'Osservazioni sui pannelli in stucco del mihrab e del muro qibli del primo Masjid-i Jum'a abbaside di Isfahan'. Giornata di studi dedicata all'Iran preislamico e islamico (8 Giugno 2017, Università di Roma "La Sapienza"). (original) (raw)
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BAR, International series, ‘Limina / Limites. Archeologie, storie, isole e frontiere nel Mediterraneo (365-1556)’, a cura di GV, M. Nucciotti, Oxford 2012, pp. 13-14; 35-48; 135-144; 464
Limina / Limites Archeologie, storie, isole e frontiere nel Mediterraneo (365-1556) 1 Published by Archaeopress Publishers of British Archaeological Reports Gordon House 276 Banbury Road Oxford OX2 7ED England bar@archaeopress.com www.archaeopress.com BAR S2386 Limina / Limites Archeologie, storie, isole e frontiere nel Mediterraneo (365-1556) 1 La Transgiordania nei secoli XII-XIII e le 'frontiere' del Mediterraneo medievale
In 1923, the freshly launched School for Mosaicists in Spilimbergo was convened to participate in the International Exhibition of Decorative Arts, set in Villa Reale, Monza. Under the supervision of Antonio Sussi, Head Director of the Institute, thirty-five 2nd year students manufactured the mosaic bottom of a magnificent Friulian fountain, which remembers Art Deco, made by architect Raimondo D'Aronco and sculptor Aurelio Mistruzzi. The vivid decoration presents aquatic contents (frogs, fish, butterflies, dragonflies) in a paludal vegetation, based on two cardboards painted by Enrico Miani and repeated in binary pace with light variations along the fountain circumference. The fountain was set in the Villa Reale honour courtyard beside the Triveneto section for the entire duration of the Exhibition, and was later bought by the Monza municipality and moved to Piazza Roma, a few footsteps far from the well-known Arengario. The Gold metal won by D'Aronco's project gained the School-at the time constantly searching for assets which could provide for its survival and promotion amongst the community-fame and new commissions.
A Pesaro, durante alcuni lavori edili effettuati nel 2005, uno scavo archeologico d'emergenza 1 ha portato in luce parte di una residenza romana situata nel settore sud-est della città antica, in prossimità del lato orientale delle mura urbiche 2 . Il primo nucleo abitativo della domus, databile, in base alle osservazioni stratigrafiche ed ai materiali rinvenuti, all'età tardo repubblicana o augustea, si sviluppava in senso nordovest-sudest, con il fronte principale aperto probabilmente sul cardine coincidente con l'attuale Via Diaz, ad una profondità di circa -4,10 m dal piano stradale. Questa prima domus ( , non interamente conservatasi né completamente portata in luce, era formata da un grande peristilio, denominato vano A (pari a circa 180 mq indagati) posto sul retro dell'abitazione, il cui muro di chiusura costeggiava una strada basolata. Interamente pavimentato a mosaico, il peristilio presenta un punteggiato a crocette bicrome in colore contrastante, formate da quattro elementi di 0,8-1 cm di lato. I bordi esterni sono formati da un'ampia fascia di tessere nere allettate diagonalmente, larga 29 cm circa. A questa seguono cinque fasce a colori alterni in tessere bianche e nere. Le tre fasce nere, le due esterne e quella centrale, larghe fra i 2,5 e i 3 cm, sono formate da tre file di tessere, mentre le due cornici bianche da quattro file, per una larghezza di 4,3 cm3. L'esame della tecnica di lavorazione e di messa in posa ha rivelato un'esecuzione meno accurata rispetto a quella degli altri pavimenti musivi rinvenuti, come dimostra il forte degrado dovuto ad un rialzo delle tessere, in particolare lungo il lato sud-ovest, conseguente alla minore presa dello strato di allettamento. Risarciture sia nel tappeto centrale sia lungo la banda di raccordo, oltre a precedenti restauri riconoscibili nel diverso ordito della trama, sono documentati in numerosi punti sopra tutto il piano d 'uso. Tecnicamente il mosaico risultava formato da un primo strato di preparazione 4 , costituito da ciottoli di piccole e medie dimensioni, disposti per lo più a coltello, su un sottofondo di terreno di riporto per uno spessore complessivo di 15-20 cm. Questa massicciata doveva legarsi lungo il bordo interno del peristilio con il vespaio d'imposta in ciottoli e malta, sopra al quale erano poggiati gli stilobati delle colonne e delle lastre di pavimentazione in pietra rinvenute in situ. Al di sopra dello statumen era riportato un secondo strato, di cm 4 circa, di cocciopesto formato da calce e tritume ceramico, sopra cui era steso il pavimento di tessere spesse 2-3 cm. Lo stilobate era formato da blocchi parallelepipedi di pietra di dimensioni variabili 5 ed era completato da altre lastre in arenaria 6 , affiancate alle basi d'imposta delle colonne. Queste lastre, sette lungo il lato nord-ovest e tre lungo quello nord-est, venivano ad assolvere ad una doppia necessità: da una parte, infatti, esercitavano una funzione di raccordo tra la fascia interna del mosaico e le canalette perimetrali dell'impluvium, dall'altro, invece, erano impiegate come piani d'imposta per i muretti di chiusura degli intercolumni. Alle lastre erano appoggiati, con un dislivello di circa cm 12-14, alcuni blocchi di pietra percorsi da una canaletta centrale per la raccolta delle acque piovane.
Il palazzo del governo e la moschea congregazionale nel Khorasan proto-abbaside
Questo contributo ha lo scopo di indagare la relazione topograficourbanistica intercorsa tra l’edificio sede del potere governativo e il luogo di preghiera principale della città, in età proto-abbaside. In proposito si fornisce un quadro introduttivo all’argomento, che percorre sinteticamente alcune delle tappe giudicate fondamentali per la comprensione della formulazione del modello palazzo-moschea in ambito omayyade e delle motivazioni che hanno indotto chi scrive a convergere verso l’area del Khorasan (area nord-orientale del territorio iranico).