Alla ricerca dei pubblici della diaspora italiana. Introduzione. (original) (raw)

Le sinagoghe della diaspora: un panorama

LA SINAGOGA DI OSTIA ANTICA 60 ANNI DALLA SCOPERTA 20 ANNI DI ARTEINMEMORIA, 2023

The contribution presents a brief catalogue of diaspora Synagogues evidenced by monumental remains all around the Mediterranean roman provinces and beyond ; location, a brief description and the main bibliography are indicated for each monument. Other Synagogues mentioned in literary and epigraphic sources are also listed. The Synagogue of Ostia is not included in the catalogue, as reference is made to in other contributions in this volume.

La depubblicizzazione italiana dei servizi pubblici locali

Nella seduta del 20 aprile la Camera dei Deputati ha approvato, con ulteriori modificazioni rispetto al testo uscito dalla Commissione, la proposta di legge sui "Princìpi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque". Contemporaneamente, il Governo sta per varare il decreto legislativo sui servizi pubblici locali, acqua compresa. In entrambi i casi il Governo e la maggioranza parlamentare sostengono una posizione orientata a favorire i processi di 'depubblicizzazione'[1] dei servizi pubblici locali, eliminando lo spazio per gestioni da realizzarsi attraverso enti di diritto pubblico. Infatti, la proposta di legge approvata alla Camera, che dovrà passare all'esame del Senato, ha cancellato l'indicazione contenuta nel progetto di legge popolare che sanciva l'obbligo di ripubblicizzazione dei servizi idrici, con il ritorno alla gestione mediante aziende pubbliche. Il risultato paradossale è che la proposta di legge popolare così modificata va ora nella stessa direzione del decreto legislativo predisposto dal ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, che sostanzialmente ripropone per tutti i servizi pubblici locali di interesse economico generale (Sieg), acqua compresa, una disciplina in tutto simile a quella del famoso articolo 23-bis del decreto Ronchi del 2008, che era stato abrogato dal referendum popolare del 12 e 13 giugno

SFERA PUBBLICA, GIOVANI MIGRANTI, INTERSEZIONALITA': ALCUNI ELEMENTI DI ANALISI

Transnationalism, multiculturalism, public sphere are some of the related conceptual terms implied in the theoretical debate when the query for political participation of immigrants comes to the fore. On this ground, immigrants of the "second generation" can be considered the litmus test of immigration policies. In these terms of reference, postcolonial studies and critical policy analysis provide the theoretical framework of this essay, which is organized in three parts: the first part deals with political and social discrimination of immigrants; the second part comments the results of an empirical research on young immigrants' street organizations, then the third part deals with theoretical concerns pertaining structures and performances of public sphere, as far as social and political exclusion dynamics in the public discourse are concerned.

L’immigrato, l’italiano e il burocratese

Lingue e Linguaggi, 2015

– This chapter deals with difficulties and complexity in written institutional communication. Particularly, it focuses on the obstacles that immigrants encounter in decoding institutional texts from the initial stages of integration into the host country. The right to citizenship, the right to health, to work, are achievable only if the input offered to foreign nationals is proportional to the skills needed to decode texts, especially bureaucratic ones, which are often obscure, even for native speakers. In this regard, we examine some texts directed to immigrants, to assess the readability, the effectiveness according to the skills acquired and required, to review what is expected of immigrants and how the immigration policies of Italy manage to implement to ensure the active and conscious participation of foreign nationals in public domains: work, school, health, housing, etc.

Gli stranieri extracomunitari e la vita pubblica locale: c'è partecipazione e partecipazione...

2006

Gli stranieri extracomunitari e la vita pubblica locale: c'è partecipazione e partecipazione... di Tommaso F. Giupponi * (in corso di pubblicazione in "le Regioni", 1/2006) 1. Con la sentenza in commento[1] la Corte costituzionale torna ad occuparsi della possibilità, da parte delle Regioni, di prevedere e disciplinare forme di partecipazione degli extracomunitari residenti alla vita pubblica locale. Lo fa, però, non in relazione all'esercizio della potestà statutaria regionale, ma giudicando dell'impugnativa governativa di una legge della Regione Emilia-Romagna, la legge n. 5 del 2004 contenente "Norme per l'integrazione sociale dei cittadini stranieri immigrati".[2] Circa i limiti di intervento degli Statuti regionali, come noto, la Corte ha già avuto modo di pronunciarsi (anche se non in via definitiva) con le recenti sentenze nn. 372 e 379 del 2004, relative ad alcune disposizioni di principio in materia di diritto di voto contenute negli Statuti di Toscana ed Emilia-Romagna. Il primo, infatti, stabilisce che "la Regione promuove, nel rispetto dei principi costituzionali, l'estensione del diritto di voto agli immigrati" (art. 3, comma sesto); il secondo, invece, prevede tra gli obiettivi della Regione "il godimento dei diritti [...] degli immigrati [...] assicurando, nell'ambito delle facoltà che le sono costituzionalmente riconosciute, il diritto di voto degli immigrati residenti" (art. 2, comma primo, lett. f), codificando una generale estensione degli strumenti di partecipazione in esso disciplinati ai residenti sul territorio regionale (art. 15, comma primo). E' altrettanto noto come la Corte abbia dichiarato inammissibili o infondate tali questioni, in particolare negando valore giuridico a "enunciazioni" ritenute dal "carattere non prescrittivo e non vincolante", le quali al massimo "esplicano una funzione, per così dire, di natura culturale o anche politica, ma certo non normativa".[3] Sullo sfondo, quindi, rimane ancora il delicato problema degli strumenti costituzionalmente appropriati per un'estensione del diritto di voto agli stranieri in ambito locale,[4] che ha di recente visto il sorgere di un vero e proprio braccio di ferro tra Governo ed autonomie locali, fino all'annullamento straordinario di alcune norme della statuto del Comune di Genova, che avevano esteso agli extracomunitari residenti il diritto di voto alle elezioni comunali e circoscrizionali.[5] L'impugnativa governativa negava in radice ogni competenza legislativa regionale in materia di immigrazione, alla luce dell'espressa riserva in capo allo Stato relativamente alle materie di cui all'art. 117, comma secondo, lettere a) e b)