Pedagogia salesiana 2: Con i tempi e con don Bosco: Pedagogia esperienziale e la "geniale modernità" salesiana, in "Note di Pastorale Giovanile" 55 (2021) no. 10 dicembre, pp. 62-70 (original) (raw)
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Michal Vojtáš, La componente metodologica per l’educazione salesiana attuale, in V. Orlando (Ed.), Con don Bosco educatori dei giovani del nostro tempo. Atti del Convegno Internazionale di Pedagogia Salesiana 9-21 marzo 2015 Roma Salesianum/UPS, LAS, Roma 2015, pp. 132-144, 2015
Il contributo cerca di superare la concezione tecnico-moderna che influenza ancora la semantica del termine “metodologia” proponendo una concezione più integrale. La “metodologia salesiana” si propone come un insieme integrale delle motivazioni, atteggiamenti e principi che favoriscono il percorrere dei passi di un percorso educativo, ispirati all’esperienza fondante di don Bosco nell’Oratorio e degli sviluppi successivi della pedagogia salesiana. Si descrivono successivamente le diverse fasi dello sviluppo della “metodologia salesiana”: 1. L’educazione preventiva di don Bosco descritta con i parametri di naratività, regolamentazione e dichiarazioni dei principi pedagogici. 2. Il periodo del rettorato di Pietro Ricaldone che accentua il ruolo di principi metodologici definiti più scientificamente, e meno narrativamente, traducendoli in un’estesa regolamentazione. 3. Il tempo del post Concilio Vaticano II che vede uno sviluppo di approfondimenti metodologici legati alla tematica della progettazione educativo-pastorale in termini dell’apertura e fiducia nella scienza, della crescita dell’antropocentrismo, del decentramento del governo della Congregazione 4. La proposta metodologica per l’attualità che rivaluta l’importanza del concetto di discernimento, della leadership trasformazionale e distribuita, dell’identità e degli atteggiamenti motivazionali e abiti operativi (virtù) di chi agisce secondo una metodologia educativa.
2021
La pedagogia salesiana sviluppa riflessioni che superano la ricostruzione storica dei contesti, delle esperienze e delle visioni originarie di don Bosco sull’educazione. La ricerca pubblicata in questo volume, proseguendo su tale traiettoria, studia primariamente le formulazioni pedagogiche delle generazioni salesiane successive e, a livello di metodo, tenta di superare la sterilità delle pure ricostruzioni documentaristiche. L’intenzione di connettere don Bosco con le sfide educative di oggi passa per il vissuto delle diverse epoche con i loro differenti modi di pensare. Queste mentalità rinforzano alcune nuove idee pedagogiche omettendone delle altre, preferiscono alcune modalità di azione, sviluppano delle riflessioni, alcune profetiche e coraggiose, altre piuttosto piegate alla mentalità corrente o a soluzioni di emergenza. L’alternarsi dei cambiamenti comporta così un complesso combinarsi di inevitabili dinamiche pendolari tra le visioni pedagogiche affrontate nei sei capitoli: I. Formulazioni pedagogiche della prima generazione salesiana II. Pedagogia pratica capace di adattarsi alla società moderna III. Fedeltà disciplinata a don Bosco educatore in tempi difficili IV. Prima, durante e dopo i cambiamenti del Vaticano II V. Progettazione e animazione come sintesi postconciliare VI. Nuova evangelizzazione ed educazione per il terzo millennio Qui il link: https://bit.ly/las-pedsal-dopo-db
Il periodo tra il 1929 e il 1951 nella storia della pedagogia salesiana è caratterizzato dalla beatificazione di Don Bosco e dalle sfide poste dal contesto politico e sociale, in particolare il regime fascista e la seconda guerra mondiale. Quest'epoca vide un rafforzamento nell'approccio educativo della Chiesa Cattolica, in particolare attraverso l'enciclica "Divini Illius Magistri" di Pio XI, che stabilisce un approccio educativo neotomistico basato sulla grazia divina. Il regime fascista pose sfide significative all'educazione salesiana. La risposta dei salesiani consistette nel consolidare le proprie istituzioni educative, particolarmente il classico "collegio salesiano", e nel limitare le proprie attività educative al campo religioso e catechistico, evitando interferenze politiche. Questo approccio si rifletté anche nell'enfasi sulla disciplina e sulla fedeltà ai principi salesiani. Pietro Ricaldone, successore di Don Bosco, enfatizzò l'importanza della catechesi e dello studio, influenzato da autori come Casotti. Ricaldone enfatizzò un approccio educativo incentrato sulla formazione religiosa, disciplina, e conservazione della tradizione salesiana, rafforzando l'educazione classica e resistendo alle influenze moderne. Leôncio da Silva e Alberto Caviglia furono due figure chiave nella teorizzazione della pedagogia salesiana. Da Silva promosse un'interpretazione scientifica e sistemica dell'educazione, mentre Caviglia, che aveva una relazione personale con Don Bosco, esplorò la spiritualità e la pedagogia narrativa nell'educazione salesiana.
Questo articolo esplora l'evoluzione della pedagogia salesiana dal periodo post-seconda guerra mondiale attraverso l'epoca del Secondo Concilio Vaticano (1952-1978). Sottolinea la crescita e la stabilità organizzativa della Congregazione Salesiana nel dopoguerra, enfatizzando il ruolo di figure come Don Ricaldone e Don Renato Ziggiotti nell'adattamento alle esigenze sociali ed educative contemporanee. L'impatto del Concilio Vaticano II, in particolare attraverso la "Gravissimum educationis", ha portato a un cambiamento paradigmatico verso un approccio più aperto e dialogico nell'educazione, integrando le scienze umane e rispondendo alle sfide della società moderna. Sviluppi chiave hanno incluso la trasformazione delle pratiche pedagogiche presso l'Istituto Superiore di Pedagogia, sotto la guida di figure come Pietro Braido, e l'adozione di un approccio critico verso il Sistema Preventivo di Don Bosco. Il periodo è stato caratterizzato da un equilibrio tra tradizione e innovazione, come visto in vari convegni e simposi che hanno riflettuto sulla missione educativa salesiana nel mondo in cambiamento. L'articolo conclude che questa era è stata una fase significativa di transizione e rinnovamento nel pensiero e nella pratica educativa salesiana.
Salesianum, 2017
Don Bosco has always maintained that religion is an indispensable educational factor. Today some scholars of the preventive system prospect “religion” mainly as training of adolescents to comprehensive and ultimate meaning of life. However, in the experience of the Holy Educator, this was also a supporting methodological structure of his entire system and inspiring source of fruitful educational itinerary. From the beginnings of the Salesian Oratory, the religious practice has been an effective means of helping young people to assimilate the fundamental values and to perfect themselves. Above all, the sacramental spirituality has had an important role in the educational insight and spiritual accompaniment of young people educated by Don Bosco. The article concludes with some functional considerations for a greater enhancement of “religion” in present Salesian education.
Michal Vojtáš, Sviluppi delle linee pedagogiche della Congregazione Salesiana, in A. Giraudo et al (Eds.), Sviluppo del carisma di Don Bosco fino alla metà del secolo XX. Atti del Congresso Internazionale di Storia Salesiana Roma, 19-23 novembre 2014. Relazioni, LAS, Roma, 2016, 221-244, 2016
La relazione al Convegno internazionale di Storia Salesiana enuclea le linee pedagogiche della Congregazione Salesiana emerse fino alla metà del secolo XX che si concentrano attorno ad alcune tematiche: 1. La fedeltà al metodo educativo salesiano che si esprime nel riprodurre i lineamenti di don Bosco nella pratica educativa: la sua paternità e amorevolezza, il suo zelo per la salvezza dei giovani, l’attenzione ai giovani più poveri investendo nello sviluppo della prima struttura educativa di don Bosco: l’oratorio festivo. 2. La vigilanza e la cura perché il sistema preventivo sia compreso e attuato nella sua integralità. Questo, in particolare, nella scuola che deve conservare la sua identità cristiana vigilando sui riduttivismi antropologici e metodologici delle correnti della “pedagogia atea”, ma anche resistendo alle pressioni dei diversi modelli dell’associazionismo giovanile. Si nota una graduale apertura verso alcuni aspetti delle nuove correnti pedagogiche, in particolare l’attivismo, che vengono inseriti all’interno del metodo preventivo salesiano. 3. L’attenzione alla formazione degli educatori si trova in continuità con la Scuola di pedagogia e le Conferenze capitolari di Valdocco, coniugando lo studio della pedagogia con la pratica educativa, con la cura delle motivazioni profonde degli educatori, delle relazioni interne e dei ruoli all’interno delle comunità salesiane.
L'intervento parte dalle ultime sintesi di Morand Wirth e Aldo Giraudo, concordando con loro nell’esistenza di una profonda sintonia tra i due santi che deriva in don Bosco dalla lettura diretta di alcune fonti salesiane, dagli influssi salesiani indiretti soprattutto attraverso le opere di sant’Alfonso e dagli insegnamenti di ascetica e mistica ricevuti al Convitto Ecclesiastico di Torino sotto la guida del teologo Guala e di San Giuseppe Cafasso. Questa profonda sintonia va oltre le questioni di dirette dipendenze dottrinali, di convergenze lessicali o di tematiche comuni. La struttura della convergenza seguirà l’immagine dell’albero dell’amore che è il simbolo organizzatore del Trattato: «L’amore è come un bell’albero, la cui radice è la convenienza della volontà col bene, il ceppo ne è il compiacimento, il tronco è la tensione (movimento), i rami sono i tentativi e gli altri sforzi, il frutto ne è l’unione e il godimento.»
L'articolo esplora la proposta educativa di don Bosco, evidenziando come i suoi sogni si integrino con la sua esperienza di vita e approccio educativo. Don Bosco utilizza un metodo narrativo ed educativo in cinque passaggi, che inizia con la situazione concreta dei giovani, interpretando poi questa realtà per stimolare un cambiamento. Il testo sottolinea il ruolo dei sogni nell'educazione, visti come strumenti che riflettono l'interazione con la comunità e la vita spirituale. Si analizza anche come don Bosco abbia usato i suoi sogni per influenzare positivamente la vita dei giovani, promuovendo trasformazione morale e scelta vocazionale, e collegando i sogni a un sistema educativo più ampio basato sulla prevenzione, l'affetto e la guida spirituale.
Michal Vojtáš, Progettare e discernere: Progettazione educativo-pastorale salesiana tra storia, teorie e proposte innovative, LAS, Roma, 2015
Il volume è un contributo circa l'analisi, critica e innovazione della progettazione educativo-pastorale salesiana. Dopo un primo periodo di entusiasmo sull’efficacia della progettazione si sono resi evidenti diverse problematiche. Tra essi si può notare l’arduo passaggio "dalla carta alla vita", la moltiplicazione esagerata dei progetti interconnessi, la formalizzazione dell’educazione, la percezione prevalentemente tecnica della progettazione, l'assenza di principi spirituali e pastorali o i tempi di attuazione troppo brevi. Vari indizi mostrano che le difficoltà nei riguardi della progettazione derivano dal modello antropologico e dal metodo della progettazione per obiettivi del periodo postconciliare. Valorizzando modelli progettuali più integrali e più consoni con l’educazione salesiana, il presente studio affronta la questione in tre momenti che costituiscono le tre parti del volume: 1. Descrivere l’evoluzione della progettazione educativo-pastorale salesiana dal Concilio Vaticano II ad oggi. 2. Analizzare le fonti teoriche d’ispirazione metodologica e studiare gli ultimi sviluppi nell’ambito delle scienze organizzativo-pedagogiche. 3. Proporre un quadro teorico e una metodologia più integrale del discernimento e della progettazione educativo-pastorale.