La prospettiva filosofica di Ernesto Grassi tra antropologia, logica e ontologia (original) (raw)
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Interpretare la figura di Platone nel pensiero di Ernesto Grassi richiede un esame preliminare di due categorie ermeneutiche che attraversano tutta la produzione filosofica del milanese: platonismo e antiplatonismo dell'umanesimo. Che per Grassi la storia autentica -ossia non platonica -dell'umanesimonon fosse stata ancora scritta è questione ben nota. Leggiamo in Heidegger e il problema dell'umanesimo che l'interpretazione tradizionale dell'umanesimo, inteso o come una nuova affermazione dell'uomo (e quindi come una antropologia implicante particolari problemi epistemologici) o come una rinascita del platonismo e del neoplatonismo (e così della metafisica occidentale), è proprio quella che condusse Heidegger al suo giudizio negativo circa l'importanza filosofica di questa tradizione 1 .
Edoardo Mirri: ontologia teologica e pensare mistico
2021
Mirri nasce a Cortona nel 1930. Dopo aver conseguito la maturità classica, Mirri frequenta la facoltà di Lettere e Filosofia presso l'Università di Firenze a partire dal 1948. Durante gli studi segue il magistero di G. Chiavacci, che era stato allievo di G. Gentile a Pisa, ma anche amico ed editore di C. Michelstaedter. Sotto la guida di Chiavacci, Mirri si laurea il 2 luglio '54 con una tesi dedicata a Pantaleo Carabellese, latore di un proprio specifico idealismo "teologico". Allo studio di Carabellese è legata anche la conoscenza, nell'ottobre dell'anno della laurea, di Teodorico Moretti Costanzi; a quest'ultimo Mirri si era rivolto, infatti, su indicazione di Chiavacci, proprio per approfondire lo studio di Carabellese, visto che lo stesso Moretti-Costanzi ne era stato per molti anni allievo e assistente volontario a Roma, per poi svilupparne il pensiero nella direzione di uno specifico teismo cristiano. Da quel momento e per più di 30 anni vi sarà ...
2016
The paper proposes a critical reflection on Remo Cantoni's philosophical thought, with particular regards to his anthropological point of view that addresses concepts such as "critical humanism" and "horizontal connection". The strict relationship between anthropology and participation are his main topics on which he has made outstanding remarks in the second decade of XXth century in the Italian cultural panorama. Since his early works, Cantoni points out the need to develop a different way of analysing the pluridimensionality of human beings and widely debates contemporary European cultural context after the end of World War II. The paper tries to put in evidence how Cantoni's anthropological thought originally tends to a knowledgical intentionality dimension which should be taken into account for ethnographic investigation. In order to apply his point view, he suggests to consider an epistemological approach which could connect all the social-scientific sciences through a "horizontal connection", whose aim is to gain a vital relationship of culture with the existing variety and alterity.
Uno sguardo filosofico sull'antropologia di Franz Boas - TESI SU FRANZ BOAS
L'obiettivo dell'elaborato è stato quello di rendere una visione – per quanto possibile – esaustiva del pensiero, della vita e dell'eredità culturale dell'antropologo tedesco Franz Boas. Attraverso la restituzione del suo pensiero si è posto l'accento sul problema del rapporto tra individuo e società, che merita di essere trattato filosoficamente a partire da basi antropologiche. Ciò è stato fatto non tanto per avere un'antropologia innestata su teorie filosofiche, quanto per ancorare la filosofia a basi storico-antropologiche, affinché il filosofo si faccia “inventore disciplinato” di una Weltanschauung a partire dal mondo stesso. Per raggiungere tale fine sono state scelte le opere di Franz Boas dai tratti più marcatamente teorici lasciando in secondo piano, per ragioni di opportunità argomentativa, i meri resoconti etnografici. In particolare sono state analizzate criticamente le seguenti opere maggiori pubblicate dall'Autore: Anthropology and Modern Life, Arte primitiva, forme simboli stili e tecniche, Introduzione alle lingue indiane d'America, La mente dell'uomo primitivo e The Limitations of the Comparative Method of Anthropology. Come è possibile notare dalla bibliografia allegata, nell'elaborato sono stati fatti riferimenti anche ad opere minori dello stesso Autore, ma pur sempre d'impronta teoretica. Le circa 80 pagine dell'elaborato sono state suddivise in quattro capitoli. Capitoli che hanno disegnato un percorso argomentativo dipanatosi in altrettanti nuclei tematici. Il primo di questi si è incentrato su una presentazione bio-bibliografica di Boas seguita, nella stessa sezione, da un approfondimento sulle teorie antropologiche nate intorno al dettato del Positivismo di Herbert Spencer, ma avversarie delle tesi boasiane. Il secondo nucleo tematico ha preso le mosse dalla distanza esistente tra il metodo d'indagine antropologica proposto dalla Scuola positivista, da una parte, e il metodo boasiano, dall'altra. In questa parte è stato proposto anche un confronto contrappuntistico proprio tra i due metodi. La terza sezione ha penetrato maggiormente gli aspetti teorici proposti dallo stesso Boas nei suoi lavori. Tali aspetti hanno riguardato in particolare alcuni concetti chiave che, nell'orizzonte boasiano, consentono di dare una visione la più possibile unitaria dell'individuo inteso come essere biologico, come essere razional-emozionale e come membro di un gruppo organizzato di suoi consimili. Nella quarta e ultima sezione si è posto l'accento sui rapporti sociali che si instaurano ogni qualvolta si realizza un legame tra il singolo individuo e il suo gruppo sociale di riferimento. Il legame è stato analizzato criticamente nelle sue declinazioni biologiche, culturali, sociali ed economiche. Nella stessa sezione si è tentato anche di tratteggiare per sommi capi alcune prospettive di analisi che tengano conto della lezione boasiana e della sua attenzione alla realtà.
2017
Il volume raccoglie gli atti del seminario svoltosi a Potenza nel novembre del 2016 e rappresenta il primo esito di un progetto di ricerca promosso dall'Istituto per la storia del pensiero filosofico e scientifico moderno del Consiglio Nazionale delle Ricerche, dal Centro nazionale di studi leopardiani di Recanati, d'intesa con la Biblioteca nazionale "Vittorio Emanuele III" di Napoli e una rete di istituzioni universitarie italiane e straniere. L'obiettivo è quello di riflettere sulla relazione fra l'opera di Vico e quella di Leopardi, leggendo in particolare e congiuntamente la Scienza nuova e lo Zibaldone, senza però trascurare le tracce disseminate nelle altre opere, nonché l'individuazione delle fonti all'interno delle biblioteche di Vico e Leopardi. La ricerca, inoltre, testimonia della fortuna della Scienza nuova e della presenza di temi vichiani nel primo Ottocento, e mostra come Vico e Leopardi recepiscano nelle loro opere le potenzialità dei temi dibattuti in tutt'Europa. Tra questi il rapporto filosofia e poesia, l'analisi delle forme della conoscenza (vale a dire i concetti di "sapienza poetica", "favola", "mito"), gli aspetti e campi semantici del tema dell'immaginazione, il rapporto tra civiltà e barbarie, i temi relativi al linguaggio, quali "origine delle lingue", "linguaggio simbolico", "lingua e pensiero".
EPEKEINA. International Journal of Ontology. History and Critics, 2017
La crescente specializzazione dei saperi ha restituito un’immagine sempre più frammentaria dell’essere umano, ridotto, a seconda delle diverse prospettive d’indagine, alle sue proprietà fisiche, chimiche o neurologiche, secondo il paradigma dominante delle scienze naturali. Questo riduzionismo, che si nutre di esponenziali progressi tecnologici, ha come effetto una radicale parcellizzazione della nozione di essere umano e della sua poliedrica natura psicofisica, depauperata della sua complessità e presentata dalle diverse scienze a partire da prospettive unilaterali. In questo scenario, dominato in larga parte da un’ontologia fisicalista, si avverte di nuovo l’urgenza di riformulare la Menschenfrage a partire da una prospettiva onnicomprensiva, che abbandoni le infinite micrologie dell’umano, ovvero da un’antropologia filosofica, capace di interagire in modo fecondo con le scienze. Tale genuina istanza di confronto e integrazione tra i risultati delle scienze umane e naturali è incarnata dall’antropologia filosofica di Helmuth Plessner. Di tale antropologia il presente articolo intende lumeggiare gli esiti più fecondi e attuali: l’interdisciplinarietà che informa il procedere dell’indagine plessneriana, la centralità assunta dalla nozione di corporeità e la conseguente ontologia continuista dell’organico proposta dal filosofo.