitata schiera degli invasori vi era una popolazione intera formata da greci-ortodossi e musulmani. La presenza greca, così radicata nella Sicilia al di qua del Salso, rappresentò un dato strutturale di grande rilevanza per la prima azione di cristianizzazione promossa dal Granconte, che nell’arco di pochi anni ripristinò o fondò ex novo decine di cenobi ba-siliani, nei territori in cui aveva precocemente creato le estese diocesi di Lipari, Patti, Catania e Santa Maria de Scalis. Il giuramento prestato a Melfi nel 1059 da Roberto d’Altavilla a Niccolò II avrebbe impegnato gli Altavilla a intraprendere una progressiva latinizzazione, affidata principalmente al clero franco-latino, ma che fu rafforzata da interventi di normalizzazione demica con l’immigrazione di folte schiere di cosiddetti Lombardi, inizialmente Aleramici, provenienti principalmente dal Monferrato al seguito di Adelasia Incisa del Vasto e del fratello Enrico, che avrebbero dato vita a molti insediamenti Gallo-Italici, a partire dalla contea di Paternò. Da quel momento gruppi compositi di Lombardi si sarebbero riversati in Sicilia a diverse ondate e per varie occasioni, generando un fenomeno antropologico strutturale di longue durée, un «patrimonio culturale isolano» radicato e profondo, certamente espressione e parte integrante della stessa identità siciliana.
The Norman conquest of Sicily would have ended with the taking of Noto in 1091, thirty years after the landing at Messina of Ruggero d'Altavilla, with a complex and articulated campaign, since faced with the limited array of invaders there was an entire population made up of Greek Orthodox and Muslims. The Greek presence, so rooted in Sicily on this side of the Salso, represented a struc-tural datum of great importance for the first Christianization action promoted by the Granconte, who in the space of a few years restored or founded from scratch dozens of Basilian monasteries, in the territories where he had early created the extensive dioceses of Lipari, Patti, Catania and Santa Maria de Scalis. The oath sworn in Melfi in 1059 by Roberto d'Altavilla to Niccolò II would have committed the Altavillas to undertake a progressive latinization, mainly entrusted to the Franco-Latin clergy, but which was strengthened by demic normalization interventions with the immigra-tion of large numbers of so-called Lombards, initially Aleramici, coming mainly from Monferrato following Adelasia Incisa del Vasto and her brother Enrico, who would have given life to many Gallo-Italic settlements, starting from the county of Paternò. From that moment composite groups of Lombardi would have poured into Sicily in different waves and for various occasions, generating a longue durée structural anthropological phenomenon, a deep-rooted "island cultural heritage", certainly an expression and an integral part of Sicilian identity itself.
Luciano Catalioto, 2023
Allo scorcio del periodo romano imperiale, dopo la guerra servile negli anni dell'imperatore Gall... more Allo scorcio del periodo romano imperiale, dopo la guerra servile negli anni dell'imperatore Gallieno (253-268) 1 e un precedente ridimensionamento progressivo dell'attività cerealicola in favore della pastorizia 2 e di altre colture a maggior valore, come la vite e l'ulivo, la Sicilia fu una provincia relativamente pacificata ed economicamente prospera, poiché dal 332, quando l'annona egiziana era stata dirottata verso Costantinopoli, tornò a essere protagonista dell'approvvigionamento di grano a Roma e nel corso del IV secolo si rinsaldarono i rapporti commerciali con il Nord Africa 3. Tuttavia, nel V secolo soffrì incursioni di saccheggio a opera dei Vandali che si muovevano dalle quelle coste. Nel 535, l'Isola fu riconquistata dall'Impero bizantino e saccheggiata poi dagli Ostrogoti nel corso della guerra greco-gotica, ma, al termine della conquista giustinianea, tornò a essere un territorio relativamente tranquillo 4. Protetta dal mare, alla Sicilia furono risparmiati i saccheggi inflitti all'Italia bizantina dagli invasori longobardi verso la fine del VI secolo e gli inizi del VII, sicché mantenne una vita urbana alquanto vivace e un'amministrazione civile senza dubbio attiva, mentre le campagne non subirono trasformazioni di particolare rilievo 5. Fu solo in seguito all'ascesa della minaccia musulmana che le cose sarebbero cambiate. Come osservava, già all'inizio del secolo scorso, lo storico inglese John Bagnell Bury:
«Galleria», Anno III - N° 5 (Maggio-Agosto 2022), pp. 97-136 [ISSN 2724-2544; Codice ANVUR E257320], 2022
Rassegna del Centro di cultura e storia amalfitana, Nuova Serie XXX, nn. 59-60, 2020
THE MINT OF MESSINA AND ITS OPERATORS IN THE ANGIOINE AGE The theme of this study is linked to a ... more THE MINT OF MESSINA AND ITS OPERATORS IN THE ANGIOINE AGE
The theme of this study is linked to a political and socio-economic investigation of the southern realm which has been for decades a fertile ground to debate on for economists, historians, and legal historians. Before begin-ning to discuss the subject matter it is important to briefly summarize the most relevant stages which had marked the Mint of Messina throughout the centuries, until the Modern age. Under the reign of Charles I of Anjou, the activities of the Zanclean Mint witnessed a profound transformation. This change toughly impacted the social evolution throughout peculiar dynamics: on the short term, it radically modified the internal balance of civitas and, on the long term, it assigned a new unitary disposition to the socio-economic and cultural dimension of the reign. Less relevance was given to the strictly iconographic and numismatic aspect, where a homogeneous continuity could be perceived. Peculiar dynamics were linked to the city policy of Charles I of Naples, which led to the consolidation of the middle class and to the social promotion of a caste formed by peninsular entrepreneurs, (burgenses and iurisperiti) professionally, socially and culturally tied to the meliores cives. During those years a powerful local elite began to rise in the city of Faro, which represented a novelty in the urban center of the Italian Mezzogiorno. The city saw in fact the ascension of an oligarchy guided by enterprising merchants-bureaucrats, the so called Amalfitani: families who rapidly enriched though commerce and the management of many public offices, primarily the one of the customs (the Secrezia), the Portolan and of course the Mint. Lastly, the complex events and activities related to the Mint of Messina, responsible of the production of coins that should have exalted the centrality of the monarchy and grant its inalienability, were paradoxically at the core of a deep social transformation. This transformation delineated new institutional equilibriums, dismantled the traditional relationship between sovereign and subjects, and defined an innovative cultural model strongly linked to identity, which will be used as a reference for the entire Aragon age.
Cives et rugae all'ombra del monastero benedettino di San Salvatore a Patti: dalla fon-dazione della urbs al risveglio della universitas hominum civitatis, in «Galleria», Anno II - N° 2 (Gennaio-Giugno 2021), pp. 126-151 [ISSN 2724-2544], 2021
«Archivio Nisseno», Anno XIII n. 24, Supplemento II (Gennaio-Giugno 2019), pp. 77-96. [ISSN: 1974-3416], 2019
L’intervento proposto è inteso a definire alcuni aspetti relativi alla politica ecclesiastica in ... more L’intervento proposto è inteso a definire alcuni aspetti relativi alla politica ecclesiastica in Sicilia nel corso dell’età aveva, prospettando nello specifico il caso del vescovato di Lipari-Patti negli anni che vanno da Enrico VI a Manfredi (1191-1266). Sia Federico che Manfredi, in particolare, non furono in grado di controllare l’Isola con stabilità e furono indotti a rivolgersi all’autorità ecclesiastica, che in Sicilia rappresentava un elemento di continuità all’interno di una instabilità generalizzata. Si spiega così l’interesse dei sovrani svevi a favorire i monasteri e le diocesi, in linea con la politica normanna, ma dopo il primo ventennio del Duecento, a differenza dell’epoca precedente, l’intransigente ostilità del papato comportò scelte che avrebbero prodotto una nuova e più articolata dimensione dei rapporti tra monarchia e clero locale. Il tentativo di Federico II di legare a sé le diocesi per opporsi ai pontefici si espresse in modo esemplare nei confronti di Patti, atteggiamento che emblematicamente risalta già nel corso dell’episcopato di Stefano (1179-1201), per rafforzarsi poi nel corso dei decenni successivi con Anselmo (1207-16), Giacomo di Capua (1221-27), Pagano (1229), Pandolfo (1235-44) e Filippo (1247-55), che operò fino all’età di Manfredi, un periodo di grande importanza anche per la crescita delle autonomie urbane.
«Archivio Nisseno», anno XIII n. 25, Supplemento I (luglio-dicembre 2019), pp. 41-53 [ISSN: 1974-3416], 2019
L’immagine controversa che di Carlo d’Angiò è stata fissata dalle testimonianze narrative e lette... more L’immagine controversa che di Carlo d’Angiò è stata fissata dalle testimonianze narrative e letterarie coeve, oltre che dalla produzione epistolare di ambiente papale, può sicuramente riflettersi in un giudizio che oscilla tra le posizioni di esaltazione e quelle di netta condanna, anche attraverso la lettura delle fonti cronistiche di entrambi gli schieramenti, guelfo e ghibellino. La vasta eco trasmessa in età moderna è prevalentemente negativa, ove avarizia, avidità e crudeltà sono le accuse replicate dagli storici sino a tutto l’Ottocento. Ma se analizziamo le testimonianze documentarie del XIII secolo, raccolte sistematicamente dalla metà del Novecento, emerge una diversa valutazione in merito all’operato del sovrano angioino, la cui presunta mala signoria si stempera nel momento in cui si pongono in risalto gli abusi e le inadempienze dei suoi ufficiali provinciali e dei numerosi pravi consiliarii che lo stesso Saba Malaspina individuava al suo seguito. Lo studio degli atti di cancelleria, in definitiva, consente di condurre indagini più dirette ed obiettive della vicenda angioina in Sicilia e di valutare con maggiore spirito critico la figura e l’operato di Carlo d’Angiò, che obbiettivamente sembra riduttivo e fuorviante risolvere drasticamente nelle due categorie contrapposte di pietas e mala signoria.
«Archivio Nisseno» [issn: 1974-3416], 2019
Con questo intervento si intende offrire, innanzi tutto, una visione d’insieme delle vicende p... more Con questo intervento si intende offrire, innanzi tutto, una visione d’insieme delle vicende politi-che, sociali ed economiche della Sicilia nel corso del Trecento, un secolo che costituisce per molti versi uno dei periodi di lunga durata più intensi e complessi, durante il quale l’ascesa del potere feudale e le lotte interne per la sua affermazione assumono la dimensione di vera e propria «struttura». In modo specifico e sulla base di una documentazione in gran parte inedita e poco indagata, tratta dell’Archivio Capitolare di Patti, sono affrontate le vicende relative all’affermazione nel territorio peloritano di alcune importanti famiglie baronali (Aragona, Samar, Gioeni, Spatafora, Ventimiglia, Lancia, Rosso, Palizzi) e ai loro rapporti conflittuali con il potere regio e con il dominio ecclesiastico, esercitato dai vescovi nella vasta diocesi di Lipari e Patti.
Sicilia Millenaria: dalla microstoria alla dimensione mediterranea, ed. Leonida, Reggio Calabria, 2017
Il fondo dell'Archivio Capitolare di Patti è indicato con la sigla ACP e le sezioni in cui è sudd... more Il fondo dell'Archivio Capitolare di Patti è indicato con la sigla ACP e le sezioni in cui è suddiviso il materiale documentario, sono così abbreviate: AGN (Contrada di Sant'Agna o Agnina); AS (Alcuni stabili); BAR (Censo perpetuo di cinque onze sulla paricchia di terre di San Bartolomeo nel territorio di Mazara); BEL (Contrada dei Provinciali o Provenzali o Belfiore); BOS (Libro dei boschi); C6 (Censo perpetuo di sei onze sul mulino della Rocca ed il mulino distrutto chiamato della Ferraria); C10 (Censo perpetuo di dieci onze sul fego, olim casale, del Monaco, nel territorio di Trapani ed una bottega in detta città); CAR (Contrada dei Carcatizzi); CDC (Contrade del Castello dentro e fuori la città); CEN (Altri censi dovuti su vari predii in diverse contrade in virtù di un solo contratto come appare nei libri dei censi di Patti); CGE (Censo perpetuo di sessanta onze che paga il marchese di Geraci sui feghi di e Sorrentini con i suoi membri e pertinenze); DS (Diplomata soluta); DV (Diplomata varia); ES (Esenzioni della Chiesa di Patti e suoi ministri, gabellotti ed altri); F I/II (Fondazione, unione e divisione dei monasteri e poi vescovadi di Lipari e Patti con loro beni, privilegi, giurisdizioni, preminenze, esenzioni ed altre cose più speciali concesse e occultate, consistenti in tomi due); FIC (Fego di Ficirò o Focerò e fego di San Papino con relativi censi, decime e giurisdizioni(Censo perpetuo di sei onze sul convento della Misericordia in Palermo e pretenzioni su altre case e botteghe); MISC (Miscellanee spettanti alle terre di Gioiosa Guardia, San Salvatore e Librizzi e loro boschi); MOD (Fego di Modichetta, nel territorio di Mineo); MOL (Molino di Mezzo e dell'Ill.mo); MON (Fego, olim casale, del Monaco nel territorio di Nicosia e censo perpetuo di quindici onze su un mulino e terre dentro detto fego per il salto dell'acqua); MOS (Contrada del Mostaccio o fiumicello di Roccabianca); MUL (Terre del Mulino della Croce e del trappeto dei cannameli nel territorio di Patti); NIC (Contrada di San Nicolò La Mendola, San Nicolò Lo Borgo e quartiere di San Nicolò); OL (Censo perpetuo di cinque onze sulla tonnara di Oliveri); OR (Origine delle terre di Gioiosa Guardia, San Salvatore e Librizzi); PAL (Fego di Santa Maria dei Palazzi, nel territorio di Tusa, con la sua chiesa e quella di Santa Venera, e relative collazioni, pertinenze, giurisdizioni, censi e preminenze); PAO (Contrada di San Paolo); PIA (Contrada dei Piani); PIE (Fego di San Pietro la fiumara seu porcaria, nel territorio di Castronovo e sua chiesa, censuali, giurisdizione e mero e misto imperio); PRA (Contrada del Prato); PV (Pretenzioni varie); ROC (Tonnara di Roccabianca); SAL (Alcuni censi nella terra e territorio del Salvatore); SCA (La Scala, Tindaro e sua Montagna, La Valle, le Tre Aie ed il fego della Lupa con loro censi, decime e altre pertinenze); TRU (Contrada del Fiume di Patti o Trugiano); VEN (Contrada di Santa Venera presso Librizzi); VUL (Contrada delle Culture o Vulcanello); ZOP (Mare degli Zoppardini).
Edizioni Leonida, 2019
Nel suo saggio, pubblicato nel 1907, Helene Arndt affronta lo studio del governo interno del Regn... more Nel suo saggio, pubblicato nel 1907, Helene Arndt affronta lo studio del governo interno del Regnum Siciliae sotto l’ultimo Staufer, Manfredi, che dello Stupor mundi sembra destinato ad essere considerato un epigono e la sua politica, ampiamente analizzata, appare costantemente in serrata continuità con quella di Federico II, tanto da rendere difficile considerare il giovane Svevo un sovrano autonomo. Pure in merito alla politica cittadina di Manfredi ed alla vita culturale della sua corte emerge chiaramente quanto essa fosse perfettamente in linea con la tradizione normanna e gli orientamenti fridericiani. E’ senz’altro rilevante quanto esposto a proposito degli articolati rapporti con lo Studium Bolognese e della vita culturale presso la corte di Manfredi, al quale però l’Autrice attribuisce una certa leggerezza, che accosta alla superficialità, ed una visione ingenua della vita, che sono caratteristiche tipiche dell’artista. Questo tratto si coglie diffusamente nel corso della trattazione. Manfredi, sicuramente dotato di una natura impulsiva, non si sarebbe mai mostrato originale, ma sempre dipendente dal volere dello zio Galvano Lancia, che subito dopo la morte di Federico II aveva iniziato a curare gli interessi del nipote. Arndt, come August Karst, Raffaello Morghen e Michael Döberl, costruisce il suo lavoro sull’inimicizia Lancia-Hohenburg e inserisce il lettore nella temperie culturale e politica dell’epoca, che ha evidenziato rigore scientifico e rinnovato spirito critico nella lettura delle fonti. In antitesi con la serena visione di storici come Friedrich von Raumer e Friedrich Schirrmaker, il saggio è senza dubbio condizionato dal giudizio espresso da Jamsilla su Manfredi e La storia del governo interno di Manfredi, pertanto, si colloca pienamente nella coeva tradizione storiografica germanica, che tra Otto e Novecento fu fortemente alimentata dal serrato confronto ideologico tra Piccoli e Grandi tedeschi.
«Dalla microstoria alla dimensione mediterranea». Nuove ricerche e prospettive storiografiche sulla storia di Sicilia, «Archivio Nisseno», 2018
Dopo aver debellato ogni forma di resistenza in Sicilia con la conquista di Noto (1091), gli Alta... more Dopo aver debellato ogni forma di resistenza in Sicilia con la conquista di Noto (1091), gli Altavilla intrapresero una progressiva latinizzazione, affidata principalmente al clero franco-latino, che si insediò nel territorio mediante la fondazione di monasteri e la creazione di estese diocesi. In tale contesto, negli anni Novanta dell’XI secolo, si era-no inserite le fondazioni benedettine di San Bartolomeo a Lipari e San Salvatore a Patti, che rappresentarono il primo nucleo della successiva diocesi di Lipari-Patti. Essa fu riccamente dotata dagli Altavilla, che così costituirono tra Messina e Palermo un centro di potere fedele alla monarchia e capace di controllare il territorio. Dalle carte conservate nell’Archivio Capitolare e da altre fonti documentarie è possibile desumere in modo articolato il quadro demico ed economico realizzato dagli Altavilla e attuato con gli strumenti congiunti della cristianizzazione, opportunamente dosata tra greca e latina, e del ripopolamento, attraverso mobilità interna e immigrazione di gentes linguae latinae. Nel corso del XII secolo, pertanto, fu intessuta una rete di controllo politico che si mostrò espressione dei ceti dominanti di origine ultramontana e che costituisce una chiara spia per chiarire il processo insediativo di alcuni casati nel tessuto connettivo della società siciliana. Nel territorio che avrebbe costituito la diocesi, sin dalle prime fasi della conquista, si erano inseriti gruppi di signori normanni che, nei primi decenni del XII secolo, furono gli artefici principali della crescita patrimoniale della duplice abbazia ed ebbero un ruolo rilevante nella nuova definizione di un ampio territorio e negli interventi intesi a consolidare il nuovo status. La Chiesa pattese era stata strumento affidabile dell’azione di latinizzazione condotta dagli Altavilla e al tempo stesso il vescovato aveva esercitato in modo indiretto una funzione di controllo etnico e in un certo senso di tutela delle minoranze, preservandone la stessa identità culturale, che si continuò ad esprimere nei costumi, nella vita quotidiana, nelle strutture sociali e nei quadri mentali. In conclusione, le vicende del vescovato di Lipari-Patti nell’età normanna compongono un mosaico che appare un laboratorio di indagine irrinunciabile per comprendere meglio molte tematiche e strutture di lungo termine. Ma soprattutto acquistano significati più chiari talune dinamiche nel regime delle terre e gli esiti sul territorio di nuove strategie insediative e flussi demici, come anche la graduale crescita delle libertates cittadine e l’affermazione di nuovi ceti urbani.