Capacitare all’imprenditorialità come leva per una migrazione inclusiva (original) (raw)

Integrare attraverso il lavoro. L’esperienza dell’imprenditoria immigrata come fattore di sviluppo economico e sociale

Nel contesto europeo attuale, i principali indicatori socio-economici suggeriscono che i lavoratori autonomi di origine straniera costituiscono una parte importante delle piccole e medie imprese. Gli immigrati che si stabiliscono nei Paesi europei sono generalmente considerati come aventi un alto grado di creazione d’impresa rispetto alla media della popolazione autoctona. Partendo da queste premesse, il presente contributo si prefigge di esplorare questo fenomeno attraverso una chiave di lettura multidisciplinare, analizzando gli aspetti giuridico-procedurali, specie per ciò che concerne la condizione dello straniero extra-europeo. Attraverso l’analisi del nesso tra Imprenditorialità, immigrazione e sviluppo, lo studio pretende rilevare eventuali criticità nell’accesso all’attività autonoma, cercando altresì di comprendere se essa possa rappresentare una solida via per l’integrazione dei soggetti migranti e lo sviluppo delle comunità locali.

Capacitare entrepreneurship per l’attivazione professionale dei giovani

Di fronte alla crisi dell’occupazione dei giovani, le Scienze pedagogiche offrono nuove opportunità di riflessione su come coniugare l’employability con la promozione delle capacità e delle competenze dei ragazzi. Una di queste opportunità è data dall’educazione all’imprenditorialità, attraverso un nuovo approccio: si tratta di “capacitare entrepreneurship”, lavorando sugli insegnamenti di Sen e Nussbaum in termini di ampliamento degli spazi di libertà della persona e di rafforzamento dell’agency individuale, per andare verso l’innovazione, l’occupazione e l’ampliamento delle possibilità di realizzazione professionale e personale.

Imprenditoria migrante

Articolo pubblicato in. "Baumeister dal Friuli. Costruttori e impresari edili migranti nell' Ottocento e primo Novecento, Udine, Graphiclinea 2005, pp. 115-134 Imprenditoria migrante. Costruttori e imprese edili friulane all'estero (1860-1915) di Matteo Ermacora 1.L'epoca dei grandi lavori L'emigrazione temporanea dall'arco alpino fu stimolata dall'intensificarsi dell'attività edile e dai processi di industrializzazione nell'Europa continentale. A partire dagli anni Trenta dell'Ottocento molte città conobbero una forte espansione urbanistica, mentre nella seconda metà del secolo fu dato avvio ad un'ampia campagna di lavori infrastrutturali che trasformò il paesaggio europeo 1 . Nel 1904 Guido Chiap affermava che non c'era forse grande opera edilizia alla quale non avesse portato un «largo contributo» la manodopera italiana; tra le opere realizzate si potevano annoverare il parlamento e la metropolitana di Berlino, il palazzo di giustizia di Lipsia, le biblioteche, i musei, i teatri, i nuovi quartieri di Vienna, Innsbruck, Klagenfurt, Lubiana, Graz, Salisburgo, Zagabria, Budapest, Bucarest. Non mancavano inoltre opere colossali quali i trafori della rete ferroviaria transalpina, manufatti in cui si distinse Giacomo Ceconi di Montececon, o i lavori legati al governo delle acque, tra i quali il grande acquedotto di Sammering che forniva Vienna di acqua potabile e i canali e le arginature sul Danubio presso St.Pölten, opere realizzate dalla ditta Baviera-Pezzutti di Vigonovo di Pordenone 2 .

Imprenditività come leva per il nuovo lavoro - Intrapreneurship as leverage for new job

Nowadays work transforms its meaning and its representation. The concept of competence is changing: it's referred to the ability to act, rather than to performance. Workers that are truly qualified and competent, also possess entrepreneurial skills, since they act on opportunities and ideas to transform them into value for themselves and for the others. The research disclosed in this article had studied entrepreneurial competence through the Capability Approach, involving more than one hundred people. Results shows how the real meaning of entrepreneurial competence focuses on the importance of being able to choose, as key figure of personal capability, supporting in this way workers' human development and fulfilment. Oggi l'azione lavorativa trasforma il senso e la rappresentazione del lavoro. Il concetto di competenza per il lavoro perde la valenza performativa e di-venta capacità ad agire. L'azione lavorativa autenticamente competente e generativa diventa imprenditiva in quanto agisce sulle opportunità e sulle idee per trasformarle in valore per sé e per gli altri. La ricerca presentata ha analizzato la competenza all'imprenditività in chiave capacitativa coinvol-gendo più di cento persone in transizione lavorativa di ogni età. I risultati mostrano come il sense making della competenza imprenditiva pone al centro il valore della scelta come espressione della capacitazione person-ale, sostenendo così la realizzazione e lo sviluppo umano del lavoratore.

Imprenditoria immigrata: quali risorse e competenze per creare valore? Uno sguardo interdisciplinare

2021

La curatela raccoglie relazioni e studi presentati durante il convegno sull'imprenditoria immigrata organizzato all'interno delle attività di Public Engagement dell'Ateneo di Modena e Reggio Emilia. Sebbene già da tempo la letteratura sul tema abbia riconosciuto l'importante ruolo svolto dagli imprenditori immigrati come fonte primaria di creazione di nuove imprese o di rinnovamento di quelle già operanti sul mercato, diversi punti rimangono ancora aperti. Il volume offre una lettura interdisciplinare del fenomeno, con contributi di tipo economico, giuridico, sociologico e manageriale.

Migrazione e sviluppo: l’eticizzazione del nesso

Fabio Baggio, missionario scalabriniano, è direttore dello Scalabrini Migration Center di Quezon City, Filippine, e editore della rivista Asian and Pacific Migration Journal (APMJ) e del bollettino elettronico Asian Migration News (AMN). Attualmente insegna presso la Pontificia Università Urbaniana (Italia), la Universidad de Valencia (Spagna) e l'Ateneo de Manila (Filippine).

L'ITALIA AL LAVORO Un lifestyle da esportazione

L'Italia al lavoro: un lifestyle da esportazione, 2023

This chapter considers concepts of authenticity and italianità in the seminal exhibition Italy at Work, which toured the USA between 1950 and 1953. While all exhibits were made in Italy, they were created for different audiences and by different authors with competing and often contrasting visions for post-WWII Italy, and the place of craft and design in this. Implicated with Italy’s post war ricostruzione and Marshall Plan politics, these included creating objects for American consumers through the exhibition’s retail campaigns in American department stores such as Macy’s, as well as the intervention of individuals such as Gio Ponti and organisations who sought to modernise Italy’s craft traditions. These processes expose the uneven power relationships between craft and design in Italy, and between Italy and the USA, in the immediate post-war period. This chapter also explores how certain makers were praised for their “sincerity of craftsmanship” and singled out for their Italian-ness. Building on archival research, this paper seeks to move on the debate around Italy at Work by mobilising contemporary craft and decolonial theories to problematise concepts of italianità and authenticity in the exhibition and consider how these informed craft and design’s trajectory from the 1950s onwards.